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Autore: _eleonora    07/02/2014    5 recensioni
Lei, Kate Johansson, tanto timida, goffa e curiosa quanto innamorata di lui.
Lui, Harry Styles, tanto furbo, gentile e protettivo quanto fragile.
Loro, migliori amici divisi per colpa delle madri in un triste passato.
Loro, di nuovo amici, in un bellissimo presente.
Loro, confusi per quello che li si presenta in un offuscato futuro.
Voi, che non dovete far altro che godervi una storia d’amicizia pronta a tutto pur di arrivare all’amore.
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A Katia, grazie di tutto. (shjne)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

Quella mattina Kate si era ripetuta così tante volte che tipo di comportamento avrebbe dovuto tenere davanti allo specchio che ormai le era venuto il mal di testa.
Si spazzolò un’ultima volta i capelli, ripose la spazzola nel cassetto e si guardò per l’ultima volta.
«Tu, razza di ragazza baciata dalla fortuna, se è tornato in cerca di una seconda possibilità è solo perché ha bisogno di qualcuno che lo sostenga, e quel qualcuno sei tu. Ma se solo osi dargliela vinta dopo pochi giorni sappi che io e te abbiamo chiuso.» guardò con sguardo minaccioso il proprio riflesso e poi sbuffò, sentendosi ridicola.
Tommy la chiamò dal piano inferiore, intimandole di sbrigarsi perché loro padre era già in macchina ad aspettarli. Lei si infilò la giacca e scese le scale.
Di solito non andava alle partite di Tommy perché lui non la voleva: lei scoppiava a ridere ogni volta che cadeva e lui diventava rosso ogni volta che doveva guardarla per rimproverarla. Ma quella domenica era quasi sicuro che avrebbe fatto un ottima partita, Harry gli aveva insegnato dei trucchi ed era deciso a non fare figuracce davanti a lui. Tommy avrebbe tanto voluto assomigliarli. Tutte le ragazze della sua classe iniziavano a parlare con voce stridula ogni volta che lui passava e in autobus nessuno sarebbe riuscito a non notare tutte le ragazze che lo fissavano quando saliva e cercava un posto. Voleva essere come lui un giorno, lo voleva fin da quando era piccolo.
Kate, però, dovette subirsi in ogni caso la raccomandazione –o più che altro minaccia- di non fare la spiritosa durante la partita sennò le avrebbe tagliato i capelli nel sonno.
Quando arrivarono Tommy corse in spogliatoio mentre Kate e suo padre raggiungevano Harry che era già sulle gradinate. Kate si sedette affianco a lui, ma fra di loro calò il silenzio subito dopo che si erano salutati.
«Allora Harry» intervenne il signor Johansson «come sta tua madre?»
«Bene grazie, stamattina l’ho lasciata mentre cucinava una torta, segno che è di buon umore.» scherzò lui.
«La famosa crostata alle fragole?»
«Esattamente.»
Continuarono a parlare, il padre di Kate si sporgeva sempre di più verso l’esterno, per vedere Harry, e nel giro di qualche minuto lei venne completamente esclusa, perché andarono insieme a prendere qualcosa da bere mentre chiacchieravano su Gemma. Lei li osservò. Suo padre non poteva essere all’oscuro, sicuramente sapeva che il signor Styles era morto. Ci pensò a lungo ma non riuscì proprio a capire perché non glielo avessero detto. Si immerse così tanto nei suoi pensieri che la partita finì senza che lei se ne accorgesse. Avevano perso, ma questo a lei non importava troppo, suo fratello non aveva fatto neanche un goal, ma neanche questo le importava, quindi non si sentì in colpa per non aver seguito il gioco. Era decisa a chiedere ai suoi genitori perché l’avessero tenuta al nascosto, e nel caso loro non avessero detto quello che voleva sentirsi dire sarebbe andata direttamente da Anne per scoprirlo.
«A quanto pare non sei morta, Kate.» disse Louis distraendola.
Era all’entrata del campo da calcio e stava aspettando suo fratello appoggiata al cofano dell’auto, mentre suo padre e Harry parlavano a qualche metro di distanza.
