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Autore: DeliciousApplePie    09/02/2014    2 recensioni
Tom non rispose, si limitò ad avvicinarsi ancora di più a Beth e a stringerle i polsi.
–Tom lasciami andare- Disse leggermente impaurita. Il ragazzo assottigliò gli occhi e la strinse ancora più forte.
–Tom, lasciami, mi fai male!- La voce della ragazza iniziò a tremare.
–TOM LASCIAMI- Urlò Beth con tutte le sue forze.
Il ragazzo infastidito accontentò la rossa e la spinse violentemente contro la parete della camera provocando un forte tonfo e la caduta di Beth, che scoppiò in lacrime tenendosi la testa dal dolore.
Dal secondo capitolo.
“Thomas. Matthew. DeLonge. Che cazzo stai facendo a mia sorella?” Beth sobbalzò e la testa iniziò a girare.
“Tu alzati” Comandò autoritario il fratello maggiore.
Lo sguardo di Tom era perso.
“Non posso”
“Ha bevuto, e molto” Continuò il biondo indicando la bottiglia vuota di fianco.
“E tu ne approfitti, giusto?” Accusò Travis.
Dal quinto capitolo.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dodicesimo.
Everything’s gonna be fine?
 

 
Erano passati tre mesi da quel giorno di settembre. Tre mesi che sembravano un eternità. Travis e Mark avevano completamente interrotto i rapporti con Tom. Di lui non si parlava mai. Era diventato un tabù. Soprattutto in presenza di Beth. Non si faceva nessun riferimento a lui, non si nominava, e tutto questo per evitare di spezzare quel precario, e soprattutto falso, equilibrio che si era creato. Anche Alo Chris e Jonas, per quanto fossero coglioni, rispettavano questo silenzio, e una volta scoperti i motivi anche loro iniziarono a provare rancore nei confronti dell’ormai non più biondo DeLonge. Tutti facevano finta che le cose andassero bene, tutti cercavano di credere che un Tom non ci fosse mai stato, ma ogni volta che per i corridoi della scuola, o per le stradine di Poway incrociavano per qualche secondo lo sguardo dell’ “innominato” tutti si ammutolivano per qualche secondo, ma poi, continuando il discorso, fingevano che tutto andasse per il meglio. Ma non era affatto così, e ogni singolo individuo lo sapeva. Travis una volta prese in considerazione l’idea di andare da Tom e abbracciarlo come se non fosse successo niente per poi andare a provare stupide canzoni nel garage, ma ogni volta che vedeva lo sguardo affranto della sorella tutte le sue buone intenzioni andavano a farsi fottere. Beth si sentiva terribilmente in colpa per tutto quello che era successo. La fine dei Blink, la fine dell’amicizia tra lui Mark e Trav, ma soprattutto la fine della LORO amicizia, la facevano strare terribilmente male. Ormai intorno a DeLonge girava Jennifer, che a quanto pare, dalle voci di corridoio, era la sua nuova migliore amica. Tutto ciò sconvolse la scuola. Non vedere più i tre punkettoni con la loro mascotte con i capelli rosso fuoco faceva abbastanza strano, tante’vero che perfino delle cheerleader cercarono di chiedere spiegazioni, ma dalla bocca del bassista uscì solo un “Non è successo niente. Non vedete, è tutto normale?”. Ma ormai tutti sapevano che qualcosa non andava, soprattutto quando il classico sbruffone di turno iniziò a dar fastidio alla rossa e Tom, osservando la scena, non fece assolutamente nulla. Si limitò a passare un braccio intorno alle spalle della Jenkins per poi dirigersi in mensa.



Beth la  mattina del 13 dicembre si svegliò con l’umore sotto i piedi, e dopo aver fatto colazione e dopo essersi preparata uscì di casa con lo zaino in spalla e il fratello di fianco.
“Pronta ad affrontare questo lunedì?” Le chiese Travis non appena varcarono la soglia del cancello dirigendosi verso Mark ed Anne. “Non credo.” Il punk scosse la testa. Arrivarono dagli altri due e Mark prese subito a rassegna l’amico portandoselo in disparte. “Buongiorno” Disse dolcemente Anne come era solita fare.
