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Autore: Imaginary82    08/02/2014    10 recensioni
Quando sollevo lo sguardo è come ricevere un pugno nello stomaco.
Quegli occhi...due occhi color cioccolato mi fissano curiosi. Sono grandi, limpidi, luminosi. Nel momento in cui riesco a mettere a fuoco tutto il resto, vorrei che qualcuno mi desse uno scossone per ridestarmi dal sogno.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo tredici Lo so. Sono passati DUE ANNI!

Per tanto tempo molte di voi mi hanno chiesto che fine avessi fatto, se avrei mai posto la parola fine a questa storia.

Alcuni messaggi erano vere e proprie dichiarazione d'amore per il mio EJ e per la piccola Swan.
Non so se ci siete ancora o se avete ancora voglia di leggere la zozzifiction, ma io sono qui e, senza promettervi aggiornamenti puntuali e a breve termine, credo proprio che potremo vedere, insieme, dove porterà il loro viaggio.
EFP ha deciso di eliminare le foto che avevo messo negli scorsi capitoli, per questo ho deciso di non inserirne più e la cosa mi dispiace molto, perché le immagini erano un po' la caratteristica di questa storia, ma così facendo avrò anche un "pensiero" in meno e potrò scrivere e postare più velocemente (non escludo che in un attimo di follia io possa ricaricarle tutte e continuare come di consueto).

Il capitolo è dedicato a Sara, che ha sempre mostrato un grande affetto per questa storia, che ho avuto il grande piacere di conoscere di persona e che lo ha letto in anteprima, consigliandomi di pubblicarlo. Questo per dirvi che se fa schifo ve la dovete prendere con lei!

Ok, basta sproloquiare. Vediamo un po' dove eravamo rimasti:

- E domani sera? È sabato…programmi? – le nostre dita si accarezzano, si cercano, si trovano, risalendo sui polsi, solleticando la pelle.
- Io…beh…no…cioè…
- Vuoi uscire con me? – Con l’altra mano le accarezzo una guancia, raggiungendo il lobo con le dita.
- U…uscire…io e te…cioè…intendi un appuntamento?
- Sì, intendo proprio un appuntamento. Sai, vestirsi bene, lui che va a prendere lei, la porta a cena fuori…
- Oh…un appuntamento.
- Già…un appuntamento. – Seguo i contorni dell’orecchio, giocherellando con i ciuffi di capelli che sono sfuggiti dall’elastico che li trattiene in una lunga coda. – Allora? – continuo avvicinandomi. Ci ritroviamo nella stessa situazione di ieri sera: addossati contro alla porta. Le mie labbra si posano sulla sua tempia e Bella mi stringe di riflesso la mano.
Ho atteso fin troppo. 
Premo le mie labbra sulla sua bocca prima di schiuderle, cercando di superare la barriera debole delle sue ed incontrare la sua lingua. Se possibile il suo sapore è ancora più buono. Lo assaporo lentamente in attesa che Bella risponda con la stessa passione che mi ha mostrato stamattina. 
È strano…sarà stanca ma la sento piuttosto…trattenuta.
Le circondo il collo con le dita, facendole piegare leggermente la testa all’indietro. Continuo a baciarla ma Bella sembra non voler collaborare come si deve.
- Tutto ok Swan? – le chiedo continuando a mordicchiarle il labbro inferiore.
- Sì…sì…tutto…ok… - risponde assecondando le mie labbra timidamente.
- Dovresti chiamare tua sorella…
- C…chi? Cos…mia…io non ho…
- Tua sorella…quella che mi ha baciato stamattina…quella che si è avventata sulle mie labbra facendomi perdere ogni contatto con la realtà. – Bella sorride ed arrossisce abbassando lo sguardo imbarazzata.
- Tu…tu avevi detto che era troppo…io pensavo…
- Quante volte te lo devo dire, piccola Swan? Tu pensi troppo per i miei gusti. – Le sfioro il collo con le dita di entrambe le mani, allargando il colletto della divisa e scoprendo la pelle candida e invitante. Le mie labbra trovano perfetto alloggio nel piccolo avvallamento che si trova alla base, ne seguo il contorno con la lingua, risalendo con una scia di baci caldi verso il mento. Ripeto lo stesso percorso più e più volte mentre il respiro di Bella si fa più rapido. 
Finalmente le sue mani trovano il mio viso, lo circondano trattenendolo per invitarmi a continuare ciò che sto facendo. Ed io non ho la minima intenzione di smettere. Le dita si intrecciano nei miei capelli e tirano come hanno fatto stamattina. Una scossa di piacere mi invade ed inconsapevolmente mi spingo ancora di più verso Bella, schiacciandola contro la porta. Succhio la sua pelle gustosa sentendo pulsare il sangue contro le mie labbra. 
- Tu…sarai sempre troppo…sempre…
- EJ…
Soffia il mio nome e lo fa in una maniera così sensuale ed eccitante che devo imporre alle mie mani di non scendere sui suoi seni che adesso premono contro il mio torace.
Mi solleva il viso tirando i capelli indietro e, quando i nostri sguardi si incontrano, infuocati entrambi dalla passione, Bella si avventa sulle mie labbra mordendole e succhiandole prima di permettere alle nostre lingue di incontrarsi e di cominciare a lambirsi e vezzeggiarsi scrupolosamente. 
Continuiamo questa danza finché non ci scopriamo entrambi senza fiato. La mia fronte è poggiata sulla sua e le nostre bocche schiuse respirano l’una il fiato dell’altra. L’eccitazione è a livelli assurdi e basterebbe non so cosa per farmi perdere totalmente il senno.
- V…vuoi…entrare?
Cazzo, Swan!
Ricomincio a baciarla con ancora più foga, sperando così di calmare la voglia di portarla dentro, spogliarla e fare l’amore con lei senza nemmeno riuscire ad arrivare in camera da letto.
Speranza assolutamente vana visto che più la bacio, più la stringo, più la voglia di entrare in lei e sentirla godere si fa insopportabile.
- Swan…no…no… - La allontano e non perché è quello che voglio fare ma perché è quello che devo fare. 
- Ok…ok… - Bella scioglie la presa e le sue mani si allontanano dalla mia testa.
Abbiamo entrambi il respiro corto e le labbra gonfie e per entrambi è chiaro ed evidente il fatto che se non ci fermiamo adesso potremmo non riuscire più a farlo. Sappiamo entrambi che sarebbe sbagliato.
O meglio…cerco di convincermi che sarebbe sbagliato nonostante adesso, nella mia mente, non c’è nulla di più giusto delle mie mani sul suo corpo.
Faccio un passo indietro ed inspiro l’aria fresca e pulita della sera, sperando che mi disintossichi da lei, almeno momentaneamente.

