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Autore: Northern Isa    09/02/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 7


Gli invitati al matrimonio del secolo erano stati fatti accomodare in una cappella affrescata con il pavimento costituito da alcuni lastroni di pietra colorata.
Roderick si dimenò un poco sul sedile di legno lucido che occupava, non riuscendo ad alzare gli occhi sui due promessi sposi al cospetto di re Ethelred. Non sapeva come mai, tutto ciò che sapeva era che aveva avvertito una strana sensazione stringergli la bocca dello stomaco quando aveva avvistato sua zia Rowena, splendida nel suo sontuoso abito candido, con fiori nivei intrecciati nei capelli e il suo diadema risplendente sulla sua fronte. Roderick aveva abbassato lo sguardo quando la donna aveva iniziato a incedere verso il sovrano e il suo futuro sposo, l’aveva tenuto fisso sulle sue scarpe finché la predica non era terminata e l’aveva sollevato solo una volta che gli invitati avevano iniziato a sciamare fuori dalla cappella.
«Ti senti bene?» domandò a un tratto Baldric.
Roderick sollevò lo sguardo su di lui, come se l’amico l’avesse appena svegliato da un sogno, scuotendolo.
«Tutto bene, andiamo» rispose il ragazzo a denti stretti.
Il barone fece finta di niente e, a braccetto con la madre, uscì dalla cappella al seguito di dame, cavalieri, streghe e maghi.
Seguendo le indicazioni dei servitori, gli invitati giunsero nel salone dei banchetti che era stato predisposto per la festa. In un  angolo della sala, un gruppo di musici avevano preso in mano i loro strumenti e avevano iniziato a suonare.
La tavolata che dominava l’ambiente era a forma di ferro di cavallo e occupava quasi tutto lo spazio a disposizione. Alle pareti erano appesi pregiati arazzi che raffiguravano scene di caccia, intervallati da grandi torce spente. Nello spazio lasciato vuoto dalla tavola, i quattro cani del re osservavano interessati e scodinzolanti la processione di uomini e donne che si stavano riversando nella sala.
I coniugi Bachelor furono i primi a prendere posto, due ali del seggio centrale che avrebbe ospitato il re. Dopo di loro, tutti gli altri si accomodarono. Roderick aveva uno scranno riservato al fianco di sua zia e tutto sommato non fu dispiaciuto di quella soluzione: almeno non avrebbe avuto di fronte o accanto il nuovo marito della donna. Intorno a loro presero posto gli altri tre Fondatori. Immischiandosi nella folla che animava la sala erano infatti giunti Lord Slytherin e sua figlia. Erano stati così discreti che Roderick non avrebbe saputo dire quando avevano fatto la loro comparsa, stava di fatto che a un certo punto Lamia era apparsa accanto a lui e l’aveva salutato con il solito affetto.
«Mi hanno detto che hai fatto da paggio» lo canzonò l’amica, rivolgendogli un sorriso malizioso.
Roderick si irritò un poco e volse lo sguardo dall’altra parte. Lamia dovette aver capito che non era aria di scherzi, così era passata oltre e si era concentrata sulla selvaggina adagiata sui vassoi che venivano scoperchiati dai servitori.
Il banchetto fu ricco e molto speziato, secondo i gusti di re Ethelred, e tutti parvero gradirlo molto. Terminato di mangiare, il sovrano batté le mani e invitò i suoi ospiti a lasciare la sala: di lì a poco sarebbero iniziate le danze.
La seconda parte dei festeggiamenti fu per Roderick anche peggiore della prima: nobili, streghe e maghi lo circondarono a turno, vezzeggiandolo e ricordandogli la somiglianza con suo padre e con sua zia. Quando il ragazzo pensò di non poterne più, fu Lamia a salvarlo, strappandolo dalle grinfie di due nobildonne petulanti e conducendolo al cospetto di suo padre.
«Lord Slytherin» lo salutò Roderick, chinando la testa. «Sono felice di vedervi. Pensavo che non sareste venuto.»
Il mago ascoltò le parole del ragazzo senza guardarlo in viso. Era in piedi vicino a una delle finestre della sala, con il mento sollevato e una mano rigidamente poggiata sul fianco coperto da una veste verde palude. In quella posizione altera, scrutava le persone affollate nella sala come se si reputasse superiore a ognuna di loro.
