Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: alix katlice    08/02/2014    3 recensioni
{ Hook♥Emma / What if..? / Mini-Long }
Una maledizione ha catapultato tutti nel mondo reale.
E se Hook ed Emma si incontrassero, ma senza ricordare realmente chi essi siano?
[“Ci conosciamo?” chiede Emma, voltando il capo verso l’uomo e sollevando un sopracciglio.
“No” dice lui, bevendo prima un sorso di qualsiasi cosa abbia nel bicchiere e riprendendo a parlare poi “ma penso che potrebbe essere una piacevole esperienza.”]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa fan fiction non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono *sfortunatamente per me e fortunatamente per loro*.
 
 
Titolo: ~ do I know you?
Ratingarancione
Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Captain Hook
Pairing: Emma♥Hook
Avvertimenti: What if…?
Genere: Mini-Long 2/4
 
Secondo Capitolo
 
 


 
 

 

~ do I know you?





II
Capitolo
 
 



“Dio, Margot, scusami tantissimo! Pensavo che avessimo cambiato i turni!” esclama, camminando velocemente per le fredde vie del suo quartiere.
Annuisce, ascoltando attentamente l’amica che parla dall’altra parte del cellulare.
“Va bene, va bene. Fammi finire una cosa e poi vengo, dì al capo che oggi faccio ritardo.”
Emma chiude la telefonata e infila il cellulare in tasca, sbuffando: come ha potuto dimenticarsi di andare a lavoro? Tutta questa situazione la sta stressando, e molto, ma comunque dentro di sé sente che deve andare avanti.
Deve conoscere Killian Jones.
Arriva con qualche minuto d’anticipo all’appuntamento e, con piacere, nota che l’uomo è già lì.
La sera prima non si è accorta realmente di quanto fosse bello.
Emma pensa che forse sarebbe meglio non parlarci, non continuare, non andare. Lo sa, lo vede, Killian Jones è fuoco: e si sa, a giocare col fuoco ci si brucia.
Scuote la testa per cacciare quei pensieri pessimistici.
Magari andrà bene. Magari capirò come mai uno sconosciuto mi affascina così tanto.
E comunque è troppo tardi, Killian l’ha vista e sta venendo verso di lei: non potrebbe andarsene in ogni caso, anche se la sua mente e la sua parte razionale prendessero il sopravvento.
“ ’giorno, Swan.”
“Ciao.”
“Come va?” chiede Killian, calmo quanto Emma vorrebbe essere.
Ma cavolo, questo tipo si trova sempre a suo agio, in ogni situazione?
Emma invece continua a torcersi le dita dietro la schiena, a spostare il peso da un piede all’altro, anche se impercettibilmente, e a tentare di sostenere lo sguardo di Killian, quegli occhi azzurri che continuano a fissarla.
“Devo andare a lavoro” risponde lei, e non sa perché l’ha detto; sa solo che adesso se ne pente amaramente, perché Killian ha assunto un’espressione furba che non le piace affatto.
“Perfetto. Andiamo” dice, prendendola sottobraccio e cominciando a camminare.
Emma è troppo scioccata per replicare, anche se deve farlo per forza visto che stanno andando nella direzione sbagliata.
Aspetta. Oltre che andare nella direzione sbagliata, lui sta venendo con me.
“Ehi no no no, fermo un momento” dice, piantando i piedi a terra e afferrandolo per un braccio.
“Cos’hai intenzione di fare?” continua, quando vede Killian che non ha la più pallida intenzione di togliersi dalla faccia quel sorriso furbetto.
“Venire a lavoro con te, no?”
“Ma… perché?”
Emma vede il viso di Killian rabbuiarsi, confuso.
Ecco. Sfugge anche a lui quel motivo, quel bisogno di conoscersi, impellente, violento, che non l’ha lasciata dormire?
“Non lo so” dice, alzando le spalle.
“So solo che è quello che voglio fare in questo momento. Che devo passare del tempo con te, anche se so solamente il tuo nome.”
Ad Emma fa piacere questa sincerità.
Lo sa, sa che è vero, il suo potere non sbaglia mai: anche questa è una cosa che la spinge ad avvicinarsi, il fatto che lui non le abbia mai mentito, da quando si sono incontrati.
E poi continua a guardarla con quei suoi magnetici occhi azzurri.
“Okay. Andiamo.”
 