- A domani sera, piccola Swan.

- A domani EJ. Buonanotte…

- Non credo proprio lo sarà…

E allora, buona lettura!

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Tredicesimo Capitolo

RAWNESS

Tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum…

Lo sento forte nelle orecchie, il rumore, è una corsa folle, implacabile, inarrestabile. Ho quasi paura di sentirmi male. Lo sento in gola, nel petto, nello stomaco e, sì, lo sento anche in mezzo alle gambe. Perché, ne sono più che certa, non sono mai stata così eccitata in vita mia. Mai.

Per fortuna che ho ancora le spalle appoggiate alla porta, se così non fosse credo che crollerei miseramente per terra.

Non so perché me ne sto qui, senza entrare in casa. Probabilmente perché non riesco a staccare gli occhi dalle sue, di spalle, che si allontanano, nella speranza che si volti e torni di nuovo da me.

E per il suo fondoschiena…

Sì, me ne sto qui senza entrare in casa anche per ammirare indisturbata il suo fondoschiena. Mi viene quasi da ridere per questo. Mi fa sentire molto… Jessica!

Ma come si fa a non rimanere senza fiato di fronte ad una meraviglia del genere? Praticamente impossibile. Impossibile non notare con quale armonia i suoi fianchi ondeggiano appena, in un’andatura sicura, elegante, ma così dannatamente sensuale.

Non sono mai stata una persona gelosa, non che in vita mia ci siano state troppe occasioni per esserlo, semplicemente non credevo di essere una persona così gelosa. Il punto è, ovviamente, EJ. Non sono cieca e non sono stupida e, soprattutto, mi sono sempre considerata una ragazza pacifica ed assolutamente contraria alla violenza, ma quando vedo come certe oche sfacciate e starnazzanti lo guardano, ammiccanti e lascive, per strada o al Cafè, beh, mi viene voglia di prenderle a pugni!

Quando gira l’angolo e scompare, lo fa senza voltarsi nemmeno per un attimo. Un sospiro frustrato sfugge dalle mie labbra e, rassegnata, cerco di trovare la forza e soprattutto l’equilibrio necessari per entrare in casa.

- Dannazione!

Mentre mi giro, qualcosa mi fa inciampare e riesco per un pelo ad aggrapparmi alla maniglia della porta per non cadere.

Non so come, non so quando, ma ad un certo punto devo aver lasciato cadere la borsa per terra e la cosa non mi meraviglia per niente. Probabilmente, pochi minuti fa, non avrei saputo dire nemmeno il mio nome.

Mentre frugo all’interno per trovare le chiavi, sento il telefono vibrare. Lo afferro quasi annoiata, certa di trovarvi uno dei soliti messaggi di Angela in cui mi chiede se ho “combinato” qualcosa.

Invece no…

  Scusami se sono andato via in quel modo ma, credimi, era la cosa migliore da fare. Sono quasi a casa e non riesco a smettere di pensare a te. Sono seriamente tentato di tornare indietro. Distraimi, Swan… dimmi un po’, che fai?

Devo appoggiarmi nuovamente alla porta. Non è possibile che poche parole in un sms mi destabilizzino in questa maniera. Io non sono mai stata così facilmente… eccitabile, così schiava del mio corpo, dei miei ormoni, e adesso basta che mi scriva che sta pensando a me, che si sta trattenendo dal ritornare qui, che sento il cuore balzarmi in gola e le gambe piegarsi.

Un po’ mi vergogno, ma avrei davvero voluto che non se ne andasse, che entrasse in casa con me, che continuasse a baciarmi. E poi? Che avrei fatto poi? Dove si sarebbe spinto lui? Fin dove io avrei voluto che si spingesse?

Le dita compongono autonomamente la risposta che il mio cervello in piena autocombustione ha dettato:

  E se non volessi distrarti? Sto entrando adesso in casa.

Mi rendo conto di ciò che ho scritto solo quando leggo il successivo messaggio:

 Ringrazia che mi sono appena richiusa la porta alle spalle. Piuttosto, tu, che diavolo ci fai ancora là fuori?

Ok, sono ufficialmente una cretina. Per oggi posso ritenermi soddisfatta della quantità di figuracce che ho fatto.

Infilo in fretta la chiave nella toppa, entro veloce in casa e mi richiudo anche io la porta alle spalle.

 Volevo dire che sono appena rientrata. Probabilmente ho indugiato nella speranza che qualcuno si rifacesse vivo ;)
La casa è ancora invasa dal profumo della nostra torta.

È la verità. La prima cosa che ho sentito, entrando, è stato un fortissimo odore di cannella e noce moscata, che mi riportano subito alla mente ciò che è accaduto stamattina.

  Non posso non sorridere mentre lo specchio dell’ingresso si fa beffe di me mostrandomi la mia stessa espressione da ebete.

Poi lo sguardo mi cade sulle labbra e, senza pensarci, le sfioro con le dita per avere la conferma che si tratti davvero delle mie. Sono rosse, turgide, lisce.

Una risatina mi sfugge ripensando ad una delle più frequenti massime di Jessica: “baciarsi è il miglior balsamo per le nostre labbra!”.

- Beh… non posso che darle ragione – dico a me stessa, avvicinandomi allo specchio.

