Capitolo 14 – The last breath
Piton,
Bianca e il ragazzo biondo correvano ancora lungo i
corridoi di Hogwarts. Svoltarono e uscirono all’aperto; ormai era notte fonda:
le stelle brillavano indifferenti di fronte alla battaglia che stava giungendo
al termine. La strega si voltò e vide Harry che li
inseguiva. La ragazza si bloccò e urlò: -Piton!-
Il
mago si girò e incrociò lo sguardo irato e pieno di odio
del ragazzo. Harry corse ancora più velocemente,
mentre Piton gridò: -Bianca! Draco!
Correte via!
-Io
non ti lascio qui!- protestò la strega mentre Draco correva verso i cancelli del castello.
-Non
fare la stupida! Vattene!- Piton la guardò e lei non ebbe il coraggio di contraddirlo: sembrava
invecchiato di tanti anni in pochi secondi. Si girò e corse fuori
dal castello insieme a Draco, che
immediatamente si Smaterializzò. Bianca invece rimase davanti al cancello, con
le spalle rivolte a Hogwarts e le mani fra i lunghi capelli neri. Non voleva
andare via, voleva solo parlare con suo padre: che
cosa stava succedendo? Che cosa significa “è finita”? Che cosa era finito? E perché
stavano scappando via?
Desiderava
che tutto finisse al più presto: aveva fitte lancinanti alla spalla e al
fianco, era esausta e in pena per gli altri che ancora lottavano. Non poteva tornare
ad aiutarli: doveva parlare con Piton e fargli tutte
quelle domande che le salivano in gola non trovavano risposta.
Udì
delle urla. Le urla di suo padre. Bianca si girò e vide un Ippogrifo
attaccarlo con i suoi artigli.
-NO!
Incarceramus!-
strillò la ragazza immobilizzando l’animale. Piton
corse fino ad afferrare il braccio di Bianca e si Smaterializzò insieme a lei. Qualche istante più tardi si ritrovarono tutti e due distesi sopra il terriccio: dopo qualche secondo
la ragazza realizzò che si erano Materializzati in un parco nei pressi di York;
conosceva quel posto perché ci andò qualche anno prima con Penelope per fare un
pic-nic. In quel luogo vi erano soprattutto querce alte e frondose, e
attraverso i rami filtrava debolmente la luce bianca
della luna.
Piton si
rimise subito in piedi, mentre Bianca rimase sdraiata: prese la bacchetta e si
medicò le ferite che ancora le dolevano; poi si alzò e si voltò verso il
professore, che le dava le spalle.
-Vuoi
degnarti di darmi qualche spiegazione?
L’uomo
non aprì bocca, e continuò a rimanere voltato. Bianca lo guardò ancora, in attesa di risposta. Tra loro c’era solo un innaturale
silenzio, interrotto ogni tanto dal fruscio del vento tra le foglie degli
alberi. Bianca desiderava con tutte le sue forze che parlasse.
E non si
rendeva conto che quel silenzio le stava rispondendo.
Quel
silenzio urlava nelle sue orecchie.
E lei non
voleva ascoltarlo.
-Ho
ucciso Silente- disse, ancora girato di spalle, dopo quello
che le sembrò un secolo
Bianca
non riuscì a pronunciare nemmeno una parola: l’aria le si
ghiacciò nei polmoni
Il
silenzio continuava a massacrarle i timpani.
-Ho
ucciso Silente. Hai capito quello che ti ho detto? L’ho ucciso, ammazzato come
una mosca- ribadì voltandosi e mostrando un ghigno belluino
sul viso cinereo.
Bianca
smise di respirare. Il volto di suo padre la fece tremare: non voleva crederci,
ma era la verità, nuda e cruda, fredda e crudele come lo sguardo di quell’uomo. Non poteva essere suo padre… non poteva essere
la figlia di quel mostro… perché era questo che era: un mostro assetato di
sangue, privo di scrupoli, falso e meschino.
-Che
ne dici, andiamo a festeggiare?- chiese ironico, con
il sorriso che si allargava maligno sul viso. Aveva superato ogni limite…
-BESTIA!-
il suo grido echeggiò fra le querce. Ormai era guidata dalla cieca collera:
strinse più forte la bacchetta che aveva ancora in mano e lo Schiantò.
L’incantesimo lo colpì in pieno petto, e l’uomo cadde a terra, ma non aveva
intenzione di difendersi. Bianca corse verso di lui, la bacchetta fremeva nella
sua mano: la puntò contro Piton e diversi tagli
apparvero sui suoi vestiti, che si tinsero di vermiglio sangue.
Voleva farlo soffrire, proprio come egli aveva fatto soffrire lei. L’aveva presa in giro… non gli
importava assolutamente niente di lei, era solo la fiera marionetta di Voldemort, e non aveva alcuna intenzione
di proteggere il mondo magico… lo voleva solo soggiogare… adesso capiva che
cosa lo aveva spinto, e cosa lo spinge ad essere un Mangiamorte.
Fama…
Gloria…
Potere…
Sentiva
l’odio bruciarle dentro come fuoco: si era sporcato di nuovo le mani di sangue,
fregandosene delle conseguenze.
Fregandosene
di sua figlia.
Si
trovava in piedi di fronte a Piton, che nonostante i
tagli non emise nemmeno un flebile lamento.
