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Autore: Elbeth    11/02/2014    1 recensioni
Questo è un ritorno ad un vecchio amore. Un amore durato una vita.
E’ il sogno di una bambina che voleva essere una jedi e di un bambino che si è impegnato a diventare il miglior jedi della Galassia!
Siamo centinaia d'anni dopo la vittoria di Luke Skywalker e la sconfitta di Palpatine.
L’Ordine jedi e la seconda Nuova Repubblica hanno vissuto anni di splendore, pace e prosperità.
Ma la giovane seconda Repubblica non si era accorta di covare delle serpi in seno.
I nemici sono sempre gli stessi, più forti, subdoli e temibili che mai: i Sith…. E l’Impero!
Coruscant viene colpita e presa con un rapido unico colpo.
La pace e la giustizia tornano ad essere un’utopia di un vecchio Ordine del passato.
I jedi ed i repubblicani sono costretti a fuggire.
Il Cavaliere jedi Mirith Yu è una donna affascinante, a tratti scostante, ironica, stranamente timida …e sensibile alla Forza vivente. Il giovane generale Will Darklighter è un uomo deciso, jedi ambizioso e fedele alla causa …e sensibile alla Forza combattente.
Questa è solo una delle loro avventure, iniziate tanto tempo fa, in una Galassia lontana lontana…
Che la Forza sia con voi!
N.B. Scritta con Darklighter
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Coruscant, Bassifondi, ore 23 p.m.
 
“Essere sicura di quello che tu fare?”
 
“Abbastanza…” rispose con voce melodiosa ma decisa la giovane donna.
 
Mirith posò gli occhi di un caldo colore castano sul volto del piccolo toydoriano, che le svolazzava accanto, con un fare rassicurante.
 
“Tu capo, io seguire…” la giovane jedi scosse la testa, sorridendo appena, sotto il cappuccio che le celava il volto, tornando a guardare la strada davanti a loro “…ma tu sapere che io non d’accordo!”
 
La risata appena accennata della donna, lo fece sbuffare.
Rutz, il suo secondo pilota, non amava non essere preso sul serio e lei lo sapeva benissimo e di solito evitava di contraddirlo.
Ma questa volta è troppo importante…
I bassifondi di Coruscant – o di Imperial City, come preferiva chiamarla l’Impero - in meno di due anni erano molto cambiati. La piccola rissa che scoppiò appena poco distante da loro, non fece che confermare ciò che la Forza le aveva già suggerito.
I tempi erano decisamente cambiati e occorreva essere cauti.
E non solo per la nostra incolumità!
Le guardie imperiali erano in ogni dove e vedendo lo stato in cui era ridotta la popolazione, soprattutto quella delle classi meno abbienti, non serviva altro. Aiutare dei ribelli non sarebbe stata una saggia idea! Per quanto potessero simpatizzare con chi combatteva l’Impero, era conscia che la povertà poteva rendere un nemico anche chi in condizioni normali non lo sarebbe stato.
Era il modo di agire dell’Impero, affamare e spaventare la gente…
… e dei Sith!
I cuore prese a batterle velocemente, mentre la sua mascella si contrasse impercettibilmente.
Ben le avrebbe detto che ancora una volta si era lasciata trasportare dalle sue emozioni. Il suo vecchio maestro aveva sempre cercato di farle accettare quella parte di lei, il suo cuore e la sua estrema sensibilità agli altri; Mirith invece la reputava il suo lato più debole, quello che la faceva vacillare.
In fondo era quello che non la faceva sentire un jedi a tutti gli effetti!
Non si sarebbe mai rimproverata abbastanza la sua ritrosia ad esempio ad usare la spada laser. Lo aveva fatto – certo! – ma solo in condizioni estreme e sempre per difendere se stessa o qualcun altro in pericolo, ma non amava la battaglia. Nonostante facesse parte di un Ordine antico, che manteneva la pace e la giustizia nella Galassia, di tutti i compiti che ricopriva un jedi, non era quello di guerriero il ruolo che amava.
Si sentiva molto più a suo agio nel suo laboratorio. Preferiva approfondire lo studio della Forza sul piano medico e botanico, piuttosto che la parte dinamica legata alla battaglia.
Questo non le aveva impedito, però, di diventare uno dei piloti più abili nello spazio...
Era per quello che si trovava lì, invece che con gli altri jedi dell’Ordine?
No! E’ stata solo una casualità! Uno sfortunato incidente!
 
