Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Im_dreaming_Saffo    09/02/2014    2 recensioni
I ricordi della madre di Iris le ronzano in testa come mille api velenose, pungendola ripetutamente, riaprendo ferite del passato. La madre, Katherine Host, era il soggetto numero 5 di un'importante ricerca medica sui disturbi mentali. La paziente, malata di schizofrenia, dopo la somministrazione del Siero Mind risulta priva di qualsiasi sintomo della malattia mentale. Così il dipartimento decide di studiare i soggetti, dopo la somministrazione del siero, in campo sociale, spedendoli a Carson City, nel Nevada, continuando a sorvegliarli giorno e notte.
Ma la dottoressa Lauren Stark aveva avvertito il dipartimento degli eventuali effetti collaterali del Siero, in passato esposto a radiazioni per cercare di modificare la psiche stessa dei pazienti. Il dipartimento però assicura la sicurezza del Siero.
Mai avrebbero potuto immaginare che gli effetti collaterali si sarebbero ripercossi sui figli dei soggetti e sull'intera cittadina.
-Dopotutto i pazzi non sanno di esserlo, giusto?-
Genere: Angst, Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fissavo il soffitto blu scuro della mia nuova stanza, appena sveglia. Sbadigliai contraendo la schiena per tirarmi su, senza risultati, crollai di nuovo sul letto. C'era una strana calma dentro di me dopo l'inquietudine dei giorni passati; ma era una calma forzata e innaturale, fatta di vetro. Sapevo che prima o poi sarebbe crollata ma per il momento mi accontentavo. Alla fine riuscì ad alzarmi, tesi la schiena facendola schioccare e mi diressi all'armadio per pescare una maglietta e un jeans. La dottoressa Lauren era stata previdente: l'armadio era pieno di vestiti della mia taglia. Indossai gli indumenti per poi dirigermi verso la scrivania, dove c'era la lista dei corsi che avrei dovuto seguire in quello strano.. istituto. Quando ero entrata nell'edificio a pianta quadrata, con un giardino al centro, avevo notato che sembrava davvero una scuola normale, anche se richiamava una l'idea di un collegio. Ero arrivata troppo tardi, dopo il coprifuoco, per poter dare una sbirciata agli studenti che erano già nelle loro camere. Appena avevo visto la mia, di stanza, me ne ero innamorata. Poteva sembrare un po' tetra, visto il colore scuro delle pareti e del parquet, però le enormi finestre inondavano la stanza di una luce tiepida, quella mattina. Qualcuno bussò alla porta e sobbalzai per la sorpresa. Ero appena arrivata in quell'istituto: chi poteva mai bussare alla mia porta?

Afferrai la maniglia e aprii. Ovviamente ero stata così stupida da non pensare alla dottoressa Lauren che mi fissava oltre la soglia sorridente. Aveva i capelli biondi legati in una coda di cavallo. Quella mattina, la dottoressa non aveva il solito camice da laboratorio, che ricordava gli scienziati pazzi, ma aveva un semplice maglione a rombi arancioni. Era davvero strano, sembrava un indumento per persone di età più avanzata mentre la dottoressa era davvero giovane.

-Buongiorno, Iris. Come ti senti?- mi sorrise ancora con quei suoi denti bianchissimi e scintillanti. Scommettevo che durante la giornata non faceva altro che sorridere.

-Bene, dottoressa. Lei?- le chiesi cortese ritenendo necessario rispondere al suo sorriso.

Lei annuì spostandosi verso sinistra, come per farmi passare. -Sei pronta? Ti faccio fare un giro della scuola.-

Annuii uscendo dalla stanza e chiudendo la porta dietro di me.

Iniziamo a camminare lungo un corridoio con le pareti color crema e il parquet scuro, lo stesso che avevo in stanza. Sia a destra che a sinistra c'erano, tra spazzi regolari, delle porte di mogano scuro. Presumevo appartenessero agli altri studenti. Infatti su ogni porta c'era un numero e alcune erano decorate da adesivi colorati o con delle scritte. Di tanto in tanto sulle pareti, tra le porte, c'erano dei quadri o delle piante che arredavano l'ambiente.

Infilai le mani in tasca guardando la dottoressa che camminava davanti a me. Svoltò a destra e il corridoio sfociò in una grande e centrale scalinata che scendeva nell'atrio. Mentre scendevo, infatti, vedevo le grandi porte d'ingresso di legno scuro. Improvvisamente mi sentii in gabbia. Quel ''portone'' era così grande e imponente che mi dava l'impressione di essere inespugnabile.

-Ovviamente è assolutamente vietato agli studenti di uscire dalla struttura.- disse la dottoressa coronando le mie preoccupazioni. Volevano tenerci lontani dalla città, sospettavo.

