5. Blu come i maglioni della signora Weasley
I lampi illuminavano con la loro luce glaciale i corridoi del castello
mentre i tuoni sembravano voler scuotere le fondamenta stesse della
scuola. La pioggia scrosciava così forte che l’erba alta
dei prati si piegava fino a terra sottomessa dalla forza di quelle
pesanti gocce mentre un vento gelido, proveniente da nord e assai
inusuale per quel periodo, costringeva tutti gli studenti a restare nel
castello negli unici ambienti riscaldati dalle fiamme scoppiettanti dei
camini. La maggior parte dei ragazzi era stipata nelle rispettive Sale
Comuni; alcuni gruppetti se ne stavano in Sala Grande mentre solo pochi
temerari si erano rifugiati in biblioteca, più per far fronte
alla mole di compiti per il giorno seguente che per scelta spontanea.
Tra quei temerari c'era Hermione, naturalmente. La ragazza quel giorno
aveva diversi buoni motivi per starsene tranquilla in biblioteca.
Innanzitutto la Sala Comune, per i suoi standard, era troppo affollata
e rumorosa; per secondo, aveva bisogno di stare un po’ da sola e
infine… era forse necessario chiederlo? Non poteva stare in Sala
Comune quando Fred sarebbe stato sicuramente lì per tutto il
pomeriggio!
Fred. Fred Weasley. Quel
ragazzo era diventato il suo più grande problema da circa tre
settimane a quella parte, da quando lui l’aveva baciata. Era da
allora che Hermione aveva speso tutte le sue energie per evitarlo, per
incrociarlo il meno possibile per lo meno e, soprattutto, per non
essere di nuovo costretta a rimanere da sola con lui. L’idea di
restare ancora intrappolata in un corridoio buio con nient’altri
che Fred Weasley, la terrorizzava. Hermione sentiva infatti che
qualcosa, a causa di quel bacio, le era sfuggito di mano e lei non
poteva permetterlo.
Per tutti questi motivi Hermione aveva scelto di eclissarsi in
biblioteca. Era sicura infatti che Fred Weasley non sarebbe mai entrato
lì dentro. Quello era il mondo di Hermione, il mondo dei suoi
amati libri. Un mondo dove tutto era sotto controllo. Un mondo dove lei
era davvero padrona di sé.
Il cielo era ancora plumbeo e la pioggia, che non accennava a
diminuire, batteva insistentemente sui vetri piombati, trasportata dal
vento.
“Che fai, Granger? Ammiri il panorama? Oggi non è giornata
da Quidditch” disse una scherzosa voce maschile che distrusse in
un attimo la bolla di pace e tranquillità della ragazza.
La voce apparteneva ad uno studente che se ne stava mollemente
appoggiato ad un tavolo poco distante dal suo. Sfogliava svogliatamente
un libro di Incantesimi con l’aria sicura di chi sapeva in
anticipo che lì dentro non avrebbe di certo trovato nulla di
interessante.
Il ragazzo era alto, con i capelli rosso fuoco e indossava, sopra dei pantaloni sgualciti, un caldo e soffice maglione blu fatto
a maglia che a Hermione risultò maledettamente familiare. Il suo
cuore fece una capriola quando il ragazzo si voltò verso di lei.
Al centro del maglione blu spiccava un’ enorme G gialla.
G come George.
Blu come i maglioni che la signora Weasley aveva sferruzzato per i suoi due gemelli come regalo di Natale.
Hermione si lasciò sfuggire un lieve sospiro di sollievo.
Era George. Solo George, fortunatamente.
“Ma tu studi sempre, Granger?” gli chiese il ragazzo,
osservando palesemente spaventato i numerosi fogli di pergamena con gli
appunti che Hermione aveva disseminato un po’ ovunque sul tavolo
attorno a sé.
“Si, George. E dovresti provarci anche tu ogni tanto. Sai, non ti farebbe male.”
“Penso proprio che la mia carriera non sarà determinata
dai miei esiti accademici. Perciò perché prendermi tanta
briga per studiare quando mi potrebbero bastare una manciata di
M.A.G.O.” Un sorriso strafottente comparve sul volto del gemello.
Hermione trattenne per sé una battutina acida e decise di non
insistere sull’argomento. Era chiaro che starsene lì a
conversare con George non era la sua massima aspirazione giornaliera.