“Giorno”
“Come siamo felici oggi.” La ragazza roteò gli occhi. “Vabbè, ho capito, meglio non toccare questo tasto. Comunque ieri sono andata a fare compere e..”
Anne continuava a parlottare, ma la rossa non era affatto interessata. Infatti il suo sguardo andava oltre le spalle dell’amica catturando il profilo di Tom che con le mani in tasca superava il cancelletto.
“AUGURI TOOOOM!”
Una voce stridula fece sobbalzare la rossa. Dopo poco, al collo di Tom pendeva Jennifer che lo stringeva forte.
“Il mio diciottenne!” Disse fiera di lei. Una vampata di rabbia sommerse Beth. –Il tuo diciottenne? Il tuo diciottenne? Al massimo il MIO diciottenne. Non sei tu quella che gli faceva compagnia in bagno mentre faceva la cacca perché aveva paura che un assassino potesse ucciderlo mentre faceva i suoi bisogni!- Il ragazzo ricambiò l’abbraccio baciandole la fronte.
“Grazie Jen.”
La ragazza si scostò di poco porgendogli una busta che Tom prese incerto per poi aprirla. Sul volto gli si aprì un sorriso che arrivava da orecchio a orecchio per poi sollevare IL vinile dei Descendentes. Il suo preferito. Cioè “Enjoy!”.
“Oddio Jen, è il più bel regalo che io abbia mai ricevuto!” Beth osservava la scena a malincuore. “Davvero Jen, non so che dire. Grazie, oddio grazie!” Jennifer sorrise.
“Compi 18 anni. Data importante, regalo importante!”
 “Stasera a casa mia alle otto.”
Lo sguardo del ragazzo continuava a vagare per il parcheggio della scuola finché non si posò pesantemente sulla figura minuta di Beth. Quella volta nessuno dei due abbassò lo sguardo. Nessuno dei due interruppe quel contatto.
Beth sorrise impercettibilmente. Forse quello fu il suo modo di fargli gli auguri.
“E allora, in conclusione, che ne pensi?” Beth sobbalzò spostando lo sguardo sul volto dell’amica.
“Ehm… Uhm… Eh, beh, penso che, beh, insomma. Ehm.. devo scappare, ciao Anne!” Con uno scatto la ragazza si allontanò ed entrò nella struttura dirigendosi nel bagni e chiudendosi dentro a uno di essi. Si appoggiò sul muro massaggiandosi le tempie. Si sentiva triste, vuota, persa. Quando c’era lui nei paraggi non era più in grado di pensare, di parlare e di agire. Era come se l’interruttore venisse staccato.
 Si sentì la porta spalancarsi e poi degli strani rumori.
“Dai Tom, lasciati andare” Beth rabbrividì riconoscendo la voce di Jennifer.
“Che palle che sei. Oggi è il tuo compleanno e non vuoi nemmeno saltare la scuola, ma che ti prende?”
“Niente. Non ho voglia di fare niente in questo periodo” La ragazza sbuffò.
“Da quando quella bastarda non ti parla più ti sei rincoglionito! Mi sono scocciata di questo tuo modo di fare da depresso. Basta ripetere che tu la ami e blablabla ma alla fine non le dici mai niente”
“Smettila Jennifer, qualcuno potrebbe sentirti.”
Beth rimase a bocca aperta.
 “Vaffanculo Tom. Sei un coglione. Non hai le palle nemmeno di dirle ciò che provi“
“Senti Jen, vuoi saltare la scuola? Saltala. Io ho il compito di matematica alla quarta ora. Ci si vede.”
I passi pesanti iniziarono ad allontanarsi finché la porta non si aprì per poi richiudersi.
La ragazza respirò profondamente asciugandosi una lacrima. Il battito del suo cuore non era affatto regolare, e l’ansia cresceva. Con titubanza afferrò la maniglia di quella porta piena di scritte e tentennando e aprì.
