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Autore: Chains_    09/02/2014    41 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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"Where are you?"

 
Dunque, buonasera! Capitolo triste, capace di farmi piangere mentre lo scrivevo. Non mi capita molto spesso, infatti questa mia reazione mi ha letteralmente spiazzata. Beh, spero che vi piaccia e che recensiate. Vi aspetto, se vi va, nelle note a fine pagina! :)
 

Niall se ne stava in camera sua, seduto sul davanzale della finestra. Guardava il cielo imbrunirsi, con un velo di malinconia che, da poche ore prima aveva coperto i suoi occhi chiari.

“Cosa starà facendo?” Si chiese abbozzando un sorriso. Ovviamente le sue preoccupazioni erano rivolte a lei, ad Allin.

Erano le sette quando il biondo sentì il suo cellulare trillare. Un messaggio apparve sul blocco schermo del suo smartphone. Il ragazzo corse a vedere il mittente e quando lesse “Lin” si affrettò ad inserire il codice di sicurezza.

“Vieni alla nostra casetta. xx”

Niall assunse un'espressione stranita. In circa nove mesi, mai Allin aveva aggiunto i bacini finali ad un messaggio, mai. Il giovane, troppo buono e troppo ingenuo, non pensò neanche alla possibilità che non fosse stata lei a scrivergli, credendo che quella strana presenza non fosse altro che un'esternazione d'affetto dovuta alla struggente perdita della madre. Così l'irlandese tirò un sospiro colmo di dolcezza, si infilò il primo maglione che gli capitò tra le mani e, ravvivandosi i capelli con una passata di mano, si mise la giacca, precipitandosi infine per le scale. Il cuore gli batteva a mille.

“Mamma, io esco!” Urlò avviandosi alla porta d'ingresso.

“Allin?” Domandò la donna uscendo dalla cucina, con le mani impiastricciate di impasto per la pizza.

“Mi ha cercato e...”

“E niente. Vai da lei, dalle un bacio anche da parte mia.” Maura sospirò pesantemente, scuotendo lentamente la testa.

Sensibile quanto Niall, se non di più, era rimasta sconvolta dalla notizia della morte di Marie. Aveva passato l'intera giornata a tormentarsi, piangendo di tanto in tanto pensando allo stato emotivo di Allin, pregando Dio per far sì che suo figlio riuscisse ad alleviare un po' di dolore.

Lui le si avvicinò, dandole un bacio sulla guancia. Da quando era tornato dal funerale si era comportato con sua mamma in modo estremamente dolce, quasi inconsciamente. Aveva paura di perderla, questo era ovvio.

“Mi raccomando, fammi sapere quando torni e, soprattutto, invita Allin a cena!” Povera donna, non sapeva cosa sarebbe successo da lì a poco, non sapeva che qualcuno sarebbe venuto a farle “visita”.

* * *

Niall uscì di casa, incominciando a correre non appena fu sul marciapiede. Facendo due brevi calcoli, costatò che il parco in cui era stato montato il circo distava da lì circa una decina di minuti. Per lui erano fin troppi, quindi ingranò la marcia. In quegli istanti non pensò a nulla, se non ad evitare di farsi investire. Quando poi raggiunse il parco la fiacca si fece sentire. Respirando affaticato, il giovane camminò fino al centro della zona verde. Lì c'era ancora montato il tendone, ma mancavano i camion e le roulotte. Pensando che fossero state trasportate dietro alla struttura, Niall non si preoccupò e continuò a camminare per il sentiero. Quando la casetta fu visibile ai suoi occhi, il ragazzo impallidì. Sentì le gambe cedere e venne completamente assuefatto da un dolore atroce. La casa sull'albero che aveva costruito insieme a suoi fratello e ad alcuni amici era stata distrutta, quasi del tutto. Le quattro mura erano state segate violentemente, senza una logica, il tetto era crollato. Non era rimasto più niente se non una piattaforma in legno su cui erano accumulate macerie. Niall non stette a guardare a lungo, salì sulle scale, anch'esse danneggiate. Ogni gradino era una pugnalata al cuore per lui, che ancora non aveva chiara la situazione. Quando raggiunse ciò che restava della casa, Niall si guardò intorno. Vetri spaccati, assi fatte in due, coperte e cuscini coperti da uno spesso strato di segatura... Una lettera. Niall si avvicinò ad essa, cercando di prenderla senza farsi del male. “Per Niall.” C'era scritto sopra quella. Il ragazzo, preso dall'angoscia si affrettò subito ad aprirla. Aveva infatti riconosciuto la grafia. Ordinata, un po' infantile, era proprio di Allin. Il ragazzo non aspettò un attimo in più, incominciò a leggere.