“Andiamo di qua!”
 
Mirith svoltò bruscamente in un piccolo vicolo, mentre il toydoriano la seguiva prontamente senza fiatare: aveva imparato a riconoscere le intuizioni della sua giovane amica. Gli fece cenno di celarsi allo sguardo, addossandosi più possibile contro il muro. Il vicolo era appartato, il sole era ormai calato e le ombre della notte erano un ottimo riparo.
La Forza, nonostante i suoi pensieri si fossero persi dietro altre considerazioni, era un alleato potente. Sempre la avvertiva di un pericolo imminente e lei era sempre sensibile ai suoi dolci e fermi comandi.
E’ un’amante esigente la Forza…
Una volta era così che Leon Tilmitt le aveva descritto il suo rapporto con quel legame speciale che li univa al tutto che permeava la Galassia. Quel tutto che loro, i jedi, avevano il privilegio di poter sentire.
Mirith levò con grazia la sua mano destra, quasi a descrivere una parabola ascendente verso l’alto. Rutz la fissava ammirato.
La giovane donna non se ne rendeva conto, ma il suo contatto con quel lato della Forza era evidente, anche in chi non era sensibile ad essa. Il toydoriano nei dieci anni passati accanto a lei aveva imparato a riconoscere quando la usava. Le veniva naturale, ma Mirith Yu spesso non se ne rendeva conto.
Uno sparuto drappello di droidi imperiali passò oltre il vicolo in cui si erano riparati, senza neanche gettare uno sguardo e senza fare caso al sordo svolazzare delle ali di Rutz.
Quando erano ormai fuori portata, il piccolo pilota non potè che commentare.
 
“Io deve imparare essere più silenzioso!”
 
“Tranquillo, Rutz, cosa ci sto a fare io, altrimenti?”
 
E Mirith gli regalò uno dei suoi rari sorrisi, inarcando ironicamente le sopracciglia.
 
“Tu avere altro da pensare…”
 
E prima che lei potesse rispondergli, uscì dal vicolo riprendendo la strada verso la Taverna del Bantha Rampante.
Era il luogo forse più conosciuto dai contrabbandieri su quel pianeta e se cercavi qualcosa di illegale o di proibito, quello era il luogo giusto in cui trovarlo!
Era per questo che si stavano recando lì.
Avrebbero dovuto trovare il loro “cliente” e Mirith sperava che quella sarebbe stata la volta buona!
La Forza l’avrebbe guidata....
Rutz sbuffò vistosamente.
 
“Non è stata colpa tua, Rutz.”
 
“Tu non potere leggere mia mente!” commentò alterato.
 
“Scusa, amico mio. Sai che non lo faccio intenzionalmente, ma se mi stai accanto, non posso fare a meno di percepire il tuo disappunto. Sei troppo trasparente, Rutz!” lo canzonò la donna.
 
“So che tu non fare apposta...” aggiunse conciliante e con voce seria “… ma mia responsabilità era! Tu sapere!”
 
“Nelle condizioni in cui eravamo, avrebbe potuto sbagliare chiunque.”
 
“Tu non sbagliare mai!”
 
Mirith aprì la bocca per rispondere, ma non potè fare a meno di richiuderla.
Era vero che lei non sbagliava, ma era la Forza a guidarla.
Se non avesse avuto quel meraviglioso alleato, forse, anche lei avrebbe sbagliato manovra.
 
Erano nel pieno di una battaglia, sotto il fuoco nemico, attaccati da due Super Star Destroyer e lo spazio per il salto era ai limiti del possibile. Lei e gli altri due jedi sulla MYB-One – il cargo corelliano che era il loro mezzo di trasporto – erano impegnati ai cannoni laser, Rutz aveva fatto il massimo in quelle condizioni estreme e disperate.
Non dormivano da due giorni, erano scappati dal Tempio, avevano preso parte alla battaglia allo spazioporto ed era solo per miracolo che erano riusciti a scappare.
Avevano mancato il rendez-vous con gli altri – era vero! – ma erano vivi.
Al contrario di molti altri. Lo aveva ripetuto tante volte al suo co-pilota.
Evidentemente senza successo, dato che ancora si rimproverava di quanto era successo!
Sospirò. Ancora una volta il suo cuore aveva tradito i suoi pensieri e il ricordo di due occhi profondi e neri che la guardavano con amore, balenò per un attimo davanti a lei.
Anche lui era vivo. Lo sapeva. Era più corretto dire che lo sentiva…
Da quella notte, aveva sempre sentito che lui era vivo e sapeva che avrebbe sentito quando non lo sarebbe stato più. Avevano condiviso troppo e troppo intensamente ed era come se una parte di lei, la più nascosta e profonda, fosse legata con un filo invisibile e indistruttibile, nutrito dalla Forza, all’animo di lui.
Lo avrebbe sentito sempre. Ovunque lui fosse. Ovunque lei fosse.
Anche se non si sarebbero visti mai più…
E sapeva che era lì! A battersi per la popolazione. Caparbio, autorevole e deciso. Come solo lui era. Lo era stato nel Consiglio jedi, avrebbe continuato a esserlo per l’Ordine, per gli altri, per la Galassia. Sempre!
 