«A quanto pare no.» disse lei sorridendo.
«Tuo fratello è stato bravo oggi.»
Kate lo guardò storto «Non sei tu quello che deve fare finti complimenti per scusarsi.»
«Non è un finto complimento, è stato un po’ meglio del solito. E non devi scusarti per nulla.»
«Invece sì, non ho più risposto alle tue chiamate, ti avevo promesso un appuntamento.»
«Se è questo il problema io…» Louis sembrò in difficoltà.
«Hai già una ragazza? Lo so.» disse divertita. «Ma non è una buona scusa per come mi sono comportata.»
«Prima o poi recupereremo. Dammi un altro paio di mesi e sarò di nuovo disponibile.» rise lui.
«E’ così male?»
«Sì, cioè no… lei è una ragazza fantastica, ma impiega tutte le mie energie.» sbuffò lui, ma dal suo tono traspariva affetto. Si vedeva che non gli pesava poi troppo stancarsi così tanto.
Si salutarono quando Tommy arrivò con la promessa di avere quell’appuntamento appena lui fosse stato di nuovo libero. Harry non fece parola riguardo alla loro conversazione, li aveva osservati e lei era sembrata spontanea, molto di più che non quando parlava con lui, ma non aveva intenzione di farle qualche scenata, e neanche di sembrarle interessato. Aveva già detto le sue scuse, e preferiva non ricordarle che in quel momento sarebbe potuta essere lei la ragazza di Louis. Però durante il viaggio di ritorno, che aveva accettato di fare con loro, non riuscì a non osservarla dal sedile posteriore e a provare inspiegabilmente un forte senso di gelosia. Come si può essere gelosi di qualcosa che neanche si possiede? Eppure lei era lì, seduta di fianco a suo padre mentre si accordavano su come dire sua madre che quel pomeriggio volevano andare a provare dei nuovi pezzi che avevano montato alla moto, e lui si sentiva così triste perché lei non gli parlava più come una volta. Si sentiva così deluso da sé stesso per quello che aveva fatto che si tormentò anche dopo averli salutati tutti su come conquistare di nuovo la sua piena fiducia e ammirazione.
 
A pranzo Kate era sovrappensiero, non mangiava, giocava e basta con la sua forchetta, e dovevano ripeterle anche tre volte la stessa cosa prima che lei rispondesse.
Perché non le avevano mai detto del signor Styles? Perché non si era mai accorta di nulla? E perché non avevano comunque continuato a frequentarsi durante tutto quel tempo?
«Kate, tesoro, che ti succede? Sembri assente.» le disse sua madre.
«E’ triste perché il coach è fidanzato» ridacchiò Tommy.
«E’ per questo? Kate sai che ci sono un sacco di ragazzi sulla terra, non rattristirti proprio per l’unico che non ti vuole.» Kate la guardò storto, quella frase le era sembrata la cosa peggiore da dire ad una ragazza in crisi di cuore. E in ogni caso lei non lo era.
«Non si tratta di questo.» fece una smorfia verso il fratello, poi tornò a sua madre «Posso farti una domanda? A tutti e due.» guardò entrambi i suoi genitori con fermezza, pronta a scoprire la verità.
«Se si tratta di questioni di cuore, non contare su di me.» disse suo padre.
«Non si tratta di questo.» gli assicurò e lui annuì, come per invitarla a porre la sua domanda. Lei sospirò e poi disse tutto d’un fiato: «Si tratta del signor Styles.»
Sua madre fece strisciare il coltello sul piatto mentre tagliava la carne, pesa dallo stupore e suo padre annuì, come se già sapesse che quel momento sarebbe arrivato a brave.
«Di cosa più in preciso?» domandò la madre. Tommy intanto si era sistemato, anche lui curioso di sapere di più.
«Lo sai bene. Perché non mi avete mai detto che è morto due anni fa?»
«Morto?» la voce di Tommy si era fatta stridula e sul suo volto si leggeva la confusione.
«Come lo hai scoperto? Te l’hanno detto delle amiche a scuola?» sua madre cercò in qualche modo di posticipare le spiegazioni il più possibile.
