POV GINNY
Aveva sentito
un’incresciosa inquietudine ricoprirla quando
aveva visto Draco buttare la lettera che aveva ricevuto sul tavolo e
uscire.
Voleva seguirlo, davvero, ma le sembrava che il ragazzo volesse stare
da solo,
da quanto le aveva fatto intendere con quel cenno. Doveva essersi mossa
irrequieta sulla panca perché sia Diane che Demelza, e anche
qualcun altro, la
stavano osservando con sguardo interrogativo. Fu la voce sottile
dell’amica
bionda a rompere il silenzio creatosi fra loro, mentre il
chiacchiericcio di
sottofondo e il normale sbattere di stoviglie e di tazze riiniziava:
-Gin, che
cosa è successo?-
-Non lo so proprio,
Diane…- Ginny era sconsolata. Ripensò
agli avvenimenti della sera prima e si sentì sciogliere. Era
andato tutto così
bene: avevano parlato tanto e finalmente Ginny era riuscita, con
fatica, ad
individuare un ritratto di Draco. L’aveva fatta sentire a suo
agio e
contemporaneamente le aveva provocato uno sciame di farfalle nello
stomaco. Sembrava
quella storia da film o da libro babbano, quella che non immagini possa
accadere proprio a te. Ginny si era addormentata tra le sue braccia,
dopo aver
perso il conto dei baci che si erano dati e dopo non essere
più riuscita a
distinguere il suo profumo alla violetta da quello di Draco. Le si
curvò un
angolo della bocca al pensiero di come aveva rimesso lo stesso
maglioncino del
giorno prima per non disperdere il profumo di colonia del ragazzo. La
faceva
sentire così infantile e così felice al tempo
stesso.
All’improvviso
però mille interrogativi le si affollarono
nella mente, mano a mano che il nervosismo cresceva: -E se non gli
piacciono i
miei capelli? O le lentiggini?- Il ricordo di Draco che le arricciava
un
boccolo intorno al dito o che le seguiva la scia di efelidi sulle
spalle con la
mano, la fece desistere da questo pensiero. Ovviamente gliene vennero
in mente
altri: -E se russo? O magari dormo a bocca aperta? Se parlo nel sonno?
Se non
sono abbastanza magra? O intelligente? O ricca come le altre Slytherin?
Cioè
Draco è così bello ed io sono solo io!-
Fu solo allora che capì di
aver parlato troppo: gli occhi
delle sue amiche erano spalancati, ma non erano nemmeno comparabili a
quelli di
Ronald Bilius Weasley, in piedi davanti a lei, che la fissava
scandalizzato.
Ginny notò come se i suoi
occhi fossero una cinepresa che
riprendeva la scena dall’alto il viso del fratello diventare
sempre più rosso,
le narici allargarsi, la bocca stirarsi e sentì le sue
parole rimbombare dentro
di sé in un irreale eco: -Allora, è vero-
La sensazione-cinepresa
finì e Ginny si risvegliò
all’improvviso nel suo corpo, percependo il cuore battere
all’impazzata e le
orecchie ronzare. Non aveva voglia di chiedere che cosa fosse vero,
quanto
avesse capito, che cosa il fratello volesse fare. La sola cosa che
pensò fu:
-Devo uscire di qui-
E così fece.
Lasciò la borsa, il mantello, i libri e scappò
via, rincorsa da Ron che la chiamava.
Per la seconda volta calò
un silenzio irreale in Sala
Grande: Ginny sentì gli occhi di tutti gli alunni addosso
come presenza
sgradite. Spalancò le porte con violenza e
continuò a correre fino a quando non
si accasciò, sfinita, contro una colonna, certa di aver
seminato il fratello.
-Gin, Ginnina! Dove sei? Ti devo
parlare! Ginny, ti prego!-
udì la voce di Ron e la cosa che più la
stupì era che il tono sembrava
angosciato e preoccupato, invece di iroso come immaginava.
-Ron, sono qui- disse infine
debolmente. Lo vide svoltare
l’angolo con la sua andatura dinoccolata e un’aria di sollievo. Aveva tutti i
capelli arruffati
e le scarpe slacciate. Ginny s’intenerì e si
chiese che cosa non fosse mai
funzionato tra loro: forse la sua possessività, forse il
fatto che era la sua
unica sorellina.
Adesso Ron era davanti a lei e si
dondolava sulle punte,
spaesato e in imbarazzo; non c’era più stato un
contatto familiare da tanto
tempo.
