Plastic dolls
Capitolo nove Billie Newton
smette completamente di leggere i messaggi di Harry Styles una mattina
di
gennaio. All’inizio
usa la solita scusa, un impegno qua, un viaggio lì, un set
fotografico in Francia e una riunione spostata di qualche ora. Si
vedono tramite amici in
comune qualche sera, si baciano nascosti in qualche bagno di qualche
lussuosa
casa fino alla Vigilia e poi Harry parte per il Cheshire. Le
chiede se vuole accompagnarlo tramite una telefonata, “So che
non hai un bel
rapporto coi tuoi genitori e, insomma,
casa dei miei è parecchio grande…” le
dice e ha la voce tempestata da sintomi invernali che per un attimo la
fanno
sorridere. “Non
posso” risponde però, sedendosi sul proprio
materasso, tra le coperte
aggrovigliate e i vestiti stropicciati. “Oh – Harry è deluso,
si capisce e Billie
non è stupida – d’accordo. Ci vediamo
l’anno prossimo allora” Riattacca
lei cinque secondi più tardi, poi spegne il telefono e passa
tutte le vacanze seduta
contro il muro, le gambe strette al petto. Si alza solo per le cose
importarti,
cede al cibo – due pacchetti di cracker integrali –
il quinto giorno. Non
pensa, non parla neanche con Leah quando questa entra nella loro camera
e la guarda
preoccupata, neanche quando le si siede accanto e l’abbraccia
e neanche quando
Sid organizza una festa per Capodanno nell’appartamento. Il tre
gennaio apre la finestra e si fa la doccia più lunga di
tutta la sua vita, poi
accende il telefono e risponde con qualche smile agli auguri dei suoi
genitori.
Harry le ha mandato in tutto tre messaggi. Il primo
è del venticinque, recita un
semplice “Buon Natale. x”
, il
secondo è arrivato qualche minuto dopo l’inizio
del 2014 e dice “So che
è un po’ stupido, ma mi piacerebbe
passare questo nuovo anno con te. E forse anche tutti gli altri. Auguri
x” L’ultimo
è di ieri, e Billie alza un angolo della bocca in segno di
rassegnazione, poi
cancella il suo numero dalla rubrica e prende il primo autobus per
l’agenzia. “Vorrei
che tu fossi qui” Il tredici gennaio, Burberry organizza la sfilata di apertura dell’anno con la collezione primaverile. Una delle stylist le ha spiegato che il tutto si concentra sui colori sgargianti, Billie ha ascoltato fino a quando ha potuto e poi ha appoggiato il capo contro la spalla di Leah, che ha ridacchiato e atteso paziente che finissero di dettare l’organizzazione. Ci sono
cinquantatré modelle, Leah è la numero quarantuno
e Billie la
trentanove. Hanno
fatto le prove per tre giorni di fila, il capannone ha quel tema che
s’affaccia
sul futurismo e ci sono già i primi fotografi. La
truccatrice sta passando un pennello ricoperto di ombretto rosa sulla
palpebra
destra di Billie, mentre uno dei tanti parrucchieri le sta alzando i
capelli in
un’acconciatura un po’ troppo eccentrica per i suoi
gusti. Lei
indosserà un cappotto lungo, una gonna a scacchi fino al
ginocchio e una
camicetta trasparente con un paio di zeppe bianche. A Leah
invece hanno dato un vestito nero, da sera, con un giacchetto grigio e
un paio
di saldali con i calzini. Questa, seduta davanti a uno dei tanti
specchi
del camerino, sta raccontando della sua uscita con Louis Tomlinson,
interrompendosi
ogni volta che la truccatrice ripassa il colore scarlatto delle sue
labbra con
il pennellino. “Non
siamo amici perché non
siamo amici – dice, guardando nel riflesso la figura di
Billie, seduta accanto a lei – Ma non siamo neanche qualcosa
di più perché non
ci siamo ancora baciati” “Però
ti piace” sottolinea la bionda, con un sorriso. “Beh,
a
chi non piacerebbe? –
ribatte Leah,
ridendo a occhi chiusi – Insomma, è giovane,
carismatico, bello e ricco” Billie
inclina la testa, “Sai come la penso” borbotta,
guardandola di sfuggita. “Sei
troppo negativa, darling
– sbuffa a
quel punto l’amica, mentre il parrucchiere le copre il volto
e spuzza della
lacca sulla sua treccia nera – E poi, dopo tutto quello che tu hai detto
riguardo la nostra vita in quella famosa
mattina a casa di Harry Styles, è una fortuna che Louis mi
voglia ancora
frequentare” Billie
non risponde ed evita di mordersi il labbro per evitare di essere
rimproverata
dalla truccatrice. “Comunque
ti vedo più tranquilla, oggi – le fa notare Leah,
qualche minuto più tardi – Di
solito sei sempre agitata. Successo qualcosa?” Si
stringe nelle spalle. Indifferenza.