“Me la pagherai Barker” Beth si irrigidì non appena sentì quelle parole di fuoco. Non aveva di certo pensato che la Jenkins fosse ancora nel bagno. La rossa non ebbe nemmeno il tempo di risponderle che  l’altra uscì furiosamente dalla stanza.


La professoressa di filosofia parlava con una stana cadenza, quasi cantilenate. Aveva sempre trovato le lezioni di Filosofia interessanti, ma dopo quello che era successo 6 ore prima non riusciva a seguire una sola parola che usciva dalla bocca rinsecchita della vecchia donna seduta dietro la cattedra, che, letteralmente, le entravano da un orecchio e le uscivano dall’altro. “Fanculo” Disse a bassissima voce battendo un bugno sul banco.
“Che succede?” le chiese Anne che le era seduta di fianco.
La rossa scosse il capo lasciandosi cadere sul libro aperto a pagina 394.
“Elisabeth, ti conosco fin troppo bene. Parla”
Quella era un imposizione, e Anne non avrebbe di certo accettato un altro semplice movimento del suo capo.
“Non sto capendo un parola di quello che dice questa vecchiaccia, e a fine settimana abbiamo anche l’ultimo test prima di Natale. Ecco”
Anne borbottò qualcosa prima di risponderle.
“Andiamo, non era a questo che mi riferivo”
La rossa abbassò il capo e con un filo di voce le spiegò per filo e per segno quello che era successo. Dopo varie smorfie e sospiri la bionda parlò. “Sai cosa devi fare?” La rossa scosse il capo. “Ecco, bene , te lo dico io. Oggi. Tu. Elisabeth Mary Barker, vai da Tom.” “A fare che? Gli dico: -Mh, senti Tom, mentre ero nel cesso ho sentito che faccia da cavallo ha detto che mi ami!-  Ti pare?” L’amica ridacchiò.
“Sì, magari non con questi termini!”
La campanella suonò interrompendo la conversazione. Beth si alzò velocemente raccattando la sua roba e dirigendosi verso l’aula di matematica per l’ultima lezione della giornata. Sapeva che avrebbe incontrato Jennifer, e l’agitazione iniziò a farsi sentire. Tutti sapevano che Jennifer portava problemi se non le stavi simpatica, e di certo, lei non era proprio la sua migliore amica. Lo stomaco le faceva male e sentì qualcosa risalirle. Un conato di vomito la blocco nel corridoio. Portandosi una mano sulla bocca corse verso il bagno più vicino piegandosi sul primo water.  Non appena il suo stomacò si svuotò dallo schifoso pasto che le rifilavano in mensa si asciugò con il dorso della mano e poi si sciacquò con acqua fredda il volto e la bocca. La campanella era suonata da un pezzo e la ragazza si affrettò a raggiungere l’aula 12.
“Alla buon ora Barker” Sputò acida la giovane professoressa.
“Non mi sono sentita molto bene..”
“Si certo, come sempre. Accomodati pure di fianco alla Jenkins.” La ragazza raggelò e con pacatezza raggiunse il terzo banco. Lo stomaco rincominciò  far male. Sicuramente era colpa dell’agitazione. Cacciò dallo zaino libro e quaderno. –Perfetto- Pensò per poi far scivolare lo sguardo alla sua destra posandolo con leggerezza su DeLonge che, giratosi per chissà quale motivo, incrociò il suo sguardo. La mora, scrutò attentamente la ragazza di fianco e interrompendo quel flusso di sguardi parlò.
“Hai rovinato Thomas”
“Parli come se tu lo conoscessi per davvero” La mora sogghignò.
“Aah, Beth Beth Beth, mia cara e dolce Beth. Conoscere una persona dall’infanzia non vuol dire conoscerla per davvero” Beth si sentì scossa da quelle parole. E se la cavalla avesse ragione? Se davvero non avesse mai conosciuto sul serio Tom? Scosse il capo cacciando via quei pensieri cerando di seguire la lezione che sembrava non finisse mai. 
