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Autore: sweetmartini    08/02/2014    3 recensioni
Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo.
Accadde però che una notte di inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio di un riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore.
Storia basata sul film disney La Bella e La Bestia
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                              The Cook and the Beast
 
 
 
 


Quella mattina, diversamente dal solito, Zoro si svegliò di buon umore. Quell’accenno di sorriso sul volto non passò inosservato alla servitù,
soprattutto all’occhio vigile dei servi più fedeli.
“Certo che in un paio di giorni è cambiato molto” commentò Nami senza farsi sentire, nonostante tutto sempre di Zoro si stava parlando.
“Sanji deve fargli un ottimo effetto” bisbigliò a sua volta Ace con un tono di uno che la sa lunga. Robin ignorando le loro chiacchiere, raggiunse Zoro che si era accasciato sulla sua poltrona in soggiorno, davanti al caldo camino.
“Buongiorno Zoro-san.”
“Buongiorno” sbadigliò Zoro ancora appisolato.
“Vuole che le faccia preparare la colazione?” domandò Robin da buona domestica.
“Sì,” sbuffò quello, guardandosi poi intorno alla ricerca di una certa persona, di solito a quell’ora era già sveglio. “Dov’è la testa gialla?”
Testa gialla a chi?!”
 A quella voce, la bestia alzò gli occhi verso la porta incontrando lo sguardo irritato di Sanji, notando solo dopo il guéridon pieno di dolci, caffè, latte e quant’altro.
“E quella che roba è?” domandò Zoro indicando con le mani il carrello.
“Questo-si-chiama-cibo” rispose Sanji come se stesse parlando con un bambino di tre anni. “Non sto parlando di questo, idiota!” ringhiò Zoro alzandosi dalla poltrona, tutti i domestici sussultarono a quello scatto improvviso, tranne Sanji che tranquillamente si accese una sigaretta come se nulla fosse. “Non è colpa mia se non sai spiegarti, idiota di un Marimo.”
“Stavo cercando di dirti” riprese Zoro controllando il tono di voce, “perché stai portando tu la colazione stamattina? Abbiamo i domestici per quello.”
“Ora ti spiego” esulò Sanji invitandolo ad accomodarsi a tavola. “Stamattina mi sono alzato più presto del solito, così ho pensato di preparare la colazione, tutto qui” spiegò posando le varie prelibatezze a tavola.
Già, pensò Zoro accomodandosi, aveva dimenticato che Sanji era un cuoco, prima che arrivasse qui.
“Allora non mangi?” gli domandò il biondo, seduto anch’egli a tavola. “Non che mi importi della tua nutrizione, ma odio quando il cibo viene sprecato” continuò, iniziando ad addentare una torta di mele che aveva preparato. 
Zoro indeciso guardò i vari piatti, anche se non era un cuoco poteva benissimo dire che l’altro si era particolarmente impegnato per preparare quei dolci, solo dall’aspetto sembravano divini.
“Sbaglio o lo chef non voleva che tu mettessi piede in cucina?” domandò optando per una invitante briosce con glassa di mirtillo.
“Qualcuno è riuscito a convincerlo” rispose il cuoco facendo l’occhiolino ad Ace poco lontano da lì. Ignorando il gesto, Zoro addentò la briosce spalancando gli occhi sbalordito, come faceva una cosa così semplice ad essere così buona?  
Sanji notando la strana espressione dell’altro, lo guardò allarmato. “Tutto bene?”
Tutto bene, gli chiedeva? Zoro ingoiò in fretta il boccone rischiando quasi di soffocare, non aveva mai mangiato niente di così buono in vita sua, ma ovviamente non gliel’avrebbe fatto notare al cuoco.