“Caro Niall, finalmente è giunto il giorno. Mia madre è morta: posso andarmene in Spagna, posso allontanarmi da qui. Probabilmente sarai rimasto confuso da questo inizio. Se ti ho mentito? Ebbene, sì: ti ho mentito. Ma, infondo, come mi sarei potuta innamorare di te? Sciocco ragazzino! Denti storti, una pettinatura pietosa, zero muscoli... Un carattere e un'ambizione così ridicole da far venire il voltastomaco. Ti ho preso in giro, ho fatto la parte, mi sono divertita mentre mio padre portava a termine alcune questioni, quindi... Beh, grazie!
PS: A proposito: fossi in te correrei a casa.”

Niall cadde a terra. Così, senza preavviso: le sue gambe non ressero più il peso del suo corpo. Lacrime incontrollate bagnarono le sue guance, mentre rivolse lo sguardo al cielo che sembrava schiacciarlo con il suo peso infinito. La lettera di Allin lo aveva spiazzato. Era finita. La loro storia, la sua storia... Una storia che che poi, in realtà, sembrava non essere mai iniziata. Era solo stata tutta una bugia, un'enorme bugia. Dolore. Rabbia. Tristezza. Delusione. Quelle che ormai risultavano finte promesse e finte dichiarazioni ronzarono per un tempo indicibile nella testa dell'irlandese. Niall si guardò intorno, volendo avere un'ulteriore conferma che quella fosse la realtà e non un incubo. In quell'istante il post scriptum della lettera tornò vivido nella mente del ragazzo. Doveva tornare a casa, era, o stava succedendo, qualcosa di brutto.

* * *

Niall scese dalla casetta, incominciando a correre. Nel farlo riuscì ad ascoltare i commenti della poca gente che vi era rimasta a passeggiare. Si chiedevano curiosi cosa cosa stesse facendo e lui dovette stringere i denti per evitare di dire qualche “Fatti i cazzi tuoi”. Passo dopo passo il suo cuore sembrava pronto ad esplodere letteralmente nel petto, a causa del frenetico pompare sangue. I suoi occhi poi, erano così arrossati e sconvolti che l'azzurro delle iridi appariva come sbiadito. Migliaia erano le paure che frullavano nella testa dell'irlandese, troppo era il dolore che pensava sarebbe stato in grado di ucciderlo da un momento all'altro. Quando arrivò a casa il suo respiro era pesante, irregolare, a causa della lunga corsa appena conclusa. Il ragazzo aprì il portone, entrando nel piccolo giardino. Una sensazione terribile chiuse la sua gola, mentre aprì la porta della villetta.

"Niall!" Maura, appena lo sentì entrare gli andò incontro, con le lacrime agli occhi.

La donna strinse il figlio tra le sue braccia. Da quel momento in poi non si capì chi consolò l'altro.

"Degli zingari Niall..." Spiegò la donna singhiozzando, giustificando così l'incredibile disordine che vi era in giro.

"Mi hanno legata ad una sedia. Ci hanno derubato..."

Niall al racconto della madre impallidì, diventando di un colore verdognolo indescrivibile. Allin e la sua famiglia li avevano ingannati, avevano li rovinati.

"Di tutto." Concluse infine Maura, aggrappandosi al figlio, che pero' le svenne una manciata di secondi dopo tra le braccia.