Non è solo la bocca ad avere questo aspetto insolito, anche gli occhi mi sembra che abbiano una luce diversa. Per un attimo penso alla possibilità di avere la febbre e, quando porto il dorso della mano sulla fronte, in effetti, la sento calda.

No, non credo sia febbre. È l’effetto EJ, come lo chiama Angela.

Continuo l’ispezione e quasi inorridisco di fronte allo spettacolo che mi si presenta davanti.

Sono un disastro!

Il cappotto è scivolato giù dalle spalle. Dandomi un aspetto dimesso e sbilenco. La divisa è esageratamente aperta, scoprendomi il petto, ed i lembi del colletto sono sollevati in maniera assolutamente asimmetrica. La mia pelle, sottile e sensibile, è arrossata nei punti in cui EJ ha indugiato di più con la sua bocca e nei punti in cui ha strofinato la guancia ricoperta da un velo di barba. Quel velo di barba che gli dà un aspetto fintamente trasandato che mi fa impazzire.

Sfioro questi punti con le dita, sentendoli bruciare come fossero rivoli di lava incandescente che ancora scorrono inarrestabili su di me.

Avrei voluto sentire quei baci ovunque

Chiudo gli occhi, godendomi quel senso di beatitudine, per poi spalancarli improvvisamente quando un dubbio si fa strada nella mia mente.

Che avrà pensato EJ quando gli ho chiesto di entrare? Oddio! Avrà pensato che sono… facile?!

Do le spalle allo specchio, appoggiandomi col bacino al mobile dell’ingresso. Razionalmente sapevo che era inadeguato, che non avrei dovuto, che era troppo presto, che avrei lanciato un messaggio sbagliato, ma EJ mi stava baciando in quel modo. E le sue mani… Oddio, le sue mani! Più mi accarezzava, più avrei voluto sentirle ovunque, stringerle, baciarne i palmi, le dita. Sentire il suo respiro affannato, vedere il suo petto che si alzava e abbassava così rapidamente, scorgere le linee del suo torace perfetto sotto alla maglietta e sognare di seguirle con la punta delle dita.

Quando posa i suoi occhi verdi su di me, sento un brivido violento incendiarmi da dentro.

Ed il suo sorriso… cavolo, quel sorriso! Mi fa tenerezza, da un lato, perché mi ricorda quando eravamo bambini: EJ non sorrideva molto ma quando lo faceva non potevo non sorridere a mia volta. Era… contagioso!

Dall’altro però, ciò che sento quando solleva le labbra a quel modo, in un sorriso un po’ asimmetrico, scoprendo una fila di denti bianchissimi, perfetti, con i canini leggermente appuntiti, beh… non è affatto tenerezza.

E ci mancava anche Angela! Grazie a lei, anche le sue mani sono diventate un’ossessione, la pelle liscia e morbida, le dita lunghe e affusolate… Se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei avuto pensieri decisamente poco casti sulle mani di un uomo, non ci avrei mai creduto!

Quando il cellulare squilla e vibra nella mia, di mano, sussulto come una cretina lasciandomelo sfuggire.

- No! No, no, no… ti prego, fa’ che non si sia rotto… ti prego!

Mi inginocchio per terra prendendo il telefono tra le mani e notando che il display è minacciosamente spento. Il pensiero che possa essersi rotto mi manda nel panico. Se così fosse, non potrei leggere la risposta di EJ. E se non la leggo non potrò rispondergli… e se non gli rispondo, potrebbe rimanerci male…

Ok, calma. Chiudo gli occhi, inspiro, e nel frattempo, ancora con gli occhi chiusi, cerco con le dita il tasto di accensione.

La musichetta mi fa quasi urlare al miracolo!

Mi siedo per terra, incrocio le gambe ed aspetto di poter leggere il messaggio.

 Io sento ancora il TUO profumo. Lo sento addosso, dolce ed intenso. Sarà quasi come averti accanto a me, stanotte.

Deglutisco a vuoto, cerco di ignorare l’improvviso calore che si propaga su viso e sul collo… e più giù… Non so quante volte lo rileggo ed ogni volta, a quel “quasi”, il mio cuore fa una capriola.

 Vorrei poter dire lo stesso… in realtà addosso ho solo gli odori del Cafè e non vedo l’ora di lavarli via con una doccia.

Decido, finalmente, di alzarmi e rimettere in moto il cervello.

Mi sfilo il cappotto, lo appendo assieme alla borsa e, con il telefono stretto in una mano, raggiungo la mia stanza. Per terra c’è ancora ciò che ho indossato stamattina e che ho dovuto levare in fretta per correre al lavoro. Sollevo gli shorts quasi inorridita, li mantengo tra il pollice e l’indice cercando di tenerli lontano da me il più possibile.

- Che vergogna! – sbuffo, buttandomi a peso morto sul letto e coprendomi il viso tra le mani. Non ci posso credere di aver dato retta a quelle due.

Il ricordo dell’espressione di EJ quando ho aperto la porta irrompe nella mia mente. Non posso fare a meno di provare un’immensa vergogna per essermi mostrata scoperta a quel modo, ma vedere i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa e poi scurirsi, in uno sguardo che nella frazione di un secondo mi ha percorso il corpo come fosse completamente nudo, mi ha eccitata così intensamente da provocarmi un lieve capogiro.

Non so nemmeno io come ho fatto ad invitarlo ad entrare, voltargli le spalle e fingere indifferenza.

Oddio! Chissà cosa avrà pensato! Prima mi presento davanti a lui mezza nuda, poi non faccio che provocarlo, mi bacia… e gli salto letteralmente addosso e, per finire in bellezza, lo invito ad entrare in casa dopo nemmeno dodici ore dal nostro primo bacio.

Mi sollevo sui gomiti ed osservo il mio viso arrossato, riflesso nello specchio sopra il comò.

- Sei una poco di buono, Isabella Swan! – dico allo specchio, puntando il dito.

