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Autore: Drunk on Love    11/02/2014    2 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Spazio autrice
Volevo solo dirvi che questo non è un vero e proprio capitolo. O meglio, lo è, ma non e completo. L'ho diviso in due parti. la seconda parte è ancora da rifinire, ma spero ugualmente che cominciate a leggerlo.
Detto questo, buona lettura ;)

-Drunk on Love-



«Senti, vai a letto. Dormici su, e vedrai che domattina –ammesso che ti ricorderai qualcosa- ti sembrerà più facile» provò Jiraiya.
«Il problema non è il mio! E se lei domattina si ricorderà tutto?» l’eremita non aveva mai visto l’amico così ubriaco al punto da alzare la voce. Sospirò e incrociò le braccia.
«Proprio non vuoi dirmi chi è questa benedetta ragazza?»
Kakashi, seduto su una sedia di legno e afflosciato sul tavolo, scosse la testa svogliato. Probabilmente stava per addormentarsi.
«Senti, io sono stanco e non è stato facile far addormentare tua figlia, per cui, se non ti dispiace, io andrei a dormire» concluse l’eremita assonnato.
Kakashi non gli rispose: era già nel mondo dei sogni.
 
 
Si svegliò in una stanza diversa da quella in cui credeva di essersi addormentata. Aveva ciuffi dei suoi capelli rosa sul volto, appiccicati dal sudore. Si mise piano a sedere, poi si rese conto dell’atroce mal di testa che la torturava.
Cercò di capire dove si trovasse, guardandosi intorno. Il suo sguardo cadde sulla figura ancora addormentata al suo fianco: intravide spuntare dalle lenzuola una ciocca bionda. Il cuore perse un battito. Era terrorizzata dall’idea che sotto quella coperta ci fosse il suo migliore amico, ma quella paura si dissolse come fumo al vento, quando realizzò che Naruto non aveva le gambe così affusolate e i capelli lunghi.
Ora ricordo, ieri sera sono corsa a casa di Ino. Ma…per quale motivo?
Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare nulla. Decise che, appena sveglia, fondere il cervello non era l’opzione giusta, così si alzò lentamente e si avviò verso la cucina, alla ricerca di acqua.
Era intenta a bere, quando il braccio rimase a mezz’aria, un po’ per lo stupore e un po’ per l’imbarazzo.
Shikamaru Nara era di fronte a lei e appena la vide abbassò lo sguardo, arrossendo. In fondo, Sakura aveva indosso solamente l’intimo.
La ragazza fece cadere il bicchiere a terra, che andò in frantumi, e corse a cercare qualcosa da mettere addosso.
Shikamaru, nel frattempo, si apprestò a raccogliere il vetro da terra, per cercare di porre rimedio a quella situazione alquanto imbarazzante.
Quando Sakura ritornò con addosso una vestaglia di Ino, a stento trattenne una risatina.
«Che hai da guardare?» sbottò la rosa.
«Buongiorno, Shikamaru. Tutto bene? Sì, grazie e tu?» Sakura voleva bene al suo amico, ma quel sarcasmo proprio non lo sopportava.
«Buongiorno..» borbottò.
«Scusa per l’intrusione, ma non credevo che Ino avesse ospiti» si giustificò il moro.
«Sì, bè, non lo sapeva neanche lei. Ieri sera sono venuta… a proposito: sai cosa ho fatto ieri sera dopo che me ne sono andata da Hinata?» chiese Sakura, sperando che lui sapesse la risposta.
«Mi dispiace, ma me ne sono andato prima di te» rispose, scuotendo la testa.
Sakura sbuffò rassegnata.
«Comunque.. Ino è in piedi?» chiese Shikamaru dopo qualche istante di silenzio.
«Adesso sì…» una voce bassa e roca arrivò da dietro la rosa. Ino aveva ancora gli occhi chiusi e camminava curva, come se avesse un peso sulla testa impossibile da rimuovere.
«Con due chiacchieroni come voi, come si fa a dormire?» proseguì la bionda.
Se Sakura non fosse stata assolutamente sicura che avrebbe scatenato un conflitto civile all’interno di Konoha, le avrebbe risposto un bel “da che pulpito”, ma si trattenne.
«Shikamaru ti cercava» disse solo, sparendo in bagno.
«Dovevo andarci io!» urlò la Yamanaka alla porta del bagno, ormai chiusa a chiave.
«Ehm… Ino?» chiamò Shikamaru. La bionda si voltò a guardarlo con uno sguardo truce, come se lui l’avesse appena interrotta durante uno di quei combattimenti da cui dipendono le sorti del mondo.
«Che vuoi?»
Il povero ragazzo si vide scorrere tutta la vita davanti agli occhi, perché sapeva che se avesse pronunciato la frase sbagliata, la ragazza lo avrebbe ucciso all’istante. Fece istintivamente un passo indietro.
«Il maestro Asuma vuole vederci» mormorò.
Ci fu un momento in cui lo sguardo della Yamanaka sembrò farsi di fuoco, ma poi sorrise benevola.
«D’accordo, il tempo di cacciare di casa fronte spaziosa e vi raggiungo» disse, poi si fiondò a bussare ripetutamente sulla porta del bagno.
Il moro sentì le gambe sciogliersi: il peggio era passato, il ciclone Yamanaka non lo avrebbe colpito quella mattina.
 