Parlare con George la portava a pensare a Fred e lei non voleva, per nessuna ragione al mondo, pensare a Fred.
“E allora cosa ci fai in biblioteca?” chiese, spiccia. La curiosità prevalse.
George le mostrò il libro che teneva in mano: Incantesimi utili del XX secolo.
“Stavo cercando qualche buon incantesimo da applicare su alcuni
nuovi prodotti che io e Fred stiamo mettendo a punto.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, esasperata. Ogni volta che si
parlava dei Tiri Vispi Weasley, non sapeva mai bene come comportarsi.
Era combattuta tra l’ammirazione per la genialità di quei
due malefici gemelli e il disappunto per il fatto che stavano
commercializzando illegalmente prodotti che infrangevano tutte le
regole possibili della scuola. E lei questo non poteva permetterlo data
la sua posizione di Prefetto e il suo innato amore per le regole.
George non fece caso all’aria indispettita di Hermione e, senza
tante cerimonie, chiuse il libro e lo lanciò sul tavolo. Prese
una sedia, la avvicinò alla ragazza e vi si sedette a cavalcioni.
“In realtà, Granger, avevo anche un altro buon motivo per venire qui: ti cercavo.”
Hermione questa volta rimase sorpresa.
“Mi cercavi? E perché?”
“Beh, volevo fare quattro chiacchiere con te. O meglio, volevo chiederti perché stai evitando mio fratello.”
“Io non sto evitando tuo fratello” dichiarò
Hermione, convinta. Come avrebbe potuto evitare Ron? Era il suo
migliore amico insieme a Harry. Praticamente passavano quasi tutto il
tempo insieme. Come poteva George dire che lei lo stava evitando? Era
un’idea assolutamente balorda.
Improvvisamente però un lampo di consapevolezza solcò il volto di Hermione.
George se ne accorse e, sorridendo sotto i baffi, rincarò la dose. “Sei sicura, Granger?”
“Io non sto evitando tuo fratello” ripeté, ma questa
volta la voce le tremò leggermente. Il sapore amaro della bugia
arrivò subito ad impastarle la bocca. Hermione aveva capito.
George si stava riferendo a Fred, naturalmente e lei sapeva
perfettamente che lo stava evitando.
“Certo, certo” concluse sbrigativo George senza minimamente
prendersi la briga di nascondere quel tono sarcastico. “È
per via del bacio che ti ha dato, giusto?”
Hermione sbiancò e si chiese come facesse a saperlo.
“Scommetto che ti stai chiedendo come lo so. Beh, Granger, Fred è il mio fratello gemello. Noi ci diciamo tutto e poi devo dire che quelle graziose e minute cinque dita sul volto di Fred non sono di certo passate inosservate. Gli altri avranno anche potuto credere che si trattasse di un nuovo esperimento dei Tiri Vispi, ma a me non sfugge nulla. Sei bella tosta, Granger. Devo ammetterlo.”
Hermione non sapeva se prenderlo come un complimento. Non andava di
certo fiera di aver schiaffeggiato Fred ma non aveva avuto alternative.
Nessuno poteva baciarla senza il suo permesso!! Tantomeno Fred Weasley!
“E comunque lascia che ti dica un’ultima cosa”
continuò, tranquillo. “Fred non ti ha baciata per scherzo
e nemmeno per farti imbarazzare. Di certo avrebbe trovato uno scherzo
di gran lunga migliore di questo che ti avrebbe fatto morire dalla
vergogna, se solo avesse voluto. Perciò non l’ha fatto per
questi motivi. Non sono sicuro di sapere con esattezza la ragione per
cui ti ha baciata ma penso sia molto più profonda di quanto tu
possa pensare e di quanto lui stesso sarebbe pronto ad ammettere,
perciò… cerca di non evitarlo. Non è più
lui ultimamente. È un po’ giù di morale. Certo, non
lo dà a vedere, ma io lo conosco bene. Ora ti saluto, Granger.
Ci vediamo in giro.” E si allontanò lasciandola lì,
più sbalordita che mai.
Hermione per un momento rimase a fissare il punto, oltre lo scaffale,
dove George era sparito. Cosa intendeva dire con quelle parole? Fred era un po’ giù di morale? E lei cosa centrava con l’umore di Fred?
Hermione scosse il capo, risoluta. Non voleva pensarci. Non era da lei accantonare i problemi ma, quel particolare problema la irritava così tanto che non voleva pensarci.
