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Autore: erol89    12/02/2014    0 recensioni
Piccola song fic ispirata a Naruto.
"Credo di essere morto quel giorno.
Forse è per questo che mi è stato facile lasciarmi tutto alle spalle.
Sogni…
Amici…
Casa…
…amore."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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NON CAPIVA CHE L’AMAVO

NON CAPIVA CHE L’AMAVO

 

 

 

Una brezza fresca entrava nella stanza, le notti a Suna potevano essere fredde e solitarie, ma per Naruto tutto questo non era niente in confronto al gelo che sentiva lui.

Aveva rinunciato al suo sogno di diventare Hokage già da diverso tempo. Ormai non era più un bambino sognatore e ingenuo, per questo e per un altro motivo si era trasferito nella città del deserto.

Appoggiato alla finestra della sua camera da letto guardava i riflessi della luna colpire la foto sul comodino, ritraeva il vecchio team 7 quando si era appena formato, un evento lontano e quasi dimenticato.

 

 

Qui seduto sul letto ripenso a noi,

a quei giorni che il vento ha portato via.

 

 

I ricordi tornavano sempre troppo vividi quando soffermava il suo sguardo su quell’immagine, ancora adesso dopo anni si chiedeva perché aveva portato via quella foto, ma infondo conosceva bene il motivo, solo non voleva ammetterlo.

Sempre il solito sciocco sentimentale…

Questo purtroppo negli anni non era cambiato.

Ricordava le serate ha mangiare una grigliata tutti insieme alla fine di una qualche missione, il casino che facevano sempre mentre raccontavano le loro ultime novità, peccato che la sua attenzione cadeva sempre sulle due persone sedute appartate in un angolo della sala.

 

 

Quante sere passate allo stesso bar,

con gli amici che adesso non vedo più.

 

 

Fingeva sempre di essere il solito burlone con gli altri, un casinista spensierato che non sarebbe mai cresciuto… ma in realtà osservava, ascoltava e memorizzava ogni suo piccolo particolare.

Non c’era gesto o parola che lui non sentisse.

Adorava ascoltare la sua bellissima voce quando parlava.

Sognava i suoi occhi ovunque, sperando che prima o poi avrebbero guardato lui.

Il coraggio di dirti la verità credo di non averlo mai avuto, per me era già difficile riuscire a starti vicino sperando che tu non intuissi i miei sentimenti, perché sapevo che non mi avresti mai più parlato se li avessi conosciuti.

 

 

Il suo sguardo era luce negli occhi miei,

la sua voce era un suono dolcissimo.

Quante volte ho pensato di dirglielo,

quante volte ho creduto di farcela.

 

 

Passavano così le mie giornate.

Io ti osservavo senza destare sospetto in nessuno.

Le missioni…

Le chiacchiere tra compagni…

I pranzi o le cene insieme…

I silenzi mentre si attendeva…

Per te tutto rientrava nella norma, niente era fuori posto, non sei mai riuscito a capire quanto delle mie battute fosse invece la realtà che nascondevo.

 

 

Si rideva, si scherzava e non capiva che

 

 

Ma i sentimenti non sono mai stati il tuo forte, non hai mai capito i tuoi, non sei mai stato capace di riconoscerli negli altri.

Poi io ero sempre lo stupido che non capiva, la testaquadra, ma in verità non ero io lo sciocco in quei casi ma tu.

Ho sofferto moltissimo per questo.

Quando ci siamo separati per alcuni anni credevo che non sarei mai sopravvissuto.

Invece tiravo avanti pensando alle tue sofferenze.

Alle lacrime del tuo cuore.

Alle cicatrici che ti portavi dentro senza che nessuno le vedesse… ma io le vedevo.

In passato ero stato capace di nascondere ferite simili dietro ad un sorriso che avevo imparato a costruire, perfetto e in grado di ingannare tutti, una maschera indistruttibile.

Forse è proprio per questo che non hai mai capito quello che provavo realmente…

 

 

Non capiva che l’amavo

e ogni volta che soffriva io soffrivo.

Quante notti ho pianto senza dire niente, perché

Perché, perché, perché

Non capiva che l’amavo

e ogni volta che non c’era io morivo.

Quante notti ho pianto senza fare niente

e mi nascondevo all’ombra di un sorriso

Non capiva che l’amavo.