Nonostante questa consapevolezza, ciò che vedo è quanto di più lontano ci possa essere dalla vergogna, dall’imbarazzo o dal pentimento. Nei miei occhi c’è un guizzo vivace di curiosità, di eccitata euforia, di impazienza. Perché, ammettiamolo, io non ho mai provato nessuna delle sensazioni che EJ riesce a suscitarmi anche solo con lo sguardo.

 Jacob… non dovrebbe venirmi in mente in questo momento ma credo sia inevitabile. È l’unico paragone che io possa fare nonostante il più delle volte mi imponga di non pensare a lui.

Con Jacob non è mai stato così.

Accanto al fastidio provato per aver pensato a lui adesso, c’è anche la consapevolezza che farlo non mi causa quel misto di delusione, rabbia e senso di colpa. È come se fosse un dato di fatto: ho avuto un ragazzo, Jacob, credevamo di essere innamorati l’uno dell’altra, abbiamo fatto l’amore, mi sono trasferita… e lui ha pensato bene di andarsi a rifugiare tra le gambe di un’altra!

- Wow! – mi sfugge, misto ad un sospiro liberatorio. Non so se sentirmi sollevata o sconcertata per essere riuscita ad ammettere in pochi minuti ciò che non sono riuscita ad ammettere per ben due anni. O meglio, essere riuscita a farlo con questa facilità.

Pensare a Jacob, per tanto, per troppo tempo, è stato doloroso e deprimente e non c’è stato giorno che io non mi sia fermata almeno per un attimo a ricordare ciò che è successo tra noi, il modo in cui è finita, la sensazione soffocante di aver perso tutto, di non valere nulla, di non essere nessuno.

Buttarmi a capofitto nel lavoro, lanciarmi in maniera quasi incosciente nel progetto della libreria, investendovi ogni centesimo, sfinirmi fino a non avere nemmeno la forza per addormentarmi sono state le uniche cose alle quali mi sono aggrappata e che mi hanno tenuta in piedi.

Nell’ultimo periodo ed ancora di più da quando ho ritrovato EJ, ho preso a vedere le cose in maniera diversa. Probabilmente riesco a vedere me e Jacob per quello che eravamo realmente: due ragazzini. Due ragazzini che credevano di essere innamorati, affascinati dall’idea di essere i primi e gli unici l’uno per l’altra, semplicemente perché, essendo cresciuti insieme, era la cosa più ovvia, più facile ma anche la più bella e naturale.

Adolescenti, in piena tempesta ormonale… è venuto naturale scoprirsi, toccarsi, rinchiusi in una cameretta, eccitati dalla possibilità di essere scoperti, consapevoli di oltrepassare quel limite invisibile tracciato dai nostri genitori ma anche da noi stessi, fino a quel momento.

Sapevo come era fatto un uomo. A scuola, le lezioni di educazione sessuale si avvalevano di una dettagliata riproduzione dei genitali, sia maschili che femminili, ma la prima volta che ho visto Jake nudo ricordo di aver pensato che fosse… strano.

Probabilmente non posso parlare di “attrazione sessuale”, era più che altro una sorta di curiosità quasi analitica, azzarderei, di scoprire un qualcosa di così diverso da me. E credo che lo stesso sia stato per lui. Sorrido al ricordo di come ha toccato per la prima volta il mio seno acerbo, raccogliendolo con un palmo e soppesandolo neanche fosse un frutto, appunto, da valutare prima dell’acquisto.

Dalle prime palpatine al sesso c’è voluto, in effetti, più del normale e credo che la mia partenza sia stata determinante. In quel momento, farlo sembrava un modo per rafforzare un legame che avevamo già il sospetto si sarebbe spezzato. E, considerando come è andata, probabilmente sarebbe stato meglio così. Invece, la sera prima di partire per Boston, ci ritrovammo nudi nel suo garage, su una coperta stesa per terra alla meno peggio, Jacob, beatamente sorridente, ansante, sudato e soddisfatto ed io, inquieta e, se vogliamo dirla tutta, per nulla appagata.

Eppure ho creduto che fosse la cosa più giusta. Ero innamorata, sicura di esserlo, e donarmi a Jacob in quel momento mi aveva fatto sentire felice. Tornando indietro, probabilmente, rifarei lo stesso errore. Un errore che mi ha portato ad essere una ventitreenne con le esperienze sentimentali e sessuali di una sedicenne. Ma che dico! È molto probabile che una sedicenne abbia molta più esperienza di me!

Dopo Jake non c’è stato più nessuno e, se consideriamo che sono passati due anni dalla mia prima e ultima volta, beh, sono praticamente ancora vergine! La mia esperienza si riduce ad un paio di letture e qualche film che ha ampliato un po’ le mie conoscenze, per il resto sono una completa ignorante.

Ah… dimenticavo i dettagliati ed inquietanti resoconti di Jessica!

Con questo non voglio dire che avrei preferito essere come lei, e cambiare letto con la facilità con cui cambia paio di scarpe, ma nemmeno avere il terrore di fare la figura della ragazzina imbranata. Anche perché EJ è così… così…”EJ è troppo” penso, utilizzando lo stesso aggettivo che lui ha utilizzato per me oggi. Lui è davvero troppo.

Con i suoi baci e le sue carezze ha fatto affiorare sensazioni sconvolgenti in punti del mio corpo che non credevo nemmeno potessero provare tali sensazioni.

I miei polsi si infuocano quando lui li avvolge e li accarezza con le dita ed il collo è attraversato da forti scosse elettriche quando lo vezzeggia ed infila la mano tra i miei capelli.

Mi bacia il mento e sento il cuore accelerare la sua corsa seguendo un ritmo tutto suo.

In effetti non fa poi tutta questa differenza sapere o non sapere cosa fare, avere o non avere esperienza, la sua vicinanza mi stordisce al punto di non essere più in grado di intendere e di volere.

O forse solo di intendere, il volere è un discorso a parte e mi spaventa da morire. Perché non è normale, per me, volere EJ in questa maniera. So che, in questi casi, l’istinto è la cosa più importante e, cavolo, non credevo di avere un istinto così intraprendente.

