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Autore: Dokichan    10/02/2014    2 recensioni
..“So bene non sia una bella stanza.. In principio doveva essere usata per una persona speciale, ma non ne ho mai avuto l’occasione.. Se deciderai di fermarti per un po’, posso renderla un po’ più accogliente.” spiegò la rossiccia un po’ impacciata.
“Una persona speciale?” pensò curioso Sherlock. Era la prima volta che sentiva parlare di una persona speciale, che non fosse lui.
E se Sherlock non fosse l'unica persona davvero speciale per Molly? Se vi fosse qualcun'altro? O meglio, qualcun'altra? Magari una bambina piccina e timida dai folti ricci rossi. Ad un mese dalla finta morte di Sherlock, la vita vuota di Molly si riempirà tutto d'un tratto, lasciandola senza fiato.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
 
La seconda settimana di convivenza passò tutto sommato tranquilla. La donna dovette lavorare molto, ma per lo meno gli omicidi seriali erano cessati.
Il detective e il dottore continuavano a studiare il caso nei minimi dettagli. John diventò letteralmente gli occhi e le orecchie di Sherlock in giro per la città. Mentre il primo andava ad interrogare persone e cercare indizi, il secondo rimaneva a casa con Alice.
Molly e Sherlock non ebbero più modo di poter parlare e chiarirsi. L’uomo sembrava sempre più sfuggevole e la patologa si stava un po’ stancando di andargli dietro. Prima che la situazione si fosse sviluppata, avrebbero parlato. Il problema in quel periodo era il caso di Sebastian Moran. Ormai erano pressoché sicuri fosse lui, bastavano le ultime prove!
Il problema consisteva nella sparizione di quest’ultimo. Dall’ultimo omicidio non si era più vista nessuna traccia di lui. La sera prima del delitto soggiornava in hotel a sud di Hyde Park e il giorno dopo era sparito senza lasciare tracce.
In più Sherlock sapeva vi fosse una connessione fra le vittime ma non riusciva a trovarlo. Il nesso era qualcosa di labile e di sottile. Un filo così sottile che si fece vedere di riflesso solo il martedì sera della terza settimana.
 
“John, guarda..”
Quel martedì sera Sherlock aveva dinnanzi a sé sul tavolino del salotto tutti i documenti raccolti da John durante la giornata.
“Cos’hai visto?” domandò il soldato, avvicinandosi all’amico.
Sherlock aveva cerchiato dei nomi con una penna rossa su vari fogli. Ad una prima occhiata il dottore non riusciva a cogliere il nesso. “Tutti questi nomi indicano parenti dei deceduti.. Deceduti a loro volta..” iniziò a spiegare l’uomo, tentando di usare le parole giuste. Alice li stava ascoltando attenta.
La bambina non si perdeva mai nessun passaggio del caso. Si stava appassionando non poco al loro lavoro e la cosa preoccupava sinceramente la patologa.
“Molly.. Vieni un attimo qui?” chiese poi il riccioluto, richiamando l’attenzione della donna. Molly stava spesso in disparte mentre lui e John lavoravano. Sherlock se ne accorse quasi subito.
Non riusciva a capirne il motivo, ma quello non era il momento di pensarci. Glielo avrebbe chiesto in un secondo momento, dopo che John se ne sarebbe andato.
“Dimmi, Sherlock..” esclamò la patologa, asciugandosi le mani e avvicinandosi ai due. “Guarda questo e dimmi cosa ti ricorda..” disse il detective, mettendo davanti al naso di Molly un foglietto con una serie di nomi.
“Sono tutti cadaveri che mi sono arrivati all’obitorio negli ultimi due mesi.. Perché?” commentò tranquilla la donna, non capendo l’espressione sorpresa di John e il mezzo sorriso di Sherlock. “Ho trovato il nesso fra le vittime..” sospirò l’uomo, buttandosi sulla poltrona e richiudendosi nel suo Palazzo Mentale. Aveva capito il gioco di Moran. Il traditore aveva capito fin dove si fosse spinto il detective. Non gli era sfuggito il piccolo particolare con il quale Sherlock riuscì a raggirare il grande Moriarty. Non gli era sfuggita Molly.
“Illuminaci..” sospirò l’altro, tentando di capirci qualcosa. “Prima di tutto ho bisogno di Lestrade..” iniziò il riccioluto, evitando accuratamente la richiesta dell’amico. Avrebbe spiegato tutto a tempo debito, ma in quel momento aveva bisogno del sostegno della polizia.
 
“Sherlock Holmes, bastardo, sei vivo!”
Quelle furono le prime parole che l’Ispettore Capo riuscì a proferire davanti al detective, prima di rischiare di saltargli al collo per strozzarlo. Avrebbe voluto fargliela pagare ben bene per tutto il dolore che aveva causato. “Ispettore, non siamo qui per rivangare il passato ma deve seguirmi.. Devo spiegarle un po’ di cose ed ho bisogno di tutto il materiale in mio possesso..” esclamò Sherlock, risistemandosi il colletto e non dando alcun peso al fatto che il suo migliore amico stesse letteralmente braccando Greg.
John e Sherlock si erano catapultati sulla scena dell’ultimo delitto di Lestrade. Lo avvicinarono senza farsi notare dagli altri. Non volevano ancora che tutta Londra venisse a sapere della ‘risurrezione’ di Sherlock Holmes. Dovevano prima smascherare Moran e farlo arrestare.
Dopo qualche esitazione, Lestrade lasciò tutto in mano alla Sergente Donovan e seguì i due a casa di Molly.
 
