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Autore: Debby_Gatta_The_Best    07/02/2014    3 recensioni
Nastasia, dopo gli avvenimenti di Super Paper Mario, è rimasta sola e chiusa in se stessa. Non ha idea di quale scopo ha la sua vita, adesso. Pugnazzo, che era molto affezionato alla giovane donna, decide di trovare un modo per tirarla su di morale: inizia, quindi, a cercare, con l'aiuto di Mimì (che si autodefinisce esperta in ragazzi), un possibile fidanzato per l'ex segretaria del Conte Cenere. I due si mettono in viaggio, ma la storia prende una svolta inaspettata...
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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taglia/modifica Come avrete notato, ho cambiato la scrittura anche a questo testo. Mi piace, è più allegra della prima. Anche qui sotto consiglio di un'esperta! Buona lettura.

-Allora, pelandrone! Vuoi muoverti o no?-

Mimì stava spronando Pugnazzo a darsi una mossa. Le radici degli alberi erano intrigate e il terreno era umido e scivoloso, e l'altro, carico come un mulo di tutti i bagagli della mutante, camminava lentamente facendo attenzione a dove metteva i piedi.
-Allora???-
-Arrivo! 'N c'è bisogno de fà tanta caciara!-
-Pugnazzo! Per l'ennesima volta! Cerca di utilizzare una "parlata corretta"!-
Lo rimproverò Mimì. Questa si era da subito seccata di non capire sempre Pugnazzo quando parlava, e quindi cercava di farlo parlare correttamente con la scusa che "non era elegante". Tempo perso.
-Insomma! Le lumache vanno più veloci!-
L'altro sbuffò da dietro la torre pendente di valige colme di vesititi di Mimì. Non era faticoso, per un tipo forzuto come lui, ma la difficoltà stava nel guardare dove metteva i piedi.
Erano in viaggio da quattro giorni. Mimì aveva rovistato tra tutte le care della villa Merluna, e dopo una lunga ricerca ne aveva trovata una che indicava il luogo in cui, anni prima, sorgeva la Città Oscura. Purtroppo, né Mimì né Pugnazzo erano sicuri al 100% che la città esistesse ancora. Temevano che la furia di Blumiere di pochi anni prima, quando si era trasformato nel Conte Cenere, avesse investito l'intera Tribù dell'Oscurità radendola al suolo. Non restava che sperare.
Si erano incamminati per una dimensione piuttosto lontana, che avevano però raggiunto facilmente grazie a dei portali dimensionali che si erano aperti qui e là dopo il riassestamento di tutti i mondi. Ed ora erano giunti nella foresta nel cuore della quale sarebbe dovuta esserci la Città Oscura.
Dopo un'altra oretta di cammino, finalmente giunsero finalmente nei meandri più profondi di quell'oscura boscaglia. Mimì scostò una grossa foglia che le ostruiva la visuale, ed un largo sorriso le si disegnò sul volto:
-Pugnazzo, eccoci arrivati!-