Rifugiarmi tra le sue braccia, inspirare il suo odore, schiudere maggiormente le labbra per accogliere la sua lingua sono stati sin da subito gesti naturali, come se i nostri corpi si fossero sempre cercati, come se si fossero sempre appartenuti.

Nonostante ciò, ho paura che la Bella imbranata si faccia viva anche in queste situazioni e finisca col mettermi in ridicolo agli occhi di EJ. Non credo di voler sapere quale e quanta sia la sua esperienza, credo che queste cose non debbano mai essere troppo chiare tra due persone, ma sono sicura che avrà avuto sicuramente più di qualche storia.

A meno che il suo non sia talento naturale… non mi meraviglierebbe.

Ricado indietro sul letto pensando a tutte le doti che ho imparato ad apprezzare in lui in queste settimane. EJ riesce a conversare amabilmente di qualunque cosa, riesce a mettermi a mio agio e mi sa ascoltare come mai nessuno era stato in grado di fare, realmente interessato a ciò che dico e sempre pronto ad esprimere la sua opinione o a dare un suo giudizio. È un lavoratore instancabile. Oramai si destreggia in qualsiasi tipo di riparazione, al negozio, senza che sia io a dirgli cosa fare e la cosa sorprendente è che fa tutto esattamente come lo farei io o come vorrei che fosse fatto. In due settimane, la libreria ha cambiato aspetto e quando entriamo ciò che vedo non è più frutto della mia immaginazione ma è la reale forma che l’ambiente sta prendendo, che noi due, insieme, gli stiamo dando. È un galantuomo e, per quanto questo termine mi faccia sorridere, non riuscirei a trovarne un altro che meglio si adatti a lui. Non sono abituata a ricevere le premure che lui mi riserva e, nonostante l’imbarazzo, mi lusingano e mi fanno sentire al centro delle sue attenzioni. Come lui lo è delle mie, anche se io non sono altrettanto brava a dimostrarlo.

È spiritoso, divertente, ironico e credo di non aver mai riso tanto in vita mia. Il ragazzo che ho visto la prima volta al Cafè sembrava triste, esasperato, tormentato, così lontano da quello che in realtà si è dimostrato essere. Eppure ci sono delle volte che lo sguardo di EJ si rabbuia, che il suo corpo si irrigidisce ed il viso si contrae in un’espressione di dolore che lui cerca di dissimulare. Quando capita vorrei dirgli: “Parlami, dimmi cosa ti tormenta. Sono qui… non c’è nulla che tu non possa dirmi”. Ma non lo faccio, per riservatezza, credo, o per paura, forse perché sono convinta che quando sarà il momento lui mi racconterà qualsiasi cosa lo turbi e non voglio mettergli fretta. EJ è un uomo ma in lui posso ritrovare tanto del bambino che è stato e non solo nell’aspetto esteriore. È buono, con le persone, non solo con me; è gentile ed educato proprio come lo era da bambino, quando, se arrivava mia madre con i sacchetti della spesa, lui si offriva ad aiutarla, anche se erano più grandi di lui.

È un pianista eccezionale e quando parla di musica gli si illuminano gli occhi allo stesso modo di quando ricorda la sua mamma. Ogni giorno vorrei chiedergli di suonare per me come quella sera, ogni giorno evito di farlo perché ho paura che la cosa gli causi troppo dolore. Se e quando vorrà farlo, sarò felicissima di ascoltarlo.

EJ è sexy… No, parliamone!

Ci sono momenti in cui è ben consapevole del suo fascino e dell’effetto che ha su di me, e mi sembra che non si risparmi affatto nel mettere in evidenza il suo corpo. Ma sono altri i momenti che preferisco. Quando è talmente preso da ciò che sta facendo da non rendersi conto che lo sto osservando, ed in quei momenti, per me, è ancora più attraente. I suoi movimenti sicuri, la sua forza, la prontezza nei riflessi, il modo in cui si ferma per un attimo, si volta, mi sorride e si rimette al lavoro.

Mi piace la complicità che si sta creando tra di noi e l’atmosfera rilassata mentre lavoriamo insieme.

Ok, mi piace di più quando la vicinanza è tale che posso quasi vedere le scintille di elettricità che i nostri corpi sprigionano. Mi piace essere più piccola di lui e vederlo troneggiare su di me… mi avvolge, mi piega. In quei momenti mi sento così piacevolmente sopraffatta che potrebbe fare di me qualsiasi cosa.

Ma mi piacciono, anzi no, adoro quegli attimi di tenerezza, gli abbracci, le carezze, quando mi sfiora la fronte per scostare una ciocca ribelle, quando pulisce uno sbaffo di vernice sulla mia guancia.

Qualche giorno fa, mentre ero intenta a lavare i vetri, è scomparso per dieci minuti per poi ripresentarsi con un sacchetto.

- Tieni – mi ha detto, porgendomelo bruscamente.

All’interno c’erano un paio di guanti di gomma ed un barattolo di crema per le mani. Lui si è rimesso a lavorare senza dire nulla ed io sono rimasta a guardarlo, sorridendo come un’ebete per diversi minuti.

Ogni sera, quando sono a letto, afferro il barattolo da sopra il comodino e mi massaggio le mani con la crema, apprezzandone il profumo delicatamente fiorito, la consistenza morbida e l’immediata azione idratante. È una coccola che mi concedo e che mi fa pensare ad EJ prima di mettermi a dormire.

Non che ce ne sia bisogno…

Alla fine della giornata, nel buio della mia stanza, sotto le coperte, pensare a lui è il modo che preferisco per terminare la giornata e al mattino mi sveglio con la rinnovata voglia di rimboccarmi le maniche e dedicarmi al mio progetto, anche perché so che posso contare sul suo aiuto.

Il suono di un messaggio in arrivo mi riporta alla realtà. Allungo una mano cercando a tentoni il telefono sul materasso.