 
«Senti Ino, ti ricordi perché sono venuta da te ieri sera?» chiese Sakura mentre camminava al fianco della sua migliore amica per le strade di Konoha.
«No, fronte spaziosa, ma mi ricordo che piangevi. Sarà stato l’alcool…» rispose Ino guardando in cielo, come se stesse cercando la risposta fra le nuvole.
«Se solo riuscissi a ricordare…» sbuffò la rosa. Odiava non avere il controllo. Anche se era una cosa stupida come lo svegliarsi a casa di un’amica dopo una notte brava, non riusciva a sopportare il fatto di non essere a conoscenza degli avvenimenti.
Camminava a testa bassa, impegnata a guardarsi le scarpe, mentre ascoltava distrattamente quella pettegola della sua amica.
«Chissà perché il maestro Asuma ci ha convocati così presto» sospirò a un certo punto la bionda. Sakura la guardò accigliata.
«Presto? È quasi mezzodì!»
«Per me è presto» ripeté incurante Ino.
Sakura roteò gli occhi, poi posò il suo sguardo su una figura una decina di metri più avanti. Aveva i capelli del colore dell’argento, una maschera nera sul volto e si dirigeva all’Accademia, probabilmente per andare a prendere sua figlia.
All’improvviso ebbe un falshback.
Ricordò vagamente di essere stata mantenuta per evitare di cadere, poi un occhio nero fisso su di lei, una mano che le percorreva la schiena, un respiro lento e regolare.
«I-Ino…» balbettò.
«Che hai, fronte spaziosa? Stai sudando!» esclamò la bionda notando lo stato d’animo della sua amica.
«Mi sono appena ricordata cosa è successo ieri sera.»
 