“Ho
preso qualcosa per calmarmi” Billie
Newton e Nick Grimshaw hanno la loro conversazione più lunga
il cinque gennaio.
Lei
arriva in ritardo al bar dove si sono dati appuntamenti e poi dritta al
centro
della questione, senza giri di parole. Nick Grimshaw
ha già ordinato un Martini perché sa che
sarà una lunga chiacchierata. Incrocia
le dita di entrambe le mani sul tavolo, sorride e poi, finalmente, si
concede
di togliersi il cappotto con tanto di taschino. “Credevo
ci avresti messo di più a capire” mormora, e poi
comincia a raccontare. Il
rinfresco post sfilata è in uno degli Hilton della
città. Ci sono
un sacco di celebrità, Leah ha già postato su Instagram una
selfie con Rita
Ora, Tom Daley, Georgia May Jagger e con Kelly Osbourne. La gente
si complimenta con lei, le regalano sorrisi e lei si mette in posa per
i
fotografi mentre risponde alle domande dei giornalisti. Intercetta
Nick a lato dell’immensa sala e subito dopo sente una
presenza al suo fianco. “Bonjour
mon amour” la
saluta Louis, un sorriso
dolce sul volto e uno smoking elegante che lo rende ancora
più bello. Leah
ridacchia per il suo accento storpiato e gioca con il bicchiere di
champagne
che ha tra le mani: “Il francese non è il tuo
forte, sai?” lo rimbecca,
divertita. Il
ragazzo le appoggia una mano sulla schiena per invitarla a seguirlo ed
esibisce
un’espressione fintamente scioccata: “..E io che
ero venuto qui apposta per
te..” borbotta, mascherando un sorriso. “Che
gentiluomo”
dice Leah e vorrebbe baciarlo. Louis
le sorride ancora con una strana luce negli occhi chiari, poi la porta
al
bancone della frutta e: “Hai mangiato?” le domanda,
apprensivo. Lei
annuisce subito e lui sbuffa: “Una mela” la
rimprovera, indicando col capo il
cesto di frutta curato nei minimi dettagli. Leah
alza gli occhi al cielo, ma gliene è segretamente grata. E forse
Billie si sbaglia, pensa, percependo ancora la sua calda mano sulla
schiena,
forse una chance, ai cantanti delle boy band, bisogna pur darla. L’hotel
è immenso e lei è alla disperata ricerca di un
bagno. È al decimo piano o forse
al terzo, la testa le gira da fare schifo e i tacchi sembrano
stringerle i
piedi all’inverosimile. Billie
si appoggia al muro del corridoio e chiude gli occhi. Non voleva
davvero scappare
dal rinfresco, ma improvvisamente tutto le è sembrato soffocante, troppo anche per lei,
abituata a stare in gabbia e a dieta. Ha in
faccia ancora i resti del trucco e tutto quello che adesso vorrebbe
fare è
sedersi sulla moquette sotto ai suoi piedi e dormire per secoli interi.
