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Autore: malpensandoti    11/02/2014    6 recensioni
Billie Newton e Nick Grimshaw hanno la loro conversazione più lunga il cinque gennaio.
Lei arriva in ritardo al bar dove si sono dati appuntamenti e poi dritta al centro della questione, senza giri di parole.
Nick Grimshaw ha già ordinato un Martini perché sa che sarà una lunga chiacchierata. Incrocia le dita di entrambe le mani sul tavolo, sorride e poi, finalmente, si concede di togliersi il cappotto con tanto di taschino.
“Credevo ci avresti messo di più a capire” mormora, e poi comincia a raccontare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pretty hurts'
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Plastic dolls
Capitolo nove






Billie Newton smette completamente di leggere i messaggi di Harry Styles una mattina di gennaio.

All’inizio usa la solita scusa, un impegno qua, un viaggio lì, un set fotografico in Francia e una riunione spostata di qualche ora. Si vedono tramite amici in comune qualche sera, si baciano nascosti in qualche bagno di qualche lussuosa casa fino alla Vigilia e poi Harry parte per il Cheshire.

Le chiede se vuole accompagnarlo tramite una telefonata, “So che non hai un bel rapporto coi tuoi genitori e, insomma, casa dei miei è parecchio grande…” le dice e ha la voce tempestata da sintomi invernali che per un attimo la fanno sorridere.

“Non posso” risponde però, sedendosi sul proprio materasso, tra le coperte aggrovigliate e i vestiti stropicciati.

Oh – Harry è deluso, si capisce e Billie non è stupida – d’accordo. Ci vediamo l’anno prossimo allora”

Riattacca lei cinque secondi più tardi, poi spegne il telefono e passa tutte le vacanze seduta contro il muro, le gambe strette al petto. Si alza solo per le cose importarti, cede al cibo – due pacchetti di cracker integrali – il quinto giorno.

Non pensa, non parla neanche con Leah quando questa entra nella loro camera e la guarda preoccupata, neanche quando le si siede accanto e l’abbraccia e neanche quando Sid organizza una festa per Capodanno nell’appartamento.

Il tre gennaio apre la finestra e si fa la doccia più lunga di tutta la sua vita, poi accende il telefono e risponde con qualche smile agli auguri dei suoi genitori.

Harry le ha mandato in tutto tre messaggi. 

Il primo è del venticinque, recita un semplice “Buon Natale. x” , il secondo è arrivato qualche minuto dopo l’inizio del 2014 e dice “So che è un po’ stupido, ma mi piacerebbe passare questo nuovo anno con te. E forse anche tutti gli altri. Auguri x”

L’ultimo è di ieri, e Billie alza un angolo della bocca in segno di rassegnazione, poi cancella il suo numero dalla rubrica e prende il primo autobus per l’agenzia.

“Vorrei che tu fossi qui”

 

 

 

 

Il tredici gennaio, Burberry organizza la sfilata di apertura dell’anno con la collezione primaverile. Una delle stylist le ha spiegato che il tutto si concentra sui colori sgargianti, Billie ha ascoltato fino a quando ha potuto e poi ha appoggiato il capo contro la spalla di Leah, che ha ridacchiato e atteso paziente che finissero di dettare l’organizzazione. 

Ci sono cinquantatré modelle, Leah è la numero quarantuno e Billie la trentanove.

Hanno fatto le prove per tre giorni di fila, il capannone ha quel tema che s’affaccia sul futurismo e ci sono già i primi fotografi.

La truccatrice sta passando un pennello ricoperto di ombretto rosa sulla palpebra destra di Billie, mentre uno dei tanti parrucchieri le sta alzando i capelli in un’acconciatura un po’ troppo eccentrica per i suoi gusti.

Lei indosserà un cappotto lungo, una gonna a scacchi fino al ginocchio e una camicetta trasparente con un paio di zeppe bianche.

A Leah invece hanno dato un vestito nero, da sera, con un giacchetto grigio e un paio di saldali con i calzini.