Mentre continuavamo la ''gita'' per la scuola scoprì, con mia sorpresa, che l'edificio era enorme. Un lato era adibito a scuola, munito quindi di aule e laboratori; c'era perfino una palestra, piccola, ma c'era. Nell'altro lato, quello sinistro, c'erano invece i dormitori, i bagni, la mensa e la cucina. Al centro dell'enorme edificio c'era un guardino con alcuni piccoli alberi, un sentiero e delle panchine: era circondato e rinchiuso dai quattro lati dell'edifico.

Mi domandai se avrei mai messo il naso fuori di li, non in giardino, ma fuori dall'istituto.

Per passare al lato dell'edificio scolastico la dottoressa attraversò il giardino; dietro di lei alzai il viso al cielo respirando l'aria fresca del mattino. Non c'era molto verde ma intravidi alcuni ragazzi, seduti sul prato, che parevano apprezzare quello spiazzo di terra.

-Kevin!- chiamò la dottoressa Lauren in una specie di abbaio. Fissava interdetta un ragazzo con la giacca rossa e le spalle grosse. Parlava animatamente con una ragazza seduta di fronte a lui, in quel momento mi accorsi che tutti indossavano la stessa cosa: una giacca elegante rossa con i ricami in bianco, con sotto una camicia. A differenza delle ragazze, che portavano la gonna, i ragazzi indossavano, ovviamente, un pantalone blu scuro e una cravatta dello stesso colore.

-Kevin! Vieni un attimo qui, per cortesia!- gridò ancora la dottoressa Stark e si stava visibilmente innervosendo.

Il ragazzo sbuffò alzandosi e battè le mani sui pantaloni per pulirsi in sedere dal terriccio. Dovetti ammetterlo: era davvero un bel ragazzo. Aveva i capelli biondo cenere tirati su con un po' di gel, gli occhi socchiusi e un piccolo sorrisetto come se fosse fosse annoiato. La mascella era bel scolpita e aveva le labbra carnose. Quando si avvicinò di più notai che aveva gli occhi di un azzurro così acceso da sembrare il cielo sopra le nostre teste.

-Mamma, cosa vuoi?- disse Kevin infilandosi le mani in tasca, osservando la madre con aria annoiata.

Lauren si girò verso di me con un sorriso. Si, prima o poi si sarebbe slogata la mascella. -Lei è Iris, Kevin. Voglio che tu le faccia un po' di compagnia prima delle lezioni e le trovi una divisa anche per lei. Magari potresti anche aiutarla ad ambientarsi.-

Gli occhi del ragazzo si spostarono su di me, scrutandomi con attenzione. Poi mi tese la mano. -Ma certo, mamma.- tesi la mano e la strinsi. Immaginai che volesse stringerla per presentarsi, invece me la prese tirandomi verso i suoi amici. Voltai la testa verso la dottoressa in cerca di aiuto ma lei scosse la testa e alzò le spalle in segno di scuse per poi dirigersi nell'edificio.

Tornai a voltarmi verso Kevin e gli altri ragazzi, due ragazze e un altro ragazzo, muovendomi a disagio al mio posto.

-Lei è Iris, è nuova.- mi presentò Kevin con tono beffardo. Poi tornò a sedersi accanto alla ragazza di prima. I ragazzi mi fissarono per un lungo istante che mi permise di osservarli: Il secondo ragazzo aveva lo stesso taglio di Kevin ma aveva i capelli neri ed era decisamente più smilzo.

La ragazza seduta vicino a lui era di colore con enormi labbra e lunghi capelli neri come la pece legati in tante piccole treccine. Mi osservava con gli occhi scuri con un sopracciglio inarcato.

Vicino a Kevin, invece, la ragazza era così chiara di pelle da sembrare trasparente al sole. Aveva lunghi capelli biondi tenuti sciolti sulle spalle.

-Ma almeno ti sei pettinata stamattina?- chiese la ragazza di colore con un sorriso beffardo.

Mi passai una mano tra i miei capelli ricci e indomabili. -Ecco stamattina..- iniziai con tono leggero, ma la bionda mi interruppe.

-Per non parlare dei vestiti, andiamo Rossa, un po' di cura personale, no? Il trucco è stato inventato un bel po' di tempo fa, tu dov'eri? Ad annusarti le ascelle?-

Il ragazzo dai capelli neri si guardò intorno, per poi sbuffare. -Non è carino ragazzi.- si alzò per poi raggiungermi e mettermi una mano sulla spalla. -Andiamo, tanto Kevin non ha intenzione di fare ciò che le ha chiesto la madre.- disse lanciando un occhiataccia a Kevin, che gli rispose con un sorriso beffardo.