Quando,
dopo la sfilata, Leah le ha chiesto di nuovo se stesse bene, Billie ha
accennato
vagamente ad una tisana tranquillante, ma in realtà stanotte
è entrata nella
stanza di Sid e Calvin e ha preso qualche flacone di calmanti di cui il
primo è
ormai dipendente. Ha
preso tre pasticche blu, di quelle un po’ ovali e grandi, e
adesso tutto gira. Non
manca tanto, comunque. Tutto questo sta per finire. I suoi
sensi vacillano ma riesce comunque a distinguere il rombo dei suoi
pensieri e
il rumore dei passi dietro di lei. Stringe
più forte le palpebre, quando Harry inizia a parlare. “Puoi
anche scappare tutte le volte che vuoi se questo serve a farti sentire
grande –
non sta urlando, ma la sua voce graffia forse ancora di più
– Puoi evitare le
mie chiamate, spegnere il telefono e non rispondere ai messaggi, ma sai
una
cosa, Billie? Mi sono rotto il cazzo, adesso” Lo
sente fare qualche passo verso di lei, senza raggiungerla. Billie
appoggia la
testa contro il muro del corridoio e si chiede quante stanze,
all’incirca,
possiede questo hotel. “Possiamo
fare sesso, se questo può farti sentire meglio, possiamo
anche passare la notte
a parlare di stronzate, ma devi smetterla di giocare a questo gioco in
cui solo
tu detti le regole” Billie apre gli occhi pesanti e li punta sulla figura di Harry. Indossa dei
vestiti
scuri ed è serio, bello da togliere il fiato. Non
risponde. Lui fa
un altro passo. “Per
tutto questo tempo ho pensato di aver conosciuto qualcuno che mi
capisse al
volo – mormora ancora Harry, come se stesse riflettendo con
sé stesso – Ti ho
dato troppa importanza, ti ho messa su un livello su cui tu non riesci
a stare
perché l’unica cosa che hai mai fatto nella tua
vita, oltre che fregartene di
tutti quanti, è quella di essere bella. Tu sei qui
solo perché sei bella” Lui stringe
i pugni forte, ma non la guarda e anche se fa davvero tutto male,
Billie sa che
non lo pensa davvero. Sa anche di meritarsi tutta quella pagliacciata e
pure il suo
tono arrogante. Sorride,
quindi e: “Non è lo stesso motivo per cui sei qui
anche tu?” gli domanda. E
può
vedere quanto le sue parole lo abbiano sgretolato, perché
gli occhi di Harry si
spengono contro il pavimento, prima che torni a fissarla con una rabbia
quasi
cieca. Neanche
lei lo pensa, ma forse così, un giorno, farà meno
male. Harry
è
davanti a lei con una falcata, la spinge contro il muro sovrastandola
col suo
peso e togliendole il respiro per un istante. Non
parla perché è troppo furioso, ma la guarda
intensamente, soffiandole il
proprio respiro irregolare sulle labbra. Billie
gli accarezza uno zigomo irrigidito, sorridendo come chi non vuole
piangere. C'è un cambio di atmosfera, adesso. “In
un’altra
vita – gli sussurra – mi sarei potuta innamorare di
te” “Se
tu
mi avessi dato più tempo – le confessa lui, la
voce vellutata solo grazie al tocco delle sue dita – ti
amerei già” “Io
non
ci posso rimanere qui – balbetta Billie, con il tono
incrinato e le mani che
gli stringono le braccia – Non ce la faccio. È
troppo” Harry
sospira ma le bacia la fronte, poi l’abbraccia e nasconde il
proprio volto tra
i suoi capelli. “Va bene così” Billie vorrebbe rispondere che non c’è proprio niente che vada bene, ma sta zitta e chiude gli occhi e forse così farà davvero meno male. |