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Autore: LadySparrow    12/02/2014    0 recensioni
“Perché non vuole aspettarlo?” chiedeva insistentemente la signora Hudson. “Lo ha atteso per due ore e adesso non può aspettare per altri cinque minuti?”
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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h2 style="text-align: center;">La certezza

 

“Sherlock!” John era talmente sbalordito che quella fu l’unica parola che riuscì a pronunciare in quel momento.
La signora Hudson, invece, si riprese quasi subito dalla sorpresa. Rise, come per allentare il nervosismo “Oh Sherlock! Proprio non ti ho sentito entrare!” esclamò.
Poi chinò appena la testa ed a piccoli passi uscì dalla stanza e si voltò, “ Voi dovete parlare, eh? Mi raccomando! Io non origlierò, tranquilli” disse, rivolgendosi ad entrambi.
Sherlock, che le dava le spalle, alzò gli occhi al soffitto “Certo signora Hudson, non avevamo alcun dubbio al riguardo.”
Lei parve molto soddisfatta da quella risposta. Fece per scendere le scale “Comunque, se vi dovesse occorrere qualcosa, io sono giù sotto” aggiunse a voce bassa, per non risultare invadente.
Sherlock voltò la testa appena quanto bastava per mostrarle il profilo “Grazie, signora Hudson.” disse, abbozzando un sorriso.
Lei annuì, felice di potersi sentire utile e con viso sereno scese al piano inferiore.
Sherlock si girò nuovamente verso John, ma il sorriso era scomparso e il suo sguardo era fermo. Da quando era comparso, John era riuscito solamente a pronunciare il suo nome e continuava a fissarlo senza dire una parola, come se avesse visto un fantasma.
Sherlock entrò nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle.
Si posizionò dritto davanti a John, lasciando che appena qualche centimetro di distanza li dividesse. “Allora, volevi dirmi qualcosa?”
John era confuso e completamente paralizzato da quella situazione. Tuttavia decise che doveva calmarsi. Prese un lungo respiro. “Da quanto tempo eri arrivato?” chiese finalmente.
“Da cinque minuti.”
“Quindi hai sentito quello che stavamo dicendo.” concluse; rendendosi conto, però, di non sentirsi affatto arrabbiato, quanto intimorito.
“Sì, ho sentito l’ultima parte del discorso.” affermò l’atro, senza scomporsi minimamente. “Comunque questo non è importante. La questione importante è che tu hai detto di dovermi dire qualcosa.” Sherlock continuava a mantenere il contatto visivo, senza staccare lo sguardo, neanche per un solo istante; John sentiva quello sguardo entrargli dentro e mordergli il cuore. Voleva dire a Sherlock ciò che pensava di lui, ciò che provava per lui, ma allo stesso tempo sentiva il forte impulso di fuggire.
Nell’indecisione, fece un passo indietro, ma l’altro lo trattenne subito per un braccio.
“Ti prego John, parlami.”
Non credeva a ciò che aveva udito: Sherlock lo stava supplicando. In tutto il tempo che avevano trascorso insieme non ricordava di averlo mai sentito supplicare veramente qualcuno.
“Ti amo, John.” Non c’era tremore nella sua voce, ma una piccola luce vacillava nei suoi occhi.
John ebbe un sussulto. Abbassò lo sguardo,momentaneamente sopraffatto da quella dichiarazione. Prese un altro respiro profondo: in tutta la sua vita non si era mai trovato in un simile stato di agitazione.
Sollevò lo sguardo, ridendo nervosamente “Sherlock,” scosse la testa “tu riesci sempre a sorprendermi, davvero.”
L’atro istintivamente ricambiò il sorriso.
John tornò subito serio “Sherlock?”
“Sì, John?” Lo esortò.
“Quando stamattina ti ho chiesto di venire al mio matrimonio, ti ho detto che volevo che fossi presente perché sei il mio migliore amico…”
Sherlock continuava a guardarlo con una tale intensità che John per un attimo fu costretto ad abbassare di nuovo gli occhi.
“ma la verità,” continuò “è che mi hai cambiato la vita, per sempre; e voglio che al mio matrimonio tu mi stia vicino perché non posso affrontare questo passo senza di te: sei parte della mia stessa vita” La voce gli tremava “ So che potrebbe sembrare un comportamento egoistico da parte mia,” sentì gli occhi inumidirsi “ma quando credevo che tu fossi morto sono stato così male che soltanto l’idea di riperderti, di non vederti più, mi ucciderebbe. E…”
Sherlock fece un passo in avanti, azzerando la distanza che li separava.
“Shh…” soffiò sul volto di John.
Le loro labbra si sfiorarono in un tocco lieve e delicato, ma che fece sentire i brividi ad entrambi. Per un istante i loro respiri divennero uno solo, per un istante divennero un’unica persona.
“Ti amo, Sherlock.” Mormorò John.
I loro occhi erano chiusi. “Per sempre?” sussurrò l’altro.
“Per sempre.”
I volti mano a mano si allontanarono; si sciolse il contatto, ma la sensazione da esso provocata rimase, indelebile.
John fece un passo indietro, senza ancora voltarsi, e nel suo sguardo si poteva leggere una gioia sincera, ma offuscata da un velo di amarezza. Lo stesso velo offuscava anche il cuore di Sherlock quando, una volta che John scese definitivamente quelle scale, si accorse del vuoto che, improvvisamente, riempì la stanza, e chiudendo gli occhi sussurrò nuovamente “Per sempre.”

  
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