«Io stesso ho deciso di venire giusto stamattina» rispose Salazar dopo un po’, «e ancora mi sto domandando se ho fatto bene. Giudico disdicevole quest’accozzaglia di persone, così diverse tra loro, eppure mescolate insieme.»
Roderick prese a sua volta a osservare le dame e i cavalieri che avevano iniziato ad eseguire una rotta. Neanche dall’abbigliamento era in grado di distinguere i maghi e le streghe dai Babbani.
«Avete ragione, signore» rispose infine.
Salazar parve essere rimasto soddisfatto dalle sue parole, così gli mise una mano sulla spalla.
«Sei un bravo ragazzo, Roderick. E ora scusami, vado a salutare i miei illustri compari.»
Ciò detto, Lord Slytherin si allontanò dalla finestra per giungere al lato opposto della sala, dove Lady Hufflepuff e Lord Gryffindor stavano chiacchierando piacevolmente.
Roderick osservò per qualche istante ancora i tre maghi, dopodiché la voce di Lamia gli fece distogliere lo sguardo.
«Guarda là… Re Ethelred ti sta facendo cenno di raggiungerlo!»
Il giovane Ravenclaw mise a fuoco il sovrano e si rese conto che questi stava effettivamente tentando di richiamare la sua attenzione. Lo raggiunse, e re Ethelred congiunse le mani con entusiasmo prima di rivolgersi a lui.
«Oh, il giovane nipote di Lady Ravenclaw! Che piacere rivederti, giovanotto. Stai crescendo in fretta, non è così? Assomigli ben poco a tua zia.»
Roderick avrebbe preferito tentare una fuga dalla finestra piuttosto che rispondere, ma sapeva di non avere altra scelta.
«È buffo, sire, ma i vostri invitati non hanno fatto altro che dirmi il contrario per tutto il tempo! Ad ogni modo, credo che abbiate ragione voi. Ma, a detta di mia zia, sono un misto dei miei genitori: ho preso un po’ dall’uno, un po’ dall’altra.»
«Oh sì, senza dubbio» confermò il sovrano. «E dimmi, giovanotto, hai quei… quei come-si-chiamano, poteri magici?»
Sembrava che l’argomento divertisse così tanto il sovrano che questi doveva trattenersi dallo scoppiare a ridere.
«Sì, maestà. Ho quasi terminato il mio primo anno di studi a Hogwarts.»
«Splendido! Mi piacerebbe vedere uno dei tuoi giochi di prestigio un giorno di questi, ma ora devo proprio andare a cercare gli sposi.»
Re Ethelred scomparve tra le schiere di danzatori, lasciando Roderick con un palmo di naso.
 Giochi di prestigio, li aveva chiamati! Lord Slytherin aveva ragione sul suo conto, aveva ragione su tutto.
Il ragazzo raggiunse nuovamente Baldric e Lamia per raccontargli la conversazione con il sovrano, i tre amici si scambiarono lo stesso tipo di occhiate critiche. Sapevano però che fare commenti ad alta voce non era appropriato, così lasciarono perdere, tanto più che si erano già capiti alla perfezione.
Un paio di volte vennero avviluppati dal cerchio in movimento di dame e cavalieri danzanti e non poterono sottrarsi, per il resto del tempo ciondolarono per la sala, ascoltando ora questo, ora quel discorso.
D’un tratto si fermarono a pochi passi dall’arciduca Bachelor, da re Ethelred e da Lord Gryffindor, in compagnia di qualche altro nobile conosciuto solo da Baldric.
«Questi Norvegesi e Danesi sono una vera piaga» stava commentando il sovrano, storcendo il naso in un modo che lo fece assomigliare tremendamente a un grugno. «Non si può mai star tranquilli con loro in agguato.»
«Non conviene mai abbassare la guardia, avete ragione, maestà» concordò Lord Gryffindor. «Ma ora sono anni che non si avvicinano troppo alle nostre coste.»
«Dei Norvegesi io non mi preoccuperei più» sostenne l’arciduca con espressione seria. «Ma questi Danesi… Non sembrano le classiche persone che si danno per vinte, non è così?»
Alcuni dei nobili intorno a loro annuirono con convinzione, Lord Gryffindor si strinse nelle spalle.
