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Autore: Axelle_    11/02/2014    5 recensioni
[Sequel di Breathin' in a snowflake]
Ero stanca di tutti quei segreti. E dopo averne parlato così tante volte, questa storia mi pareva sempre meno assurda.
Non che fosse normale trovare il fantasma di un ragazzo in coma da tre anni, chiacchierarci e innamorarcisi (anche se omettevo sempre questo dettaglio).
Per non dire che dopo averlo scoperto, i genitori avevano deciso di staccare lui la spina, ma grazie a non so cosa (ancora) si era risvegliato appena in tempo e ora era vivo e vegeto. Ah, e ovviamente non c’era da dimenticare che il cosiddetto ragazzo era il fratello della mia migliore amica e inquilina, e adesso viveva con noi senza ricordare nulla di ciò che era accaduto.
Forse avrei potuto aiutare Adam con quel suo stupido libro. Insomma, esiste una storia migliore di questa?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[ XVII ]

 
Dakota.
 

 
I signori Styles erano esattamente come li ricordavo: imponenti, sicuri di sé e tirati a lucido come se dovessero incontrare la regina.
Quando entrammo in casa, erano compostamente seduti in salotto, dove la signora Styles si guardava intorno stringendo le labbra in una linea dura.
La prima cosa che Alexa notò una volta che fummo arrivati, furono le nostre dita intrecciate, mie e di Harry.
Si morse il labbro inferiore, impaziente di conoscere i dettagli, per quanto potevo appurare.
Per quanto mi riguarda, Harry non mi lasciò andare neanche un secondo. Mi trascinava con sé e io lo seguivo come un ombra. Notai una smorfia guizzare sul viso del signor Styles quando notò la mia presenza, ma cercai di non farmi intimidire.
Nel silenzio più assoluto, ci sedemmo tutti in salotto, in attesa di vedere chi dovesse iniziare a parlare.
“Se non ti dispiace, questa è una conversazione privata, di famiglia.” ruppe il silenzio il signor Styles, rivolgendosi a me. Inarcai le sopracciglia e feci per alzarmi, quando la presa sulla mia mano si strinse. “Kota fa parte della famiglia” puntualizzò Alexa.
La signora Styles sospirò e guardò verso il basso. Quasi mi commossi, ma mi trattenni.
“Sempre in mezzo a questioni che non la riguardano” ribattè invece il padre, scoccandomi una strana occhiata. Sentii il mio battito accellerare.
“Cosa volete?” Harry arrivò dritto al punto.
“Torna a casa, tesoro” lo pregò la madre con voce debole.
“No” rispose lui secco. “Ascoltami Harry, è una situazione dura per tutti. Me, tua madre.” iniziò il signor Styles, congiungendo le dita in una posizione simile a quella di una preghiera.
“Infatti siete voi quelli appena usciti da un ospedale” scherzò senza allegria, tanto da meritarsi un’occhiataccia.
“Non puoi biasimarci per aver perso le speranze che ti risvegliassi” borbottò la signora Styles.
“Lo dici come se fosse colpa mia” ribattè Harry.
Il suo tono di voce si alzò in modo quasi impercettibile.
“Torna a casa” ripetè la donna.
“Questa è la mia casa”.
“No. Non lo è” strinse i denti suo padre.
“Stranamente silenziosa questa volta, devo dire” non capii perché tutto ad un tratto la sua attenzione si era nuovamente spostata su di me. Voleva farmi parlare? Urlargli contro per farmi passare dalla parte del torto? Non ne avevo la minima idea.
“Non tirarla in mezzo” disse Harry con astio.
“Siete voi che avete detto che poteva restare, non vedo perché non interpellarla. Soprattutto dato che lei si trova molto in mezzo a questa storia. Direi quasi in mezzo.” Enunciò con lentezza estenuante. Ci misi qualche secondo a realizzare di cosa stava parlando. E in cosa mi stavi trascinando.
Grazie al cielo, Harry lo ignorò. Ma non potei che constatare che ormai ero arrivata agli sgoccioli, e avrei dovuto tirare fuori tutta la verità da lì a poco. Assurda o no che fosse.
“Non ho intenzione di tornare a casa” rincarò.
“Non puoi continuare a stare a casa di tua sorella e dormire sul divano” cercò di farlo ragionare la signora Styles.