 

 

Tu sei sempre riuscito a ferirmi Sasuke, sia nel corpo che nella mente, più di una volta la mia vita è dipesa unicamente da te.

Il ricordo di quando te ne sei andato dal villaggio rimarrà sempre scolpito dentro di me.

Tutti credevano che avessi continuato a cercarti per Sakura, per la promessa che gli avevo fatto prima di seguirti, per riportare indietro un compagno e amico.

Ma erano solo sciocchezze…

Tutto quello che desideravo era riaverti di nuovo al mio fianco.

Puro egoismo il mio.

Ma questo non ha cambiato il desiderio che mi ha sostenuto per anni.

 

 

Il ricordo è una lama nell’anima

Un dolore che brucia senza pietà.

Il suo nome vivrà nell’eternità

Come un segno profondo e indelebile.

 

 

Poi alla fine ci ero riuscito.

Tu eri tornato al villaggio, eri tornato dal tuo team, avevi rinunciato alla tua vendetta per decidere di vivere la tua vita come meglio potevi.

Il ricordo del tuo passato sempre presente, ma ormai assopito nei meandri della tua anima.

Tutti erano felici di riaverti a casa, prima tra tutti Sakura, entusiasti di riavere un compagno ritenuto perduto.

Mentre io cosa ho avuto dal tuo ritorno?

…l’ennesima ferita da nascondere, sperando che si richiudesse.

Eri tornato, certo… ma non per me.

È bastato davvero poco, una piccola distrazione da parte mia, ma quando il mio sguardo era tornato nella tua direzione orami era tardi.

Io ero tornato ad essere il tuo biondo amico di un tempo, ma LEI era diventata molto di più, era il motivo del tuo ritorno.

 

 

Ore e ore, a soffocare tutto dentro me.

Mi parlava, mi guardava e non capiva che

 

 

Tutti gioirono quando Sakura annunciò che avevate deciso di mettervi insieme, io potei solo sorridervi rincuorante, mentre dentro sentivo il cuore andare in frantumi.

Divenni quello che VOI volevate.

Il compagno di squadra perfetto…

L’amico perfetto…

Il confidente perfetto…

…ma non sono mai stato quello giusto per ricevere il tuo amore.

Un altro soffio di vento smosse la tenda vicino a me, la luce che filtrava dentro la stanza brillò per un attimo su un’altra foto, ma fu sufficiente per notare l’altra immagine che mi ero portato via dal mio passato.

Mi veniva da ridere guardandola, la nostalgia e la tristezza si alternavano dentro di me, era la foto che avevamo scattato prima che me ne andassi.

I soggetti eravamo sempre noi del team 7, ma questa volta non eravamo più dei bambini e non eravamo solo noi quattro, oltre a noi tre e al sensei Kakashi era possibile vedere anche Sai e il capitano Jamato.

Il nostro era sempre stato un gruppo strano, ma con quei nuovi compagni in squadra eravamo riusciti alla fine a raggiungere un equilibrio, o almeno in apparenza era così.

 

 

Non capiva che l’amavo

e ogni volta che soffriva io soffrivo.

Quante notti ho pianto senza dire niente, fare niente

Perché, perché, perché

Non capiva che l’amavo

e ogni volta che non c’era io impazzivo.

Quante volte ho fatto finta inutilmente,

e mi nascondevo all’ombra di un sorriso

 

 

Anche se Sai era il più inesperto per quanto riguardava i sentimenti, e aveva strane convinzioni su come ci si relazionava con il prossimo, era riuscito dove tuo non capivi.

…o non volevi capire.

La nostra fu una strana conversazione, cercò di aiutarmi a dimenticarti per non soffrire troppo, ma ormai era davvero troppo tardi per me.

Il mio cuore aveva scelto di appartenerti già da troppo tempo.

Pensavo che ormai avevo sofferto abbastanza per il mio amore, quindi anche in futuro sarei riuscito tranquillamente a guardarti senza stare troppo male… quanto ero stato stupido.

 

 

Non capiva che l’amavo

Non capiva che l’amavo

L’amavo!

 

 

Credo di essere morto quel giorno.

Forse è per questo che mi è stato facile lasciarmi tutto alle spalle.

Sogni…

Amici…

Casa…

…amore.

Anche in quel caso fu Sai a capire quello che volevo fare, prima dei sensei, degli amici e prima naturalmente di te… il mio cosiddetto “migliore amico”.

