Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Samita    09/02/2014    1 recensioni
Rivisitazione di questo spettacolare film in chiave adulta, un po' missing moments, molto centrata sul rapporto Anna/Elsa, con qualche OOC per un'interpretazione più matura. A chi gradisca, è benvenuto.
«Vai.
Esci.
Anche per me.
Così che io la sera possa sentire ancora questi passi felici.»

«Questo è quello che dice la gente, ché alla gente piace dire molte cose. Dice che fosse l’inverno più freddo degli ultimi cent’anni, e che il manto innevato avesse bloccato le porte delle case, e le finestre: tanta era la neve che la stessa levatrice non aveva avuto modo di giungere in tempo al castello.
Questo è quello che dice la gente.
Chè la gente lascia che le parole fluiscano come nulla fosse, e crea le leggende.
Sono quelle, ciò che restano.
Ciò che dice la gente.»
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3


3: E poi mai pù.



Il GranPabbie sghignazzava chino sul pentolino di rame.

"Questo fa vedere che ha magia, sì!"

"Non penso servisse questo per capirlo..."

"Oh –" si immobilizzò quello, portando lo sguardo sul Re. " – Oh, sì, questo importa, sì. Sente magia dentro, la padroneggia, se già sente gli odori magici. Buona cosa. E ha ragione – annusa, annusa. Annusa."

Nonostante ci fosse già passato, il Re ci mise comunque un po’ per inspirare l’odore della poltiglia ribollente.

Come previsto, arancia e cioccolato. Intensi, dolci: l’aroma dell’agrume sembra quasi potersi dire frizzante, e gli fece scappare un abbozzo di sorriso.

"Magia non c’è, in Anna. Puoi stare sereno, Sire. Elsa cresce bene. Ma bisogna stare attenti ad equilibrio. Compreso?"

"Grazie, GranPabbie."

Il re si congedò.



Elsa satellitava attorno alla Regina e ad Anna, avvicinandosi ogni giorno un po’ di più, ogni giorno un po’ più spesso, finché non ebbe il coraggio darle una carezza.

Nulla accadde.

La Regina sorrideva, serena, guardando le due figlie avvicinarsi e, lentamente, crescere.

Anche il Re iniziava a distendersi, a lasciare Elsa camminare da sola, a non tenerla più sotto costante osservazione.

"Padre, la vuole vedere una magia?"

Cinguettava la bambina, avvicinandosi a lui: portava le mani al volto, le richiudeva l’una sull’altra, e poi lentamente le schiudeva, mostrando piccole forme di neve compatta, piccole sagome abbozzate.

Chiedeva: "Posso farlo vedere ad Anna?"

"Non ancora, Elsa. Ma fra un po’ sì."

Il volto della bambina si illuminava, e trottava verso l’angolo della stanza, vicino alla finestra, sedendosi per terra e immaginando mondi di neve e ghiaccio in cui divertirsi e giocare senza fine.


"Posso farlo vedere ad Anna?"

"Oh."

La Regina si stupiva: ogni volta le piccole sculture di neve diventavano più precise.

Ma la risposta non cambiava: "Non ancora, Elsa." mormorava dolcemente la madre. "Ma tu continua, vedrai come sarà contenta quando finalmente glielo mostrerai."

Fiduciosa, Elsa richiudeva le mani, facendo scomparire la neve. Si allungava verso Anna e le dava un bacio in fronte, tornandosene poi a giocare nel suo angolino di freddo, vicino alla finestra di camera sua.


***


Elsa non si ricordava del giorno in cui, finalmente, aveva potuto mostrare la magia ad Anna: era stata una cosa lenta, graduale; e Anna, per quel che la riguardava, dava ormai per scontato che Elsa potesse creare la neve e farla esplodere in qualunque sala del castello.

Il Re schiudeva la porta della camera delle due bambine, osservando da un minuscolo spiraglio la piccola Anna battere follemente le mani alla vista dei ricami di ghiaccio che volteggiavano nell’aria sopra alla sorella.

Appena la più piccola si alzava per avvicinarsi, Elsa indietreggiava un po’.

"Sei ancora troppo piccola per venire così vicino, Anna." diceva la maggiore, con la dolce apprensione ereditata dalla madre.

"Nooo!" squittiva Anna, placcando letteralmente Elsa: questa si chiudeva a fagotto, ridendo, e portando le manine al petto faceva scomparire ogni traccia di magia. Poi la prendeva, abbracciandola, per togliersela delicatamente di dosso, e ricominciavano a fare i giochi normali dei bambini della loro età.

Non sembrava potesse andare meglio di così.

Non sembrava vero.