Le mura erano spesse e scure. Solo un edificio si poteva scorgere dietro di esse: le torri tetre di un oscuro castello. Si avvicinarono ai grandi cancelli neri, e schiarendosi la voce lei disse:
-Ah-emm: siamo qui per visitare la città. Possiamo entrare?-
Nessuna risposta. Mimì ripeté la domanda, questa volta urlando. Niente.
-MA C'E' QUALCUNO???-
Silenzio. Lei iniziava a seccarsi.
-Emm... mi sa che 'n c'è nessuno...-
-Zitto!-
Aveva perso la pazienza. Gonfiò i polmoni e poi fece per ruggire un "APRITECIII!!!" che una voce dall'alto la bloccò:
-Chi siete? E cosa volete?-
Era una voce cupa e gracchiante. Sembrava più quella di un corvo.
Mimì, che era rimasta con il petto pieno d'ossigeno, lanciò un forte sospiro, poi ripeté:
-Vogliamo entrare e basta. E forse proibito?-
-Sì. La Contessa non vuole avere seccature-
Rispose aspra la voce.
-'Na Contessa...?-
Chiese perplesso Pugnazzo alla giovane, che lo ignorò e continuò:
-Ma noi dobbiamo entrare!-
-No. Voi non potete-
E tutto si fece silenzioso.
-E invece noi possiamo!-
Ringhiò l'altra. Poi si volse verso il suo compagno di viaggio:
-Pugnazzo, non è che potresti farmi vedere quanto sei forte distruggendo quel muro?-
Il tono gentile nascondeva una perfida idea.
La guardia della torre, quando si affacciò per vedere se quei due se ne erano andati, e vide invece un grosso pugno caricato con forza starsi per abbattere sulle mura, gridò:
-No, no! Aspettate!-
Mimì alzò nuovamente la testa:
-Allora, ci fai entrare sì o no?-
-Io... non so... la Contessa ha detto che...-
Ma il pugno dell'omone aveva ripreso a girare vorticosamente verso i mattoni neri.
-Sì sì, apro i cancelli!!!-
Il ferro scuro si era spalancato con un cigolio assordante.
-Bene!-
Aveva commentato allegramente Mimì mentre varcava la soglia. Pugnazzo la seguì.
Appena furono all'interno della città, si sentirono l'aria mancare. Un velo d'oppressione gli aveva schiacciati con forza. Era come se tutta la città fosse sotto l'effetto di un maleficio.
-Sei... proprio sicura...?-
Deglutì cercando di nascondere l'ansia Pugnazzo.
-Sì. In fondo, lo facciamo per la nostra amica!-
"E per il mio fidanzamento!"
Aveva pensato.
-Emm... sì, c'ai ragione...-
S'incamminarono per le vie della città. Le case erano scure e cupe, tutto era scuro e cupo. Mimì pensò che lei non avrebbe potuto vivere lì neanche per un giorno, in circostanze normali. Ma quelle non erano circostanze normali. Scrutava attentamente attorno a sé sperando di intravedere qualche belloccio, ma rimase alquanto delusa. Le strade erano deserte o quasi, e i pochi abitanti che le percorrevano facevano orrore anche a vederli a 10 km di distanza. Sospirò, chiedendosi se fosse stata una buona idea.
-Mmì, dove so' questi belloni?-
Si chiese Pugnazzo guardando il volto schifato di lei.
-Parla meglio...-
Sibilò senza aggiungere altro.
-Di questo passo...-
Aggiunse dopo qualche minuto
-Non troveremo mai l'uomo ideale per Nastasia!-
-Ma allora...?-
-Mmm... devo trovare un'idea...-
Poi la mente della mutante verde s'illuminò:
-Certo! Una selezione!-
-Una... che?-
-Un concorso! Insomma... una mostra di ragazzi... uff, non so come spiegarmi. Dobbiamo andare dalla Contessa! Devo chiederle un permesso!-
Pugnazzo non capì ma seguì ugualmente la "piccoletta", come diceva lui.
Giunsero agli ulteriori cancelli del castello. Si poteva scorgere, attraverso le sbarre di ferro, un vasto giardino lugubre. Le piante crescevano incontrollate e una moltitudine di erbacce spuntava ovunque.
-Bleah! E questo sarebbe il giardino di un castello?-
-Posso esservi utile, forestieri...?-
Una voce profonda, di donna, giunse alle orecchie dei due. Anche questa volta furono costretti ad alzare la testa per scorgere l'oratore. Dal balcone del castello era affacciata un'Oscura, appartenente ad una delle stirpi più pure, dato che non presentava né gambe né braccia, ma solo un paio di mani guantate, una veste elegante ed un mantello ricamato. Molti Oscuri avevano ancora la caratteristica di possedere gambe e braccia, e di non fluttuare, ma non la Contessa.
-Lei è la signora Contessa...?-
La donna si smaterializzò per poi comparire proprio accanto ai due, che sobbalzarono sorpresi. Ora poteva essere osservata meglio: il volto era azzuro
in contrasto agli occhi rossi dalla pupilla dorata. Aveva un aspetto familiare...
-Scusate se non siete stati accolti con il dovuto rispetto... ma di qui non passano molti forestieri, non siamo abituati alle visite...-
-Emm... ci scusi lei, signora... noi siamo giunti qui da lontano per... emm... ecco... posso chiederle un favore?-
Mimì era solita a parlare con tono sbeffeggiante e superiore, e l'unica persona con cui era stata "umile" era stato il Conte Cenere. Ed ora che si trovava di fronte alla Contessa dovette sforzarsi per ripescare l'abitudine che aveva felicemente abbandonato.
-Sarete stanchi...-
Osservò l'altra mentre il sole (appena visibile dalla città) calava lentamente dietro i monti.
-Venite dentro. Come ho detto, non riceviamo molte visite... potrete parlarmi dei vostri interessi davanti ad una tazza di tè-
Concluse scomparendo nuovamente. I cancelli si aprirono, così come il portone della dimora. Mimì non capiva lo strano comportamento della donna. Ma non si fece troppe domande ed entrò.
Il castello era in gran parte nero. I muri erano neri, la tappezzeria nera, le statue nere, i lampadari neri... ai due non dette troppo fastidio la cosa, dato che per diverso tempo avevano vissuto con il Conte in un castello molto simile a quello. La Contessa aveva ordinato di preparare del tè per gli ospiti, e Pugnazzo aveva potuto, finalmente, lasciare i bagagli per terra. Non voleva ammetterlo, ma l'armadio di roba che Mimì si era portata dietro gli avevano procurato dei crampi alle braccia. Sorseggiò il suo tè in pace senza preoccuparsi troppo del discorso lungo e complicato in cui si erano immerse le due.
-Quindi... vorresti organizzare una... selezione...?-
-Emm... sì. Può sembrarle strano ma dobbiamo assolutamente trovare un fidanzato per una nostra conoscente che sennò cade in depressione!-
La donna aveva ridacchiato cupamente, poi aveva detto a Mimì che poteva organizzare tutti i concorsi che voleva:
-Da quando, due anni fa, è successo quell'incidente... questa città sembra più morta che viva. Ora che mio marito è morto e mio figlio se ne è andato, non accade più niente d'interessante-
Aveva poi indicato ai due un buon Hotel dove dormire, nonostante gli Hotel non godessero di grande ricchezza di quei tempi.
Mentre sistemava le sue valige, Mimì pensò a come poteva, l'indomani, attuare il suo "piano". E le rivenne in mente il discorso della Contessa. Non aveva neanche considerato minimamente la possibilità, prima di giungere al castello, di incontrare la madre di Blumiere. Viva. E vegeta.


Inizia già a prendere una svolta un po' più comica, vero? Non ho scritto per qualche giorno, ma cercherò di muovermi con questa storia, se voglio finirla entro San Valentino, ed iniziare la mia grande fan fiction su Blumiere e Farfalà. Chissà, forse nella vera storia la madre di Blumiere è veramente ancora in vita. Intuiamo che il Conte possa aver ucciso suo padre, ma lei non viene mai accennata (a meno che non fosse già morta). Commentate e segnalate eventuali errori/imprecisioni. Alla prossima!
  
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