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Autore: Nidham    11/02/2014    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dannazione!” l'assassino, per puro istinto, rotolò agilmente su se stesso, allontanandosi quel tanto che bastava per non essere colpito da un dardo luminescente.

Davanti ai suoi occhi sbarrati, le catene si dissolsero in fumo e il volto tanto caro della Custode si trasformò in quello inumano e perverso di un demone, con lucida pelle rosata e forme voluttuose.

Morrigan era già in guardia, ma fu Zevran a parare e respingere il secondo attacco, estraendo il pugnale con l'abilità data da anni di allenamento e resa anche più fulminea dalla furia. Se la maga non l'avesse trattenuto, sarebbe saltato al collo di quel mostro senza riflettere, desideroso solo di sfogare la frustrazione e il dolore su chi aveva osato prenderlo in giro.

“Se ti farai uccidere, tutto sarà perduto” lo rimproverò sottovoce, per quanto fosse certa di non poter nascondere niente a quella creatura, nel suo dominio.

“E' già perduta, Corvo” mormorò, infatti, con voce argentina come acqua di ruscello. “Povero, innamorato assassino, divenuto uomo solo per provare sofferenza.”

“Taci, demonio” ringhiò Zevran, stringendo l'elsa del pugnale e preparandosi a colpire. “Le tue parole sono solo veleno.”

“Perché dovrei mentirti?” volteggiò un po' più vicina a loro, per poi allontanarsi elegantemente con una giravolta. “Volevo solo darti quello che sei venuto a cercare e che non avrai altro modo di trovare.”

Zevran attaccò prima ancora che Morrigan potesse pensare ad un modo per impedirglielo. Corse avanti veloce e deciso, per poi scartare di lato a solo un passo dal demone, rotolare alle sue spalle e colpirlo con una pugnalata violentissima in mezzo alla schiena.

Sarebbe stato un assalto mortale per qualsiasi essere vivente, ma non per quel tipo di nemico, che si limitò a contrarre in una smorfia orrenda i muscoli del volto e a soffiare un micidiale vento di ghiaccio contro il suo assalitore, costringendolo a un rocambolesco salto mortale per evitare di rimanere ferito.

“Non puoi sconfiggermi” mugolò senza che la voce perdesse la sua cupa e malefica armonia. “Non puoi opporti a me. Ti conosco e tu mi hai conosciuta, in ogni forma che hai potuto immaginare e in altre che nemmeno supponevi esistessero.”

Morrigan evocò un'accecante colonna di fuoco che strappò un grido stridulo al mostro e diede a Zevran il tempo di rimettersi in guardia, ma non riuscì a porre fine allo scontro.

Il demone era rapido e potente, ancor più di quelli che avevano affrontato nella loro dimensione, e la maga iniziava a temere che, se pure fossero riusciti sconfiggerlo, non avrebbero avuto più la forza, né il tempo per portare a termine la loro missione. Dovevano escogitare un modo per scappare, per quanto fosse difficile immaginarne uno, in quel labirinto.

L'elfo continuava a muoversi in cerchio intorno a quella lussuriosa figura femminile, che niente aveva di donna se non le forme, apparentemente indifferente a qualsiasi cosa gli succedesse intorno,

ma Morrigan aveva ben visto come i suoi occhi si spostassero a tratti, velocemente, su due dei punti della barriera di pietre che anche lei giudicava adatti ad un disperato, quanto necessario, tentativo di fuga.

“Non voglio farti del male” cercò nuovamente di blandirlo, aprendo le braccia in un palese invito. “Tu meriti di essere felice e non troverai gioia in alcun luogo, se non con me. Lascia che mi prenda cura di te, lascia che realizzi il sogno impossibile che si dibatte nel tuo cuore.”

Parlando, aveva iniziato ad avvicinarsi, sinuosa e leggera come come un serpente, ma Zevran non era indietreggiato, anzi, aveva abbassato impercettibilmente la lama del pugnale, tornando a puntarla minacciosa contro il suo petto solo ad un nuovo passo di lei.

“Hai perso la tua amata” continuò, con falso dispiacere nella voce e nello sguardo. “Hai perso ogni ragione di vita, ma io posso farti sorridere di nuovo.”

