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Autore: Drunk on Love    08/02/2014    2 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Papà!»
Kakashi si voltò.
Una bambina dalla carnagione molto scura, con un paio di occhi di un verde brillante e un sorriso luminoso gli correva incontro, seguita pochi metri più dietro da un uomo dai lunghi capelli castani raccolti in una coda e una vistosa cicatrice sul naso.
«Piccola!» si chinò per prenderla in braccio, poi salutò Iruka. «Ha fatto la brava?» gli chiese, mentre guardava la piccola Sukai.
«Bè, ha dato del filo da torcere a due ANBU, ma stanno bene.» rispose Iruka.
Kakashi sgranò gli occhi.
«Che significa stanno bene?»
«Significa che ha imparato fin troppo bene la Tecnica della Moltiplicazione del corpo» disse Iruka sorridendo di soddisfazione: dopotutto, la bambina era sua allieva.
Dopo circa un quarto d’ora, una mano batté ripetutamente sulla spalla dell’albino.
«KAKASHI HATAKE!»
Ma perché…?
Si voltò lentamente, preparandosi a ricevere un sonoro pugno in testa dalla sua allieva. E non avrebbe neanche avuto tutti i torti: era in ritardo come al solito.
«Si… Sakura?» e intanto Sukai se la rideva.
«Buon compleanno!» esclamò invece la rosa con allegria.
Kakashi, che si rese conto di aver chiuso l’occhio, lo aprì e si ritrovò di fronte un gruppetto di persone che lo fissavano sorridendo ed esclamando le stesse parole che aveva pronunciato la sua allieva.
Restò di stucco. Era già il 15 settembre?
«G-grazie…» balbettò, interrotto dal bacio sulla guancia scoccatogli da sua figlia.
«Auguri papino!»
Guardando meglio, l’albino riuscì a rendersi conto di tutti i presenti: c’erano Naruto e Sai, Shikamaru, Ino, Choji e Asuma –con la solita sigaretta in bocca-, Yamato, Jiriya e Gai, il suo rivale, che sollevò il pollice all’insù.
Sorrise e si lasciò fare gli auguri, anche se non era suo solito festeggiare il proprio compleanno.
 
 
Erano a villa Hyuga, a casa di Hinata, dove si erano aggiunti anche Rock Lee, TenTen, Neji, Shino e Kiba.
E Hiashi ha dato il permesso a questi scalmanati di mettere a soqquadro casa sua per una festa di compleanno? Kakashi era piuttosto sorpreso.
Erano circa le otto di sera, presto dunque, ma la maggior parte degli invitati era già ubriaca.
Kakashi decise di sgattaiolare fuori al giardino, dove trovò Jiraiya e Asuma.
«Kakashi» salutò il moro. L’albino rispose con un cenno del capo.
«Stai invecchiando» lo schernì l’eremita.
Asuma e Kakashi ridacchiarono.
«Quattro anni» disse l’albino.
«Cosa?» fece Jiraiya.
«Sukai ha quattro anni e stamattina ha preso a pedate due ANBU cercando di scappare dall’Accademia» spiegò il “festeggiato”.
«Davvero?» Asuma era impressionato.
«Cosa ci vuoi fare? La nuova generazione…» commentò l’eremita.
«Ah… non parliamo di nuove generazioni. Shikamaru è fissato…» sospirò il moro, facendo ridere gli altri due.
Dopo qualche minuto di silenzio, Kakashi rivolse lo sguardo alla luna quasi piena che brillava sulle loro teste, poi si voltò a guardare dentro casa Hyuga: i suoi allievi ridevano, bevevano e ballavano, sembravano felici, ma tutti loro sapevano che mancava una persona.
«Dovrebbe esserci Sasuke, qui» disse a un tratto.
Jiraiya e Asuma si voltarono a guardarlo.
 
Sasuke se n’era andato due anni prima, lasciando Sakura tra le lacrime sotto la pioggia. Era da un po’ che si era allontanato da loro, ma Kakashi aveva sperato di riuscire a trattenerlo.
Era stato tutto inutile, l’odio aveva preso il sopravvento e il sentimento di vendetta gli aveva gelato il cuore. Del Sasuke Uchiha che conoscevano, non era rimasta nemmeno l’ombra. Solo dolorosi ricordi.
Erano riusciti a individuarlo un paio di volte da quando era fuggito, ma non erano riusciti a riportarlo a casa.
Kakashi si sentiva responsabile.
«Non hai bisogno di uccidere il tuo migliore amico per ottenere ciò che vuoi!»
Era vero, quello che gli aveva detto, ed era anche vero che era riuscito a non fargli uccidere Naruto, ma era altrettanto vero che lo aveva incitato a cercare un modo diverso per uccidere suo fratello. O almeno, così gli sembrava.
Sakura e Naruto non si erano mai dati per vinti, mai arresi. Avevano promesso di riportarlo a casa.
Eppure, dopo quattro anni, Sasuke al Villaggio ancora non si era visto.
 