«Me l’ha detto Harry, e non è stato molto carino da parte vostra lasciare che io lo venissi a sapere da lui senza un minimo di preavviso.»
«Harry? Non sapevo foste amici.»
«Lo siamo… lo eravamo, almeno. In ogni caso me l’ha detto lui, e voglio sapere perché invece non l’avete fatto voi.» questa volta non voleva sentirsi porre altre domande, solo risposte.
Sua madre sospirò e guardò suo padre. «Tesoro» iniziò lui «è successo due anni fa, tu eri in vacanza dalla nonna quell’estate, entrambi lo eravate. Quando siete tornati eravamo troppo scossi e non volevamo darvi questo dispiacere, quindi abbiamo rimandato quel momento ogni giorno, fino a che abbiamo deciso di lasciar stare. Lo abbiamo fatto per voi, vi serviva qualcuno di fermo, qualcuno che riuscisse a dirlo senza piangere, ma noi eravamo ancora troppo scossi per farcela.» sua madre si stava passando le mani sotto gli occhi, cercando di asciugare qualche lacrima che le era caduta.
«Perché avete smesso di frequentarli? Non è nel momento del bisogno che si vedono gli amici? La madre di Harry probabilmente aveva bisogno di amici in quel momento.» Kate decise che i momenti malinconici dovevano essere spostati alla fine, solo dopo essere riuscita a scoprire tutto.
«Anne era triste, troppo triste, ma è naturale in situazioni del genere. Lei volle estraniarsi da tutto, ci disse che era per qualche giorno, ma quando andammo a trovarla lei non era più la stessa. Gemma ci disse che era colpa della situazione. Ci riprovammo un paio di settimane dopo e la situazione non era cambiata. Prendeva dei farmaci contro la depressione e non riusciva a comportarsi come era solita fare. Ci urlò contro e disse che voleva rimanere sola, ma lo fece con una tale rabbia e fermezza che decidemmo di accontentarla. La possibilità di riavvicinarci non ci è ancora stata data, ma sono sicuro che»
«Non vogliamo che tu abbia a che fare con lei, non sappiamo se è ancora sotto farmaci, potrebbe essere completamente impazzita, la depressione potrebbe essere diventata qualcos’altro, povera donna. Ci dispiace davvero molto per lei, ma non è più quella di una volta, e i suoi figli, solo Dio sa come sono cresciuti negli ultimi due anni, potrebbero avere uno stile di vita scombussolato, lei potrebbe non essersi più presa cura di loro e»
«Mamma!» la bloccò Kate, indignata per quello che stava dicendo.
«Certo, scusami tesoro, solo che non voglio che voi abbiate delle cattive influenze.» disse con fare materno e asciugandosi un’altra lacrima.
«Se tu vedessi come si comporta Harry non lo penseresti.» disse a bassa voce Kate, ma non abbastanza per non farsi sentire.
«Come lo sai? Siete amici? Quanto amici?»
«Siamo amici quanto basta per sapere che è un ragazzo con un gran cuore, e abbastanza anche per essere stata a casa loro, e per assicurarti che Anne non aveva nulla di strano o che facesse pensare a qualche problema psichico.»
«Non puoi saperlo, magari con il tempo ha imparato a controllarsi di più.»
«Credi veramente che dopo un paio di settimane lei sarebbe dovuta essere come nuova? Dopo che le era morto il marito? Il padre dei suoi figli? Le serviva più tempo, ma sicuramente sarebbe stato meno di quanto in realtà non sia stato se voi le foste stati vicini.»
«Kate, noi volevamo essere gentili con lei, ma ci ha mandati via, e non ha specificato per quanto tempo dovevamo lasciarla in pace.»
«Secondo te doveva dirvi anche i minuti esatti?!»
«Kate!» la richiamò suo padre. «Calmati. Sono successe delle cose, nessuno voleva andassero così, a partire dalla morte di Des.»
Kate si zittì davanti alla fermezza del padre e alle lacrime della madre. Si alzò da tavola con lo scopo di voler riflettere e lasciò la stanza sentendo che ora era Tommy a riempirli di domande. Sicuramente loro non avevano tutte le colpe, ma dovevano perseverare di più, forse Anne si sarebbe lasciata aiutare se loro ci avessero provato.