Non provò a farmi cambiare idea, sapeva che ne avevo bisogno, si limitò ad aspettarmi alle porte per potermi salutare con un sorriso.

Ma non uno dei suoi falsi e studiati.

Credo che quello fosse il suo primo sorriso completamente sincero.

Un sorriso triste che simboleggiava il nostro addio.

Io non sarei mai più tornato.

 

 

Non capiva che l’amavo

e ogni volta che non c’era io impazzivo.

Quante volte ho fatto finta inutilmente

 

Quando giunsi a Suna doveva essere solo una tappa momentanea, una sosta della mia fuga dal dolore, ma quando parlai con Gaara decisi di accettare la sua offerta.

Noi due ci siamo sempre capiti senza dover parlare.

Forse il nostro passato così simile aveva creato una comprensione, un collegamento per la nostra sofferenza, comunque gli bastò un solo sguardo per decidere di propormi l’unica cosa che avrebbe davvero potuto aiutarmi.

Un nuovo posto dove vivere il mio dolore.

Lontano da domande indiscrete, l’obbligo di portare perennemente la mia maschera, ma principalmente la possibilità di starti lontano.

Una volta sei anche venuto a cercarmi per portarmi indietro… ma io non sono mai significato abbastanza per non accettare il primo rifiuto a seguirti.

Bastò una singola parola e tu sparisti dalla mia vita.

…lasciandomi nelle tenebre senza nemmeno saperlo…

 

 

Non capiva che l’amavo

Non capiva che l’amavo

 

 

Ricorderò sempre la conversazione che mi portò a prendere la mia decisione.

Sembrava una giornata come tante altre.

Ci incontravamo nel solito posto e aspettavamo l’arrivo degli altri per iniziare una nuova missione.

Questa volta era una cosa particolare, solo tu, io e Sai avremmo svolto il compito.

L’unico a mancare ancora era proprio Sai, davvero insolito da parte sua, così iniziammo a parlare di cose futili in attesa.

La conversazione sembrava davvero come tutte le altre, poco lontano vedevamo il nostro compagno che ci correva incontro, ma quando finalmente arrivò il momento di partire tu ti fermasti.

Lo sguardo che mi stavi rivolgendo era davvero intenso, era difficile mantenere la calma di fronte ai tuoi occhi scuri, ma non fu quello a bloccarmi sul posto.

“Io e Sakura ci sposiamo, lei è incinta, volevamo che fossi tu il primo a saperlo Naruto…”

Sai si girò improvvisamente nella mia direzione, per vedere come avevo reagito.

In quel momento ti ho detto veramente addio.

Non so bene come riuscì a sorriderti e a farti le mie congratulazioni.

Sapevo solo che vedevo il tuo sorriso, mentre pensavi alla tua nuova vita, mentre Sai guardava il mio viso e vedeva chiaramente la decisione che avevo preso.

Ormai ero morto e con me il mio amore…

Non mi hai mai capito in tutti gli anni che ci conoscevamo…

Non hai mai capito quello che provavo per te…

…e mai lo avresti capito ormai…

 

 

Non capiva che l’amavo.

 

 

L’angolo del folle:

Salve a tutti!

Inizierò col dire che questa storia è stata scritta ormai 3 anni fa, l'ispirazione è arrivata mentre aspettavo il treno che da Como mi avrebbe riportata a casa (in ritardo mostruoso naturalmente...), ad un certo punto il mio mp3 a fatto partire una canzone "Non capiva che l'amavo" di Paolo Meneguzzi, da cui naturalmente o preso spunto per il titolo.

In quel mometo ascoltando le parole della canzone non ho potuto fare a meno di pensare a quanto si adattava ad una coppia che io adoro, a quel punto ho capito come far passare il tempo (fermandomi dallo scrivero solo per salire sul treno e accaparrarmi un posto!), spero che non sia una schifezza completa, le parti del testo sono legate a quello della canzone, come se fossero parte stessa della storia.

Questa è stata una delle prime song fic che abbia mai scritto, spero che sia gradita e che nessuno si  senta offeso per aver usato in questo modo la canzone. ^^

Detto questo spero che chi  l'abbia apprezzata voglia lasciarmi un commento, le autrici lo apprezzano sempre!

Un bacio dalla vostra Erol89 =3

   
 
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