Ti sei addormentata sotto la doccia, piccola Swan? Io sono a letto…

Sussulto mettendomi a sedere quando mi trovo davanti il volto perfetto di EJ, illuminato dalla luce calda di una lampada. Nella foto si vedono anche le spalle, nude, ed il braccio su cui è appoggiata la testa. Un fascio di muscoli scolpiti resi ancora più evidenti dal gioco di luci ed ombre.

Sento il sangue affluire alle guance ed il cuore aumentare il ritmo…

EJ è a letto… nudo…

Magari non completamente, ma mi è bastato vedere quel poco per farmi andare in iperventilazione.

Con dita tremanti, digito una risposta senza pensarci troppo e mi fiondo nel bagno sfilandomi l’uniforme e rabbrividendo al contatto della pelle accaldata con l’aria più fresca della stanza.

Mi insapono e mi risciacquo velocemente.. è tardi, dovrei essere a letto da un pezzo. Domani sarà una giornata molto lunga e non sarà facile aspettare che arrivi la sera.

Un appuntamento… Quasi non ci credo!

Torno in camera sorridendo come una scema… Da quando ho incontrato EJ questa è l’espressione che sempre più spesso compare sulla mia faccia. Sembra di avere una paresi!

Mi infilo il pigiama, afferro il telefono e mi metto sotto le coperte. L’icona sul display  mi informa della presenza di un messaggio. Lo apro, ansiosa di leggere cosa ha scritto EJ e, quando lo faccio, per poco non mi prende un colpo!

Non pensavo di farti questo effetto, Swan… E solo con una foto innocente…

Con il cuore in gola, apro immediatamente la cartella dei messaggi inviati e quando leggo ciò che gli ho scritto prima non posso fare a meno di maledirmi mentalmente.

Adesso devo proprio farmi una doccia…

Ora penserà che stia facendo la civetta con lui. Dopo essermi presentata alla porta mezza nuda stamattina ed averlo praticamente invitato nella mia camera da letto stasera, non è così difficile da credere. Oddio, forse pensa che voglia fare sesso al telefono?!

Isabella Swan, sei una cretina! Idiota, stupida… e cretina!

Sesso al telefono… Oddio! Io non ho mai fatto sesso al telefono, non sono nemmeno tanto sicura di come si faccia!

(Qualche mese prima…)

- Jessica ci sei? È tutta la sera che non stacchi gli occhi da quel telefono. Cos’avrete tu e Mike di così importante da dirvi che non possa attendere un’altra ora?

- Fidati Bella, non lo vuoi sapere.

- Eh? Che vuoi dire? Ora sono curiosa.

- Ok, se insisti. Io e Mike stiamo sessaggiando.

- Cosa?! M… messaggiando vorrai dire.

- No, voglio dire proprio quello che ho detto. Sesso al telefono Bella, hai presente?

- Io… ma, voi due vi vedete ogni giorno!

- E allora? È stuzzicante, divertente, eccitante. Quando arrivo a casa, Mike è talmente su di giri che non mi dà nemmeno il tempo di arrivare in camera da letto!

E ora che faccio? Che gli rispondo?

Il telefono vibra tra le mie mani e quasi lo lancio in aria per lo spavento.

Ti stai godendo la doccia?

Oook, Calmati Bella. EJ ti sta sfacciatamente provocando. Ora sta a te decidere se assecondarlo o ignorarlo.

Sembra facile… Il problema è che non ho la più pallida idea di come fare sia l’una che l’altra cosa. Non so se sia sessaggiare questo, ma lui lo fa dannatamente bene!

Sono senza speranza.

Sono a letto. E, prima, non intendevo dire quello.

La risposta arriva immediatamente.

Non intendevi dire cosa?

Hai capito.

No, spiegamelo.

La doccia, la foto e tutto il resto.

Rimango con lo sguardo fisso sul display, ma la risposta di EJ tarda ad arrivare. Sospiro frustrata e mi risistemo nel letto, girandomi di lato e raccogliendo le gambe al petto in quella che è la mia posizione preferita da quando ero bambina. Sto per domandargli se c’è ancora, quando arriva il suo messaggio.

Quindi non ti fa nessun effetto la foto che ti ho mandato?

Ma… come può chiedermi una cosa del genere? Maledizione EJ… cosa vuoi che ti dica?

Sento gli occhi pizzicare ed il testo si fa sfocato per le lacrime che premono impietose.

Sono patetica!

Esasperata digito l’unica risposta che mi viene in mente.

Non sono brava in queste cose. Mi dispiace. Buonanotte.

 Il telefono comincia a squillare dopo pochi secondi. Mi schiarisco la voce e rispondo senza nemmeno guardare il display. So che è EJ, spero solo non si accorga che sto piangendo.

- EJ…

- Che succede, piccola Swan?

- Io… no, niente.

- Stai piangendo?

Ouch!

- No, no, affatto. Sono solo un po’… raffreddata.

Spero che EJ se la beva.

- Non la bevo, pulce. Ti conosco troppo bene e non è la tua voce da raffreddata quella.

Ri-ouch!

- EJ, io…

- No, lascia parlare me – mi interrompe – Scusami, Bella, non volevo. Non riuscivo a smettere di pensare a stasera, al bacio e…

- Oh…

- E’ stato… non so dirti com’è stato. Non so nemmeno come ho fatto ad andarmene e lasciarti lì. Prima, quando mi sono messo a letto, nonostante la doccia, sentivo ancora il tuo profumo addosso. Non ho mai provato una cosa del genere in passato. Scusami se ti ho stuzzicata. Mi impongo dei limiti, con te, ma poi è difficile rispettarli.

- EJ…

- No, lasciami finire. Non so come comportarmi con te. Tu sei così… diversa. Ho una fottuta paura di sbagliare. E stasera ho sbagliato. Io…

- EJ basta, ti prego. Basta. Tu non hai sbagliato nulla. Non hai fatto niente di male. È colpa mia.

Una risatina soffocata mi giunge dall’altro capo del telefono.

- Non starai ridendo di me, Masen!

- Sì, Swan, sto ridendo proprio di te. Spiegami per quale diavolo di motivo dovrebbe essere colpa tua!