E il tempo passava, sin troppo veloce: Elsa prendeva sempre più confidenza, lasciando Anna avvicinarsi sempre più. Al Re sembrava di impazzire ogni volta che le vedeva fare qualcosa di nuovo, di imprevedibile. La moglie gli posava una mano sulla spalla, ed ormai gli ripeteva sempre la stessa cosa:

"Di cosa ti preoccupi, amore? Va tutto bene. Pensa se fossero stati due maschi, che disastro –" e si metteva a ridacchiare a labbra strette.



***


"Elsa..."

"Mhhh."

"Elsa!"

Anna la scuoteva nel sonno.

Elsa sapeva benissimo cosa voleva.

"Dai! Dai!"

Era una notte d’aurora come le altre: Elsa, strattonata giù per le scale del castello da quel terremoto che era Anna, sentiva già fluire la magia in tutto il suo corpo, ansiosa d’uscire.

"Fai la magia! Fai la magia!"

Il ghiaccio e la neve: fuori da lei, in tutta la stanza. Lì, al suo bisogno, al suo comando, per servirla. Scendeva la neve sul pavimento ed Anna si animava sempre più, saltellandovi sopra con gli scarponcini che Elsa non mancava mai di controllare che avesse. Non doveva fare troppo freddo, ma oramai non era più in problema: era come se riuscisse a concentrarlo tutto nella neve, senza che uscisse.

"Mi chiamo Olaf, e amo i caldi abbracci!"

Anna era spericolata, molto più di quanto non fosse Elsa. La sorella maggiore non si preoccupava delle follie della più piccola, perché ormai sapeva che qualunque cosa fosse successa lei sarebbe stata lì, pronta ad inondare il pavimento di legno d’un soffice strato di neve fresca, o a catturarla con una scivolosa scultura di ghiaccio che l’avrebbe riportata dolcemente a terra. Nulla, ormai che erano grandi, poteva andare storto.

Ne era certa.


Fino a quell’istante.


"Anna, rallent..."


Elsa non avrebbe mai pensato che sarebbe stato il ghiaccio stesso a tradirla – quel ghiaccio che era suo, e suo soltanto, con cui viveva da sempre, che sotto la sua sola volontà si modellava a suo piacimento.

Il ghiaccio la tradì: meschino, la fece scivolare quando la cosa non era dovuta; ad Elsa mancò il terreno sotto ai piedi.

Più che il suo corpo, fu il suo cuore che sentì cadere, sprofondare, scomparire muto dal suo piccolo petto: "Anna!"

La magia non le obbedì: schizzò fuori, indomita, dove non doveva andare, mentre lei cadeva, e con lei ogni sua ultima certezza.

Perché non solo il ghiaccio l’aveva gabbata, e non solo la magia s’era divincolata al suo comando; non solo non aveva avuto il modo di proteggere la sua sorellina dalla caduta, no: quella stessa, maledetta magia ribelle, nell’istante d’un tonfo, s’era scagliata sulla fronte di Anna.

Il mondo di Elsa crollò in un istante.

"NO!"

Il panico le morse il petto, quando vide Anna rotolare giù da una montagnola di neve, incosciente.

"Anna! Anna!"

Tradita, ferita, si lanciò sulla sorellina ad abbracciarla.


Cosa hai fatto?


"Madre! Padre!"


E un singhiozzo dopo l’altro.

Elsa, cosa hai fatto?


China su di Anna, abbracciandola disperata, Elsa sentì le porte della stanza aprirsi.

Fra le lacrime, sentì il gemito di sua madre. Il Re, spalancata la porta, si guardò attorno sconcertato: il ghiaccio lentamente lambiva le pareti, s’alzava leccandole come fumo ed impregnandole.

"Mio Dio."

Elsa si voltò verso il padre, ma l’unica cosa che riuscì a vedere furono i suoi occhi, e poi le cinque dita della sua grande e forte mano.

Lo schiaffo le tolse definitivamente il respiro.

"Cosa hai fatto? Non lo controlli più!"

Immobilizzata, tremante, Elsa si portò la mano al volto mentre sua madre raccoglieva Anna dal suo grembo.

E tale era la paura che nemmeno la Regina, questa volta, osò dare contro al Re.

"E’ fredda come il ghiaccio..." fu l’unica cosa che riuscì a dire la donna.


Elsa, che cosa hai fatto?






______________________________________


Grazie a tutti che seguite, eccomi qua!

Come vedete iniziamo a fare qualche variazione un po’ più cupa (non certo una cosa alla Disney xD)

Spero di aver reso abbastanza bene quel momento, ed anche il padre.

Ciao!

E Grazie ancora!

   
 
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