“Greg!” esclamò la patologa, notandolo insieme agli altri. La donna abbassò gli occhi dispiaciuta per aver mentito per così tanto tempo all’amico. “Non ti dispiacere Molly, è colpa mia e solo mia..” disse Sherlock, notando il volto scuro della rossiccia. Quelle parole vennero dette con leggerezza perché il detective stesso voleva che fra i suoi due amici non vi fosse alcun risentimento o cose del genere. Aveva bisogno di entrambi in quel momento e soprattutto non voleva più veder  Molly con quell’espressione. Non era però quello il momento di sentirsi in colpa. Doveva pensare a come agire per quell’ultimo atto. Dopo avrebbe avuto il tempo per pensare e per agire su un altro fronte, molto più accidentato di quello.
Alice, in tutto quel via vai, notò che qualcosa non quadrasse. Non aveva mai visto il ‘Consulting Detective’ così agitato. Le sembrava ci fosse qualcosa sotto e non capì bene ma il suo sguardo volò subito a sua zia. La bambina guardò poi il riccioluto negli occhi e Sherlock comprese quanto fosse in gamba la riccioluta. Aveva capito tutto da un solo sguardo!
Il detective sospirò leggermente e si accovacciò di fronte alla bambina per poterla guardare direttamente negli occhi. “Non ti preoccupare.. La proteggerò.. Va bene?” promise con tono perentorio l’uomo. Alice aveva capito che sua zia Molly fosse in pericolo. Lo aveva capito dall’agitazione di Sherlock.
“Sherlock, che cosa sta accadendo?” domandò la donna, iniziando a preoccuparsi. Aveva udito bene la frase detta dal riccioluto e Sherlock parlò di una donna. Che si trattasse forse di lei? Alice non avrebbe avuto altro motivo di spaventarsi.
“Molly.. Con calma ti spiegherò tutto..” disse poi l’uomo, avvicinandosi alla donna e posando le sue possenti mani sulle spalle della povera patologa. Per la prima volta fu lui a non riuscire a reggere lo sguardo della donna. Per la prima volta fu lui ad arrossire per primo e distogliere lo sguardo, quasi come un ragazzino..
 
“E quindi ha preso di mira me.. Ma perché?!”
Sherlock spiegò la sua teoria ai due uomini e a Molly. Moran aveva scelto quelle vittime in modo molto preciso. Erano tutte imparentate con casi appartenuti alla patologa. Tutti i cadaveri si ricollegavano al Bart’s e alla sua Caduta, ma non solo. Erano tutti legati indissolubilmente alla sua patologa. Questo gli provocò un enorme sconforto e un brivido di paura. Per la prima volta Sherlock aveva paura.. Paura di perdere qualcuno. E quel qualcuno era una delle persone più importanti della sua vita. Che se ne fosse accorto troppo tardi? Non volle minimamente pensarci e decise di scacciare quell’indicibile pensiero.
“Ormai il suo messaggio è completato.. Come mai non.. Non mi ha ancora attaccato?” domandò la donna, seduta vicino ad Alice. Nascondere qualcosa alla bambina sarebbe stato inutile e quasi dannoso, a parere del detective.
“Perché vuole aspettare il momento giusto.. Tu non hai fatto notti la scorsa settimana..” spiegò l’uomo, enigmatico e teso come una delle corde del suo violino. Si sarebbe spezzato da lì a poco. “Domani..” sussurrò la patologa in ansia.
Il giorno dopo avrebbe fatto il turno di notte. “Domani porteremo a termine questo dannato caso.” disse perentorio il detective con un volto che non ammetteva repliche.
“Avviso già i miei uomini.. Domani finalmente si porterà giustizia a quelle povere vittime..” esclamò l’ispettore, mettendosi la giacca e filando in centrale.
Dopo poco anche John li abbandonò, tentando di rassicurare la donna. Scarso successo..
I tre si ritrovarono soli in quel piccolo e sgangherato appartamento. Alice decise di andare in camera di sua zia per lasciar parlare tranquilli i due grandi, tentando di metabolizzare il pericolo. Non le piaceva per niente quella situazione. Voleva trovare una soluzione, ma non riuscì a pensare a nulla..
“Cosa facciamo, Sherlock?” domandò tremante la donna. Aveva paura.. Dannatamente paura, ma se fosse tornata indietro non avrebbe mai detto di no a Sherlock Holmes. Avrebbe rischiato la sua vita per lui altre centinaia di volte! Di questo era sicura!
Sherlock si avvicinò a lei. Posò una mano su quelle della patologa, tentando di rassicurarla. “Molly.. Fidati di me.. E quando tutto questo finirà, ricordati che io e te dobbiamo parlare..” le disse poi, stupendola ancora una volta. Sherlock si chinò su di lei per darle un leggero bacio sulla guancia, di nuovo. Con quel gesto volle tranquillizzarla, volle farle capire quanto tenesse a lei e che nessuno le avrebbe mai torto un capello.. Lei era sua e nessuno l’avrebbe mai più fatta soffrire.
  
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