- Beh, io… vedi…

- Mh mh…

- Smettila! Non prendermi in giro!

- Ma io non ti sto prendendo in giro.

- Sì invece. Lo fai sempre – dico imbronciata.

-Perché adoro il broncio che fai. Anche adesso scommetto.

- Non è vero! – rispondo, immediatamente sulla difensiva.

- Ok pulce. Ricominciamo dall’inizio. Perché sarebbe colpa tua?

- Perché sì. Beh, insomma… lo sai.

- Per la miseria, Swan. No che non lo so!

- Uff… te l’ho detto. Non sono brava.

- Non sei brava a fare cosa?

- Dai, EJ… quello che stavamo facendo prima – dico esasperata.

Improvvisamente fa così caldo. Sento il viso in fiamme. Scalcio il piumone e mi giro sulla schiena.

- E cosa stavamo facendo prima, Swan?

Il tono di voce con cui mi fa la domanda dovrebbe essere legalmente inammissibile. Come miele dolce e caldo… Ma che dico, miele? A me non piace il miele. È cioccolato, caldo, denso, morbido… lo sento scorrere dentro e la sua dolcezza si diffonde in tutto il corpo.

- Io – ammetto candidamente – non l’ho mai fatto.

- Cosa?

La sua voce sta diventando, se possibile, ancora più roca e profonda.

- Sesso al telefono… - sussurro. Oddio, l’ho detto. Chiudo gli occhi aspettando di sentire la sua risata. Ma non succede.

- E’ questo che pensi? Credevi che volessi fare sesso al telefono?

Non sta ridendo. È serio.

- No? – chiedo, sperando che non colga la nota di delusione nella mia voce.

- No, Bella.

- Oh… Io pensavo… Lascia perdere, sono una sciocca.

- Quante volte te lo devo dire Swan? Tu pensi troppo. E, fidati, quando faremo sesso al telefono, te ne accorgerai.

Un gemito mi sfugge e mi copro immediatamente la bocca con la mano, dandomi, per l’ennesima volta solo stasera, della cretina! Non so se mi agita di più il modo in cui ha pronunciato “sesso” o quel “faremo”. So solo che al solo pensiero mi manca il respiro.

Improvvisamente il peso di tutto quello che è successo oggi e nell’ultimo periodo mi piomba addosso. Ho come l’impressione che stia succedendo tutto troppo in fretta, anche se razionalmente so che non è così. Ho paura. Ho paura di non meritarlo, ho paura che finisca. Ho paura di non essere in grado di gestirlo, di gestire tutte queste emozioni che in alcuni momenti è come se mi travolgessero. EJ ha risvegliato sensazioni che non credevo avrei mai più provato ed a quelle se ne aggiungono altre completamente nuove e inaspettate.

Vicino a lui mi sento al sicuro e allo stesso tempo mi sento più sicura di me stessa. Davanti a lui mi sento bella, quasi sempre, anche dopo una giornata al Cafè, con i capelli scarmigliati e gli odori della cucina addosso. Mi sento ascoltata, capita, supportata come non mi era mai successo prima. E, soprattutto nell’ultimo periodo, mi sono sentita e mi sento desiderata, in un modo così intenso da togliermi il fiato.

- Swan, sento il cigolio degli ingranaggi del tuo cervello da qui.

- Scusami…

- Parla con me, Bella. Sono qui, ti ascolto.

E la sua voce è così dolce e va a stuzzicare quelle corde che già da tempo avevano preso a vibrare, che tutto ciò che ho cercato di contenere esplode in un pianto disperato. Il mio petto sussulta per i singhiozzi e le lacrime scorrono copiose e inarrestabili bagnandomi le tempie e i capelli.

Sento il mio nome, sento EJ che mi prega di calmarmi, mi chiede cosa sia successo ed è solo per il suo tono preoccupato che cerco di farlo, iniziando a respirare profondamente mentre mi asciugo gli occhi con la manica del pigiama.

- Ok Bella, sì, così… Respira. Stai tranquilla, sono qui…

- EJ…

- Dimmi tutto, pulce.

- Sono felice… Sono felice che tu sia qui. Sono felice di averti ritrovato. Grazie.

- Non ringraziarmi, piccola Swan. Sono felice anche io. Non puoi nemmeno immaginare quanto – dice sollevato, dopo aver sospirato profondamente.

- EJ?

- Sì?

- Non hai paura?

- Talmente tanta che a volte mi sembra di impazzire.

- Anche io…

- E di cosa hai paura, Bella?

- Di deluderti.

- Impossibile…

- E tu? – gli domando sorridendo.

- Di farti del male.

- Come puoi pensarlo? – gli chiedo allarmata – Non puoi dire sul serio. Non ne saresti capace, sono sicura di questo.

- Spero che tu abbia ragione.

- Certo che ce l’ho. Io ho sempre ragione!

- Oh, ecco che ritorna miss sottuttoio, non mi era mancata affatto.

- Ahahahahah, beh, abituatici. Uomo avvisato…

- Mh, ci proverò. Certo che, unita alle altre cose… è una gran bella lista di difetti la tua.

- Ma senti chi parla!

- Che vorresti dire?

- Che anche la lista dei tuoi difetti non scherza…

- Ah! Questa è bella. E, sentiamo, quali sarebbero i miei difetti?

- Umpfh, sei uno spocchioso arrogante, per iniziare. La prima volta che sei venuto al Twilight, ti guardavi intorno come se il locale fosse appestato. Ti avrei preso a calci nel sedere!

Mi preparo mentalmente alla sua risposta provocatoria, ma, dopo qualche secondo, quando parla, il suo tono è completamente diverso. Amareggiato.

- Non era un buon momento.

- Scusa – sussurro mortificata dopo un po’. Ricordo perfettamente la sua espressione accigliata e pensierosa. Non avrei dovuto…

- E poi c’era una cameriera acida e fastidiosa!

- COSA?!

- Ma molto carina…

- Ah sì? E com’era? – gli chiedo sorridendo.