Come non comprenderlo infondo. In un'ora, forse poco più, per lui, era finita ogni cosa.

Allin se ne era andata. Quella lettera, scritta così bene che sembrava essere di suo pungo era l'ultimo ricordo che gli sarebbe rimasto di lei. L'irlandese si sentì mancare le forze forse proprio perché era la bionda la sua forza maggiore. Per mesi, per nove lunghi mesi lui aveva riposto in lei tutta la sua vita, tutta la sua fiducia. Aveva passato le notti ad ascoltare la sua storia e a raccontarle la propria. Le proprie debolezze, le proprie fobie, le proprie debolezze. Fu come se, con quelle poche righe, aspre, prive di sentimento alcuno, il cuore gli fosse stato letteralmente strappato dal petto, senza anestesia. E senza un organo fondamentale per la sopravvivenza come avrebbe mai potuto continuare a vivere? Maura afferrò il figlio minore tra le braccia, chiamando immediatamente il maggiore al cellulare, chiedendogli disperatamente di tornare a casa dalla festa a cui era andato. Pensare che, pochi minuti prima prima, quando si era ritrovata dei nomadi armati in salotto,la donna aveva evitato di rovinare la serata al figlio, cercando di mantenere l'autocontrollo. I soldi, i gioielli, i beni, infondo, per lei non erano neanche lontanamente paragonabili alla salute di uno dei suo figli. La festa a cui era andato Greg per fortuna era molto vicino a casa Horan. Il castano, infatti, arrivò poco dopo la chiamata della madre. Gli occhi spalancati, fuori dalle orbite, per la verità raccontatagli che sembrava essere impossibile. Subito dopo lui, arrivò anche Bobby. Indescrivibili sono le emozioni che stavano provando i membri di quella ristretta famiglia irlandese.

"Niall è svenuto. Io non so cosa gli sia successo. Non ho potuto far nulla... Oh, dio." Maura si prese la testa tra le mani, che affondò nei capelli biondo, mentre lacrime addolorate le scendevano lungo il suo viso. Lacrime che solo una madre avrebbe potuto versare, lacrime di un dolore intimo, non comprensibile a tutti.

"State calmi. Si sta già svegliando." E se la sua ex moglie era molto sensibile, Bobby lo era ancor di più, ma con il tempo aveva acquisito la capacità di dare l'apparenza di essere tranquillo, in ogni frangente.

Niall riaprì gli occhi pochi istanti dopo, con lentezza. Si era forse svegliato e tutto ciò che era aveva vissuto era stato frutto di un sogno? Assolutamente no.

"Allin. Mi ha lasciato una lettera. Mi ha mentito! Per mesi! Lei, proprio lei!" Il ragazzo si mise seduto, contraendo di scatto gli addominali.

Così, d'improvviso, il suo corpo cominciò a tremare, sempre più visibilmente. Niall iniziò a respirare più profondamente e, poco dopo, si portò una mano sulla gola. Sentiva di soffocare, sentiva che sarebbe collassato da nuovamente da lì a poco. Pochi istanti dopo il giovane posò l'altra mano sul petto, in cui sembrava essere stata conficcata una lama tagliente, in grado di trafiggergli le membra, attraversandogli anche l'anima. Greg rabbrividì, vedendo suo fratello incominciare a sudare freddo.

"È un attacco di panico! Cazzo!" Urlò avvicinandosi al fratello, stringendolo tra le sue braccia con stampata sul volto una smorfia di dolore.

I due genitori lo guardarono, cercando di tranquillizzare entrambi i loro figli. Non avrebbero potuto fare niente.

Successivamente gli occhi di Niall incominciarono a roteare, così come la stanza, che assunse un'inclinazione improbabile nella realtà.

"Allin!" Gridò il ragazzo, contorcendosi su se stesso, come un verme infilzato ad una lenza, pronto a morire da un momento all'altro.

