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Autore: Demone    11/02/2014    4 recensioni
E' una ff nata dalla mia mente malata, ambientata dopo la liberazione dei prigionieri di Azkaban. Spero che vi possa piacere. Per ora non ho le idee molto chiare, andando avanti con i capitoli definirò i dettagli.
DAL PROLOGO.
Urlava. Spesso, durante la notte, la donna urlava. Ma le sue urla erano inghiottite dai rumori delle altre celle. Tutti urlavano, ad Askaban, e lei più di tutti. Urlava perchè quelle sensazioni la divoravano. Urlava perchè il suo Signore Oscuro non era tornato da lei. Urlava perchè era sola in quella cella. Urlava perchè non aveva la sua bacchetta. Urlava perchè le sue sorelle non c'erano e lei non sapeva se erano morte o vive.
Urlava perchè era sola. Sola. Senza Lui. Senza quell'uomo che l'aveva resa ciò che era.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Nagini, Sorelle Black, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Non-con, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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AZKABAN, CELLA 267
Era una notte non diversa dalle altre, ad Azkaban. I dissenattori continuavano a camminare fra i loro prigionieri, nutrendosi di ogni stilla di vita. C'era una grande agitazione in quei giorni. Era da un po' che da una cella, dove non molto prima c'era solo un vuoto, si irradiava una continua speranza. Un prigioniero, ad Azkaban che sperava? Non era mai successo. Mai, in tutta la storia, la speranza era entrata fra quelle mura. Neanche Sirius Black, l'unico che era riuscito fino a quel momento a scappare da quel luogo, aveva provato quella speranza così forte, così dirompente, da attirare un così gran numero di dissenattori.
Bellatrix sperava. Anche se i dissenattori le stavano togliendo anche quella, piano, lasciandole solo i dubbi. Ora che era tornato, cosa sarebbe successo? L'avrebbe liberata? Si. Si, l'avrebbe liberata, di sicuro. Ma...ma se lui fosse stato ancora adirato per qualche errore? Lei non l'aveva trovato, non era stata lei ad aiutarlo. Ora forse l'avrebbe lasciata marcire lì dentro per questo.
Bella chiuse gli occhi e, prima di scivolare ancora in quel limbo, sentì una voce all'orecchio, un ricordo troppo lontano per essere specifico. Era solo una voce che pronciava parole indistinte. Era la Sua voce. Quel ricordo lungo un secondo, attirò altri dissenattori alla porta della cella.

ANTICA VILLA BLACK IN ROVINA
“Come procedono i preparativi, Codaliscia?”
L'uomo osservò il liquido lattiginoso nel suo bicchiere, lasciandolo girare lentamente, osservando come la luce creava riflessi e giochi di luce sulle sottili pareti di vetro. Non degnò di uno sguardo l'essere immondo, spaventato, che strisciava ai suoi piedi. Non meritava alcuna attenzione, nessuna. Era il suo servo più inutile, più spaventato, quello che avrebbe ucciso con più piacere. Peccato che in quel momento ogni mano capace di tenere una bacchetta in mano gli era necessaria.
“Q-quali...pre-preparativi...mio..mio signore..?” balbettò quell'inutile essere.
La mano di Voldemort si chiuse con più forza attorno al bicchiere ma si trattenne abbastanza per non romperlo.
“Azkaban. La prigione dei maghi, dove hai permesso che un tuo amico -sempre se così si può definire Sirius Black- fosse rinchiuso per dodici anni, pur essendo egli innocente.” disse freddamente all'essere, fissando solo il camino di fronte a se.
“I-io sto..sto facendo il-il mio meglio...”
“Non mi interessa il tuo meglio! Voglio solo sapere come e quando potrò riavere i miei servi più fedeli! Coloro che saranno al mio fianco quando il mondo magico sarà mio."
“Ab-abbiamo aperto le...le tra-trattative con i di-dissennatori...mio signore. Loro pe-però...vogliono di-di più...”
“Di più?” Voldemort sorrise al buio. “Bene. Lo avranno. Riunisci tutti gli altri, Codaliscia. Entro dieci minuti li voglio tutti al mio cospetto.”
Appena Codaliscia si fu dileguato, Voldemort bevve un sorso di quel liquido bianco e si concentrò di nuovo sul camino. Avrebbe distrutto Azkaban con le sue mani.