-Posso sedermi qui, con te?- Ginny
annuì.
-Ecco sai, io volevo raccontarti una
cosa che è successa,
ehm, ieri. Io sono preoccupato per te. Ho incontrato Malfoy che
camminava nel
parco con quella sua aria insolente e altezzosa- qui il suo tono
s’infervorò –e
gli ho lanciato una palla di neve-
-Molto maturo da parte tua-
mormorò Ginny alzando gli occhi
al cielo e stringendo i denti.
-Ma non è questo che
conta! Ehm, allora, lui mi ha provocato
ed io ho risposto- la ragazza lo vide arrossire improvvisamente e
immaginò che
le cose fossero andate diversamente, ma non fece commenti
–Lui, molto
compiaciuto, ha accennato a qualcosa che stava accadendo fra voi e al
fatto che
probabilmente i vostri rapporti sarebbero diventati più,
ehm, intimi con il
tempo… Sai Ginny, io non volevo crederci, insomma tu sei la
mia sorellina, non
avresti mai fatto qualcosa del genere con un Malfoy, vero? Un Malfoy!
Ah ah!-
Ron ridacchiò da solo,
mentre Ginny analizzava meglio le sue
parole, cercando di capire che cosa veramente suo fratello le stesse
dicendo.
-Dopo ha anche affermato, quel
bastardo, che sei una
ragazza, come posso dire, facile e allora non ho più
resistito e l’ho colpito.-
Ginny rivide il flash di lei che
chiedeva, scherzosamente,
mentre analizzava il taglio sulla guancia di Draco:
“-Ma hai fatto a pugni con
un centauro?-
E lui: -No, con tuo fratello-
“
Boccheggiò in carenza di
ossigeno, accorgendosi di aver
trattenuto il fiato e di essersi morsa il labbro, sentendo il sapore
ferruginoso in bocca.
Ma Ronald beato concluse
l’ammonimento, immaginando
situazioni così lontane dalla realtà da far
ridere quasi istericamente Ginny:
-Quindi sorella cara, ti ripeto che devi indossare gonne più
corte ed essere
più riservata, altrimenti tutti penseranno male di te e ti
useranno per
ferirmi. E tu non vuoi che il tuo fratellino si senta in imbarazzo
verso di te,
vero? Bene, sono contento che abbiamo chiarito! Adesso vado e ricorda:
gonne
lunghe!-
Ronald non aveva proprio capito
nulla. Nulla. La risatina
nervosa le uscì lo stesso e la fece tremare. Quanto era
stata patetica!
Finalmente aveva capito tutto: Draco voleva solo portarsela a letto.
Non solo,
la considerava anche una sgualdrina. Era un’altra tacca sulla
scopa? Una
scommessa fatta con gli amici? Tutte quelle dolcezze, la stanza della
Necessità, i baci, erano menzogne.
Menzogne, bugie, frottole.
L’aveva raggirata per bene, ci aveva
dedicato anche del tempo, vedendo che non cedeva subito, che non era
effettivamente “una ragazza facile” come dicevano
in giro. Ginny strinse gli
occhi per non piangere; lei che odiava sentirsi debole e indifesa, che
odiava
sentire il sapore salato delle lacrime in gola, i singhiozzi convulsi.
Ricacciò
indietro le lacrime agli angoli degli occhi con i pugni, mordendo
più forte che
poteva il labbro inferiore per impedirsi di cedere. Pian piano il suo
respiro
si regolarizzò, gli occhi si seccarono e la bocca non
tremò più.
Era stata una lezione esplicativa di
come non bisognava
fidarsi dell’amore. L’amore è subdolo:
prima ti disarma e poi ti attacca.
Ginny sapeva esattamente che era il
suo animo ferito a farle
affermare sentenze così dure, però la prossima
volta ci avrebbe pensato per
bene, prima di innamorarsi di un ragazzo.
....violadelpensiero....vi sta parlando.... pardon, scrivendo....
Wow! Mi piace complicare le cose: sembrava tutto troppo facile, no? Anche secondo me. Bene, spero che stiate continuando a seguire la storia nonostante il mio altalenante e discontinuo aggiornamento; purtroppo devo ritagliarmi degli angoli di tempo per scrivere e sono veramente pochi. Grazie per essere ancora qui. Mi sento felice.
Un abbraccio,
Viola