Il suo cuore cominciò ad assumere ancora un andamento fin troppo irregolare. Greg portò quindi una mano sul torace del fratello, incominciando a massaggiarlo, con la consapevolezza che quel gesto sarebbe riuscito a calmarlo un po'.

"Va tutto bene, capito? Tutto bene." Gli mormorò con voce allegra, anche se i suoi occhi colmi di lacrime erano una palese prova della sua finzione.

I genitori continuarono a guardare inermi i propri figli, poi si avvicinarono a loro, abbracciandoli, abbracciandosi. Inutile dire che seppur separati, quei due si volevano ancora bene e nel dolore si sarebbero sorretti l'un l'altra.

"Dove sei Allin?! Chi sei davvero?!" Un altro urlo straziato, di dolore, fuoriuscì dalle labbra di Niall, cui colorito si fece ancora più pallido, quasi violaceo.

"Prendetemi una bacinella. Sta per vomitare." Constatò Greg e la sua calma esteriore sorprese lo stesso Niall, ma anche Bobby che considerava il maggiore come un riflesso, lucidato e più limpido, di se stesso.

Fu un attimo, il ragazzo rigettò prima che il padre tornasse in salotto con una bacinella in plastica, macchiando così vestiti, il divano e anche il fratello.

"Oddio." Mormorò poi il piccolo irlandese, portandosi una mano alla bocca, versando altre lacrime che sembravano gridare “Scusa” ai genitori e al fratello, che avevano dovuto assistere a quella terribile scena.

"Va tutto bene, non importa." Sussurrò Maura, annodando tra le dita qualche ciocca dei capelli del figlio.

"Lo faceva sempre anche lei!" Lui a quel gesto si scansò immediatamente.

E, se in una situazione più ordinaria, i tre membri della famiglia avrebbero detto al più giovane che stava esagerando, quella volta restarono muti, impietositi dalla sua situazione.

Poco dopo lo travolse un altro conato di vomito, facendogli riversare più saliva che altro, quella volta nella bacinella.

"Una coperta." Chiese Greg, sentendo il fratello tremargli ancora incessantemente tra le braccia, scosso da brividi, alternati a vampate di calore improvvise.

"Dove stai Allin, dove stai amore mio." Mormorò ancora Niall.

Del resto era innamorato, follemente. Greg scosse la testa al mormorio del minore, avvolgendolo in una calda coperta di lana, per poi abbracciarlo, poggiando una guancia leggermente barbuta sulla sua spalla.

Passarono alcuni minuti. Com'era venuto, l'attacco se ne andò. Niall si guardò intorno, abbassando subito dopo lo sguardo, vergognandosi di se stesso.

"Questa ragazza lo ha rovinato." Affermò Bobby, serrando la mascella e tirandosi su le maniche della camicia irritato.

"Papà, non lo aiuti così!" Gli rispose malamente il figlio maggiore, afferrando il fratello in braccio per portarlo al primo piano, in bagno.

"Gli zingari... Ma Dio santo, poi non facessero quei discorsi in tv dicendo che non dovrebbe esistere discriminazione! Sono una casta pericolosa, di ladri! Dall'India sono venuti qui, hanno preso le nostre terre! Folli, aggressivi, cattivi... Ecco come sono! Ecco com'è Allin!" Così ebbe modo di sfogarsi l'uomo di famiglia quando restò solo con Maura.

"Bobby, smettila. Okay? Smettila." La donna non volle neanche ascoltarlo, incominciando piuttosto a sfoderare i cuscini del divano sporchi del vomito di Niall.

* * *

Intanto Greg aveva completamente spogliato il fratello, convincendolo dolcemente a fare un bagno caldo.

"Il mio fisico fa schifo." Disse d'un tratto Niall, guardandosi allo specchio attaccato dietro alla porta.

"Ho i denti storti." Aggiunse poi, aprendo la bocca in una smorfia che mostrò la sua dentatura scorretta.

"I miei capelli sono ridicoli." Constatò, portandosi una mano tra quelli.

"Io sono ridicolo." Concluse, ricominciando a piangere rumorosamente.

