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Autore: _Shinigami_Dragon_    11/02/2014    4 recensioni
[STORIA AD OC] [POSTI ESAURITI]
Dal prologo:
«Abbiamo bisogno del vostro aiuto.» Il tono sommesso dell’uomo fece sorridere la donna. Un sorriso ferino, da predatrice.
«Per che cosa?» Gli domandò, severa.
«Il Concilio della Magia ha concordato all'unanimità che voi siete la nostra unica speranza, dopo che anche Fairy Tail ha fallito.» Rispose lui.
Evelyn lo guardò storta.
«Forse non hai capito la mia domanda. Te la ripeto. Per che cosa avete bisogno del nostro aiuto?»
«Per sconfiggere Zeref.»
La donna rise lievemente.
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In un mondo dove Acnologia e Zeref seminano il panico, l'unica speranza per la razza umana è la piccola ciurma di pirati mercenari.
La loro missione è distruggere il drago e annientare il mago, ma non sempre ciò che sembra è.
Riusciranno i nostri maghi, a sconfiggere i nemici?
E voi, siete pronti per un'avventura pericolosamente straordinaria?
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Ecco qua la mia nuova storia ad oc! Lo so, faccio schifo con le presentazioni, ma spero di avervi incuriosito lo stesso!
[ATTENZIONE: GLI AGGIORNAMENTI SARANNO POCO FREQUENTI]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Acnologia, Altri, Nuovo, personaggio, Zeref
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo: Ritorno alla nave – parte prima
 
«River!» Abbaiò Evelyn verso la sua timoniera.
«Sì, capitano?» Domandò una ragazza diciassettenne  dalla pelle lievemente ambrata.
«Dove sono gli altri?»
«Abbiamo attraccato mezz’ora fa, quando tu ti sei chiusa nella tua cabina sbraitando che nessuno doveva disturbarti perché dovevi parlare con “qualcuno” di “cose molto importanti”.» Ridacchiò l’altra, con sguardo malizioso. River Gold era una ragazza non molto alta, con lunghissimi capelli neri dalle punte rosso fuoco e viola acceso, legati in buffi codini in cima alla testa. Il fisico era minuto e dalle forme proporzionate al suo fisico magro. Aveva un tatuaggio a forma di drago tribale nero che le si arrampicava lungo il braccio destro, fino a posarsi sulla spalla. Dalla bocca aperta dell’animale, partivano fiamme scure che le scrivevano sulle spalle il nome della sua nave, Onii Ryuu[1]. Quel tatuaggio era praticamente sempre coperto da una camicetta leggerissima, sempre aperta, nera. I suoi occhi erano di un vivace grigio perla, molto dolci e gentili, le labbra carnose e color ciliegia. La sua altezza e i suoi tratti del volto la facevano sembrare molto più piccola ed inoffensiva di quanto non fosse realmente. Indossava la parte sopra del bikini nero, che poco lasciva all’immaginazione e un paio si shorts della medesima tonalità, accompagnati stivali di pelle nera con delle borchie di metallo, che facevano paia con il collarino con degli spuntoni di acciaio che aveva legato al collo. Indossava anche dei guanti, sempre neri, che le coprivano solo metà falange, lasciando le dita libere.
Evelyn divenne tutta rossa, nel sentire le parole della sua timoniera e si affrettò a rispondere, un po’ impacciata.
«N-non devi insinuare nulla! Io stavo parlando di una possibile missione con il capo del Concilio!» Protestò.
«Di che cosa di tratta?» S’interessò la diciassettenne.
«Dove sono gli altri?» Ribatté la donna dai capelli azzurri.
Si fissarono qualche secondo, poi River tergiversò.
«Non mi dirai nulla senza che gli altri, vero?»
«Esatto.» Sorrise il capitano.
«Sono scesi sulla terraferma tutti già da almeno una ventina di minuti. Avevo appena finito di sistemare le ultime cose e stavo per andare anche io.» Sbuffò, stizzita.
«Bene, bene. Cercali e portali tutti qui.» Le ordinò.
River iniziò a scendere giù dal piccolo ponticello che collegava la nave alla terraferma.
«Aspetta! Hai per caso visto i miei occhiali da sole?» La richiamò la donna.
«Sono forse quelli che hai sulla testa?» Ribatté divertita la sua sottoposta.
Il capitano si tasto i capelli e, quando le due dita si scontrarono con il freddo metallo della montatura, arrossì imbarazzata.
La ragazza sorrise e fece per schizzare via, ma Evelyn la fermò ancora una volta.
«Ah, River, non combinare guai.»