Asuma si accese una sigaretta.
«Tornerà. Yamato e i ragazzi stanno facendo il possibile» provò a confortarlo, ma in fondo non era convinto nemmeno lui delle sue stesse parole.
Il discorso fu, per fortuna, interrotto dalla piccola Sukai, che spuntò da dietro la pianta dell’ingresso con un pacchettino in mano.
«Questo l’ho fatto io, papà» disse con un po’ di imbarazzo.
Kakashi sorrise, prese il pacchetto e le arruffò i capelli con una mano.
«Grazie» le disse dolcemente.
Lo aprì: all’interno c’era un piccolo ciondolo di metallo rotondo con i lacci di cuoio, al cui interno era stampato uno spaventapasseri.
Kakashi rise.
Bé, il pensiero è azzeccato.
Guardò la bambina con affetto, poi la prese in braccio.
«Quindi sai anche plasmare il metallo?» chiese ironico.
«Che vuol dire plasmare?» chiese la piccola sgranando gli occhi.
A meno che non l’ha comprato Iruka, mi sono fatto un regalo da solo.
Rise e cominciò a scoccarle baci affettuosi sulle guance morbide.
«Chi l’avrebbe mai detto. Kakashi Hatake che riempie di baci un individuo dell’altro sesso senza malizia. I bambini fanno miracoli!» se ne uscì Jiraiya, facendo scoppiare a ridere gli altri.
«Nonno Jiriya! Mi porti sulle spalle?» chiese la piccola.
«Quante volte ti ho detto di chiamarmi zio? Mi fai sentire vecchio!» si lamentò l’eremita.
«Ma tu sei vecchio!» esclamò invece lei, contribuendo alla pancia di risate di Asuma e Kakashi.
 
«Kakashi?» la voce di Gai sovrastava quella delle lamentele di Jiraiya, che era ormai diventato il cavallino di Sukai.
«Sono qui» rispose l’albino.
«La torta e i regali!» annunciò il ninja con la calzamaglia verde. Kakashi sospirò.
«Arrivo» disse infine.
Appena rientrato, Sakura gli portò sotto il naso una torta con ben trenta candeline.
«Quante sono?» le chiese sottovoce.
«Sono trenta! E non dica che ce n’è una in più!» lo canzonò la rosa, incurante dell’imbarazzo del suo maestro.
Non aveva scelta: alzò le spalle e sospirò rassegnato, dopodiché spense le candeline e si lasciò sommergere dai regali che gli avevano fatto.
 
 
«Finalmente se ne sono andati tutti» sospirò Kakashi.
Erano rimasti in pochi: lui, Jiriya, Sukai, Sakura e Hinata.
Sai aveva accompagnato a casa Naruto, che aveva bevuto un po’ troppo e barcollava pericolosamente.
Gli altri non erano ridotti meglio.
«Posso dormire da nonno Jiraiya stanotte?» chiese la bambina al padre ubriaco, strofinandosi gli occhi dal sonno.
«Zio!» la corresse l’eremita.
Kakashi annuì.
Jiriya e Sukai salutarono Hinata e Sakura, poi uscirono di casa.
Kakashi finì il bicchiere che aveva in mano, poi lo poggiò sul primo mobile disponibile e si voltò verso la ragazza dagli incredibili occhi color perla.
«Grazie per la festa, adesso, però, andrei» annunciò, barcollando fino alla porta, mantenendosi ai mobili.
«Forse ha bevuto un po’ troppo» lo rimproverò la sua allieva mantenendolo ed evitandogli una caduta rovinosa.
«Tranquilla, ce la faccio» disse lui, per niente convincente.
Certo, come no. Pensò Sakura.
«Hinata, grazie per tutto e buona notte. Io accompagno il maestro Kakashi a casa» disse Sakura alla sua amica.
La Hyuga annuì.
«Sì, ma stai attenta, che anche tu sei un po’ brilla» la avvertì.
 