Questa, seduta davanti a uno dei tanti specchi del camerino, sta raccontando della sua uscita con Louis Tomlinson, interrompendosi ogni volta che la truccatrice ripassa il colore scarlatto delle sue labbra con il pennellino.

“Non siamo amici perché non siamo amici – dice, guardando nel riflesso la figura di Billie, seduta accanto a lei – Ma non siamo neanche qualcosa di più perché non ci siamo ancora baciati”

“Però ti piace” sottolinea la bionda, con un sorriso.

“Beh, a chi non piacerebbe? – ribatte Leah, ridendo a occhi chiusi – Insomma, è giovane, carismatico, bello e ricco”

Billie inclina la testa, “Sai come la penso” borbotta, guardandola di sfuggita.

“Sei troppo negativa, darling – sbuffa a quel punto l’amica, mentre il parrucchiere le copre il volto e spuzza della lacca sulla sua treccia nera – E poi, dopo tutto quello che tu hai detto riguardo la nostra vita in quella famosa mattina a casa di Harry Styles, è una fortuna che Louis mi voglia ancora frequentare”

Billie non risponde ed evita di mordersi il labbro per evitare di essere rimproverata dalla truccatrice.

“Comunque ti vedo più tranquilla, oggi – le fa notare Leah, qualche minuto più tardi – Di solito sei sempre agitata. Successo qualcosa?”

Si stringe nelle spalle.

Indifferenza.

“Ho preso qualcosa per calmarmi”

 

 

 

 

 

 

Billie Newton e Nick Grimshaw hanno la loro conversazione più lunga il cinque gennaio.

Lei arriva in ritardo al bar dove si sono dati appuntamenti e poi dritta al centro della questione, senza giri di parole.

Nick Grimshaw ha già ordinato un Martini perché sa che sarà una lunga chiacchierata. Incrocia le dita di entrambe le mani sul tavolo, sorride e poi, finalmente, si concede di togliersi il cappotto con tanto di taschino.

“Credevo ci avresti messo di più a capire” mormora, e poi comincia a raccontare.

 

 

 

 

 

 

 

Il rinfresco post sfilata è in uno degli Hilton della città.

Ci sono un sacco di celebrità, Leah ha già postato su Instagram una selfie con Rita Ora, Tom Daley, Georgia May Jagger e con Kelly Osbourne.

La gente si complimenta con lei, le regalano sorrisi e lei si mette in posa per i fotografi mentre risponde alle domande dei giornalisti.

Intercetta Nick a lato dell’immensa sala e subito dopo sente una presenza al suo fianco.

Bonjour mon amour” la saluta Louis, un sorriso dolce sul volto e uno smoking elegante che lo rende ancora più bello.

Leah ridacchia per il suo accento storpiato e gioca con il bicchiere di champagne che ha tra le mani: “Il francese non è il tuo forte, sai?” lo rimbecca, divertita.

Il ragazzo le appoggia una mano sulla schiena per invitarla a seguirlo ed esibisce un’espressione fintamente scioccata: “..E io che ero venuto qui apposta per te..” borbotta, mascherando un sorriso.

“Che gentiluomo” dice Leah e vorrebbe baciarlo.

Louis le sorride ancora con una strana luce negli occhi chiari, poi la porta al bancone della frutta e: “Hai mangiato?” le domanda, apprensivo.

Lei annuisce subito e lui sbuffa: “Una mela” la rimprovera, indicando col capo il cesto di frutta curato nei minimi dettagli.

Leah alza gli occhi al cielo, ma gliene è segretamente grata.

E forse Billie si sbaglia, pensa, percependo ancora la sua calda mano sulla schiena, forse una chance, ai cantanti delle boy band, bisogna pur darla.

 

 

 

 

 

L’hotel è immenso e lei è alla disperata ricerca di un bagno. È al decimo piano o forse al terzo, la testa le gira da fare schifo e i tacchi sembrano stringerle i piedi all’inverosimile.

Billie si appoggia al muro del corridoio e chiude gli occhi.