***

«Allora, da chi posso iniziare?» Si chiese, parlottando da sola e facendo girare alcuni passanti, mentre camminava per le strade del piccolo porto dove avevano attraccato.
Incrociò le braccia dietro la testa, osservando per qualche secondo il cielo, poi l’illuminazione la folgorò.
Iniziò a chiedere informazioni a tutti coloro che le capitavano a tiro su giardinetti, oratori e altri luoghi dove dei bambini avrebbero potuto giocare insieme in una bella giornata assolata come quella.
«C’è un parco giochi qualche metro più avanti.» Mormorò una vecchietta dall’aria gentile, indicandole la direzione con un cenno del suo bastone.
«Grazie mille!» Trillò la giovane, salutandola con una mano e mettendosi a correre.
Pochi minuti dopo, arrivò a destinazione.
Lì, le si accapponò la pelle.
Bambini, bambini ovunque.
Bambini cicciotti e paffuti, bambini piccoli e gracili, bambini piangenti e bambini ridenti.
C’erano pure neonati!
Quello era il suo peggiore incubo.
Provò a non fare caso a quella marmaglia bassa e piagnucolosa, e cercò con lo sguardo una chioma candida o una zazzera bianca.
Poco dopo, le individuò vicino alle altalene. Quella totalmente bianca, tanto lunga da toccare il terreno di qualche centimetro buono, stava spingendo un piccoletto biondo che se la rideva bellamente, mentre l’altra saliva e scendeva, saliva e scendeva, seguendo il movimento costante della giostra.
Si avvicinò a loro di corsa.
«Shail! Shade!» Urlò, per richiamare la loro attenzione mentre si avvicinava, cercando di evitare il più possibile quei piccoli demoni, con scarsi risultati.
La ragazza sollevò gli occhi rosa da cerbiatto, sbattendo le lunghe ciglia chiare. Indossava il pezzo sopra di un bikini bianco, accompagnato da un paio di shorts del medesimo colore con una cintura nera. Sopra al tutto aveva una strana giacca a maglioncino con le maniche lunghe e il cappuccio.
«Ciao, River.» La salutò allegra, mentre continuava  spingere il bambino.
«Che cazzo ci fai qui?» Chiese, tranquilla.
River la osservò, divertita.
«Sono venuta a cercarvi.» Iniziò, frenando bruscamente l’altalena e spostando Shail. «Il capitano vuole vederci tutti.» Continuò, girandosi verso il piccolo, che la osservava stranito «Vattene via, prima che ti apra la pancia e mi faccia una sciarpa con le tue budella.» Sussurrò candida, con un dolcissimo sorriso sulle labbra. Il bambino gridò spaventato e si lanciò giù, correndo verso la mamma. «Stavo dicendo, il capitano vuole parlarci per una missione che viene direttamente dal capo del Concilio.» Cantilenò, muovendo leggermente la testa.
Shail la guardò malissimo, fulminandola con gli occhi chiari.