Si gettò a capofitto sul dizionario di Rune per cercare una
parola prima di rendersi conto che la traduzione l’aveva
già terminata.
Calmati, Hermione, o perderai la testa! Si impose.
La
ragazza fece tre profondi respiri, raccolse tutte le sue cose, le
ripose nella tracolla e uscì dalla biblioteca. Pronta o meno,
ora doveva ritornare in Sala Comune. Sapeva infatti che Harry e Ron la
stavano aspettando e probabilmente lei avrebbe dovuto aiutarli nei
compiti. Sollevata al pensiero che almeno così, correggendo i
loro temi, avrebbe tenuto la mente occupata, si incamminò verso
la Torre di Grifondoro.
Hermione
non aveva sbagliato. Raramente si sbagliava in merito a Harry e Ron. I
due ragazzi erano seduti ad un tavolo vicino al camino e fissavano con
sguardo vuoto la pergamena di fronte a loro sperando forse che si
riempisse da sola, almeno fino a raggiungere una lunghezza accettabile
per un tema sulle Pozioni Restringenti.
Appena la ragazza emerse dal buco del ritratto, i suoi occhi
indugiarono per un istante verso l’angolo nel quale erano soliti
sistemarsi i gemelli e Lee e fu allora che li vide. I gemelli
indossavano entrambi il loro maglione blu marca Weasley ma solo uno di
loro due, come se si fosse sentito osservato, alzò lo sguardo e
incrociò quello di Hermione. La ragazza arrossì alla
velocità di una Firebolt alla partenza da ferma e abbassò
gli occhi, mentre Fred le rivolse un sorriso spavaldo.
“Hermione, finalmente sei tornata!” Ron cercava di attirare la sua attenzione.
Lei si affrettò a raggiungere i suoi amici e non notò lo
sguardo di disappunto che Fred aveva lanciato in direzione del fratello
minore prima di riprendere a confabulare con George e Lee.
Hermione si lasciò cadere su una sedia tra Ron e Harry.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata veloce. Era chiaro che,
prima del suo arrivo, avevano escogitato il modo migliore per chiederle
di aiutarli con i compiti senza incappare nelle sue ire.
Harry si schiarì la gola: generalmente toccava sempre a lui
sondare il terreno e rompere il ghiaccio. “Tutto bene,
Hermione?”
La ragazza annuì.
“E la tua traduzione?” aggiunse Ron.
“Bene, grazie. L’ho finita giusto un momento fa.”
Hermione sembrava ben disposta. Questo non poteva che essere un punto a loro favore.
“Hermione, io e Ron ci stavamo chiedendo se tu potessi...”
“…darvi una mano con il tema per Piton” concluse la
ragazza. E con stupore dei due, Hermione prese i loro compiti e
iniziò a leggerli.
“Ma promettetemi solo una cosa.”
“Qualunque cosa” rispose Ron, precipitosamente. Era rimasto
sconcertato dalla facilità con la quale l’amica aveva
acconsentito ad aiutarli.
“La prossima volta cercate di mettervici prima con i compiti di Piton. I G.U.F.O. sono ormai alle porte!”
Ron e Harry annuirono accondiscendenti, ancora increduli di fronte a
tanta fortuna. Non solo Hermione non li aveva rimproverati ma li stava
aiutando senza nemmeno fare tante storie.
Quella era decisamente una strana domenica di marzo.
“Hermione, grazie mille!” disse Harry.
“Davvero, Hermione! Ci stai facendo un favore immenso” continuò Ron.
Hermione sorrise. Quei due non sarebbero mai cambiati.
“La Granger sta dispensando favori? Allora sono proprio arrivato
al momento giusto.” Fred era comparso alle spalle di Ron.
Hermione, sorpresa da quell’interruzione, alzò lo sguardo
e per la prima volta da settimane si ritrovò a guardare per bene
Fred Weasley.
Fred per un attimo riuscì a trattenere lo sguardo della ragazza
prima che lei tornasse a concentrarsi sull’introduzione del tema
di Harry.
“Sei arrivato al momento giusto per cosa, Fred?” gli chiese Ron.
“Per chiedere un favore alla Granger, è ovvio. Sei proprio uno zuccone, Ronnie.”