Non voleva davvero scappare dal rinfresco, ma improvvisamente tutto le è sembrato soffocante, troppo anche per lei, abituata a stare in gabbia e a dieta.

Ha in faccia ancora i resti del trucco e tutto quello che adesso vorrebbe fare è sedersi sulla moquette sotto ai suoi piedi e dormire per secoli interi.

Quando, dopo la sfilata, Leah le ha chiesto di nuovo se stesse bene, Billie ha accennato vagamente ad una tisana tranquillante, ma in realtà stanotte è entrata nella stanza di Sid e Calvin e ha preso qualche flacone di calmanti di cui il primo è ormai dipendente.

Ha preso tre pasticche blu, di quelle un po’ ovali e grandi, e adesso tutto gira.

Non manca tanto, comunque. Tutto questo sta per finire.

I suoi sensi vacillano ma riesce comunque a distinguere il rombo dei suoi pensieri e il rumore dei passi dietro di lei.

Stringe più forte le palpebre, quando Harry inizia a parlare.

“Puoi anche scappare tutte le volte che vuoi se questo serve a farti sentire grande – non sta urlando, ma la sua voce graffia forse ancora di più – Puoi evitare le mie chiamate, spegnere il telefono e non rispondere ai messaggi, ma sai una cosa, Billie? Mi sono rotto il cazzo, adesso”

Lo sente fare qualche passo verso di lei, senza raggiungerla. Billie appoggia la testa contro il muro del corridoio e si chiede quante stanze, all’incirca, possiede questo hotel.

“Possiamo fare sesso, se questo può farti sentire meglio, possiamo anche passare la notte a parlare di stronzate, ma devi smetterla di giocare a questo gioco in cui solo tu detti le regole”

Billie apre gli occhi pesanti e li punta sulla figura di Harry. 

Indossa dei vestiti scuri ed è serio, bello da togliere il fiato.

Non risponde.

Lui fa un altro passo.

“Per tutto questo tempo ho pensato di aver conosciuto qualcuno che mi capisse al volo – mormora ancora Harry, come se stesse riflettendo con sé stesso – Ti ho dato troppa importanza, ti ho messa su un livello su cui tu non riesci a stare perché l’unica cosa che hai mai fatto nella tua vita, oltre che fregartene di tutti quanti, è quella di essere bella. Tu sei qui solo perché sei bella”

Lui stringe i pugni forte, ma non la guarda e anche se fa davvero tutto male, Billie sa che non lo pensa davvero. Sa anche di meritarsi tutta quella pagliacciata e pure il suo tono arrogante.

Sorride, quindi e: “Non è lo stesso motivo per cui sei qui anche tu?” gli domanda.

E può vedere quanto le sue parole lo abbiano sgretolato, perché gli occhi di Harry si spengono contro il pavimento, prima che torni a fissarla con una rabbia quasi cieca.

Neanche lei lo pensa, ma forse così, un giorno, farà meno male.

Harry è davanti a lei con una falcata, la spinge contro il muro sovrastandola col suo peso e togliendole il respiro per un istante.

Non parla perché è troppo furioso, ma la guarda intensamente, soffiandole il proprio respiro irregolare sulle labbra.

Billie gli accarezza uno zigomo irrigidito, sorridendo come chi non vuole piangere.

C'è un cambio di atmosfera, adesso.

“In un’altra vita – gli sussurra – mi sarei potuta innamorare di te”

“Se tu mi avessi dato più tempo – le confessa lui, la voce vellutata solo grazie al tocco delle sue dita – ti amerei già”

“Io non ci posso rimanere qui – balbetta Billie, con il tono incrinato e le mani che gli stringono le braccia – Non ce la faccio. È troppo”

Harry sospira ma le bacia la fronte, poi l’abbraccia e nasconde il proprio volto tra i suoi capelli. “Va bene così”

Billie vorrebbe rispondere che non c’è proprio niente che vada bene, ma sta zitta e chiude gli occhi e forse così farà davvero meno male.

  
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