«Perché cazzo hai trattato così male quel povero bambino? Che minchia ti aveva fatto di male? Cretina!» Sbraitò.
Suo fratello scese velocemente dall’altalena e si affrettò ad affiancare la sorella. Era vestito completamente di nero: una maglia a collo alto scura fissata con dei lacci di cuoio sull’addome, che si incrociavano formando una “X”, un paio di calzoni con le toppe sulle ginocchia e legate ai fianchi con una cintura di pelle marrone e un cinturone sempre di pelle che gli copriva la patta dei pantaloni. le scarpe erano degli anfibi scuri e sopra al tutto aveva un mantello nero aperto sul davanti con qualche intarsio grigio.
Shade e Sahil non si assomigliavano molto. Lei non era molto alta, circa un metro e cinquantacinque, mentre lui la sovrastava di quaranta centimetri buoni. Lei aveva grandi occhi rosa chiaro, dolcissimi da cerbiatto, mentre lui ce li aveva rosso sangue, Shail era formosa e magra, Shade era spallato e piuttosto muscoloso, anche se non troppo pompato. Avevano, però entrambi le orecchie e i canini più appuntiti del normale.
«Dai, Shail, non arrabbiarti troppo.» La pregò il gemello.
«No, cazzo, ora voglio sapere che minchia le aveva fatto di male.» La guardò con gentili occhi assassini.
«Niente, non volevo che sentisse. Il capitano aveva detto di non combinare guai e se si venisse a sapere che la ciurma di Onii Ryu ha attraccato al porto sarebbero cazzi per tutti.» Spiegò tranquillamente River.
Shade grugnì. La mora non aveva forse agito nella maniera più appropriata, conveniva anche lui che c’era modo e modo per mandare via qualcuno, ma non aveva tutti i torti.
«Senti, Gold, tu non devi venirmi a rompere i coglioni mentre sto coi bambini, hai capito bene?» La voce dei Shail era una cucchiaiata di miele.
«Sai che ti dico, Aghea? Che non me ne fotte un cazzo.» Sospirò candida River.
Shade le osservò guardasi per qualche secondo e, proprio mentre stava per prendere la parola, le due scoppiarono a ridere.
Qualche secondo dopo, quando le ragazze avevano smesso di ridere, il gemello di Shail pianificò un modo per trovare più rapidamente gli altri membri della ciurma.
«Se ci dividiamo e ne cerchiamo cinque io e Shail e gli altri sei tu – fece, indicando prima se stesso e la sorella e poi River – dovremmo trovarli piuttosto facilmente.»
«Okay. Io cerco Ashuros, Edward e Gheo.» Si offrì la mora.
«Troverò io Shun, Morgan, Lilian e Alex e Hisoka.» Shail arrossì leggermente, pronunciando quel nome.
«Io cercherò gli altri.» Mormorò Shade, guardando storto la sorella.
«Allora, quando avremo finto, andiamo direttamente alla nave. Il capitano sembrava ansiosa di metterci al corrente della situazione.» Ordinò River.
Gli altri due annuirono e s’incamminarono verso tre direzioni differenti.