“Questo non è affar tuo” si intromise Alexa, che  aveva preso le parti del fratello.
Se prima ero decisa a far fare loro pace, avevo cambiato completamente idea.
“E poi posso sempre andare da Louis” quasi si giustificò.
“Harry-“
“Se non siete venuti qui per scusarvi, sapete dov’è la porta” arricciò le labbra.
“TI stai comportando come un bambino” lo rimproverò il signor Styles.
“Mi stavate lasciando a morire!” gridò Harry, con le gote rosse dalla rabbia.
“Ma non è successo, ora sei qui” disse la madre.
“Non certo grazie a voi” disse sprezzante Alexa, appoggiata allo stipite della porta e con le braccia incrociate.
Tutto a un tratto, gli occhi dei presenti si posarono su di me, e mi rannicchiai nelle spalle.
Harry mi lanciò uno sguardo profondamente confuso, che non ebbi il coraggio di ricambiare.
“Infatti” il signor Styles accordò, dopo degli interminabili secondi di silenzio. Mi accorsi di star trattenendo il fiato e sospirai.
“Ehi bella gente!” Louis Tornado Tomlinson entrò in casa con un grosso sorriso stampato in volto. Sorriso che si spense e lasciò posto ad un’espressione di sgomento quando realizzò la situazione.
“Oh, beh, io magari torno fuori eh” gesticolò indicando la porta con fare nervoso.
“Lascia stare” la voce imponente del signor Styles coprì la sua.
“Ce ne stavamo andando” si alzò e se ne andò, non prima di lanciarci un’occhiata Non-è-finita-qui.
La signora Styles seguì il marito a ruota. Si sporse per abbracciare Harry, che non la rifiutò nè la incoraggiò e lo stesso per Alexa.
A me invece, lasciò solo una veloce carezza sulla spalla.
La porta si chiuse alle loro spalle.
“Ottimo tempismo, Tomlinson” Alexa alzò il pollice verso di lui, che annuì fiero.
Harry lasciò cadere stancamente la testa all’indietro e socchiuse le palpebre.
“Sempre in mezzo a rompere le scatole eh?” scherzò, stirando le labbra in un piccolo sorriso.
Cosa che di riflesso feci anche io, notando che ormai la tempesta era passata.
“Non ringraziarmi” disse Louis.
“Che ci fai qui?” chiesi curiosa. Trovavo piuttosto strano il fatto che Louis si fosse presentato così di fretta, senza neanche avvisare.
“Emergenza”.
“E cioè?” lo incalzai.
“Tu” mi guardò dritto negli occhi.
“Credo che ti dovrò rapire per un altro pomeriggio” aggiunse, sorridendo un po’ nervosamente e con fretta.
“Sono stanca” mi lamentai.
“Dai che ti porto in un bel posto” cercò d convincermi.
“Spero che tu non lo intenda come un appuntamento, Tomlinson” Disse Harry e non capii se stesse scherzando o dicendo sul serio.
“1. Cosa avete tutti con il mio cognome oggi?” chiese roteando gli occhi. “e 2. Tranquillo Romeo, non mi interessa la tua Giulietta” lo tranquillizzò, e Harry annuì semplicemente.
“Andiamo” sbuffai. In realtà la curiosità mi stava divorando.
Harry mi trattenne brevemente, la mia mano ancora intrecciata alla sua.
“Torna presto” mi raccomandò, prima di lasciarmi un piccolo bacio sulle labbra. Mi sentii arrossire da capo a piedi e cercai di ignorare quella strana sensazione che si stava facendo spazio nel mio petto.
“Promesso” gli sorrisi, prima di scappare via trascinandomi dietro Louis.
“Dove andiamo di bello?” attaccai, prima che potesse fare domande su ciò che era appena successo.
“Il vero quesito è: come reagiresti se ti dicessi che so tutto?” sorrise lascivo.
Se prima ero arrossita, ora stavo sicuramente impallidendo.
Poi strinsi gli occhi, sospettosa.
“Stai bleffando” lo accusai.
“Non ne sarei così sicura” alzò gli occhi al cielo.
Maledii mentalmente Alexa, che era l’unica da cui poteva essere venuto a conoscenza di, beh, tutto.
“Il vero quesito è:” lo scimmiottai. “Cosa vuoi sapere da me di preciso?”.
“Cosa ancora non so?”.
E lì mi accorsi che se avessi detto tutto, avrei dovuto vuotare il sacco con Harry al più presto. O si sarebbe sentito tradito, dato che tutti conoscevano, a grandi linee, i fatti. E non avrei permesso che si allontanasse da me. Non ora che lo avevo appena ritrovato.
 