Il
silenzio la tormentava…
Voleva
che urlasse di dolore, che spezzasse quel silenzio, proprio come aveva fatto
con la vita di Silente…
…Silente…
rivide il suo volto sereno e sorridente, i capelli e la barba argentati, gli
occhi azzurri e limpidi, che non guarderanno più
nulla…
Per
colpa di quella sudicia bestia, che rimaneva lì, distesa e muta, sanguinante ma
sorridente… voleva strappargli quel ghigno dalla faccia…
-CRUCIO!-
urlò Bianca. Piton si irrigidì
e assunse una posizione innaturale: la schiena si inarcò, mentre braccia e
gambe erano spinte all’indietro, come se qualcuno le stesse ripiegando verso la
colonna vertebrale. Bianca rimase paralizzata e bloccò subito la maledizione…
era disgustata da ciò che aveva fatto, però ciò non placò la sua ira, che
aumentava in proporzione alla gioia che era dipinta sul volto di Piton.
L’uomo
rise, la guardò e la schernì: -Cosa pensavi di fare? Cosa volevi ottenere? Volevi farmi male?- la sua risata echeggiò tra gli
alberi –STUPIDA STREGA DA QUATTRO FALCI!- urlò infine Schiantandola.
Bianca riuscì solo ad attutire il colpo, che la fece indietreggiare.
-Posso
farti urlare di dolore anche senza
La
ragazza non fece in tempo a difendersi da quell’attacco
fulmineo, e dovette subire gli effetti dell’incantesimo: la vista le si oscurò e dopo qualche secondo Piton
e il parco sparirono, per far posto a orrende visioni. C’era sangue fresco e
rappreso da tutte le parti… occhi vitrei fissati su di lei… corpi orrendamente
mutilati… persone che piangevano e urlavano, straziate dal dolore…
Bianca
strinse i suoi capelli tra le mani e cadde in ginocchio. Piangeva e urlava… non
voleva guardare, e desiderava che quelle visioni sparissero… provava una
sofferenza mai provata prima; una sofferenza cupa,
nera, terribile e infinita…
Piton
sorrideva compiaciuto: stava andando tutto secondo i piani…
Interruppe
l’incanto e la ragazza si gettò distesa a terra, scossa dai singhiozzi: con
quella maledizione si poteva torturare la mente…
Con
molta fatica la strega si rimise in piedi: doveva
strappare quello schifoso ghigno dalla faccia di Piton,
a costo di rimetterci la pelle…
Con
una rapidità che il professore non si aspettava da una ragazza così malridotta,
Bianca scagliò un raggio azzurro contro il suo avversario. Piton
si piegò, reggendosi il torace; gli sembrò di aver ricevuto una decina di
coltellate in pieno petto… l’uomo tossì, e parecchie gocce di sangue caddero
sul campo di battaglia.
-Questo
incantesimo ti stritola gli organi interni fino a quando
non avrai più la forza di respirare- disse Bianca, guardando l’orrore negli
occhi di Piton e gioendo selvaggiamente per il suo
dolore. Si preparò a scagliare il colpo finale, ma il professore respinse
l’attacco. I due continuarono a duellare senza tregua.
Padre
contro figlia. Gocce dello stesso mare, lacrime dello stesso
pianto, stelle dello stesso cielo che si dilaniavano a vicenda come due fiere.
Il
buio era ormai lacerato dai lampi di luce. Il silenzio era ormai frantumato dal
frastuono dell’odio, del rancore e della guerra.
Lottavano
ancora, e avrebbero lottato fino all’ultimo respiro, fino a consumare le ultime
energie, fino a quando uno solo sarebbe rimasto in
piedi.
Piton
infine scagliò una potente fattura contro Bianca, ormai al
limite delle forze. Il raggio magenta la colpì
in pieno, con una furia tale da farla volare per qualche
metro prima di toccare terra. La ragazza cadde con un tonfo sordo,
inerte e immobile. Il professore rimase al suo posto, raggelato, osservando il
corpo di Bianca. Con passi lenti e pesanti andò verso sua figlia. La guardò
ancora, si abbassò il cappuccio del nero mantello sul capo e si chinò per prendere tra le braccia la sua bambina. Le sistemò la
bacchetta in una tasca del mantello e la sollevò. Quando si rialzò in piedi la
testa di Bianca ciondolò all’indietro. La sistemò
meglio tra le braccia, per evitare di spezzarle l’osso del collo; poi si
Smaterializzò. Il parco sparì, per far posto ad una via periferica di Londra,
illuminata fiocamente da alcuni lampioni. Camminò nella notte sulla strada
deserta; svoltò in un viottolo sporco e particolarmente buio e poi posò una
mano sul muro che gli si era presentato davanti. L’ostacolo si dissolse e al
suo posto vide il cancello spalancato del cimitero di Hallow
Street. Quella sera non c’era nessuno all’entrata: Piton avanzò sul terreno ciottolato, fra le lapidi
rischiarate dalla pallida luce della luna. Si fermò di fronte ad una croce di ametista. Piton posò Bianca
davanti alla lapide di sua madre. Le accarezzò il viso e rimase qualche attimo
a contemplare sua figlia… era andato tutto secondo i
piani…
-Spero
di aver fatto la cosa giusta per te- sussurrò Piton, che si allontanò a passi svelti dal cimitero.
FINE(?)
Tutti i personaggi che sono apparsi nella
storia sono stati ideati da J. K. Rowling, Bianca
Rose e altri personaggi o luoghi che non sono presenti nei libri di Harry Potter sono
di mia invenzione. Desidero ringraziare coloro che hanno
letto il mio racconto! Spero di non avervi annoiato!
Inoltre volevo dire
che la mia storia non è ancora completamente conclusa…J