 


Erano le 7 e 45 minuti e Beth era seduta sul divano con di fianco Alo che mangiava patatine al formaggio. Sapeva che tra un quarto d’ora si sarebbe presentata sulla soglia di casa DeLonge Jennifer. E chissà cosa sarebbe successo. Jennifer era stra cotta di Tom, e quest’ultimo di certo non disdegnava. Aveva un bel fisico, e sapeva come far girare la testa ai ragazzi. Non era di certo goffa e impacciata come la Barker. L’ansia portava Beth a distruggersi le dita spostando velocemente lo sguardo dalla tv all’orologio .Di colpo si mise in posizione eretta uscendo di casa ignorando il povero punk, che, ignaro di quello che frullava in testa all’amica, chiedeva spiegazioni ma senza ricevere risposta. Si strinse nella felpa alzandosi il cappuccio. Il passo era svelto. La sua testa continuava a ripetere di fermarsi, ma sembrava che le sue gambe dessero ragione solo al suo cuore che continuava a ripetere che quella era la cosa migliore. Affrettò il più possibile il passo e finalmente si ritrovò sulla soglia di quella fatidica casa. Le mani sudate a causa dell’ansia erano in tasca. Le labbra erano torturate dai denti e il cuore le batteva forte nel petto. Il sole era tramontato da un pezzo e di li a poco sarebbe arrivata Jennifer.–Sono una cogliona- Pensò tra se e se ripercorrendo a ritroso il vialetto, ma una volta arrivata al cancelletto bianco che divideva il giardino dalla strada si fermò per poi tornare in dietro. Questa volta era decisa, era convinta di ciò che voleva. E quello che voleva era li. In quella casa. Non poteva farselo sfuggire, non poteva lasciarlo nelle braccia di una ragazza qualunque. Lei lo voleva tra le sue braccia. Lo voleva vicino a se nei momenti difficili. Voleva sentire il suo fiato sulla pelle. Voleva percepire il suo profumo. Il suo tocco, le sue mani nei capelli, la sua risata, le sue battute poco caste, i suoi abbracci, i suoi baci, tutto gli mancava di lui. Fece un bel respiro e avvicinò titubante il dito al campanello per poi pigiarlo.Dopo qualche minuto la porta bianca si aprì lentamente lasciando spazio alla figura imponente – e sonnecchiante- di Thomas che svogliato si stropicciava gli occhi.
Una volta messa a fuoco la ragazza sulla soglia il suo corpo si irrigidì.
Era lì, fermo, che osservava sorpreso la figura mingherlina.
“Ciao”
Fu la sola cosa che uscì dalla sua bocca, ma non ricevette nessuna risposta. La ragazza aveva il capo chinato e i capelli le coprivano il volto.
“Effy?”
Tom aspettava una risposta che non arrivava. Un singhiozzo strozzato interruppe quel silenzio.
“Perché piangi?”
Un’altra domanda senza risposta. Il ragazzo fu travolto dalla rossa che l’abbracciò. Fu un gesto avventato, e Beth lo sapeva, ma in quel momento era l’unica cosa che avrebbe voluto veramente fare.
“Tom..” La voce della ragazza tremava. “Mi manchi” Le lacrime le rigavano il voto e la sua testa era appoggiata sul petto del ragazzo che ricambiava l’abbraccio sprofondando il viso in quell’ammasso di capelli infuocati.
“Anche tu mi manchi Eff.. anche tu” Le baciò la testa sciogliendo quell’abbraccio tanto voluto da entrambi invitando ad entrare la ragazza richiudendo la porta alle sue spalle. “Andiamo in camera”
La ragazza annuì seguendo l’amico su per le scale. Entrò nella stanza e si guardò in torno notando una loro foto di due estati fa incorniciata e posta sulla scrivania. Sorrise.
“Devo parlarti” Il ragazzo annuì, prese posto sul letto facendo segno alla ragazza di seguirlo.
“Tom.. Thomas.. ricordi quella sera, che ti chiesi cosa provavi per me? Tu non hai ancora risposto a quella domanda, vorrei lo facessi ora. Perché io sono qui, e sarei disposta a perdonarti, sarei disposta a sistemare tutto, sarei disposta a mettermi anche mio fratello contro pur di starti vicino. Ti chiedo solo di essere sincero. Ti chiedo solo questo.”