“La Taverna…” le sussurrò Rutz, riportandola al presente.
 
“La Taverna…” rispose lei.
 
Si guardarono per un attimo negli occhi.
 
“Pronto, Rutz?”
 
“Prontissimo, Mirith!”
 
Il leggero ronzio sottolineò l’apertura della porta automatica davanti a loro.
Mirith istintivamente portò le mani alle tasche dei pantaloni bianchi, che le aderivano al corpo sinuoso. Il poncho con il cappuccio che indossava era anch’esso bianco. Era stata costretta ad abbandonare il saio jedi, la tenuta classica dei cavalieri e dei maestri, a favore di un abbigliamento più informale. Ma aveva tenuto un colore chiaro, quasi bianco: era il suo modo di rimanere legata all’Ordine, ai jedi. Il bianco era sinonimo di purezza e di verità, quella che era il credo di un vero jedi.
Si rigirò il fulminatore in tasca, levando la sicura. Sperava ardentemente di non essere costretta ad usarlo.
Era evidente che aveva un’arma in tasca e doveva essere così. Chiunque in quel bar doveva sapere che lei era armata e che dietro l’apparenza di una bella donna, si nascondeva una temibile contrabbandiera. Era una sorta di codice di riconoscimento.
Faceva parte della loro vita precedente. Di quella vita precedente alla sua decisione di tornare al Tempio jedi, quando lei e Rutz svolgevano regolarmente l’attività di contrabbando. Di quella vita in cui Mirith aveva rifiutato e rinnegato il suo legame con la Forza.
Di quella vita condotta prima della decisione di rientrare in seno all’Ordine.
Poi, tutto era stato più semplice.
Affrontare i suoi fantasmi, i fantasmi del passato, lo era stato…
 
Fino a che l’Impero ed i Sith non avevano riportato distruzione e terrore nella Galassia.
Erano stati così ciechi da non accorgersi di cosa stava succedendo sotto i loro occhi, ma la disfatta non era stata totale. La Nuova Ribellione si era subito organizzata.
Ora, era determinata a ritrovare i suoi compagni dell’Ordine e ad unirsi di nuovo a loro.
Non avrebbe più rinnegato il suo legame con la Forza.
Era particolare, era vissuto in modo diverso dagli altri, ma lei era e rimaneva una jedi.
Una guardiana della Galassia, a servizio della pace e della giustizia.
Dovevano solo …trovarli! Ovunque fossero nascosti! E anche se Coruscant era il luogo più pericoloso della Galassia per loro in quel momento, era l’unico punto di partenza che avevano.
Con un cenno del capo le indicò il secondo tavolo sulla sinistra, che era stato riservato apposta per loro.
Rutz capì al volo, come al solito. Rimaneva sempre stupita di come il toydoriano la comprendesse anche senza essere sensibile alla Forza.
Si accomodarono e la cameriera Twi’lek prese le loro ordinazioni.
 
“Un succo di Yuri e un Bantha Special” disse con voce suadente Mirith.
 
Appena la cameriera si allontanò, si lasciò andare contro la spalliera della sedia.
Il cappuccio le celava ancora il volto. Né i suoi occhi, né i lunghi capelli castani erano visibili.
 
“Noi aspettare!”
 
“Già…”
 
Eppure un tremito nella Forza la fece quasi sobbalzare.
Se il cappuccio non le avesse celato il volto, si sarebbe visto Mirith Yu, valente Cavaliere jedi, sbiancare.


 
*******************************************
N.d.A.

Questa è la mia Mirith.
Jedi un pò sui generis... spero che vi piaccia.
...Spero che vi piaccia più di Will! :P
Baci

El 
  
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