Ron gli rifilò un’occhiataccia alla quale Fred non
badò neppure, tanto era concentrato nel guardare Hermione che,
sentendosi chiamata in causa, abbandonò ancora una volta la sua
correzione.
“Un favore a me? E per cosa, se posso saperlo?” gli chiese, acida.
“Vedi, prima George è andato in biblioteca per prendere un
libro che poi, non so per quale stupido motivo, ha dimenticato e
così ora quell’idiota non ha più voglia di
ritornarci perché dice che Madama Pince l’ha guardato
talmente male che potrebbe affatturarlo se entrasse ancora in
biblioteca dato che noi” e indicò prima sé stesso e
poi George che da lontano gli sorrideva “non siamo abituali
frequentatori del luogo. E qui entri in gioco tu, Granger. Tu vai in biblioteca, tu ci prendi il libro e noi ti ringraziamo.” La sfacciataggine di Fred stava mettendo a dura prova la pazienza di Hermione.
“E dovrei fare tutto questo senza ricevere nulla in cambio?”
“Ehi, Granger, anche noi siamo tuoi amici! Un grazie penso possa
essere più che sufficiente!” protestò Fred.
Hermione sbuffò e decise che il modo migliore per levarsi di
torno quel tormento di Fred era mostrarsi accondiscendente nei
suoi confronti. “E va bene. Ci vado.” La ragazza
accantonò il compito di Harry e andò spedita verso il
buco del ritratto seguita dal gemello. Se doveva fare quella cosa era
meglio farla subito così poi avrebbe potuto continuare ad
ignorare il ragazzo.
“Hermione! E i nostri compiti?” protestò debolmente Ron.
“Vado e torno.” Gli rispose la ragazza già per
metà fuori dalla Sala Comune e Fred ghignò in direzione
del fratellino che in risposta lo maledì mentalmente.
“Per me oggi stanno impazzendo tutti. Hermione in primis”
constatò Ron. “Potrebbe essere questo tempo.”
Guardò fuori dalla finestra, avvilito. La pioggia continuava
imperterrita a cadere. Era come se il cielo avesse aperto le sue
cataratte.
Harry annuì ma non disse nulla. Ron non aveva tutti i torti.
Hermione che li aiutava con i compiti senza far loro la ramanzina e poi
Fred che le chiedeva un favore, erano due cose decisamente insolite.
Forse c’era davvero qualcosa che non andava. Decise che per il
momento non voleva pensarci. Gettò una rapida occhiata al suo
tema e, affranto, notò che solo nell'introduzione, Hermione
aveva già corretto un sacco di cose. Scosse la testa sconsolato,
Harry. Quel tema sarebbe stato sicuramente da riscrivere.
Nel
frattempo Hermione era arrivata in biblioteca, aveva preso il libro che
George aveva lanciato su un tavolo solo una mezz’ora prima
e, dopo aver atteso che Madama Pince avesse eseguito la registrazione a
suo nome, era uscita in tutta fretta.
Fred l’aveva seguita come un’ombra ma quando erano arrivati in prossimità della biblioteca si era rifiutato categoricamente di entrare. Quello non era proprio posto per lui!
Hermione lo trovò appoggiato tranquillamente al muro, gli porse
il libro e lo guardò severa. “Mi raccomando, Fred. Non sgualcirlo, non perderlo e soprattutto non distruggerlo,
o Madama Pince se la prenderà con me.” Quando si trattava
di libri, Hermione ritrovava il suo abituale tono autoritario.
“Tranquilla, Granger. È in buone mani.” Un sorrisetto angelico si delineò sul suo volto.
“Ne dubito. Beh, ora vado.” Hermione non aveva fatto in
tempo a fare due passi che Fred le aveva afferrato un polso e
l’aveva trascinata in un’aula vuota lì vicino prima
che la ragazza avesse avuto anche solo il tempo di protestare.
Fred lasciò andare Hermione e si sedette sulla cattedra.
“Fred! Che ti prende? Sei forse impazzito!!?” Hermione era
scandalizzata. Come si era permesso di trascinarla a quel modo? Uno
strano sentimento di stizza aveva cominciato a nascere dentro di lei.
“Che c’è, Granger? Non avrai davvero pensato che mi
serviva solo il libro? Eppure sei la studentessa più brillante
della scuola.”
“Smettila con questa solfa, Fred, e dimmi cosa vuoi!”