AZKABAN
Durante la notte, la quiete di Azkaban era rotta solo dalle urla dei prigionieri, alcuni dei quali invocavano la morte. Fino a quel momento. Quel momento in cui un boato, enorme, riempì la prigione. Il muro cadde, lasciando un enorme spazio libero. Immediatamente i dissenattori provarono ad aggredire i maghi che, sulle loro scope, brandivano le bacchette. Subito fili argentati colpirono gli esseri, facendoli indietreggiare.
“Tu! Muoviti!” urlò uno dei mangiamorte.
La battaglia per liberare i loro compagni era iniziata e sarebbe continuata per tutta la notte, fino a quando i dissenattori non avrebbero chinato il capo a Lui, al Signore Oscuro.

La battaglia infuriava ancora, per cielo e terra, quando i primi prigionieri iniziarono ad uscire dalle loro celle. Eccoli, i mangiamorte che tornavano alla vita, tornavano dal loro signore.
Alcuni di loro erano stati ritrovati nelle loro celle, raggomitolati a terra come bambini, incapaci di emettere un fiato. Erano più morti che vivi. Alcuni di loro furono alzati a forza da terra e accompagnati fuori.
Lucius Malfoy storse il naso, entrando in una cella minuscola. Un uomo era accasciato a terra, con il volto nascosto. Malfoy gli si avvicinò lentamente e gli toccò la spalla.
“Via! Sparite, mostri infami! Esseri immondi, sparite! Sparite, oppure uccidetemi!”
Gli occhi erano stravolti dal terrore e dalla pazzia. Afferrò l'uomo che l'aveva attaccato e lo spinse contro il muro. Malfoy si liberò velocemente e dopo pochi secondi riuscì a immobilizzarlo.
Rodolphus. Quell'uomo, quel pazzo, era Rodolphus? Dopo tutti quegli anni, che al prigioniero di sicuro erano sembrati secoli, aveva sperato di non ritrovare il suo amico. Una tomba sarebbe stata preferibile allo spettacolo che si trovava avanti.
Rodolphus era un uomo distrutto, pazzo e sporco, così dannatamente sporco che Lucius avrebbe desiderato poter scappare via da lì e andarsi a lavare tutto quel sudiciume che gli lordava le mani. Tutto, in quel luogo, in quella cella, indicava dolore e pazzia. I muri erano incrostati di sporcizia, non c'era alcun letto e dall'odore che lì vi regnava, Lucius pensò che probabilmente nessuno aveva mai pensato a ripulire la cella da anni.
Ma la cosa più sporca di tutti, era quell'uomo che stava sotto di lui, immobilizzato con uno spreco così minimo di forza. Si dimenava debolmente, aveva gli occhi stravolti e un filo di bava che gli usciva dalla bocca, cadendo sulla barba sporca e lunga, non rasata. I capelli, neri, erano lunghi fino alla schiena, forse anche di più, ed erano così sporchi da essere di una tonalità più scura.
Il ragazzo che Lucius ricordava era l'opposto. Era sempre pulito, sempre pronto a lasciarsi andare ad una morbida risata, con il volto rasato  i capelli corti.  
Restò a fissare a lungo l'uomo negli occhi. Si tolse la giacca e la usò per coprirlo, per evitare che gli altri mangiamorte vedessero quello spettacolo. Lo condusse fuori -impresa resa a dir poco impossibile dalla poca collaborazione dell'uomo e dagli enormi calcinacci che ostruivano il passaggio. Appena furono fuori dalla prigione, si smaterializzò a casa sua. Rodolphus aveva bisogno di cure e lui gliele avrebbe date. Era un suo vecchio amico, aveva un debito in sospeso con lui ed ora era arrivato il momento di ripagarlo.