E Zevran, in effetti, sorrise, un impercettibile dischiudersi delle labbra che non gli illuminò lo sguardo, ma rese più audace quella creatura, attirandola a solo un soffio da lui.

“Colpiscila adesso” pensò Morrigan, mentre si avvicinava guardinga allo stretto varco da cui sperava di intravedere una via d'uscita. “Una pugnalata al volto e scappa!”

Ma l'assassino rimaneva immobile a fissare gli occhi ingannevoli del demone ed a soppesare le sue melliflue parole.

“Meriti di avere ciò che vuoi, hai sofferto abbastanza.”

“Come puoi sapere ciò che voglio?” la sua voce era ferma, ma la mano stringeva con meno forza il pugnale e un fremito di dubbio gli scuoteva le spalle.

“Io vedo nel tuo cuore e sento il tuo desiderio” il mostro gli scivolò alle spalle, chinandosi al suo orecchio e carezzandolo con mani fredde e affusolate.

La maga alzò il bastone, pronta ad intervenire, ma un lampo nello sguardo del compagno le bloccò sulle labbra le parole dell'incantesimo.

Doveva fidarsi di lui, anche se non era facile, anche se non era nella sua natura. Se la situazione non fosse stata tanto drammatica, sarebbe quasi scoppiata a ridere per l'assurda ironia del destino, che la costringeva a compiere la stessa prova di coraggio da lei stessa richiesta poche ore prima proprio a colui che, in quel momento, chinava il volto verso le labbra di un demone della lussuria e sembrava totalmente rapito dalle sue bugie.

“Mi auguro che tu abbia un piano, elfetta” mormorò a se stessa, prendendo in prestito il soprannome usato dal nano. “O saremo spacciati entrambi.”

“Non puoi leggere nel mio cuore” stava sussurrando Zevran, quasi a se stesso, scuotendo la testa in un tentativo di riacquistare lucidità. “Vuoi solo blandirmi.”

“Voglio aiutarti e impedirti di perderti in questo regno, a caccia di una chimera ormai infranta.”

L'elfo ebbe un sussulto e sgranò gli occhi in un muto grido di dolore, ricacciando in gola un groppo acido di paura.

“Non temere, con me sarai al sicuro” gli strinse le braccia intorno al collo, con aria trionfante. “Io non ti respingerò e non ti abbandonerò mai.”

“Neanche lei lo ha fatto” provò a ribattere. “Io sono qui per salvarla...”

“Non puoi farlo” e la voce soave si ruppe in una nota d'acciaio. “Nessuno può raggiungerla lì dove è stata portata.”

“Tu mi stai mentendo!” Zevran gridò, liberandosi dal suo abbraccio e fissandola con il respiro mozzo e lo sguardo ancora in bilico fra rabbia e nostalgia. “Vuoi prenderti gioco di me con i tuoi inganni. Non sai niente!”

“Io so tutto, invece” il demone piroettò su se stesso, mentre la fiamma violacea dei suoi capelli si alzava in volute minacciose. “Io ascolto il sussurro del vento immobile che scuote queste lande e odo il lamento degli dei caduti che governano la città senza tempo e senza luce. La tua Eilin è la nuova prigione e il nuovo cibo per ciò che sotto le sue mani è morto e sulle sue ceneri risorgerà. Molti l'hanno preceduta in quella torre e molti la seguiranno, fino a che non ci sarà più forza nella vostra razza e cadrete insieme alle mura nere che adesso la incatenano.”

Il colpo dell'elfo giunse preciso, rapido e letale, con una violenza quasi inumana, che colse impreparato il mostro e lo scagliò contro le rocce, in un turbine di schegge e polvere.

Morrigan invocò il fulmine e mentre Zevran correva verso di lei lanciò una palla di fuoco alle sue spalle, per guadagnare il tempo di tuffarsi fuori da quella trappola.

“Credevi fosse facile incantarmi?” sorrise l'elfo, strizzandole l'occhio. “Deve ancora nascere la femmina che possa sedurmi.”

Fuggirono senza voltarsi indietro, incuranti del destino di quella creatura e concentrati solo su quanto avevano scoperto dalle sue parole.

La Città nera incombeva su di loro, immota e irraggiungibile, come uno squarcio di tenebra in un cielo senza stelle.

  
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