 
Era ancora assonnato e con il mal di testa, quando entrò nell’Accademia.
Riconobbe subito Iruka alle prese con quella peste di Sukai. Era divertente vedere come se la cavava con i bambini, sembrava nato per questo lavoro. Ogni tanto si tergeva la fronte imperlata di sudore con il bordo della manica. Ogni volta che faceva un sorriso a uno dei suoi allievi, la cicatrice si incurvava verso l’alto sui lati, come se fosse una bocca sorridente.
La piccola Sukai era davvero molto brava. Si impegnava e quando sbagliava qualcosa, subito si correggeva.
Così piccola e già ha l’istinto di sopravvivenza.
Era raro trovare qualcuno così portato per essere un ninja a soli quattro anni. Kakashi lo era stato, certo, ma lui era un caso a parte.
Decise di aspettare che finissero gli allenamenti, così si fece un giro per l’Accademia. Si ricordò di quando era piccolo e girovagava per quella struttura sempre seguito da quel chiacchierone di Obito e la sua adorabile amica Rin.
Uscì nel giardino.
Si respirava proprio una bella aria, fresca, tranquilla e silenziosa e… un momento, silenziosa?
Non era affatto silenziosa, o meglio, lo era fino a cinque secondi prima, quando il vulcano Yamanaka non era ancora eruttato.
«SIGNOR KAKASHI HATAKE!» urlò la bionda avvicinandosi a grandi falcate verso l’albino e agitando i pugni in aria.
Kakashi si voltò in direzione della bionda e cominciò ad indietreggiare.
«C-ciao Ino.. c-che hai?» balbettò. Era vero che Kakashi era noto come il Copia Ninja di Konoha, ma era anche vero che Ino era Ino.
«Ino, smettila…» un mormorio raggiunse le orecchie dell’albino. Sakura era qualche passo dietro la bionda, che la supplicava di smetterla con quella scenata.
«Come si è permesso?» tuonò invece la Yamanaka.
All’improvviso, Kakashi seppe di cosa stava parlando la ragazza. Non era riuscito a ricordare nulla della notte precedente fino ad allora, ma era bastato guardare negli occhi Sakura, per fargli tornare tutto in mente.
«Senti Ino, per prima cosa, non sono affari tuoi, secondo, non è successo niente» bisbigliò con tono e sguardo severi, ma a bassa voce, sperando che la rosa non sentisse.
«Ah, non sono affari miei? La mia migliore amica che viene da me in lacr-» una mano coprì la bocca di Ino, per evitare di farle dire cose di cui sarebbe stata Sakura a pentirsi. Non si sa da dove, era spuntato Shikamaru, che ora teneva ferma la bionda che si dimenava.
«Grazie» gli biascicò Sakura sottovoce.
Kakashi cercò con gli occhi lo sguardo di Sakura, come a chiederle conferma di quello che Ino stava per dire, ma non lo trovò. La rosa, infatti, era impegnata a guardarsi le scarpe che pestavano nervosamente l’erba.
Sul serio ha pianto? In fondo non è successo niente! Eravamo anche ubriachi e non sapevamo quello che facevamo! Provò a convincersi Kakashi, ma anche se non era effettivamente successo niente, sapeva di aver ferito la sua allieva.
 
 
Naruto, come suo solito, si stava facendo una bella scorpacciata di Ramen, quando notò Sai passare.
Si affrettò a finire il suo pasto, poi lasciò qualche spicciolo sul bancone e lo raggiunse di corsa.
«Ciao Sai!» lo salutò con una forte pacca sulla spalla.
«Oh, ciao Naruto» rispose il ragazzo.
«Dove vai di bello?» chiese il biondo con un sorriso a trentadue denti.
«Bè, ho visto correre Ino e Sakura poco fa, così vado a vedere» rispose Sai, inconsapevole di stare per scatenare una guerra tra allievo e maestro.
Arrivati nel giardino dell’Accademia, si accorsero di un gruppetto di persone e delle urla scalmanate che non potevano che essere di Ino Yamanaka.
«Ma che sta succedendo?» si chiesero quasi in coro.
Si fecero spazio tra i bambini e i maestri che assistevano, poi finalmente riuscrono a vedere con chi ce l’aveva la bionda: niente poco di meno che il maestro Kakashi.
«Senti Ino, smettila. Stai dando spettacolo. E’ una cosa che non ti riguarda, perciò smettila di fare la bambina» replicò per l’ennesima volta l’albino, spazientito. La tempia vibrava pericolosamente, segno che si tratteneva dal prenderla a schiaffi.
«No, non mi do una calmata!» rispondeva ogni volta lei.
«Ino, adesso basta! Me ne vado!» urlò Sakura coprendo la voce dell’amica.
Girò sui tacchi e si incamminò. Scorse con la coda dell’occhio Naruto e Sai che la guardavano intontiti, ma proseguì a grandi falcate e uscì dall’Accademia.
Ino rimase interdetta, non se l’aspettava.
Kakashi le rivolse uno sguardo carico di rabbia, a cui lei rispose con disprezzo.
Senza dire altro, l’albino andò a prendere sua figlia e tornò a casa.
  
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