Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Vanoystein    11/02/2014    1 recensioni
Jill tornò a guardare la strada qualche secondo dopo, non ebbè nemmeno il tempo di gridare che si trovò subito ferma, immobile, con la cintura che le stringeva sul petto. La macchina si era letteralmente capottata, i vetri si erano rotti in mille pezzi, vedeva sangue ovunque, lei sanguinava, sua madre aveva perso i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jill continuò a tamponare piano i graffi ancora pulsanti e arrossati di Alec, fece un passo indietro buttando nel cestino la garza per poi prenderla un’altra inumidendola di nuovo di disinfettante. – Ho quasi finito. – Disse lei rompendo il silenzio.
– Uhm. – Mugugnò Alec seguendo con lo sguardo ogni sua minima mossa. La ragazza si riavvicinò a lui, disinfettando gli ultimi e pochi graffi che aveva sulla spalla sinistra.
Alec girò il viso verso di lei, guardandola in silenzio.
– La vuoi smettere? – Sbuffò Jill.
– Di fare? – Domandò lui divertito.
- Di fissarmi. E’ da quando ho iniziato a disinfettarti i graffi che continui a fissarmi. – Rispose la giovane alzando finalmente lo sguardo su di lui. –
- Non è certo colpa mia se sei sexy. -
- Okay, basta. Ho finito. - Mentì Jill allontanandosi da lui e buttando la garza sul tavolo di vetro.
- Di già? – Alec roteò gli occhi alzandosi dalla sedia, sapendo benissimo che, ovviamente la ragazza non aveva davvero finito di disinfettare i tagli ma che si era allontanata a causa della frase che lui aveva detto.
– Mi piaceva averti come infermiera personale. –
Jill lo fulminò con lo sguardo riprendendosi tra le mani la bottiglia di disinfettante. Si avvicinò al tavolo prendendo anche la maglietta nera di Alec che gli lanciò e che afferrò subito al volo.
– Vuoi davvero che me la rimetta? – Domandò Alec ridacchiando. La mora gli lanciò nuovamente un’occhiataccia senza rispondergli. – Okay, okay. Me la metto. – Disse subito lui infilandosi velocemente la maglia.
I due arrivarono nuovamente in salone.
Il corpo del demone, si era ridotto in cenere, come succedeva a tutti i demoni morti.
Il pugnale che Jill aveva usato era poggiato a terra, pieno di sangue.
– Allora, io prendo il corpo di Julian e me ne libero mentre tu aspetti qui. – La voce di Alec la riportò alla realtà.
– No. Ho un’idea migliore. – Disse subito Jill avvicinandosi al corpo di Julian.
Stappò nuovamente la bottiglia di plastica che aveva tra le mani, buttando quasi tutto il disinfettante rimasto sul suo cadavere.
– Non ci pensare neanche! – La interruppe Alec raggiungendola immediatamente, strappandogli la bottiglia dalle mani. Capì immediatamente l'idea che era balzata alla testa di Jill.
– Credi sia meglio andarsene a spasso per mezza città con un cadavere tra le braccia? …Meglio bruciarlo. Insieme a tutta la casa. -
- Cosa?! Ma sei impazzita? -
- Dammi qua. – Jill si riprese la bottiglia di plastica, buttando del disinfettante sul tappeto e sulle tende alle due finestre della sala.
– La vuoi smettere? Non manderai a fuoco la casa! – Disse Alec, alzando il tono di voce.
– No? Me lo vuoi impedire? Questa è la mia casa. Lui era il mio ragazzo. Tu non sei nessuno. Tutto questo porta ad un’unica conclusione e cioè che faccio quello che voglio. Quindi, chiudi quella bocca o ti faccio stare zitto io. – Rispose calma lei, fermandosi qualche secondo.
– Ma per favore. – Alec scattò di nuovo in avanti, raggiungendola ancora. – Finiscila di comportarti come una bambina. Ragiona per una volta! Vuoi davvero che tutto questo venga perduto? -
- Sì. – Rispose seria. – Appena lancio l’accendino ce ne andiamo. – Aggiunse per poi tornare in cucina portandosi dietro la bottiglietta ormai vuota.
Tornò in salone da Alec qualche secondo dopo con un accendino grigio tra le mani.
Jill si piantò davanti al corpo di Julian, osservandolo in silenzio per qualche istante poi accese l’accendino buttandolo subito a terra, in parte al cadavere del ragazzo che fu subito divorato dal fuoco.

