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Autore: japanmaniac    07/02/2014    0 recensioni
Jin va in America. La storia racconta le sue esperienze le sue emozioni e quell'incontro con i vecchi fantasmi che lo metterà in crisi..
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella fu la prima sera in cui non ebbi voglia di uscire.

Mi preparai all'ultimo, con una lentezza inimmaginabile. Non misi niente di eccessivo, solo una maglia e un paio di jeans larghi. Non mi importava di farmi notare anzi speravo proprio di passare del tutto indifferente.

Sospirai uscendo nella fredda sera e mi strinsi nella giacca. Mi accesi l'ennesima sigaretta della giornata e camminai sino all'auto. Vi salì accendendo la radio, cambiai stazione nervosamente, non ero più abituato alla musica giapponese così mi affidai al cellulare e mi sentì subito a casa.

Incredibile come in due anni le cose possano cambiare, eppure, per me era stato così.

Quando fui vicino al ristorante mi sentì nervoso, avevo paura di affrontarli dopo tutto quello che era successo tra noi, così celai questa paura con l'arroganza e feci il mio ingresso al ristorante con la stessa faccia tosta di sempre.

Rimasi a guardarli da lontano e li trovai sempre uguali, per loro niente sembrava diverso. C'erano tutti compreso Kame che come me, sembrava a disagio.

Sospirai cercando di calmarmi e mi avvicinai:

“ Yo!”- li salutai, tutti si voltarono stupiti. Ci fu un attimo di silenzio poi Koki si avvicinò abbracciandomi

“ Ehi! Ti vedo ingrassato! E io che pensavo che non ti dessero da mangiare laggiù!”- sorrisi tirato del suo approccio rilassato. Insomma era il solito Koki, casinista e istintivo.

“ E le occhiaie...accidenti ti dai da fare laggiù!”- mi sorprese la voce di Yamapi

“ E tu che fai qui?”

“ Potevo perdermi il tuo rientro in patria?”- disse strofinandomi una mano tra i capelli.

“ Bentornato...”- disse la voce gentile di Ueda, e Junno mi regalò uno dei suo sorrisi. L'unico che non si mosse fu Kame.

Lo guardai cercando di affrontarne lo sguardo: era ghiaccio. Forse, anzi sicuramente, non era felice di essere lì. Mi fece un cenno ma non si alzò né sorrise.

Ricordo che pensai che fosse uno stronzo. Non capivo che quello che si era comportato da merda ero io. Per la mia testa io ero quello nel giusto.

Che idiota che sono stato...

Il gelo tra me e lui sconvolse la tavolata ma Yamapi cercò di salvare la situazione con le sue battute:

“ Allora? Racconta come ti trattano lì?”

“ Beh...”

“ Ci sono delle belle ragazze?”- incalzò Koki

“ Sì...Sono come dire...più aperte ecco..”- dissi con un mezzo sorriso.

Sentivo la gola secca e avrei dato oro per qualcosa di forte! Sudavo e avevo bisogno d'aria, lo sguardo di Kame mi inquietava così tanto da darmi i brividi.

Ero seduto lontano da lui ma questo non bastava a proteggermi dalla sua rabbia.

“ Come sono gli Americani?”- chiese Ueda curioso

“ Diversi...”- risposi asciutto

“ Comunque hai una faccia assurda! Ma dormi?”

“ Piantala Junno sembri sua madre!”
“ Che ho detto?”
“ Hai conosciuto qualcuno di famoso?”- mi chiese ancora Ueda

“ Ho bisogno di bere...Non c'è niente di forte qui?”- iniziai a dire

“ Allora hai conosciuto qualcuno di famoso?”- tornò a domandare

“ Una o due persone...Ohe!! Chi devo chiamare per avere da bere?!”

“ E chi sono?”- insistette

“ Ohe!!”- mi alzai in piedi e urlai a squarciagola facendo voltare tutti- “ Mi portate da bere o devo spaccarvi la testa?”

Quando mi voltai vidi tutti a bocca aperta. Solo allora mi resi conto del mio comportamento sciocco. Ero nervoso e piuttosto arrabbiato, nessuno sembrava capirmi davvero

“ Faresti meglio a controllarti, non siamo in mezzo ai cowboy qui...”- disse freddo Kame

Mi voltai piccato poi sbattei i pugni sul tavolo presi la giacca e uscì. Mi accesi una sigaretta e buttai fuori il fumo tornando a respirare. Mi accorsi solo in quel momento di essere rimasto in apnea per tutta la sera.