“Certo” borbottò e terminando la briosce in pochi bocconi si fiondò sulle altre, Sanji a quel gesto sorrise: era ovvio che la colazione era di suo gradimento.
Non appena terminarono di mangiare Sanji si alzò da tavola iniziando a raccogliere i piatti, sotto gli occhi attenti di Zoro. “Direi che avete fatto abbastanza” gli disse il candelabro fermandolo. “Da qui in poi ci penseremo noi.”
Ed eccoci alle solite, pensò Sanji, di quel passo l’avrebbero fatto diventare uno scansa fatiche.
“Non mi crea nessun disturbo“ cercò di controbattere venendo però bloccato per un braccio da Zoro. “Non hai sentito? Lascia fare a loro.” 
“Va bene” sbottò Sanji duramente, incontrando le iridi scure dell’altro. Quei occhi che lo scrutavano era sicuro di averli già vista da qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove. “Beh vado a cambiarmi” sillabò sentendosi improvvisamente a disagio sotto lo sguardo di Zoro che lo guardò confuso da quello strano cambiamento. Non era da Sanji distogliere lo sguardo in quel modo, che gli prendeva adesso?
“Ohi aspetta!” gridò inconsciamente prima che il cuoco uscisse dalla stanza. Sanji si fermò sull’uscio della porta, guardandolo con lo coda dell’occhio. “Cosa?”
Già, cosa gli voleva dire? Si domandò Zoro fra sé grattandosi il collo imbarazzato. “Ehm… Potresti fare la prossima volta di nuovo quelle briosce?”
Sanji chinò la testa di lato confuso da quella richiesta e poi ghignò. “Non sapevo che ti fossero piaciute così tanto.” Zoro stava per replicare ma l’altro continuò a parlare “Certo che posso rifarle, idiota.” Senza dire nient’altro il cuoco sparì dal soggiorno, facendo sospirare la bestia che si accosciò sulla poltrona con espressione corrucciata.
Bene ora si sentiva un vero imbecille. . .
Ace intuendo i pensieri del padrone gli si avvicinò con un sorriso rilassato sul volto. “Tutto bene, padrone?”
Zoro per risposta ringhiò lanciando uno sguardo al candelabro che gli intimava di sloggiare.
“Cosa vuoi, Ace?” domandò poi stanco, conoscendolo niente di buono passava per quella zucca.
“E’ stato un gesto gentile da parte sua preparare la colazione.” Ace ghignò vedendo l’espressione di Zoro mutare da corrucciata a confusa.
“E quindi?”
“E quindi pensavo che so magari” il candelabro tentennò leggermente, “potresti fargli un. . . regalo?”
Zoro strabuzzò gli occhi, doveva essere completamente impazzito da chiedergli una cosa del genere, da quando era diventato un romantico principe delle favole? “Ti sembro per caso uno che si mette a regalare cioccolatini e mazzi di fiori?”
“Su si calmi, c’è qualcosa che farà al caso vostro,” disse Ace con un espressione furba, un piano ben preciso aveva in mente.
“Dove mi stai portando?”
Dopo che si era ritirato nella sua stanza a riposare ed a togliersi strani pensieri dalla mente, Nami lo raggiunse riferendogli che Padron Zoro voleva fargli vedere una cosa. Sospettoso Sanji gli porse quella domanda, non capendo cosa diavola passasse per la mente dell’altro.
“Adesso vedrai” rispose Zoro, leggermente teso lo condusse davanti ad un enorme porta che Sanji non aveva mai visto prima di allora.
“Ora chiudi gli occhi.”
Sanji alzò un sopracciglio guardandolo con un espressione sospettosa. “Perché dovrei?” chiese cinico, adesso la situazione non lo convinceva per nulla. Zoro sbuffò a quell’atteggiamento diffidente, ormai pensava di aver guadagnato la sua fiducia. 
“Fa’ come ti pare” sospirò leggermente deluso, non avendo voglia di discutere in quel momento.
“D’accordo” acconsentì Sanji, notando il tono amaro della sua voce. “Ma guai a te se è uno scherzo” continuò chiudendo gli occhi, lasciando che l’altro lo guidasse. Con un sorriso nel volto Zoro aprì la porta guidando Sanji compiaciuto all’interno dalla stanza.