«Hanno già assaggiato la mia lama prima della fondazione di Hogwarts, non mi tirerò indietro se sarà necessario rimetterla al servizio di vostra maestà.»
Re Ethelred parve soddisfatto dalla risposta. Lanciò a Lord Gryffindor un sorriso che Roderick non ebbe il timore di definire ottuso, poi si accomiatò dai suoi interlocutori, raccomandando all’arciduca Bachelor di occuparsi della sua amabile sposa, e si avviò a invitare Lady Hufflepuff a unirsi alle danze.
Roderick, Lamia e Baldric sapevano quanto filo da torcere Olaf Trygvasson, nobile norvegese, avesse dato agli Inglesi, contemporaneamente impegnati contro i Danesi guidati da Sweyn Barbaforcuta. Di sicuro uomini come Lord Gryffindor si erano battuti coraggiosamente, usando le arti magiche o la spada, ma la verità, ben nota perfino ai tre studenti, era che Re Ethelred aveva pagato gli invasori per impedirne le incursioni. Olaf era stato richiamato in patria dal suo re, Haakon Sigurdsson, che aveva ben gradito il denaro inglese, e aveva lasciato i territori invasi sotto la promessa di denaro e schiavi. Evidentemente re Haakon aveva fatto male i suoi conti, perché Olaf era tornato solo per spodestarlo e prendere il suo posto. Alcuni domini di Sweyn, re danese, si erano sottomessi volontariamente a lui, e da quel momento sembrava che i popoli nordici avessero smesso di curarsi dell’Inghilterra.
«Dato che il re ha comprato la pace, non credo che debba preoccuparsi di altre guerre» sibilò Lamia, così piano che solo Roderick e Baldric riuscirono a sentirla.
«A meno che non siano finiti i soldi» sussurrò in risposta il barone con un’espressione di disgusto sul volto. «Allora sì che il re dovrebbe impensierirsi.»
 
Terminate le vacanze estive, gli allievi dei quattro Fondatori si prepararono a ritornare a scuola per un altro anno di studi magici. A differenza delle precedenti vacanze natalizie, Roderick si era goduto appieno l’estate. Era rimasto al castello, ma Lamia era andata a trovarlo molto spesso, inoltre era stato invitato da Baldric per un paio di settimane. Ritornare alla routine scolastica non fu quindi troppo piacevole per il ragazzo.
«Coraggio, muoviamoci» brontolò Alef, stranamente di cattivo umore. «Lady Hufflepuff ci sta aspettando.»
Roderick annuì e si caricò della sua borsa coi libri e le pergamene. Imitato dagli altri compagni di Casa, lasciò il castello in direzione dei giardini della strega bionda.
«Eccovi qui» li salutò la Fondatrice, esibendosi in un sorriso dolce non appena li ebbe avvistati. «Sono felice di ritrovarvi! Spero che tutti quanti abbiate trascorso delle piacevoli vacanze. Su, prendete posto.»
Lady Hufflepuff aveva acconsentito a che gli studenti scegliessero con chi sedere solo durante i primi giorni di lezione del primo anno. Poi aveva sostenuto che, una volta ambientatisi, i ragazzi avrebbero dovuto conoscere anche studenti di altre Case. Obbedendo a quella filosofia, sciolse il gruppetto di allievi di Lord Slytherin e li fece prendere posto gli uni lontani dagli altri.
Roderick si sedette sull’erba accanto a due studenti di Lord Gryffindor e un’allieva di Lady Ravenclaw.  Intanto che Lady Hufflepuff sistemava gli ultimi arrivati, il ragazzo ne approfittò per guardarsi intorno. Si trovavano in uno dei cinque giardini della Fondatrice, ognuno ospitante piante diverse. Quello nel quale avrebbero seguito la lezione in particolare era dotato di aiuole profumate in cui i fiori erano stati piantati secondo forme geometriche, circondate da cespugli di media altezza; più a sud c’era un pergolato di quelle che sembravano viti.
«Dunque, miei cari studenti, quest’oggi studieremo il Frullobulbo» esordì la strega, indicando un cespuglietto di piante tentacolari che si trovava vicino a loro.
Molti degli studenti allungarono i colli per osservarli meglio, Abigail Preshy aveva già tirato fuori un rotolo di pergamena per prendere appunti, ma Roderick, al colmo del disinteresse, aveva sollevato gli occhi al cielo. Aveva visitato il giardino di Lady Hufflepuff almeno un centinaio di volte, conosceva a memoria l’aspetto di quella pianta.