“ Ora che hai fatto il tuo show potresti rientrare...”- disse Kame alle mie spalle.

“ Va al diavolo...”- ringhiai tra i denti

“ Sei arrabbiato eh? Come pensavi sarebbe stato il tuo ritorno? Io che ti correvo incontro scodinzolando come un cane? Beh ti sbagliavi! Sapevo che venire qui sarebbe stato un errore. Ti conosco troppo bene...”

“ Che vorresti dire?”- dissi avvicinandomi minaccioso. Kame mi sembrava più basso del solito quella sera, eppure abbastanza forte da intimorirmi. Tuttavia non lo diedi a vedere.

Lui sostenne il mio sguardo con fermezza:

“ Voglio dire che non sei cambiato di una virgola...hai la stessa faccia arrogante di sempre!”- sputò freddo

Mi bloccai pensando che non era così che prevedevo sarebbe andata. Cioè sapevo che era arrabbiato, ma ero certo che tutto si sarebbe risolto con una bella bevuta. Non ero pronto a questo...

“ Ragazzi calmatevi”- disse la voce di Yamapi. Erano usciti tutti.

“ E' colpa sua! E' lui che vuole litigare!”- dissi puntando l'indice verso quello che sino a sei mesi prima consideravo un caro amico

“ Io?!”

“ Sì tu! Ti rode perchè io ho sfondato in America! Perchè finalmente sono diventato qualcuno!”

La risata di Kame mi sorprese. Non era la classica risata argentea e cristallina che ero abituato a sentire, ma acida e crudele

“ E chi saresti...mmm? Chi...”- disse scuotendo la testa

“ Perchè non dici quello che devi! Dillo! Tira fuori le palle andiamo!”- lo incitai sentendo la rabbia ancora più forte

“ Calmati amico...”

“ No ora parliamo!”

“ Vuoi parlare? Tu?”

“ Basta ragazzi andiamo...”

“ Ora vuoi parlare? Perchè non hai palrato quando dovevi eh? Quando ci hai mollato nella merda! La verità è che sei un coniglio!”- mi urlò.

Non sono mai stato uno che ama picchiare la gente, ma in quel momento offuscato com'ero da rabbia e stanchezza gli sferrai un pugno in piena faccia scaraventandolo a terra.

Lui si pulì il labbro e mi venne addosso colpendomi a sua volta. Nonostante fosse la metà di me mi fece parecchio male. Il fisico di Kame è un fascio di nervi e il suo pugno non è per niente gentile.

Ci divisero appena in tempo. Lui mi guardò furente, il labbro ancora sanguinante

“ Per me sei morto”- mi sibilò andandosene.

Rimasi fermo con le orecchie che fischiavano e il fiato spezzato.

Ricordo perfettamente quel momento. Ancora ora mi fanno male quelle parole...

Sono passati diversi anni da quell'episodio. Non ho più sentito Kame da quella sera.

Koki e Yamapi hanno continuato a chiamarmi ma io non l'ho mai fatto. Così le telefonate sono diventate sempre meno sino a finire.

Non li ho chiamati nemmeno per dirgli che mi sposavo.

Ora sono padre. Sono davanti al lettino della mia bambina e la guardo dormire.

Non so se sarà orgogliosa di me, io non lo sono affatto. Mi sento in colpa e mi mancano i miei amici. Non so perchè mi sono comportato in quel modo, e se penso a quello che ho fatto a Kame mi sento ancora peggio. Cosa darei per sentire ancora quella voce allegra e dolce...

Fisso il telefono senza decidermi a fare quello che vorrei. Infondo perchè dovrebbe perdonarmi quando nemmeno io perdono me stesso?

Afferro il telefono e compongo quel numero che so ancora a memoria...

Uno...due...tre squilli...nessuno risponde...penso che sia meglio così, sto per buttar giù quando una voce mi fa balzare il cuore in gola

“ Pronto...”- rimango fermo, senza nemmeno respirare- “ pronto! Se è uno scherzo non fa ridere! Pronto!!”

“ C...ciao...”- sussurro...

 

  
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