“Quindi posso aprirli adesso?” domandò Sanji stanco di aspettare.
“No, aspetta un attimo” lo fermò Zoro che iniziò ad aprire le lunghe tende, illuminando l’enorme stanza che da anni era rimasta chiusa.
“Adesso, puoi aprirli.”
Ubbidendo Sanji aprì lentamente gli occhi rimanendo a bocca aperta non appena vide scaffali pieni di libri che tappezzavano completamente la stanza.
“Incredibile” soffiò Sanji senza parole, facendo ghignare Zoro che si beò della sua espressione sorpresa. “Mai visto niente del genere, vero?”
Sanji scostò con la testa. “Ci vorranno un centinaio di vite per leggerli tutti.”
“Avrei tutti il tempo che vuoi, sono tutti tuoi,” esulò Zoro sorprendendolo un'altra volta. “Miei?” chiese Sanji incerto di aver sentito bene.
“Io non me ne faccio niente,” spiegò Zoro risoluto. “Ma se non li vuoi possiamo usarli per il fuoco.”
“Che cosa? Non dire scemenze!” esclamò Sanji parandosi davanti all’altro. “Sei sicuro che sono tutti miei?” domandò di nuovo ancora incredulo.
“Sì, tutti tuoi” affermò Zoro un'altra volta leggermente a disagio. Sanji non riusciva a crederci, nessuno prima di allora gli aveva fatto un regalo del genere e soprattutto non si sarebbe mai aspettato un gesto simile da parte di quello scorbutico. Ogni giorno che passava in quel castello rimaneva sempre più stupito. Quando aveva deciso di prendere il posto di Usopp non si sarebbe mai aspettato quel trattamento gentile da parte dell’altro, lite iniziali escluse. Zoro stesso si era rivelato diverso da ciò che appariva, non era l’essere insensibile e violento che faceva trapelare a primo sguardo, no, era molto di più di quello e in un certo senso si sentiva in colpa per averlo giudicato a primo sguardo.
“Grazie, stupido Marimo.”
Al sorriso sincero di Sanji, Zoro sorrise a sua volta, sentendo una strana sensazione in petto che non aveva provato mai prima.
“Di niente, stupido cuoco.”
“Visto avevo ragione, ho avuto un ottima idea” affermò Ace appagato, osservando insieme a Robin e agli altri la scena che si svolgeva davanti ai loro occhi.
“In effetti sì, te ne devo dare atto” sospirò Nami, perché lei non ci aveva pensato prima?
“Non capisco, di cosa state parlando?” chiese confuso Chopper, guardando poi Rufy che nonostante sorridesse come al solito, era sicuro che non ci aveva capito niente neanche lui.
“E’ meglio andare abbiamo una stanza da ballo da pulire” disse le teiera spingendo la tazzina e la forchetta lontano da lì.
“Sì, che bello una festa!” saltò su la Rufy che non vedeva loro di scatenarsi.
“Sala da ballo? Festa?” domandò Ace non sapendo di cosa stessero parlando.
“Ne abbiamo parlato nell'ultima riunione mentre tu ti eri addormentato. Stiamo organizzando una serata più speciale” lo illuminò Nami, fermando appena in tempo Rufy che voleva entrare in biblioteca insieme a Chopper.
“Capisco, allora vado a raggiungere il capo delle pulizie” esultò il candelabro, felice di quella notizia. Ormai la rosa stava per appassire, non c’era più tempo da perdere!
 

 
 
 
*si fa piccina piccina*
Ciao a tutti ^^
scusate per il bel po’ di ritardo, ma purtroppo non ho potuto aggiornare per cause di forza maggiore
che non vi sto qui a spiegare…
Penso che dalla settimana prossima riprenderò ad aggiornare normalmente, salvo altri imprevisti.
Beh spero che il capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere cose ne pensate :)
Alla prossima! ^^

Sweetmartini
 
  
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