 
Alexa.
 
Continuai a fissare Harry con un sorrisetto malizioso stampato in volto. Lui non ricambiò, ma anche se tenne la testa bassa lo vidi arrossire.
“Torna presto” lo scimmiottai scoccando un bacio in aria.
Non poteva nemmeno immaginare quanto fossi elettrizzata. Finalmente quei due testoni si erano dati una mossa.
Pensavo che il fratello e la migliore amica si mettessero insieme solo nei film. Grazie al cielo mi sbagliavo.
“Beh?” chiesi ansiosa.
“Cosa?” borbottò passandosi una mano sulla nuca.
Lo conoscevo troppo bene, e riconobbi da quel gesto che era veramente nervoso.
“Voglio i dettagli” ammiccai scherzosamente. Mi piaceva farlo irritare.
“Sei una rompipalle” sbuffò.
“E’ mio dovere e piacere” ghignai, insistetti ancora.
“Non mi farò trascinare in una specie di pigiama party  dove ti racconterò tutto quello che è successo mentre tu saltelli allegra e mi rinfacci che avevi ragione” scosse la testa e mi guardò male.
Un secondo di silenzio.
“Per quello c’è Kota” continuò, facendomi scoppiare in una risata.
In effetti non aveva tutti i torti. Ed ero sicura di riuscire a spillare più informazioni a lei che a mio fratello.
Sorrisi soddisfatta.
Poi il suo sguardo si fece nuovamente serio.
“Stavo pensando” iniziò. Mi venne in mente una battuta da proporgli, ma capii che fosse meglio ascoltarlo e basta.
“Forse mamma e papà non hanno tutti i torti”. Se avessi avuto una bibita in mano, sicuramente l’avrei sputata fuori. Come succede nei film. Okay, dovevo smetterla di guardarne così tanti.
Aprii la bocca per ribattere, ma lui posizionò i palmi in aria, in segno di resa.
“Intendo dire: non hanno tutti i torti sul fatto che questa è casa mia.”
Avevo capito cosa intendeva. Volevo rassicurarlo, dirgli che ero felice di avere di nuovo il mio fratellino tra le scatole e che non dava alcun fastidio.
Ma ormai la situazione era diventata scomoda. L’appartamento era piccolo e già in tre stavamo stretti. In più non aveva una camera per sé, e il divano sarebbe un’ottima postazione per una notte. Ma per una sola, non per sempre.
“Forse potrei chiedere a Louis di stare da lui. E magari poi prendermi un appartamento da me” si morse il labbro inferiore, un po’ indeciso.
“Ma?” lo incalzai. C’era sempre un ‘ma’ quando usava quel tono di voce.
“Non voglio lasciare Kota” mormorò.
Il mio primo pensiero fu  ‘Oddio che dolce. Il secondo ‘chi è questo e che ne ha fatto di mio fratello’ e col terzo tornai lucida.
“Guarda che non scappa. La potrai vedere lo stesso.” Roteai gli occhi al cielo, fintamente scocciata.
“Sì ma-“ iniziò a dire, ma poi si interruppe e scosse la testa.
Poi un’idea si fece spazio nella mia testa. Forse era stupida, forse no. Anzi, poteva addirittura essere divertente.
“Cosa c’è?” mi chiese Harry. Evidentemente  avevo assunto un’aria pensierosa.
“E se ci prendessimo un altro appartamento, noi tre? Più grande, in centro magari, non so…” proposi alzando le spalle.
L’espressione di Harry di fece scettica, ma si aprì in un sorriso.
Scuote la testa divertito.
“Ho sempre detto che mia sorella non è normale”.
“E’ un sì?”.
 


























 
ALOHA.
OMGGG OGGI E’ UN ANNO CHE SONO ISCRITTA A EFP ASDFGHJKL.
Ecco perché ho fatto doppio aggiornamento <3
Mio Dio, un anno che intaso questo sito, quasi non mi sembra vero.
Spero che il capitolo  vi sia piaciuto
*ama particolarmente l'entrata in scena di Louis*
lol
Recensioncina?
Flake.
  
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