***

«Chissà dove posso trovare Edward.» River stava camminando per il piccolo paese portuale, con le braccia incrociate dietro la testa e lo sguardo rivolto verso le nuvole.
«Conoscendolo, o sta bevendo qualcosa con Ashorus oppure sta leggendo da qualche parte.» In quel momento, piuttosto anche la ragazza avrebbe voluto starsene in un posto tranquillo a perdersi nelle pagine di un buon libro. Continuò a camminare, senza prestare attenzione a dove stava andando. Ad un certo punto, la mora non si accorse di un edificio che si ergeva proprio di fronte a lei e, immersa nei suoi pensieri, andò a sbattere forte contro le fredde pareti esterne.
«Ahio!» Mormorò, massaggiandosi il naso. «Perché ti sei messo in mezzo, deficiente di un muro?» Strillò, poi, a pieni polmoni.
I passanti, nel vedere una ragazza litigare con le mura della biblioteca, si fermarono un attimo ad osservarla con compassione, supponendo che fosse una poveretta scappata da un ospedale psichiatrico. Alcuni pensarono che forse avrebbero dovuto cercare di chiamare un bravo psicologo per aiutarla.
«La vita umana è come un attimo effimero, in questo vasto universo. Non ti sembra che sprecare quel poco tempo a nostra disposizione in questo mondo discutendo con un muro sia quantomeno… stupido?» Una voce pacata fece frenare il lungo discorso di River contro la parete.
«Edward!» Cinguettò, correndo ad abbracciare il ragazzo con la grazia di un elefante, rischiando di farlo cadere a terra.
«River.» La salutò lui con un buffetto sulla testa.
Quando la ragazza lo lasciò andare, si accorse che accanto al carpentiere c’era un’altra imponente figura, che aveva guardato il tutto fregandosene di tutto.
«Hey, Asura! Sempre il solito menefreghista?» Lo salutò la ragazza.
«Mpf.»
River sbuffò.
Edward era un ragazzo bellissimo: alto, magro ma muscoloso, dal fisico prestante ad allenato. I lunghi capelli, castani e ribelli, cadevano in ciocche scomposte nell’ovale perfetto del volto abbronzato. Gli occhi verde muschio erano calmi e posati e le labbra pallide erano tirate in un leggero sorriso.
Indossava una maglia verde dalle maniche lunghe scure con sopra una casacca.
La suddetta casacca era dorata, bordata di rosso, con due strisce sul davanti nere ed era chiusa con una fascia bianca. I pantaloni erano scuri, mentre gli stivali marrone ciliegio. Indossava anche lunghi guanti bordò che si fermavano all’altezza delle nocche.
Ashuros, al contrario, era sì molto alto – 182 centimetri non sono certo pochi – ma il suo fisico era molto più muscoloso e possente rispetto a quello snelle dell’altro ragazzo. Aveva corti e ribelli capelli bianchi, con un’unica lunga treccia che gli arrivava alle caviglie. La sua carnagione era pallida e chiara, mentre le braccia erano nere come l’ossidiana. In mezzo alle mani le sue ossa si erano deformate, fuoriuscendo dalla pelle e creando un cerchio osseo dal quale spuntava un occhio. Nell’arto sinistro, il bulbo oculare era bianco azzurro, mentre nell’altro era giallo ed arancione. Le iridi degli occhi rispecchiavano il colore di quelli sul dorso della mano: azzurro quello sinistro, rosso l’altro.
Ashuros! Questa ragazza è troppo rumorosa. Voglio ucciderla e riportare il silenzio in questo mondo. Mentre River blaterava cose a caso, Tsundora si lamentava per l’esuberanza della giovane.
“Non m’interessa.” Rispose il mago, annoiato.
Ha tanto fiato. Mi piacerebbe vedere fino a quanto riuscirebbe urlare durante una seduta con il mio fuoco. Ridacchiò Jinkocu.
“Non m’importa, lo sapete e ora state zitti!” Li riprese il ragazzo, concentrandosi su quello che stava dicendo la mora.
«Il capitano vuole parlarci di una possibile missione, quindi mi ha mandato a cercarvi. Ho incontrato Shade e Shail e abbiamo di dividerci per trovarvi meglio.»
Ashuros sollevò un sopraciglio e scambiò un’occhiata con Edward. La ragazza parlava a macchinetta e così velocemente che quasi non respirava.
«Va bene.» Sbuffò spazientito il giovane Asura.
«Ascolta.» Mormorò Ed «Mentre noi stiamo qui a parlare, il Capitano Evelyn ci sta aspettando. Pertanto, direi di incamminarci alla ricerca del prossimo della ciurma da trovare. Chi stiamo cercando?»
River, a sentire quelle parole, s’illuminò.
«Reaper.» Nominò la ragazza con uno strano verso. «Sapete per caso dove possiamo trovarla?»
Il castano scrollò le spalle, mentre il ragazzo degli occhi policromi rispose, laconico:
«Aveva detto di voler andare in spiaggia.»
Andiamo in spiaggia? Tsundora, solitamente calmo e silenzioso, si era improvvisamente interessato alla questione Un tempo le spiagge erano posti silenziosissimi, solo sabbia, vento e mare. Ora bambini e schiamazzi turbano la quieti di luoghi perfetti come quelli. Sono veramente schifato da ciò! Borbottò mentalmente.
Sempre a lamentarti del rumore, tu. Lo prese in giro Jincoku.
Ashuros sbuffò mentalmente e li lasciò bisticciare, cercando di non ascoltarli.