Strisciando sull’erba senza farsi notare dall’insegnante, Lamia si era avvicinata a Roderick. Resasi conto del fatto che l’amico non stava ascoltando la lezione, gli assestò una gomitata.
«Si può sapere che ti prende?» domandò Roderick, massaggiandosi il braccio nel punto in cui la ragazza lo aveva colpito.
«Cerca di stare attento!» lo redarguì Lamia, accennando nervosamente col capo in direzione dell’insegnante.
«Andiamo, anche tu conosci il Frullobulbo, come fa a interessarti questa lezione?»
«L’Erbologia non mi interessa» convenne la ragazza con espressione seria, «ma i buoni voti sì.»
Roderick si stese ancora un po’ di più sul prato, lasciando che il vento tiepido che preannunciava l’autunno giocasse con le ciocche dei suoi capelli chiari.
«So tutto quello che bisogna sapere sul Frullobulbo» sostenne, inviando all’amica uno sguardo complice.
Lamia sbuffò.
«Solo perché una volta tua zia ci ha detto di non giocare in mezzo a quelle piante perché possono facilmente essere scambiate per Tranelli del Diavolo non significa che tu sappia tutto sul loro conto.»
Roderick ricordò come in quella occasione non avesse dato retta alla strega e si fosse effettivamente imbattuto in quella malefica pianta. Sorrise, ostentando ancora di più il suo disinteresse per la lezione, in un modo che irritò ulteriormente la ragazza. Lamia infatti sbuffò di nuovo.
«Già l’anno scorso sei rimasto indietro con alcune materie e comunque, in un modo che ancora non riesco a capire, hai avuto buoni voti. Se quest’anno pensi di fare la stessa cosa, accomodati. Ma se farai perdere punti alla nostra Casa, ti ammazzerò.»
Roderick rise apertamente, si sdraiò completamente sull’erba e si coprì il viso con la pergamena su cui avrebbe dovuto prendere gli appunti.
 
Da quando Lady Ravenclaw aveva sposato l’arciduca Bachelor, era andata a vivere nel castello di quest’ultimo. In realtà faceva la spola tra la dimora del marito e Hogwarts, dal momento che pernottava nella scuola quando sapeva che l’indomani mattina avrebbe dovuto fare lezione.
Anche se non era stato definitivo, il cambiamento comunque si era verificato e Roderick l’aveva avvertito. Solitamente trascorreva il tempo libero in Sala Comune in compagnia dei suoi amici e a volte anche di Lord Slytherin, perciò non aveva comunque frequenti occasioni per vedere sua zia. Ma sapere che lei era lì, a pochi piani da lui, aveva avuto sempre un certo peso, tant’era vero che, ora che lei passava molto tempo fuori da Hogwarts, Roderick ne sentiva la mancanza.
A parte questa, il primo quadrimestre di studi trascorse senza particolari novità, finché non giunsero le vacanze di Natale. Fu allora che Rowena chiese al nipote di trascorrere le feste al castello dei Bachelor, e Roderick si sentì agghiacciare al pensiero. Aveva accettato la presenza dell’arciduca nella vita di sua zia, ma per lui era poco più che un estraneo. Come poteva Rowena pensare che il nipote volesse trascorrere del tempo con quell’uomo? Roderick sapeva però che non avrebbe potuto dire di no. Per fortuna intervenne Baldric a risolvere il problema, invitando l’amico da lui per le vacanze. Rowena approvò, a patto che il nipote trascorresse con loro almeno il giorno di Natale. Roderick dovette accettare quel compromesso, che gli sorrideva sicuramente di più dell’idea originaria di trascorrere tutte le vacanze nel castello dei Bachelor.
Il giovane Ravenclaw aveva già avuto modo di apprezzare la vastità e bellezza dei possedimenti del barone Redslaught, nonché la sua ospitalità e quella di sua madre. I due amici trascorsero le giornate piacevolmente, cavalcando, cacciando qualche quaglia con le loro bacchette e la muta di cani di Baldric, giocando a Scacchi dei Maghi e a Gobbiglie. Il tempo passato lì era stato così piacevole che Roderick visse con particolare irritazione l’avvicinarsi del momento in cui avrebbe dovuto lasciare la dimora dell’amico e raggiungere la zia e il marito.