Il ragazzo si inginocchiò a terra, sedendosi la persona più piccola di questo mondo, sentendosi gracile come un moscerino, friabile come un biscotto appena sforato.

"Ti ha scritto questo, Nialler?" Domandò Greg, cercando di sembrare tranquillo anziché infuriato con quella ragazza.

"Coltivo un'ambizione esagerata. E' stata con me giusto per divertirsi mentre suo padre faceva lo stesso rubando e commettendo razzie in giro e..." Farfugliò Niall, ignorando la domanda del maggiore.

"Basta, basta così."

"Sono distrutto Greg. Lo sarò a vita." Ammise Niall entrando nella vasca colma d'acqua calda.

"Adesso mi fai un favore. Manda un messaggio ad Allin e scriviglielo: scrivile quello che hai detto a me, che ti ha rovinato la vita!" Greg passò il cellulare al fratello, facendogli prima asciugare almeno le mani, tanto quanto bastava per non rovinarlo l'apparecchio elettronico.

Tremante, con le lacrime agli occhi, Niall scrisse la prima cosa che gli venne in mente, poi, senza pensarci, inviò.

É finita, pensò ripetitivamente.

"Ti ha solo fatto del male, basta pensare a lei. Salutala per sempre perché tanto ti ha soggiogato e abbandonato, come un cane." Il castano si chinò sul biondino, lasciandogli un bacio tra i capelli.

"Non voglio più andare ai provini di X-Factor, Greg." Dichiarò questo, facendo spallucce e assottigliando le labbra, mordendosele nervosamente.

"Oh no, tu ci andrai. Non puoi mettere da parte il tuo sogno.”

"Ha ragione a pensare che sono un illuso."

"No. Cazzo. No. Ti ci porto con la forza, ma tu vai. Non ti permetterò di rovinarti la vita, fratellino. Dove cazzo è finita la tua autostima?" Chiese Greg, poi si limitò ad ascoltare.

La nottata passò così, tra pianti, chiacchiere tristi ed alcune pizze leggermente bruciacchiate. Una scena adorabile, quella di un'intera famiglia in un letto matrimoniale, un marito ed una moglie divorziati ma ancora uniti, un fratello maggiore che avrebbe venduto l'anima al diavolo, pur di prendere sulle sue spalle almeno parte del dolore provato da quel ragazzo tanto simile a lui. Greg restò sveglio fino all'alba insieme al fratello, a ragionare con lo sguardo rivolto al soffitto per evitare di incrociare i suoi occhi, il che avrebbe comportato un pianto sicuro. Il castano, così come il biondo, sentiva che, in fin dei conti, in tutto quel puzzle di tristezza c'era qualche tassello sbagliato, imperfetto. Parte di lui credeva fermamente che Allin non avrebbe mai potuto fare niente di simile.

“Greg, posso dirti che in fin dei conti penso che sarebbe meglio se la realtà fosse così come sembra?” Come ogni innamorato che si rispetti, Niall avrebbe infatti preferito essere l'unico a soffrire.

* * *

"Niall. Ti prego, credimi. Io non ho idea di cosa sia successo. Mio padre mi sta portando in Spagna. Ho paura. E se fino ad ora sono riuscita a fuggire alle tradizioni gitane adesso ne sono completamente preda. Spiegami cosa sta succedendo perché potrei impazzire! Ti ho rovinato la vita? Davvero? Non capisco. Non capisco più nulla! Pensare che tu me l'hai salvata." Allin scrisse quel messaggio con fretta e furia, quel messaggio che nessuno visualizzò mai e che non ricevette risposta.

Il padre di Niall, infatti, aveva privato il figlio della sua sim, pensando che così lo avrebbe salvaguardato, non prendendo neanche un attimo in considerazione l'idea che la realtà fosse stata diversa da quella che sembrava essere.