Lei non aspettò che qualcuno venisse a prenderla, non aspettò di essere salvata. Appena qualcuno passò vicino alla sua cella e la aprì, sgusciò fuori, senza neanche fermarsi. Uscì fuori dalla cella ed iniziò a correre, sempre più veloce, nonostante le gambe molli che le impedivano di essere veloci come voleva. Non si muoveva da così tanto tempo da avere i muscoli quasi atrofizzati ed ogni passo le faceva male. Ma mai, mai, si sarebbe fermata. Doveva raggiungere Lui, il suo Signore. Il suo Signore l'aveva liberata.
Fu la prima a scappare da lì, la prima dei prigionieri a sentire il vento e l'aria pulita sul viso. Pioveva. Pioveva forte e il vento spingeva quella massa nera di capelli, ormai informe, alle sue spalle. Ma lei rideva ancora, di nuovo. Di nuovo una risata le graffiava la gola e usciva fuori dalle sue labbra. La pioggia le cadeva sul volto, la rinfrescava come non succedeva da anni. L'acqua e il vento la facevano sentire viva.
Rideva, con il volto puntato verso l'alto. La luce delle stelle le sembrava magnifica, diversa alle fiamme delle torce a cui era abituata. Tutto era nuovo, era come nascere di nuovo, per l'ennesima volta. Ed era quello che le era successo. Gli odori le riempivano la mente, la pioggia le solleticava il volto e il freddo la faceva sentire viva.
Iniziò a fare una giravolta su se stessa, continuando a ridere. Alzò le braccia al cielo e lasciò che la manica lasciasse vedere il marchio nero.
“Mio Signore! Signore Oscuro!” urlò al cielo. Nessuno di loro la sentì, la tempesta copriva quasi tutti i rumori. Bellatrix però sapeva che Lui l'avrebbe sentita se fosse stato lì. Lui l'avrebbe sempre sentita, Lui l'avrebbe sempre liberata fino a quando lei sarebbe stata la mangiamorte più fedele, più brava e più astuta.
Crollò a terra, le sue gambe non sopportavano più il suo peso. Rimase a terra, con il volto ancora rivolto verso l'alto, fino a quando un mangiamorte non gli posò le mani sulle spalle. Lo fissò per qualche istante e si rimise in piedi, alzando il mento con aria orgogliosa, nonostante non fosse nella condizione di farlo.
“Il signore Oscuro la vuole al suo maniero, signora Lestrange.”
Bellatrix annuì e afferrò il braccio del mangiamorte.

RESIDENZA DI LORD VOLDEMORT
I suoi mangiamorte erano riusciti nell'impresa. Mentre loro combattevano contro i dissennatori, riducendoli lentamente in suo potere, lui osservava il paesaggio fuori al suo balcone. Quell'antica residenza era situata su una montagna, circondata da alberi che prendevano nutrimento da un lago non molto grande e non molto lontano. Era una bella casa, proprietà di Salazar Serpeverde. Nessuno sapeva della sua esistenza fino a poco tempo prima. Solo l'erede di Salazar, un purosangue*, poteva vederla. Nessuno dei suoi mangiamorte conosceva ancora quel posto, erano tutti convinti che vivesse in quel vecchio maniero dei Black abbandonato secoli e secoli fa. Come se lui potesse accontentarsi di qualcosa di simile! Posò una mano sul davanzale e fissò il vuoto per qualche istante. Il silenzio della casa era assoluto. Dopotutto, tranne lui e Nagini, in quella casa viveva solo un servo, un elfo come tanti. Per il resto, lui era solo. Nagini dormiva accanto al fuoco, con l'enorme corpo raggomitolato. Gli sfiorò appena il capo. Era così forte, così tenebrosa, la sua compagna, il suo ultimo horcux ed il più protetto. Avrebbe potuto stritolare una macchina intera e inghiottire tutti i suoi passeggeri solo per poi tornare da lui e sussurrargli tutto quello che i babbani avevano detto, come avevano urlato e supplicato. La sua Nagini era perfetta, ed era l'unica che conosceva ogni suo segreto.
“Mio Signore, la donna è con me.” una voce risuonò nella mente di Lord Voldemort. Dopo pochi secondi si era già materializzato nella sua camera, nel vecchio maniero dei Black.
“Conducila da me.” ordinò, sempre attraverso la mente, al suo servo.
Si avvicinò alla finestra e dopo pochi attimi uno schiantesimo risuonò nella casa.