Quando fu sola nella sua camera, prese un profondo respiro e iniziò a mettere in ordine i suoi pensieri. Cosa aveva risolto scoprendo la verità? Non molto a dirla tutta, forse si era solo incasinata di più. Avrebbe dovuto fare qualcosa, di questo ne era praticamente certa. Doveva trovare un modo per far tornare amici i suoi genitori e la madre di Harry. Anche perché se voleva tornare sua amica, non avrebbe sopportato che sua madre la sgridasse.
A quel punto capì cosa doveva fare.
 
Qualcuno bussò alla sua finestra, questo la rese completamente sicura sul fatto che doveva fare qualcosa. Quando Harry entrò nella stanza con un salto lei si sentì strana, si ricordò che l’ultima volta che era successo loro si erano baciati. Aveva provato tante cose durante quel bacio, e non poteva negare che lo avrebbe rifatto se questo non avesse portato con sé anche delle conseguenze.
«Quando ti ho scritto che avevo bisogno di parlarti intendevo anche domani, o per telefono.» disse lei con un sorriso.
«Mi hai dato una scusa per vederti e io l’ho colta al volo.»
Si sedettero, Harry sul letto e Kate alla sedia della scrivania, e rimasero in silenzio per un po’.
«Di che avevi bisogno?» chiese lui, per rompere la tensione.
Appena aveva ricevuto quel messaggio aveva sperato in qualcosa che centrasse con il loro rapporto, e il fatto che la ragazza fosse così in soggezione e confusa gli faceva sperare per il meglio. Stava per dirgli che le dispiaceva tanto e lui le avrebbe detto che era tutta colpa sua, e poi si sarebbero abbracciati e avrebbero passato il pomeriggio come erano soliti fare, guardando un film accoccolati sul letto. Avrebbe potuto raccontarle tante cose, ma sicuramente si sarebbe ritrovato a stringerla mentre dormiva.
«E’ un argomento un po’ delicato, non so come reagirai.»
«Puoi dirmi qualunque cosa» ‘soprattutto se si tratta di me e di te.’ Pensò.
Kate sospirò «Si tratta dei nostri genitori. Oggi abbiamo parlato e ho capito perché non mi avevano mai detto della morte di tuo padre» sembrò particolarmente titubante nell’ultima parte della frase: lei e Harry non avevano mai parlato di quell’argomento se non al cimitero, e quella volta entrambi piansero come non mai. «E credo dovremmo fare qualcosa per loro, per farli riavvicinare. A quanto pare è stato tutto un malinteso.»
Harry fu in un primo momento confuso, poi deluso, ma poi interessato alla questione.
«E perché non te l’hanno mai detto?»
«Ero in vacanza in quel periodo, ricordi? Era l’estate in cui mi dicesti che non importava se me ne andavo per qualche mese perché ti avevano regalato quel bel telefono con la quale avresti potuto scrivermi tutto il tempo.» lui sorrise al ricordo «Cosa che non facesti, in realtà.» sussurrò poi lei. «In ogni caso, successe tutto mentre ero via, e a quanto pare i miei non hanno mai avuto il coraggio di dirmelo, rimandavano e rimandavano. E poi hanno detto che tua madre non era in buone condizioni e che preferiva essere lasciata in pace, ma non hanno mai saputo quando lei era finalmente pronta a riprendere quell’amicizia.»
«Sì, ricordo mamma in quel periodo, prendeva molti farmaci e non voleva nessuno intorno.»
«Bè, io credo sia arrivato il momento di farli riunire.»
«E come?»
«Con una cena, in qualche modo li attiriamo di nascosto a casa tua, o mia che sia, e li facciamo parlare, e si renderanno conto che è tutto come ai vecchi tempi.» era entusiasta del suo piano, si vedeva da suoi occhi.
«Non lo so, Kate. E se questo facesse troppo male a mia mamma? Forse non è pronta a rivedere alcune delle persone che più conoscevano papà.»