****

- Avresti potuto almeno avvisarmi del fatto che avresti portato Jill a casa! – Sbottò Vincent fissando Alec seduto sulla poltrona che continuava a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo annoiato.
– Non sei la sua guardia del corpo. – Replicò Alec per la quarta volta.
– Sono suo fratello! Sono il suo guardiano. IO, dovrei proteggerla. IO dovrei aiutarla. Non tu! -
- Il tuo ‘’aiutare’’ e ‘’proteggere’’ consiste nello sparire praticamente tutti i giorni e andartene chissà dove? …Senza offesa, ma a momenti sono più guardiano io di te. – Ribattè nuovamente Alec sospirando.
– Il tuo iniziale compito era solo quello di portarla qui sana e salva. Poi, ce ne saremmo dovuti occupare io e Dakota! -
- Ma Dakota è morta. Tu sei praticamente inutile. Quindi, mi prendo io cura di lei. -
- A causa della tua impulsività il suo ragazzo è morto! -
- A causa della mia impulsività?! – Gli fece eco Alec. – Se qui c’è una persona impulsiva quella sei tu! Per quanto ne posso sapere io, potresti da un momento all’altro tirare fuori qualche strana arma e ferirmi. Ancora. -
Alec si ricordò infatti di quella volta che l'aveva rischiata brutta, che per poco era morto, a causa dell'impulsività e della rabbia di Vincent.
- Quella volta è stata colpa tua! Mi hai fatto incavolare e di brutto anche! – Rispose Vincent, alzando sempre di più il tono di voce.
- Oh certo. E’ sempre colpa mia, vero? …E, tanto per la cronaca, non fare finta di dispiacerti per la morte di quel biondino perché sappiamo tutti quanto lo odiavi! -
- Jill sta male. Di nuovo. Perché ha perso una persona che amava e tu non hai fatto niente per impedirlo. -
- Ma ti diverti a scaricare tutta la colpa su di me? Credi che sia bello per me vedere che lei sta ancora male?! – Questa volta anche il tono di voce di Alec si alzò.
- Non scherzavo quando ti ho detto di starle alla larga. Hai già fatto abbastanza! Lasciala in pace, d’ora in poi mi prenderò io cura di lei. -
- Ti prenderai cura di lei ignorandola praticamente tutti i giorni come fai sempre? – Gridò Alec scattando in piedi dal divano. - Guarda che non sono mica scemo. Diciamolo una volta per tutte. Tu non vuoi che io le stia vicino perché ti da fastidio. Non perché credi che io sia un pericolo, non perché hai paura che stando con me le possa accadere qualcosa. Sei geloso. Sei dannatamente geloso! E sei anche un’egoista! …Ma sappi che a me non me ne frega niente di quello che mi ordini di fare o di quello che provi tu. Non me ne frega niente di te! – Aggiunse lui acido, impassibile, come mai aveva fatto prima d’ora con nessuno, tantomeno con Vincent.
L’aveva sempre trattato come un fratello, un amico particolarmente importante ma, negli ultimi tempi era ovviamente cambiato tutto.
Qualcuno avrebbe potuto dire che la colpa di tutto quel cambiamento era solo di Jill.
Forse era vero, forse no.
Forse Vincent lo pensava, o ne era certo.  


E ci siamo, gente. Stiamo ormai arrivando alla fine per vostra sfortuna (?) o magari qualcuno sarà anche contento. Cominciamo con i casini, eh? Tensioni su tensioni, litigi su litigi e morti. Ci avviciniamo al gran finale. Non mi resta che dirvi di continuare a seguirmi e di rimanere con noi fino alla fine. Un bacio, Giulia.
  
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