- Era uno schianto! Peccato che poi ne sia arrivata un’altra con un’insulsa torta di mele…

- EJ! Sei un… Un…

- Un?

- Un…

- Sono tutt’orecchi.

- Sei odioso! – sbotto alla fine, censurando tutti gli altri aggettivi che mi sono venuti in mente!

- Lo so. E ti piace…

Sì, mi piace. Mi piace tutto di EJ.

Non so per quanto tempo continuiamo a stuzzicarci, ma all’ennesimo mio sbadiglio, EJ decide che è ora di mettersi a dormire.

- Ci vediamo domani al Cafè?

- No, domani sono impegnato tutto il giorno. Ti passo a prendere alle venti in punto.

- Ok  – dico. Mi rattrista anche il solo pensiero di passare tutta la giornata senza vederlo.

- Allora, fai bei bei sogni, piccola Swan.

- Buonanotte EJ. Fai bei sogni anche tu.

- Lo spero.

* *** * *** *

- FINALMENTE! – la voce di Jessica, già normalmente stridula, è due ottave sopra rispetto al solito – Cominciavo seriamente a pensare che Mr. Torta di mele fosse gay!

- Jessica!

- Cosa? È un’eternità che vi fate gli occhi dolci. Era ora che ti chiedesse di uscire. Certo, ci sono momenti in cui sembra volerti saltare addosso qui, davanti a tutti, e possederti su uno dei tavoli, ma la cosa stava andando decisamente per le lunghe.

Promemoria: tenere le mie amiche, anzi no, tenere le mie colleghe fuori da questa storia, soprattutto Jessica!

- Jess, lascia stare Bella…

- Grazie Angela – le dico sorridendo, riconoscente. Almeno lei…

- Allora? Lo avete fatto?

- ANGELA!!!

- Beh? Avreste dovuto vedere le vostre facce ieri sera…

- Dai, Bella, racconta – le dà man forte Jessica – e non risparmiarci i dettagli piccanti.

Afferro la caraffa, esasperata, e do loro le spalle per riempire le tazze dei clienti. Lo faccio lentamente, ma quando ritorno al bancone, quelle due sono ancora lì ad aspettare.

Con una maschera di indifferenza dipinta sul volto, continuo a svolgere le mie mansioni, ignorando i loro sguardi.

- Ok! – sbotta Jessica – Dicci almeno cosa indosserai stasera.

Penso di ignorare anche questa domanda, quando mi rendo conto che, effettivamente, potrei avere bisogno di un consiglio.

- Ecco – comincio, avvicinandomi – EJ non mi ha dato nessun indizio. Non ho la più pallida idea del posto in cui andremo, del tipo di serata… Ho paura di esagerare o, al contrario, di sembrare sciatta.

Jessica e Angela si sono avvicinate lentamente, scivolando con i gomiti appoggiati al bancone ed il busto proteso in avanti. Le nostre teste si toccano. I loro occhi sgranati mi inquietano. Sembra di essere di fronte all’inquisizione.

- I… Io av… avevo pensato… magari… di mettere un… pantalone ne…

- Cooosa?! – esclamano in coro facendo voltare tutti i clienti. Oddio, adesso ho paura.

- Sì… Ne ho uno, molto eleg…

-NO! – quasi urlano insieme. Ora anche i clienti hanno paura.

- Smettetela di fare così! – dico a denti stretti. Lo sapevo che avrei dovuto tenere la bocca chiusa!

- Bella, è il vostro primo appuntamento ufficiale – dice seria Jessica, come se non lo sapessi! – Devi mettere in mostra l’armamentario! – conclude, oscillando l’indice davanti al petto, dove la divisa riesce a malapena a contenerle il seno.

- È di me che stiamo parlando… Non c’è molto armamentario da mettere in mostra.

Io e Angela ci guardiamo, alzando gli occhi al cielo e Jessica mi guarda con un’espressione sconsolata come se fossi un caso senza speranza.

Dopo qualche minuto di silenzio, batte una mano sul bancone, facendo sussultare noi e tutta la gente presente nel locale.

- Ho trovato! Siamo tutte e tre libere oggi pomeriggio, giusto? Sapete cosa vuol dire questo?

Non so se si tratti di una domanda retorica o se si aspetti davvero una risposta. In ogni caso, comincio a sentire una lieve agitazione.

- Shopping ragazze! Non c’è nulla che un push-up non possa fare!

 

* *** * *** *

Seduta sul letto, stretta nell’accappatoio, i capelli avvolti in un asciugamano, guardo compiaciuta il vestito appeso all’anta dell’armadio. Manca un’ora all’appuntamento e mi sento agitata ed euforica allo stesso tempo. Non credevo di uscirne viva oggi pomeriggio, ma alla fine si è rivelato più facile e piacevole del previsto.

Sono riuscita a non spendere un capitale, a persuadere Jessica dal farmi vestire come lei, a non comprare un push-up da settanta dollari!

Beh, sì, ok, mi sono lasciata convincere dalla commessa del negozio a comprare un corsetto. Mi imbarazza il solo pensiero! Quando me l’ha mostrato, sono inorridita e penso di aver storto anche il naso. Ma quando l’ho indossato sotto al vestito, quando ho notato la differenza, il modo in cui sottolineava il punto vita, in cui metteva in risalto il seno, senza che schizzasse fuori ad ogni movimento, come con il reggiseno proposto da Jessica, il modo in cui mi sono sentita mentre mi guardavo allo specchio, beh, ho sorriso, facendo sì con la testa, sotto lo sguardo compiaciuto delle mie amiche.

Adesso invece sono qui, con il cuore in gola ed il terrore di sembrare ridicola e di non riuscire nemmeno a sedermi o mangiare, strizzata in quello strumento di tortura.

Prendo il telefono e rileggo il messaggio.

Mi sei mancata, piccola Swan. Non vedo l’ora di rivederti. A tra poco.

Come una molla, scatto in piedi e comincio a prepararmi.

* *** * *** *

E se ci siete ancora, non posso che dirvi GRAZIE.

Miki.

 

 

   
 
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