«Giusto.» disse lei dopo averci riflettuto. Si alzò dalla sedia e iniziò a camminare e gesticolare dicendo: «Facciamo così: tu prova a introdurre l’argomento e vedi come reagisce al nominare i miei, se vedi che sta troppo male allora lasciamo stare tutto, ma se ti sembra anche solo un po’ curiosa, allora dobbiamo assolutamente farlo.»
«Perché ti importa così tanto?» chiese lui, che non capiva tutta quella ostinatezza.
Lei aspettò un attimo prima di rispondere. «Perché non puoi entrare sempre dalla finestra, no? E non voglio sentire prediche da mia mamma se mai ti beccasse qui. Preferisco ti chieda di restare a cena che non di andartene subito. E credo che sarebbe carino da parte nostra, no? Tua mamma deve pensare che io sia una senza cuore, non le ho mai fatto le condoglianze, né altro.»
Harry ci pensò per qualche secondo. Non poteva entrare sempre dalla finestra? Significava che in futuro avrebbe avuto l’occasione di rifarlo? Vorrebbe che fosse invitato a cena? Lo voleva lì?
«Lo stai facendo per la nostra amicizia?»
«Per un eventuale amicizia, Harry.»
Lui sorrise. «E’ lo stesso.»
«Non è vero! Settimana prossima potremo già esserci dimenticati i nostri nomi.» assicurò lei.
«Non ho dimenticato il tuo nome in due anni, secondo te ci riuscirei in qualche giorno?»
Lei guardò il pavimento e sorrise, non l’aveva dimenticata in due anni.
«Vieni qui.» disse Harry tendendole una mano.
Lei la osservò a lungo prima di decidersi ad avvicinarsi. Ci era ricaduta, gli stava di nuovo dando fiducia, e se lui l’avesse delusa di nuovo? Come avrebbe reagito lei?
«Non mordo, sai.» le disse quando fu seduta affianco a lui. Le mise un braccio attorno alle spalle e la guardò dolcemente. «Sono perdonato?»
«Perché dovresti? Non hai fatto nulla per farti perdonare.»
«Ho aiutato tuo fratello!»
«Ma se non sai neanche come si indossa un guanto? Ti ho visto quando guardavi il telefono, hai cercato dei trucchi su internet?» rise lei.
«Louis.»
«Ecco appunto, è lui che dovrei abbracciare.»
«Ti piace così tanto?» c’era dell’amaro in quelle parole e lei lo notò subito.
«Lui non mi piace, è solo meglio di te.» si strinse nelle spalle.
Lui la guardò fisso negli occhi e sembrò minacciarla. Ma lei scoppiò a ridere e lui finì con l’essere umiliato. Tentò lo stesso di abbracciarla, ne sentiva il bisogno, anche se era consapevole che lei si sarebbe allontanata. Invece, con sua grande sorpresa, lei si lasciò stringere, non ricambiò, ma non cercò neanche di allontanarlo, come se le facesse piacere ma non volesse dargliela vinta così facilmente. Le baciò  la fronte e poi la strinse i nuovo a sé.
«Mi sei mancata.» sussurrò.
Kate sorrise.

Give me a moment.

*sistema i pomodori sulla bancarella, mette un cartellino con su scritto gratis, viene ricoperta di pomodoro*
So che mi odiate, e so che siete fra quelle persone che mi hanno tirato i pomodori (?) quanto tempo è che non pubblico? Sei mesi? Dio, quanto mi vergogno. Mi dispiace tantissimissimissimissimissimissimo, lo giuro. L'idea ce l'avevo ma non veniva mai come volevo io. 
Spero che l'attesa sia valsa la pena -se se certo- e che comunque vi piaccia. 
Nel giro di otto mesi il mio modo di scrivere è cambiato probabilmente -in meglio? in peggio? bo- e anche le mie idee riguardo alla storia. Spero vivamente di riuscire a finirla prima della mia morte, ma sembra un'impresa sinceramente.
In ogni caso spero mi lasciate una recensione, come sempre, e spero che non siano solo insulti. Pace e Amore.
-non dico al prossimo capitolo perchè sennò mi uccidete davvero-
  
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