 

 
 
“Wow, e questo chi è?” domanda Margot, gli occhi spalancati che continuano a fissare Killian.
Emma si ritrova infastidita, ma quando vede che Killian non ha assunto il suo solito sguardo da ti sbatterò al muro e ci baceremo finché non avremo più fiato riesce a rilassarsi.
“Nessuno.”
“L’uomo che ha abbordato ieri sera.”
Emma lancia uno sguardo inceneritore a Killian, che intanto sorride verso di lei.
“Cavolo, Emma, portami con te la prossima volta che vai al pub.”
“Margot, non è il momento.”
Dopo qualche secondo di confusione Margot si volta verso di Emma.
“Giusto giusto. Ho avvertito il capo, dice che oggi ti tocca fare la commessa” dice lei, anche se ogni tanto il suo sguardo ritorna sulla figura di Killian che è appoggiato al muro, e continua a fissare Emma.
“Cosa? Ma il lunedì faccio i conti!”
“Ordini dall’alto. Comunque, sul serio, la prossima volta portami al pub. Questo qui è un po’ vecchio per me, ma magari che ne so ha degli amici che potrebbe presentarmi…”
“Okay, va bene. Vado a mettermi il grembiule e vengo.”
 
Killian si trattiene dallo scoppiare a riderle in faccia.
Emma è piuttosto ridicola con il suo grembiule con sopra le principesse Disney, ed è ancora più ridicola la sua espressione: Killian è sicuro che lo ucciderebbe, se solo potesse.
“Cos’hai da ridere?” gli domanda, guardandolo torva.
Killian le sorride anche se sa che lei vorrebbe solo che smettesse, ma Emma lo rende insolitamente allegro. Non riesce a trattenersi.
“Sei bellissima, Swan” ridacchia, osservandola mentre alza gli occhi al cielo e gli fa cenno di seguirla: oltrepassano una tenta a perline, l’ufficio di prima doveva essere il retro del negozio, ed ora si trovano in un enorme sala, un negozio. Un negozio Disney.
Gli scaffali sono alti, strapieni di oggetti di ogni tipo, dalle saponette alle statuette, dai libri alle stampelle, c’è persino il reparto vestiario!, e lo spazio è luminoso, nell’aria si diffonde l’allegra musichetta di Ariel, In fondo al mar.
“Lavori qui?” domanda Killian. Non riesce a crederci.
È tutto così familiare che quasi si convince che abbia conosciuto sul serio Emma in un'altra vita, lo stesso pensiero su cui ha rimuginato tutta la notte.
“Che acuto spirito d’osservazione.”
“È bellissimo.”
Emma rimane sorpresa, perché in meno di cinque minuti ha detto due volte che qualcosa riferito a lei sia bello, e perché la cosa la rende allegra, insolitamente allegra: non è abituata a essere considerata bella da qualcuno, oltre che da suo figlio.
“Bene. Adesso tu ti siedi lì e non fiati finché non finisco il mio turno.”
Killian si accomoda e sorride.
Sarà una bella mattinata.
 
 

 

 
 
Killian pensa che lui Emma l’ha conosciuta per forza da qualche altra parte.
Perché diamine, non è possibile che lo faccia sentire così… così solo dopo meno di ventiquattro ore dal loro primo incontro!
Riconosce tutto, dai movimenti che ripete spesso, quel suo sguardo seccato quando un cliente la scoccia troppo, la sua voce, i suoi occhi verdi che ogni tanto si posano su di lui, tanto per controllare che non faccia qualche danno.
Lui queste cose le conosce, ne è sicuro. Conosce Emma. La conosce come il palmo delle sue mani, come-. Come il palmo della sua mano, okay, ne ha solo una.
“Manca solo un’ora, eh? Poi ce ne andiamo” mormora lei con tono infastidito quando ha finalmente un minuto libero.
Killian in verità non ha voglia di andarsene, guardare Emma gli piace da morire, ma quell’ andiamo, quel plurale che sottintende il fatto che se ne andranno insieme, beh ecco quello vale quanto il guardare Emma.
Così ora non vede l’ora di uscire, per vedere dove lo porterà, cosa faranno.
 