 
Erano sul vialetto di casa di Kakashi, quando si addormentò fra le braccia della rosa.
Sakura si irrigidì, stizzita.
Ma possibile che un ninja del suo livello non sapesse reggere un po’ d’alcol?
Lo trascinò fino in camera sua e lo scaraventò sul letto.
Si rese conto che Hinata aveva ragione sul fatto che fosse un po’ sbronza, perché perse l’equilibrio e cadde.
No, fu mantenuta. Due mani forti la tenevano per i fianchi.
Probabilmente i suoi modi poco ortodossi avevano svegliato il suo maestro, che ora la fissava con uno sguardo diverso dal solito.
I loro occhi si incrociarono e scattò qualcosa dentro Sakura. Non seppe con certezza se fu il cuore che sembrava galoppare o qualcosa che le inumidì gli slip.
Quasi in un gesto automatico, allungò una mano verso il suo volto, e con le dita delicate sfiorò la maschera nera.
Per anni aveva odiato quel pezzo di stoffa. Non era mai riuscita a capire perché la indossasse.
L’occhi nero la scrutava con attenzione, ma lui non muoveva un muscolo, era come se aspettasse che fosse lei a fare la prima mossa.
La ragazza esitò.
La mano di Kakashi, ancora attaccata al fianco della rosa, percorse la sua schiena, poi scivolò lungo il suo braccio magro, fino a sfiorarle le dita, incitandola a compiere quel gesto.
Sakura abbassò la maschera, ma aveva gli occhi chiusi, come se non avesse il coraggio di affrontare una scoperta tanto eclatante come il volto del suo maestro, che tante volte aveva immaginato.
Kakashi le carezzò una guancia, e finalmente lei aprì gli occhi.
Si sarebbe aspettata di tutto, ma mai questo.
Era di una bellezza da togliere il fiato. Aveva i tratti decisi, ma non troppo duri, le labbra né troppo sottili né troppo carnose e il naso lievemente rivolto all’insù, ma non tanto da farlo sembrare effemminato. Non era nei canoni tipici della “bellezza”, ma era di gran lunga più intrigante di molti altri biondi dagli occhi azzurri –di sua conoscenza, fra l’altro-.
Tanto domattina non ricorderò niente. Si disse.
Già, nessuno dei due si sarebbe ricordato niente.
Sakura avvicinò il suo viso a quello del suo maestro, tanto che poteva sentire il suo respiro accarezzarle la pelle.
No. Sarà peggio. Mi sveglierò in un letto non mio e quando realizzerò con chi ho passato la notte urlerò, scapperò, sarò sconvolta.
Ma c’era una cosa che continuava a chiedersi: se era davvero ubriaca, perché ragionava così lucidamente?
Le loro labbra stavano per sfiorarsi, quando lei si alzò di scatto e corse via, come un lampo. Era certa che se avesse esitato anche un attimo, lui l’avrebbe convinta a rimanere, anche solo per un innocuo bacio.
 
 
Kakashi sprofondò nel cuscino.
Che diavolo ho combinato?
Ormai era sicuro che quella notte non avrebbe dormito, nonostante la grossa quantità di alcol che aveva assunto alla festa.
E forse fu proprio per quello, che cominciò a vagare fra i pensieri e i ricordi che da lucido avrebbe tenuto a bada dentro di sé.
Ripensò a quando Sakura, Naruto e Sasuke non erano altro che bambini, a quanto la rosa fosse innamorata dell’Uchiha e a quanto esilarante fosse vedere quest’ultimo prendere a pugni il biondo.
Ora erano diciassettenni ed erano rimasti in due.
Basta ricordi, Kakashi. Basta.
Andò in cucina a bere un bel bicchiere d’acqua, quindi si rialzò la maschera che poco prima aveva aiutato ad abbassare e uscì di casa.
 
 
«Quattro anni fa avevi una bambina, ora lei è di sopra, quindi cosa ti serve?» chiese Jiraiya assonnato e un po’ infastidito, aprendo la porta all’albino.
«Ho fatto un guaio» rispose lui, passandosi una mano sul volto.
Jiriya sospirò.
«Entra.»



Spazio Autrice
Salve, è da un po' che non scrivo dopo i capitoli e mi sembra arrivato il momento di farlo.
Innanzitutto, mi sento in dovere di comunicarvi -cosa che avrei dovuto fare prima- che sono una shipper della coppia KakaSaku, per cui ci saranno varie scene del genere, anche se non credo di farli mettere insieme.
Comunque ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate e chi ha recensito e spero che recensiate anche questo capitolo.
E scusate se ho aggiornato solo ora, ma ora avuto dei problemi di cui preferirei non parlare.
Ok, ho divagato.
Spero che, se siete arrivati a leggere fin qui, il capitolo vi sia piaciuto. 
Ciao ;)


-Drunk on Love-


 
  
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