***

Gheo Reaper, diciotto anni suonati, aveva appena rubato una sdraio e l’aveva messa nella sabbia coperta dall’ombra dei primi pini della pineta lì vicino.
A terra, vicino a lei, era appoggiato un bicchierino trasparente dal gambo lungo, ripieno di uno strano liquido violaceo dal forte odore alcolico, accompagnato da un piccolo ombrellino da cocktail verde menta.
Gheo era una ragazza dalla pelle molto abbronzata, molto scura, decisamente inusuale abbinata ai suoi capelli candidi. Indossava un succinto costume a due pezzi bianco che poco lasciva all’immaginazione. Piccole goccioline di sudore scendevano lungo la curva del collo andando a inabissarsi tra i seni decisamente prosperosi. Il ventre era incredibilmente piatto, ma allo stesso tempo i suoi addominali erano forti e ben allenati. Le lunghe gambe completamente nude erano perfette ed affusolate. Reaper era una bella ragazza e lei lo sapeva. Per quello tutti i maschi della gilda tendevano a trattarla un po’ con i guanti. Si sa: una donna bella è una cosa buona, una donna bella ed intelligente calcolatrice priva di scrupoli e/o emozioni è essere veramente stronzi.
Tornando alla storia, mentre la giovane era spaparanzata sul lettino a prendere l’ombra come  nessuno aveva mai fatto, sentì un brusio venire da poco lontano. Così, sollevò la testa e aprì un occhio, valutando se fosse stato il caso di sloggiare. I suoi occhi erano una cosa incredibile: dal colore quasi indefinito, al contrario delle altre persone il contorno dell’iride era sì nero intenso, ma non formava un contorno ben definito. Da lì in poi, l’occhio spaziava tutte le tonalità dell’arancio – dal giallo dorato vicino all’iride all’arancione più scuro vicino alla pupilla -. Quando capì che le voci sentite poco prima appartenevano a persone conosciute si ricoricò tranquilla. Poco distante dalla sdraio, i suoi abiti erano ripiegata accuratamente sulle radici di un pino: maglietta  a mezze maniche dalla scollatura vertiginosa nera, una camicia di jeans rossa, un paio di blu jeans e una cintura con accanto un paio di scarpe da tennis bianche.
«Hey, Reaper!» La voce di River le giunse fastidiosa alle orecchie.
«Gold.» La voce della ragazza dai capelli bianchi era intrisa di gelo. «Edward, Bleeder.» Con uno svolazzo di mano salutò anche gli altri arrivati.
Ed la guardò un attimo. Nonostante il suo caratteraccio, nonostante la sua mania irrefrenabile di combinare guai col suo potere, Gheo era tutto sommato una bella ragazza. Sapeva che non era l’unico a pensarla così sulla nave e tutto ciò iniziava a dargli fastidio, anche se non ne capiva il motivo. Ma in quel momento decise di non preoccuparsi: aveva comprato due libri sull’alchimia molto interessanti, poco prima di incontrare River, e non vedeva l’ora di iniziare a leggerli.
«Allora? Che diavolo volete?» La dolcezza di Gheo faceva invidia a quella di un procione con la rabbia.
Il castano e la mora si misero d’impegno per farsi ascoltare dalla bianca durante la breve spiegazione di quello che stava succedendo, mentre, invece, Ashuros rimase tranquillo in piedi dietro di loro, cercando di zittire Jincoku e Tsundora.
«Non mi interessa più di tanto, ma se è la vecchiaccia che ha bisogno, farò uno sforzo.» Sbuffò. Poi guardò maligna River per qualche istante e poi commentò con un pizzico di cattiveria in eccesso: «E, comunque, mia cara Gold, sei ingrassata.»
«…» Edward fece saettare lo sguardo fra le due, leggermente spaventato. Era sulla nave ormai da abbastanza tempo per capire quando le tempeste stavano per arrivare.
Si preparò ad una risposta coi controfiocchi, che però non arrivò mai. La ragazza bassa si limitò a dire che il capitano non vovela guai.
Gheo stava per infierire con qualche altro suo pensiero, quando girò la testa e si pietrificò.
«RAGNO!» Reaper fece un balzo degno di un felino, atterrando addosso ad Ed che la prese al volo, stringendola appena per non farla cadere. Non che ce ne fosse bisogno: sembrava che una grossa piovra dal seno prosperoso avesse deciso di abbracciare il ragazzo.
Anche River sbiancò leggermente e saltò dallo spavento. Saltò all’indietro, senza neanche rendersene conto. Poi pensò che dietro di lei c’era Ashuros. A quel punto iniziò a preoccuparsi supponendo che, cadendogli addosso gli avrebbe potuto far male. Mentre, però, iniziava la parabola discendente, le venne in mente che il giovane l’avrebbe presa al volo come il castano aveva fatto con Reaper, quindi si tranquillizzò.
Ashuros, nel frattempo, però, si era spostato leggermente.
Quindi River completò la parabola.
Impattò contro il terreno.
La sua testa si conficcò nella sabbia.
«Mi vendicherò!» Bofonchiò poi.
Gheo credette di morire dal ridere, quel giorno. Si rivestì velocemente e i quattro si avviarono verso la nave.