Lady Redslaught si preoccupò personalmente di far giungere il ragazzo sano e salvo al castello dei Bachelor, accompagnandolo con la sua carrozza trainata da due coppie di splendidi Etoni. Quando il mezzo di trasporto atterrò a destinazione, Lord e Lady Bachelor percorsero rapidamente l’acciottolato che li separava dai nuovi arrivati per dargli il benvenuto.
«Milady, che piacere vedervi! Vi auguro un felice Natale» salutò l’uomo con modi ossequiosi.
«Piacere mio, arciduca» ricambiò l’altra, inchinandosi. «E sono lieta di incontrare anche voi, Lady Bachelor. Vi faccio i miei migliori auguri. È stato davvero meraviglioso avere Roderick ospite nella nostra casa, lui e mio figlio, il barone Redslaught, vanno così d’accordo.»
Gli adulti si scambiarono qualche altro convenevole mentre Roderick lanciava occhiate frequenti alla carrozza dalla quale era appena sceso: quanto gli sarebbe piaciuto risalirvi e tornare da Baldric!
Quando Lady Redslaught fu andata via – “La servitù starà battendo la fiacca, dal momento che non ci sono io a redarguirla!” –, i Bachelor e Roderick entrarono nel castello.
Il giovane Ravenclaw non vi aveva mai messo piede prima di quel momento e, sebbene non fosse esattamente felice di trovarvisi, dovette ammettere che era così maestoso da mozzare il fiato. Decisamente più grande della dimora di Baldric, un po’ più piccolo di Hogwarts, ma molto simile a quello di re Ethelred. I soffitti erano così alti che Roderick non si sarebbe meravigliato se non fosse stato in grado di vederne la fine, come accadeva con quello della Sala Grande a scuola. I pavimenti erano lucidi e alcuni di essi erano a scacchi bianchi e neri, le decorazioni delle pareti e delle finestre erano a dir poco fastose.
I padroni di casa rimandarono il completamento della visita al castello dopo pranzo, dal momento che le pietanze erano già pronte. Accompagnarono allora Roderick nella sala dei banchetti, dove il giovane incontrò i loro ospiti, infine si sedettero a una tavola imbandita sontuosamente apparecchiata.
Dopo essersi scambiati ulteriori auguri più o meno sentiti, iniziarono a mangiare. Terminato il pranzo, Roderick si sentiva così pieno che credeva che non sarebbe riuscito mai più ad alzarsi da tavola, ma dovette imitare gli ospiti dei Bachelor quando questi abbandonarono la sala dei banchetti. Non aveva neanche avuto il tempo di pensare a cosa fare quel pomeriggio, che i padroni del castello lo avevano trattenuto e condotto in una saletta piccola e accogliente.
«Caro Roderick» esordì l’arciduca Bachelor, provocando al ragazzo qualche brivido per essere stato chiamato “caro”. «Desidereremmo cogliere l’occasione di una giornata così festosa per farti un annuncio.»
Il giovane sollevò le sopracciglia, non sapendo proprio cosa aspettarsi. I coniugi iniziarono a scambiarsi alcune occhiate enigmatiche, sembravano volersi sfidare a chi avrebbe dovuto parlare per primo. Alla fine, fu Rowena a decidersi.
«Aspetto un bambino.»



NdA: Ho voluto sottolineare il legame tra i Bachelor e la corona britannica organizzando cerimonia e banchetto al castello di re Ethelred. Ho colto l’occasione anche per contestualizzare ulteriormente la storia. Come il re inglese, anche Olaf Trygvasson è veramente esistito. Le invasioni dei Danesi, dei Vichinghi e dei pagamenti da parte di Ethelred sono storia.
La rotta, anche detta rondeau, rondellus o rond, era una caratteristica danza medievale, eseguita in cerchio.
Gli Etoni che trainano la carrozza di Lady Redslaught sono, secondo Gli animali fantastici: dove trovarli, una razza di Cavalli Alati dal manto castano diffusi in Gran Bretagna e Irlanda.
Ho voluto mettere in evidenza le dimensioni del castello dell’arciduca per sottolineare la differenza di grado nobiliare con gli altri. Della serie: “Ce l’ho più grosso io”, “No, io!”. Il castello, naturalmente u.u
   
 
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