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Autore: Devon    12/02/2014    1 recensioni
Ispirata spudoratamente al film Ghost.
James Sullivan decede la notte del 28 dicembre del 2009. Il suo spirito resta sulla Terra e non riesce a darsi pace per quanto è successo. Non sopportando di vedere i suoi cari soffrire così tanto, una volta rassegnatosi al suo destino vuole mettersi in contatto con loro un'ultima volta. Girovagando per le vie di Long Beach si imbatterà in Charlotte Compton, una ragazza di ventiquattro anni che fuma e spaccia marijuana, organizza e partecipa spesso a dei rave e non pensa mai alle conseguenze delle sue azioni. Fino al giorno in cui comincia a sentire delle voci che nessun altro sembra sentire, e realizza con orrore di aver ereditato lo stesso "dono" di sua nonna, deceduta anni e anni prima: è una medium.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva assistito sia al Capodanno sia al funerale. Non era stato piacevole. Vedere i suoi amici e familiari così distrutti e tristi gli spezzava il cuore. Non voleva farli soffrire. Era comunque felice che stessero tutti insieme, che nessuno di loro si fosse isolato. Erano forti, e avrebbero superato anche quella. Prima o poi avrebbero dimenticato tutto.
Già gli mancavano tutti quanti. Lo mandava in bestia il fatto di non poter interagire con loro. Doveva esserci un modo, accidenti, si disse, mentre camminava senza meta.

-35, 36, 37... Bello, non fare il furbo con me, avevamo detto 40 dollari. Ne mancano tre.
-Eddai, Charles, che sono tre dollari in meno?
-40 è la mia unica offerta. Prendere o lasciare.
-Cheppalle. Tieni.
Charlotte gli rivolse un sorriso sornione e intascò il denaro, per poi girare i tacchi e tornare sui suoi passi.
In quella settimana aveva ricavato più di 300 dollari solo spacciando. Non si vergognava di ciò che faceva. L'importante era che non si sapesse troppo in giro.
"Prima o poi ti scopriranno", le ripetevano sempre le sue migliori amiche. "Ti sbatteranno dentro e dovremo pensarci noi a salvare il tuo culo bianco" la rimbeccava Sarah.
"E poi quella roba finirà per fonderti il cervello se continui così, te ne rendi conto?" diceva invece Ashley, cercando disperatamente di far ragionare quella cocciuta incosciente della sua amica.
Ma niente, Charles non le ascoltava. Era sicura che non l'avrebbero mai beccata, che a novant'anni sarebbe stata ancora in perfetta salute, si vedeva già, vecchia e un po' rinsecchita, seduta su una poltrona in veranda con uno spinello acceso tra le dita.
Niente e nessuno avrebbe mai potuto fermarla. Non c'era niente di più importante dei soldi e degli affari per lei, legali o illegali che fossero. Al diavolo gli affetti, i sentimentalismi e tutte quelle cose inutili con cui la gente solitamente perde tempo. L'amore? Bah. Ma poi, che significava veramente, amare? Nah, lei non era il tipo. E poi, nessuno gliel'aveva insegnato.
 

-Allora ragazzi, ci rolliamo uno spinellino? - domandò, rivolta a due novellini della sua compagnia, un ragazzo e una ragazza.
-Sì, ti prego! - esclamarono quelli, come due bambini a cui stanno offrendo delle caramelle. Il genere di ragazzini che hanno appena scoperto la canna e che fumano perché "va di moda" e "fa più grandi".
Fumarono passandosi la canna a vicenda e ridacchiando sguaiatamente, più per esibizionismo che per vero sballo.
Proprio in quel momento, Jimmy li intravide mentre passava per un vicolo cieco. Erano tutti e tre ammucchiati in un angolo e ridevano come degli idioti. Jimmy pensò che fossero ridicoli, poi però realizzò che non fosse molto diverso da ciò che aveva fatto lui più volte con i suoi amici. E non è che si fossero fermati alla marijuana, loro. Solo non immaginava che visti dall'esterno potessero sembrare tanto patetici.
-Ragazzi, sto volando! - esclamò la bionda al centro, sollevando le braccia.
Jimmy giunse a un passo da lei, studiandola con una smorfia di disapprovazione.
-Che mocciosa - commentò.
In quel momento la ragazza aggrottò le sopracciglia.
Avrebbe giurato di aver sentito una voce. Proprio lì, davanti a sé. Che se la fosse immaginata?
Guardò i due ragazzini al suo fianco, ma nessuno dei due sembrava esserci con la testa.
Bah, forse quella roba le stava veramente fondendo il cervello. Non che le importasse.
-Quando avremo abbastanza soldi ci compreremo una casa tutta per noi... e organizzeremo un rave al giorno - disse, accompagnandosi con una risata.
-Sarebbe fantastico! - le fecero eco gli altri due -Chissà che sballo!
Jimmy continuava a guardarli scuotendo la testa, le braccia incrociate.
-Dio, che gente minorata - fece, a mezza voce.
Tuttavia, la sua voce non fu bassa abbastanza da non essere sentita da Charlotte, che di nuovo si guardò intorno. Niente, ancora una volta non c'era nessuno a parte loro tre.
-Ragazzi - fece, studiando lo spinello con sospetto e disgusto -Ma che ci avete messo qua dentro? Questa roba comincia a farmi uno strano effetto.
-Se non la vuoi passala a me - fece la ragazza -ho troppa voglia di fumare...
-Quanti anni hai, quindici? Dove sono i tuoi genitori?
-Ahahahah buona questa, Josh! - fece Charles, convinta di aver sentito parlare l'amico.
Lui la guardò con un'espressione smarrita.
-Io non ho detto niente - rispose, alzando le mani.