ANTICA VILLA BLACK IN ROVINA
Bellatrix entrò nella camera dell'oscuro signore, pallida e stanca. Anche un semplice incantesimo come quello l'aveva provata ma non l'avrebbe mai mostrata, non davanti a lui. Quello stupido maghetto, quel mangiamorte che doveva essersi alleato da poco con Voldemort, aveva osato provare a prenderla in braccio quado l'aveva vista e aveva storto il naso. Pensava che fosse un'indifesa bambina? Pensava che gli avrebbe permesso di portarla in quel modo al cospetto del suo Signore? Stupido. Gli aveva sottratto la bacchetta e lo aveva messo a tacere con un semplice schiantesimo, poi era entrata nella stanza, a testa alta e con la bacchetta in mano.
I suoi occhi lo videro subito.
Era una macchia bianca nell'oscurità della stanza.
Arrivò di fronte a lui e si mise in ginocchio. Afferrò l'orlo del suo vestito e lo baciò, bagnandolo con le sue lacrime. Dopo anni in cui l'aveva creduto morto, sentire la stoffa del suo mantello, vederlo, la rendeva immensamente felice come non si era sentita neanche quando la sua cella era stata aperta. Lui era tornato. Lui era vivo. Era vivo e lei era di nuovo ai suoi piedi, pronta a servirlo.