Il ragazzo deglutì passando una mano tra i capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte.
“Effy.. io..”
“No Tom, niente “Effy”, niente “io”, niente stronzate. Voglio solo la verità.. ti prego..”
Tom abbassò il capo ma fu bloccato dalla mano delicata di beth che lo costrinse ad alzare lo sguardo.
“Guardami negli occhi, e di quello che senti.”
Il ragazzo fissò quegli occhi grigi e profondi, e senza pensarci si fiondò su quelle labbra rosee. Era una bacio dolce, casto. Un bacio che Beth accettò ben volentieri. Tom concluse quel bacio e le accarezzò piano una guancia e le sfiorò le labbra con le sue.
“Elisabeth.. io.. io ti amo. Si ti amo. Non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo a me stesso perché avevo paura.. e ho cercato inutili pretesti solo per averti più vicina, solo per essere più di un semplice amico ma senza mettere in mostra i miei sentimenti, e l’unico risultato è stato quello di allontanarti. Tutta colpa di quella fottuta scommessa. Una scommessa del cazzo ha rovinato tutto. Non era nemmeno una mia idea. Cook voleva solo portarti a letto, e io cercavo di proteggerti in qualche modo, ma non volevo mostrami, non volevo che gli atri capissero, e soprattutto non volevo che io capissi. Quando finalmente ho accettato il fatto che ti amo, quando finalmente ho capito che amare non significa per forza essere deboli, che amare non è un male, ormai era troppo tardi, e di fianco a me c’era Jen.. ho provato a cercare te in lei.. ma non era la stessa cosa. Sono stato un coglione Eff… un coglione… scusami…” La ragazza sorrise trattenendo le lacrime.
“Tom.. anch’io ti amo”
La voce tremava e i suoi occhi erano fissi in quelli del moro. Tom le accarezzò nuovamente la guancia per poi attirarla a se e baciarla di nuovo.
“Quindi adesso?” le chiese lei scostandosi di poco. Il ragazzo le baciò l’angolo della bocca per poi sorridere.
“E adesso sei la mia ragazza. Vero?”
Beth annuì con veemenza per poi tuffarsi di nuovo su quelle labbra segnate dal piercing. Il bacio era dolce e lento, sembrava proprio che volessero assaporare quel momento fino in fondo, quel momento tanto atteso. Ma poco dopo il ritmo si velocizzò mandando a puttane la castità del momento. Tom scese a baciarle il collo ornato dalla collana di metallo per poi farle scivolare via la felpa.
“Tom..” Sospirò ansante. “Io..” Il ragazzo appoggiò la fronte nell’incavo del collo aspirando forte il suo profumo dolce.
“Ti aspetto, non preoccuparti. Capisco che dopo la tua prima volta… beh… tu voglia aspettare.”
“Grazie” Sussurrò dolcemente.
Tom sollevò la testa incrociando i loro sguardi.
“Si, ma se non me la dai per il compleanno almeno dammi qualcos’altro!”
La ragazza rise di gusto. Almeno il suo umorismo sconcio non era cambiato. Era sempre il solito Tom, che in quel momento aveva assunto un espressione imbronciata.
“Perché ridi?”
Beth continuava a ridere osservano la sua espressione. Sembrava un bambino a cui si negano le caramelle.
“Ok, ok, la smetto!” Disse con fiatone.
“Ora occupiamoci di Travis. Dovremmo avvisarlo di…”
“Noi, dovremmo avvisarlo di noi.” Il campanello trillò. “Beh, per prima cosa occupiamoci di Jen” Disse divertito Tom alzandosi sotto lo sguardo altrettanto divertito e compiaciuto di Beth.



 

Okkkkk,
scusatemi se ho aggiornato dopo millanta anni, ma ero davvero impengata con la scuola e con la famiglia. Scusatemi tanto.. PERDONATEMI ç.ç
Se vi è piaciuto il nuovo capitolo, o se avete qualche commento su di esso lasciate una recensione c:
Alla prossima (che prometto, non sarà lontana!)

  
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