Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Patta97    07/02/2014    2 recensioni
Perché il giorno in cui non ci si dovrebbe sentire soli è proprio quando ci si rende conto di esserlo di più.
Una raccolta di one-shot dedicata a quasi tutti i personaggi senza il loro Valentino.
Note: angst, contenuti forti (primo capitolo), triste, fluff, amori unilaterali, SPOILER terza serie
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonsalve!
L'ispirazione al momento mi è stranamente amica, quindi ho scritto quest'altro capitolo, stavolta dal punto di vista di Mycroft. Chiarisco che non ci saranno sventolii di bacchette o inutili incantesimi in questo cor... oh, scusate, fandom sbagliato... dicevo, non ci saranno scene romantico-zuccherose, siete avvertiti. 
Ah, inoltre la dinamica dei capitoli si sviluppa attorno a una specie di catena di rapporti: Greg-Mycroft, Mycroft-Sherlock, Sherlock-John, John-Mary, Mary-piccola Watson. 
Dico inoltre che queste one-shot si svolgono praticamente tutte il 14 febbraio dopo His Last Vow e ci sono qua e là citazioni sparse dalla terza stagione, per questo ho aggiunto "Spoiler" negli avvertimenti, non si sa mai...
Vi lascio alla lettura, se vi va. Grazie mille per le recensioni che ho ricevuto, spero continuerete a commentare :)
Chiara





 
Conceal, don't feel - Mycroft
 



Mycroft Holmes si lasciò cadere sulla poltrona accanto al camino, accavallando le gambe e scuotendo appena il bicchiere di cristallo stretto nella mano destra, per far mulinare il liquore ambrato all’interno.
Aveva indosso un pigiama di seta e una vestaglia di tweed. Si sentiva grasso, con quella stoffa spessa ad aggiungere volume alla pelle morbida del suo stomaco, ma quella vestaglia era comunque la sua preferita. L’aveva indosso quella sera in cui l’ispettore Lestrade, senza alcun preavviso, aveva suonato alla sua porta per parlare delle dipendenze di Sherlock. Erano ormai passati quasi nove anni, ma ricordava ancora il sorriso imbarazzato che si era dipinto sul viso allora più giovane del poliziotto nel vederlo vestito in maniera così informale. Da quel momento Mycroft aveva sempre lasciato la rassicurante armatura che erano i suoi completi solo prima di mettersi a letto, anche se il suo campanello non aveva più suonato dopo una certa ora.
Se si escludeva quella sera di quasi sei mesi prima, quella sera di agosto.
Mycroft aveva trovato Gregory lì, sulla soglia di casa sua, evidentemente ubriaco - birra - e in stato di depressione - appena tornato dal matrimonio di John e Mary, gli ha ricordato il suo.
Si era semplicemente fatto da parte per lasciarlo passare e lui era crollato sul pavimento e Mycroft non aveva saputo fare altro che sedersi compostamente accanto a lui, sul costoso parquet di casa sua, ad osservarlo. Era stato Gregory ad avventarsi su di lui per un bacio, e sapeva di birra e lacrime salate e cibo e saliva e buono - così buono - ed era così tanto - troppo - tempo che Mycroft non si concedeva una distrazione… ed aveva ceduto.
Quando stava albeggiando, l’ispettore aveva poggiato una guancia sul suo petto, iniziando a ridere incontrollabilmente. Non appena Mycroft gli aveva domandato il perché con un’eloquente alzata di sopracciglia, Gregory aveva risposto che “nulla, è che mi diverte scoprire che non vai a letto in giacca e cravatta”.
Se si esclude quell’incontro di cinque minuti nel suo ufficio al Diogene, quando l’ispettore era andando a chiedergli, con rancore nello sguardo, se sapesse qualcosa di possibili nascondigli di Sherlock, non si erano più visti da allora. Aveva resistito così bene, perché le relazioni, le persone, non facevano per lui, così monotone e stupide e prevedibili… fino a quella sera. Quella stessa sera, era andato ad ascoltare le spiegazioni di un orgoglioso Gregory che aveva risolto un caso - mediocre, a parere suo - totalmente da solo. Aveva temuto seriamente, in quel parcheggio, che avrebbe dovuto combattere contro un cuore in tumulto, ma quello era rimasto silente, chiuso ella sua prigione di ghiaccio, pompando il minimo indispensabile. Lo aveva lasciato solo la sera di San Valentino - apparentemente una mossa alquanto azzardata - ed aveva potuto leggere negli occhi neri dell’ispettore che il suo, di cuore, era stato appena fatto a pezzi. Si ritrovò indifferente.
Ed eccolo lì, in compagnia di se stesso e del suo liquore costoso.
Un guizzo insubordinato delle rossastre fiamme del fuoco nel camino illuminò il vetro di una delle fotografie appese alla parete. Sherlock.
Fu lì che il suo cuore ebbe un tremolio e si ricordò di averne uno.
Perderti mi spezzerebbe il cuore, Sherlock.
Perché persino il suo lavoro - il suo adorato lavoro che aveva raggiunto con le sue forze, un lavoro alto, importante, plateale nella sua discrezione - era nulla paragonato a suo fratello. Dal momento stesso in cui il pugnetto di Sherlock si era stretto attorno al suo indice, Mycroft aveva capito che, sopra tutto il resto, proteggere ed avere cura di quella peste sarebbe stata la sua missione.
Lo amava così tanto da fare male, un amore profondo, legato dentro nel sangue, nelle sue stesse cellule, nel suo DNA, nell’anima.
Oh, la mezz’età. Che pensieri umani, Mycroft. Sei come tutti gli altri pesci rossi, alla fine: nuoti lento e muto ed impotente nel vasto mare…
Il suo proteggere, tuttavia, aveva solo portato a suo fratello che lo considerava il proprio arci nemico. Aveva solo cercato di prepararlo, di fargli costruire un’armatura e una sicurezza come le sue, per proteggersi da gente stupida ed incapace di comprendere.
 
“Quanto sei stupido, Sherlock. Non si fa così”.
“Non sono stupido!”
“Allora dimostralo”.
 
“Redbeard deve essere abbattuto”.
“Non puoi! Lui è mio amico!”
“Se davvero è tuo amico, riconosci che se morirà fra sofferenze sarà solo colpa tua e del tuo egoismo. Come immaginavo… È la soluzione migliore, fratello caro”.
 
“Oh, Sherlock, cosa hai combinato?”
“È… stato un incidente”.
“Gli incidenti non esistono. Sei stato cattivo e il vento dell’est sta arrivando… sta arrivando per prenderti”.
 
“Quindi è in questa topaia che hai deciso di trascorrere la tua vita da drogato. Sono orgoglioso di te, fratellino”.
“Tieni per te il tuo orgoglio, Mycroft!”
“E com’è che ti comprerai le dosi? Ruberai? Di certo io non ti darò altro denaro. Mamma e papà sono così delusi. Il loro dispiacere è sempre colpa tua, alla fine…”
 
“Ed è a lui che vuoi attaccarti? Un essere umano? Notevole”.
“John è speciale”.
“Ne sono certo… D’altro canto, non sarà mai tuo. Aspira a cose che non potrai mai dargli. Vedi di non affezionarti troppo al tuo nuovo cucciolo”.
 
Forse hai sbagliato… Mycroft zittì quella voce e sorbì un lungo sorso del proprio brandy.
Un pensiero più coerente prese posto nella sua testa, dominando il resto: “celare il cuore, non mostrarlo. Soffrire non è un vantaggio”.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Patta97