Le ore passano lentamente, Emma non è molto brava con le persone e la presenza di Killian la rende ancora più scorbutica di quanto non sia di solito, ma comunque riescono ad arrivare vivi e sani a fine mattinata: è con grande soddisfazione che Emma si sfila il grembiule e saluta Margot, afferra Killian e lo trascina fuori, l’aria gelida di Gennaio che la investe, ed è come un déjà-vu, l’aver già vissuto quella stessa situazione.
“Dove andiamo ora?” domanda Killian, ed Emma si volta verso di lui, assaporando il momento in cui gli dirà che ora si saluteranno e non si vedranno mai più, che lei se ne tornerà a casa e lui se ne andrà chissà dove, magari a provarci con qualcun’altra.
A quel pensiero lo stomaco di Emma si ribella, non posso lasciarlo andare, ma poi ricorda la sensazione di nervosismo che aveva provato prima, nel negozio, quando l’unica cosa che Killian aveva fatto per tutta la mattinata era stata guardarla: figurarsi se fossero usciti insieme! Non sarebbe riuscita a concentrarsi su altro che sulla sua sensazione di conoscerlo già, di aver passato con lui molto tempo.
Però Emma ci pensa.
Non vuole lasciarlo andare.
Non vuole non vedere più quei suoi occhi azzurri, quel sorriso ammaliante, sentire quella sua voce e battibeccare con lui, è una cosa che non vuole perdere.
Così, quando lui le chiede “dove andiamo?” lei decide di darsi una possibilità.
E poi Killian le piace, e le sembra che anche a lui lei piaccia.
“C’è un McDonald spettacolare dietro l’angolo.”
 
In realtà a lei le patatine fritte non piacciono, ma osservare Killian che mangia con gusto è piacevole.
A dirla tutta a lei mangiare da McDonald le fa piuttosto schifo, ma era l’unico posto che le è venuto in mente, e così eccoli qua, ora.
Emma non mangia, fa finta, e intanto osserva il suo accompagnatore di sottecchi.
C’è qualcosa che l’ha attratta dalla prima volta che l’ha visto, e sa con certezza che non è il suo bell’aspetto: okay, Killian è bello, molto bello, ma quanto uomini affascinanti ha respinto nel corso delle sue seratine di libertà? Parecchi.
Eppure… eppure lui ha qualcosa di diverso. Lo vede nei suoi piccoli gesti, nel modo in cui si scosta i capelli dalla fronte, nel modo in cui parla e nel modo in cui guarda le cose, nel modo in cui guarda lei.
“Ma tu sei proprio sicura che è la prima volta che ci incontriamo, vero?” domanda lui quando finisce di mangiare il suo Happy Meal.
“No, in realtà ci siamo incontrati ieri sera” risponde lei, anche se ha capito benissimo la domanda.
“Swan, sai bene di cosa sto parlando. Non dirmi che non senti niente.”
“Sentire cosa?”
“Questo collegamento fra di noi, questo filo che ci unisce e che si accorcia sempre di più, quasi come se volesse spingerci l’uno fra le braccia dell’altra.”
Ad Emma viene da ridere, sta parlando come… come… oh, non lo sa, sa solo che la cosa è comica.
Eppure lo sente anche lei.
“Tu stai fuori.”
“Anche tu. Sei qui che parli con me.”
“Touchè.”
Cala il silenzio e rimangono ad osservarsi per un po’, come per capire.
Inutile dire che nessuno dei due ci riesce.
 
 



Note autrice:
Sì lo so, Emma non farebbe mai un lavoro del genere; ma vi avevo avvertito, non dovete prendere troppo seriamente questa mini-long xD
Eccoci qui, con il secondo capitolo. Ho avuto una settimana parecchio piena e non ho potuto pubblicarlo prima, ma ora ci sono :D
Dunque, non ho molto da dire, se non un ernorme grazie alle 7 persone che seguono la fan fiction e le 4 che la preferiscono :3
Mille grazie davvero!
Se vi va, lasciate un piccolo parere, fa sempre piacere :)
Baci a tutti :*

Alice.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: alix katlice