-Mia madre mi appioppa sempre chi mi rovina l'immagine.- disse il ragazzo passandosi una mano tra i capelli. Da come si muoveva e parlava direi proprio che si sentiva superiore agli altri e lo dimostrava.

Il ragazzo mi afferrò per un braccio, sbuffando rumorosamente, per poi trascinarmi all'interno dell'edificio scolastico. Lungo il corridoio principale, ad entrambi i lati, le pareti erano tappezzate di armadietti e proprio sulla mia sinistra c'era uno stanzino con la porta semi aperta. Il ragazzo si diresse all'interno e lo seguii in silenzio. Si girò un secondo verso di me, squadrandomi dalla testa ai piedi, per poi mettersi a rovistare in un grosso scatolone da cui estrasse la divisa. Me la lanciò e poi uscì dallo stanzino, chiudendo la porta.

-Vestiti! Le lezioni inizieranno tra poco!- gridò da fuori la porta.

Provai a cambiarmi velocemente, infilando poi i miei vecchi vestiti nello scatolone, dove il ragazzo aveva preso la divisa, con la promessa di tornare a riprenderli a fine giornata.

Improvvisamente, mentre poggiavo la mano sulla maniglia, un brivido di freddo mi attraversò la schiena. Rimasi paralizzata sul posto mentre la sensazione di avere gli occhi su di me mi inondava di disgusto.

Sentii alcuni passi affrettati, sordi. Come se qualcuno fosse stato spintonato. Mi affidai unicamente al mio udito, qualcuno parlottava a bassa voce poco fuori dalla porta.

-Vattene! Sei inquietante!- strillò il ragazzo in un sussurro mentre una risata, grassa e ovviamente femminile, veniva seguita da un rimbombare di passi in corsa nel corridoio. Non riuscii a percepirne la direzione. Uscii poco dopo, il ragazzo si passava una mano tra i capelli, aveva il volto stanco e in qualche modo.. consapevole. Mi mordicchiai il labbro cercando cosa dire.

--Mi riveli il tuo nome?, O sei troppo figo come i tuoi amici?- ci scherzai su sperando di non essere inopportuna.

-Quentin.. Q per gli amici.- mi sorrise e si mise una mano sotto il mento -La divisa non ti dona.. come a tutti del resto.- rise e mi diede una pacca sulla spalla, sembrava si fosse risollevato, almeno apparentemente.

Sorrisi felice di poter continuare la conversazione. -Come Quentin Tarantino?-

-Esatto, mio padre.. era un suo grande fan.- il suo sorriso si storse, probabilmente stava ricordando il genitore con malinconia, lo capivo.

-Mia madre era un'amante dei fiori.-

Rise leggermente e si grattò la nuca, mi osservò con discrezione, aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse. Si infilò le mani in tasca e mi parlò con schiettezza. -Iris cerca di stare lontana da... chi ti sembra strambo qui dentro, capito? Solo così non finirai nei guai.-

Annuii lentamente e aggrottai la fronte confusa: Strambo? Cosa intendeva con strambo?

Non mi diede il tempo di porgli nessuna domanda inerente a quel suo consiglio e mi prese di nuovo sottobraccio portandomi davanti alla classe della sezione A.

La porta grigia e... stranamente normale. Come se fosse davvero la porta di una classe scolastica.

Quentin bussò alla porta e poi la aprì, mi nascosi dietro di lui in preda alla timidezza. Quella li sarebbe stata la mia nuova classe, lì dentro c'erano le persone con cui avrei passato metà della giornata. Il familiare terrore di qualcosa di nuovo prese il sopravvento. Era davvero come il primo giorno di scuola e sotto certi aspetti, quelli poco inquietanti, quello era il mio primo giorno di scuola dopo tanto tempo di prigionia.

-Dottor Shepard? Lei è la nuova alunna Iris Host.- si spostò per lasciarmi spazio.

Feci un timido passo avanti e raccolsi tutto il mio coraggio per guardare l'uomo dai palesi tratti inglesi davanti a me.

Dottore? In una classe c'erano i professori, non i dottori.

-Ero stato informato dell'arrivo del vostro arrivo signorina Host.- mi disse il dottor Shepard con intensi occhi grigi, gelidi.

Mi voltai verso la classe, i banchi, singoli, erano occupati da ragazzi apparentemente normali, che fissavano annoiati il professore.

Solo che, con sguardo più preciso, mi accorsi che non lo erano affatto. I loro occhi erano totalmente assenti, non annoiati. I loro volti erano vitrei e immobili.

Erano.. sedati. 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Im_dreaming_Saffo