“Perché mi eviti?” La schiettezza con la quale il
gemello le aveva posto quella semplice domanda, la paralizzò per
un istante.
La pioggia continuava a cadere, i lampi seguitavano ad illuminare
l’aula vuota e i tuoni proseguivano a far vibrare i vetri delle
finestre ma Hermione non parlava e Fred aspettava. Per la terza volta
in poco più di mezz’ora ancora quella maledetta domanda.
“Io non ti sto evitando.” Per la terza volta Hermione diede
quella risposta e ancora, il gusto amaro della bugia le si
riversò in gola.
“Non sei brava a mentire, Granger.” Un sorriso amaro increspò le labbra di Fred.
Hermione si stupì cogliendo la strana reazione del ragazzo
e qualcosa in quel sorriso la indusse a dire la verità. Tutta la
verità. Tutta e subito.
“Ti evito perché non so il motivo per il quale mi hai
baciata; ti evito perché ho paura di quello che hai fatto; ti
evito perché…”
Fred non la lasciò finire. Con un balzò saltò
giù dalla cattedra e la raggiunse. Questa volta, senza averlo
premeditato come tre settimane prima, seguì il proprio istinto e
la baciò ed Hermione, ancora una volta, si sentì mancare.
Fred la stava baciando, di nuovo! Che diavolo aveva quel ragazzo con lei? Aveva intenzione di farla impazzire?
Fred la stringeva forte a sé ed Hermione sentì, contro la
propria felpa, il calore che il maglione blu di Fred emanava. Questa
volta non l’avrebbe allontanato; non l’avrebbe
schiaffeggiato. Si sentì stranamente bene, chiuse gli occhi, che
fino a quel momento erano rimasti sbarrati, e smise semplicemente di
pensare. E finalmente iniziò a sentire, a provare, a vivere.
Dopo un po’ Fred smise di baciarla e si staccò leggermente
da lei per guardarla in volto. Hermione improvvisamente sentì
freddo. Non voleva che quel calore smettesse di avvolgerla.
“Granger, penso che ormai sia ovvio il motivo per cui ti ho baciata” le sussurrò.
Hermione scosse il capo. No, non era ovvio! Aveva quasi paura di sentire la verità.
“Per essere la studentessa più brillante…”
“Oh, Fred, ti ho detto di smetterla con questa storia! Ti prego, mettiamo le cose in chiaro. Dimmi solo perché!”
Fred rimase per un attimo in silenzio ed Hermione ebbe paura. Paura di
aver frainteso tutto. Paura che Fred si fosse solo preso gioco di lei.
Perché ormai, una piccola parte di lei, aveva cominciato a
sperare. Sperare che quel qualcosa che provava per Fred, al quale
ancora non sapeva dare un nome, la provasse anche lui.
“Granger, tu mi piaci” le disse, semplicemente.
Il cuore di Hermione fece una capriola per la seconda volta nello
stesso pomeriggio. Solo che questa volta era ben giustificata. La
ragazza pensava di aver capito male. Non era possibile! Cosa le aveva
detto Fred? No, non poteva essere.
Mentre il suo brillante cervello cercava di dare una spiegazione logica
alle parole del gemello, il suo cuore non aveva dubbi: aveva già
deciso. Quello che, fino a quel momento aveva cercato di nascondere,
ora stava emergendo prepotentemente.
Hermione arrossì e sul volto le comparve un sorriso dolcissimo, timido e audace al tempo stesso.
Fred lo prese come una conferma. Una conferma che anche la ragazza provava quello che provava lui.
Senza aggiungere altro la strinse nuovamente in un abbraccio e il calore li avvolse.
Hermione si sentì improvvisamente felice e pensò che
non avrebbe mai ringraziato abbastanza la signora Weasley per aver
regalato a Fred quel meraviglioso, soffice e caldo maglione blu.
Angolo Mirty_92:
Ciao a tutti!!
Scusate il ritardo nella
pubblicazione ma sono in sessione d’esame e ho poco tempo da
dedicare alla scrittura. Questo capitolo è stato un parto!
Portato avanti nei momenti più impensati. Spero comunque di aver
prodotto qualcosa di decente.
Un GRAZIE a chi mi segue, a chi legge e a chi mi ha lasciato delle graditissime recensioni!!! GRAZIE!!
(Se dovessi pubblicare più tardi spero comprenderete)
A presto, mi auguro!!
Mirty_92