[1] Onii Ryuu = Demone Drago.


Angolo Della Fabbrica di Cioccolato:

Autrice: Salve a tutti e benvenuti alla prima puntata di “Psicopatia portami via!”. Abbiamo con noi in studio, come ospite speciale, Leke! Saluta, Leke.

Leke: *Sbuffa* Sì,sì, okay, ciao -_- (sai che ti odio per avermi trascinato qui, vero?)

Autrice: * La studia un po’ * Sai cosa ti starebbe bene addosso?

Leke: No, e nono lo voglio sapere, voglio finire questa follia ed andarmene a casa… A proposito, dove siamo? * Si guarda intorno
incuriosita *

Autrice: Ops, mi sono dimenticata di accendere la luce! * Si alza dalla poltroncina imbottita, inciampa in un filo e va a sbattere contro il muro * Ahio, che botta! * Accende la luce * Ecco fatto!

Leke: La tua camera? Come ci siamo arrivate in camera tua? O.ò

Autrice: * Fa per rispondere *

Leke: No, non importa, piuttosto, presenta il capitolo, su!

Autrice: * Borbotta qualcosa di incomprensibile * Il capitolo, eh? Allora, oggi abbiamo presentato ben sei OC! J Edward Yoshina [di Edward_Yoshina], Ashuros Bleeder [di andry_94_hell], Gheo Reaper [di Leke_96], River Gold [Modestia a parte, mia OC u.u] e Shai e Shade [di Thedarkgirl96].

Leke: Il che ha portato a capire che gente normale in questo fandom non c’è! :D

Autrice: Su, su, Leke, lo sappiamo che neanche tu sei tanto normale, non fare la nubbia! u.u * Muove le mani a caso *

Leke: * Schiva una manata * Io sono compresa tra i pazzi, infatti! :)

Autrice: * Le da una manata sulla schiena che le fa vomitare i polmoni * Brava, Leke! Così si fa! * Si muove in maniera strana sulla sedia e cade a terra e sbatte di nuovo la testa * Ahio… Di questo passo finisce che spaccherò il pavimento…

Leke: Ma spaccare la tua, di testa, no, eh?

Autrice: no u.u Cooooooomunque! Cosa dovevo dire * Si guarda intorno confusa *

Leke: Salutare ed andare a dormire, lo sai che stare sveglia oltre l’orario ti fa male! * Le patpatta la testa * (ß Notare, l’abbiamo scritto durante le ore di scuola…)

Autrice: Ma io non voglio!

Leke: Fila!

Autrice: Si, mamma…

Leke: E mi chiama pure mamma! * Sospira sconsolata * Bhè, ciao a tutti! :D

Autrice: Al prossimo capitolo! :)

Fratello dell’autrice: Capite, ora, a chi avete lasciato l’OC? Fareste meglio a pensarci due volte, la prossima volta, prima di darle corda… -.-“ * Se ne va via borbottando qualcosa di insensato *

Se qualcuno volesse chiedermi qualcosa, vi lascio qui il mio link di facebook: https://www.facebook.com/bice.efp?ref=tn_tnmn
   
 
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