* * *

I minuti passavano lenti, Allin sapeva che il tragitto tra Irlanda e Spagna sarebbe stato molto lungo. La ragazza aveva appena smesso di piangere, quando, insieme al padre, era entrata nel reparto merci di una grande nave da viaggio. L'uomo aveva scelto di navigare come tale, tramite vie illegali, per evitare di pagare e di dover mostrare documenti inesistenti. Sarebbero arrivati così in Portogallo, infine in Spagna. Mancava ormai poco alla partenza.

"Bene, domani vi spedisco i soldi che vi spettano. Avete fatto un lavoro ottimale, in così poco tempo poi. Aspettatevi un bonus per aver aiutato a smontare in fretta e furia il tendone da circo." Allin sentendo il padre parlare sommessamente con qualcuno uscì dalla roulotte sedendosi sulle scalette, in ascolto.

"Sì, per gli spalti potete fare con calma. L'importante è che non ci sono più i camion, così come i componenti del nostro clan. Sai, non vorrei che entrassimo in affari poco fruttuosi con la giustizia irlandese..." Gonzalo sembrava sollevato, la bionda non seppe capire da cosa.

"Bene. Sono già partiti con un'altra nave? Oh, okay. Fantastico." Lo zingaro attaccò la chiamata, voltandosi verso la diciassettenne.

Allin stette un attimo in silenzio, poi incrociò lo sguardo del domatore di tigri e collegò le sue parole al messaggio di Niall. Il cuore prese a martellarle nel petto. Centinaia di dubbi le assalirono la mente, decine di possibili dinamiche catturarono la sua attenzione.

"Cosa hai fatto a Niall?! Voglio saperlo!" Urlò d'improvviso la ragazza al padre, alzandosi in piedi.

"Niente che ti possa interessare." Le rispose lui, voltandosi e stringendo innervosito le mani in due pugni serrati.

"Mi hai tolto... Tutto!" La voce di Allin divenne flebile e tremante all'implicita conferma alla sua domanda.

"Sei un padre di merda!" Aggiunse poi, asciugandosi violentemente prima che queste scesero lungo il suo giovane viso. Non avrebbe più pianto, ripromise a se stessa. Quella volta sarebbe stato per sempre.

"Basta Allin, basta! Tu ancora non hai capito che non sei... Che non sei..." Gonzalo assalì letteralmente la ragazza, spaventandola afferrandole i polsi con entrambe le mani, lasciandoli poi a mezz'aria, così come lasciò la frase inconclusa.

"Cosa papà?! Non sono cosa?!" Domandò quindi Allin, guardando con odio l'uomo, dritto negli occhi.

 

Spazio autrice

Okay, stiamo entrando finalmente nella dinamica della storia! Questo capitolo si conclude in modo molto enigmatico... Cosa avrebbe voluto dire Gonzalo? Parlando di Niall, adesso incominciano i problemi di salute, che perdureranno per grandissima parte della storia. La sua famiglia ha reagito diversamente, Bobby ha voluto levare a Niall ogni tentazione di riaggancio con Allin dopo il suo ultimo messaggio. La situazione è complessa e se vi riassumo poco del capitolo è per evitare di dire qualcosa di troppo che potrebbe farvi accedere qualche lampadina che io voglio resti spenta. Oggi sarò breve, perché non sono esattamente felicissima, quindi mi riesce un po' difficile dilungarmi. Tuttavia sono soddisfattissima dei risultati che sto raggiungendo, che stiamo raggiungendo. La storia va bene e, credetemi, è merito di questo andamento se, in fin dei conti sorrido. E' bello sapere che, beh, per alcune persone non sono un fallimento e quando poi leggo le vostre recensioni, breve o lunghe che siano molto spesso mi commuovo. Mi chiedo più volte cosa ho fatto per meritarmi voi. Grazie di cuore. Detto ciò vi invito a recensire ancora, ad iniziare a farlo e a continuare. Se riuscite a ritagliarvi due minuti di tempo, per farlo, mi farebbe, come potrete immaginare, tanto felice.
Ci becchiamo domenica prossima!
Giorgia.

 

   
 
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