Voldemort non si curò né del rumore dell'incantesimo né di altro, ma quando vide la donna entrare nella stanza, la scrutò a lungo. Era diversa dalla ragazza che si ricordava, quella che l'aveva seguito per anni. Ora era una donna con la pazzia nello sguardo. Il suo corpo portava i segni di Azkaban. Ovunque c'erano graffi e cicatrici. Ma, osservandola, Voldemort notò anche un'altra cosa. Sulla pelle della donna, nascosto agli occhi della maggior parte delle persone, si era attaccato l'odio. Un odio simile non sarebbe mai potuto essere eliminato. La donna si inginocchiò -o forse cadde?- ai suoi piedi e gli baciò l'orlo del mantello. Le sue lacrime non producevano rumore ma il Signore Oscuro capì che erano lacrime di gioia. Bellatrix Lestrange era tornata da lui.
“Mio Signore...non ho mai, mai dubitato che sareste tornato. Sapevo che l'avreste fatto, Signore. Non ho mai dubitato, la mia fede non ha mai vacillato.” mormorò la donna, ancora china ai piedi del suo signore.
“Lo so, Bella. Lo so. È per questo che ti è stata donata la libertà e la possibilità di tornare al mio fianco.”
una delle sue mani bianche e fredde come la morte, sfiorò i capelli della donna. Le lasciò qualche altro secondo per sfogarsi poi si allontanò bruscamente da lei.
“Ovviamente, devi dimostrare di essere meritevole di questa possibilità e di sicuro non lo farai restando a piagnucolare a terra. Alzati in piedi, Bellatrix.”
Quanto tempo era che non sentiva le labbra dell'uomo pronunciare il suo nome? Da quanto non riceveva un suo ordine? Si alzò in piedi e lo fissò negli occhi. Lord Voldemort era cambiato, Bellatrix lo aveva notato da subito. Il suo viso ora era simile a quello di una serpe, la pelle era bianca come un osso vecchio, e gli occhi erano due gocce di sangue, rossi come rubini. Non era il ragazzo avvenente a cui si era legata ma era, senza alcun dubbio, ancora il mago oscuro più potente di sempre e, nonostante il suo aspetto, lei avvertiva la stessa aura di potere, la stessa forza e la stessa anima nera e spietata.
Se a Voldemort diede fastidio essere guardato in quel modo dalla mangiamorte, non lo diede a vedere. Si limitò a ricambiare il suo sguardo, concentrandosi di nuovo sul corpo della donna. Troppo magra. Era decisamente troppo magra. Le ossa sporgevano fuori dalla pelle che sembrava essere una pergamena vecchia. Di sicuro Bellatrix sarebbe riuscita in poco tempo a recuperare la sua bellezza e a riacquistare il suo vecchio aspetto.
“Mio Signore, chi vi ha trovato? Chi vi ha aiutato a riconquistare il nostro mondo?”
“Non tu, Bellatrix, e tanto ti basti sapere. Sono ritornato da poco, la guerra è tutta da combattere e spero che tu starai al mio fianco, al momento giusto. Anche se, in queste condizioni, sei inutile.”
La donna non arrossì e non mostrò alcuna traccia di risentimento per quelle parole. Era consapevole di quanto fosse debole in quel momento ma il Signore Oscuro non sarebbe stato deluso. Lei sarebbe tornata ad essere la migliore, aveva solo bisogno di tempo. In qualche mese si sarebbe rimessa.
“Hai altre domande?”
“Molte, Signore Oscuro”
“Allora vai, su. Scegline una e spera di ottenere una risposta.”
“Mio marito. È vivo? Sono anni che non ottengo sue notizie.” Freddo. L'unica cosa presente nella voce della donna era il freddo. Un sorriso sadico comparve sul volto di Voldemort. Indicò con un gesto tutta quella casa e fissò negli occhi la mangiamorte.
“Tutto questo, Bellatrix, diventerà il rifugio di voi evasi da Azkaban. Sarà qui che verranno portati tutti. Ora tu hai due scelte, Bellatrix. Puoi restare qua e sperare di essere curata, sperare che qualcuno si occupi di te perchè tu hai bisogno di attenzioni se vuoi tornare in grado di fare più di uno schiantesimo senza svenire, e cercare tuo marito fra i tuoi simili oppure puoi venire con me e diventare la mia serva.” Si girò di spalle, fissando di nuovo il paesaggio fuori dalla finestra. “Ho un'altra abitazione, molto più comoda, dove potrai tornare ad essere la strega che mi serve. Ma non potrai vedere nessuno, né le tue sorelle né nessun altro. Ci sarò solo io e Nagini. Ovviamente di tutto si occuperà un elfo domestico ma dubito che ciò ti interessi.”
Il silenzio nella stanza divenne pesante. Non voleva restare in quella vecchia casa, senza di Lui, ma andare via, andare in quell'altra casa voleva dire tornare in carcere. Voldemort si girò e puntò la bacchetta verso la donna. Non pronunciò neanche l'incantesimo, entrò semplicemente nella sua mente. Bellatrix si irrigidì immediatamente ma non poteva fermarlo in alcun modo, lo sapeva. I suoi dubbi apparvero chiari al Signore Oscuro che si lasciò andare ad una risata.
“Non sarà un carcere, Bellatrix. Potrai uscire, andare ovunque tu voglia, ma non potrai incontrare nessuno. La solitudine ti fa così tanta paura? Oppure io non valgo abbastanza?” la canzonò l'uomo.
“Non vedo mia sorella da quando sono stata arrestata.”
“Qualche mese in più non la ucciderà.”
“Potrò scriverle?”
“No.” L'ordine fu impartito con un tono secco. “Solitudine, Bellatrix, è di questo che hai bisogno. Basta guardarti in viso per capire che, se fossi lasciata sola, in mezzo ad altre persone, compiresti una strage per nulla.”
“Non è vero! Non sono pazza!”
“Si che lo sei. Ma credo che tu sia ancora recuperabile, per fortuna. Non ho intenzione di perdere alleati quindi, se la scelta deve ricadere fra la tua vita e la loro, troverò qualcun altro disposto a stare al mio fianco.” Voldemort le si avvicinò e le prese il volto fra le mani, scrutandolo a lungo. “Scegli, strega.”
La risposta di Bellatrix fu un sussurro appena accennato.
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*So che Voldemort è un mezzosangue e non ho alcuna intenzione di cambiare il suo personaggio. L'ho definito purosangue per un motivo ben preciso che verrà svelato più avanti:)

NOTE: Questo capitolo è incentrato tutto su Bella e Voldemort, lo so, ma tranne quel piccolo spazio che ho dedicato a Rodolphus e a Lucius, non sono riuscita a trovare spazio per gli altri personaggi. Non preoccupatevi, negli altri capitoli compariranno anche gli altri!
E' la mia prima storia in questo fandom quindi, se notate errori (orrori) ditemelo subito! Credo che aggiornerò una volta a settimana, salvo imprevisti (questa settimana fa eccezione perchè il prologo è piccolo e neanche questo capitolo è enorme)
Sarei molto felice di sapere cosa ne pensate della storia, quindi mi farebbero piacere sia recensioni sia messaggi privati. Grazie di tutto:)
  
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