Sulle prime Charles pensò che fosse l'erba a non farglielo ricordare, ma poi Jimmy involontariamente le diede il colpo di grazia.
-Mi piacerebbe farvi fumare dello zucchero per poi guardarvi mentre fingete di sballarvi. Patetici.
Charles iniziò a provare qualcosa di molto vicino al terrore.
L'aveva sentito. E ora era più che sicura di non esserselo immaginato.
-Oh, ma chi è stato? - esclamò spazientita, saltando su in piedi.
Gli altri due la guardarono come se fosse pazza.
-Che ti prende, Charles? - le chiese la ragazza.
-Avete sentito anche voi quella voce?
-Voce? No, quale voce?
-Voi non sentite niente?
Jimmy la guardò, stupefatto. Lei riusciva a sentirlo?
-Dici a me? - le domandò, mentre quella cercava di tapparsi le orecchie.
-Non è possibile, devo essere pazza, devo essere pazza.
-Mi senti?
-Ve lo giuro, ragazzi. è la voce di un uomo.
Jimmy tirò un sospiro.
-Non posso crederci - fece -Ehi senti, mi chiamo James Sullivan, devi aiutarmi...
-BASTA CAZZO, ma chi sei? Perché ti sento?
Stavo impazzendo, non c'era altra spiegazione.
Si portò le mani alla faccia.
-Charlotte? - la chiamarono i suoi amici, preoccupati.
-Scusate ragazzi, ho bisogno di stare sola - e così dicendo corse via quanto più velocemente possibile. Forse quella voce non l'avrebbe seguita. Forse sarebbe riuscita a seminarla.
Quando fu abbastanza lontana, si fermò per riprendere fiato e si appoggiò contro il muro.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo.
Okay, ora doveva vederci chiaro. Perché sentiva quella voce? Prima non le era mai successo.
Anche sua nonna diceva di sentire le voci, ma quasi nessuno in famiglia ci credeva veramente. Pensavano tutti che fosse semplicemente un po' strana, o che con la vecchiaia fosse andata fuori di testa. Gliel'aveva detto, che avrebbe ereditato anche lei quel dono.
Peccato che Charlotte Compton non ci tenesse, a comunicare con gli spiriti e a venire scambiata per una pazza. Ecco perché in tutta la sua vita si era sempre sentita così diversa dagli altri, ecco perché gli altri tendevano sempre ad emarginarla. Chissà perché, però, questa cosa si era manifestata solo ora. Dopo ventiquattro anni. Cazzo.
-D'accordo, stammi a sentire: io e te non siamo mai andati d'accordo e io non conosco neanche il Padre Nostro, ma te lo giuro: basta con l'erba, basta con lo spaccio e basta con i rave, solo fai smettere quella voce, andrò anche a Messa ogni giorno, se necessario.
-Neanche per sogno! - Di nuovo la sua voce.
Charles emise un urlo e fuggì di nuovo.
Jimmy ridacchiò. Okay, ora si era divertito abbastanza. Era ora di andare a parlarci sul serio. Sperava solo che lo ascoltasse.
Charlie arrivò dritta a casa, chiuse la porta a chiave e tirò un sospiro.
Aveva bisogno di dormirci su. Forse era solo stanca.
Buttò giù un bicchiere d'acqua tutto d'un fiato e si guardò intorno.
Che fosse lì? Che l'avesse seguita fino a casa sua?
Che la stesse spiando? Che...
-Ehilà - fece, sentendosi una perfetta idiota -Sei ancora qui, specie di coso non definito? Se ci sei batti un colpo.
Aspettò qualche secondo.
Niente.
-Ho detto: se ci sei, batti un colpo - riprovò, a voce più alta.
Sembrava quasi sperare che ci fosse.
Ancora niente.
-Bene - sospirò -ti sei arreso, bravo.
Fece per avviarsi in camera sua, quando un fruscio alle sue spalle la bloccò.
-Come fai a sentirmi?
Per poco non le venne un infarto. Lo sapeva, era troppo bello per essere vero. Figurati se quello avrebbe smesso di perseguitarla. Eh no, troppo facile.
-Ancora tu? Ma che cosa vuoi? Chi sei?
Sto parlando da sola. Devo essere pazza.
Jimmy si sedette sul divano e appoggiò i piedi al tavolino.
-Sono un batterista, ma anche un cantante, un chitarrista, un pianista e un bassista...
-E sei morto.
-Non ti sfugge proprio niente eh, ragazzina?
-Non sono una ragazzina, ho 24 anni! - protestò lei, sedendosi sul divano a sua volta.
-Io invece ne farei 29 a febbraio - fece una smorfia -ma come vedi il destino mi ha giocato un brutto scherzo e...
-Sì, è chiaro. Hai una band, vero?
-Sì, - fece, dopo una breve pausa -sono il batterista degli Avenged Sevenfold, The Rev.
-E il tuo nome normale?
-James, James Owen Sullivan, ma puoi chiamarmi anche Jimmy, Jimbo, o Rev, o...
-Perché voi batteristi dovete farla sempre così difficile? Un semplice Jim no?
-Nah, decisamente troppo ovvio.
-Beh, non mi interessa quello che pensi. Tu per me sei Jim, fine della storia.
-Va bene, come vuoi. - Jimmy alzò le mani in segno di resa, e sorrise.
-Insomma, perché hai chiesto il mio aiuto?
-Ma mi sembra ovvio, per mettermi in contatto con i miei amici. Voglio solo chiedergli scusa e salutarli prima di andarmene.
-Cosa?
-Hai capito bene.
Charlotte sfoderò un sorriso sarcastico.
-Vuoi che vada a bussare a casa loro e a dirgli che c'è il loro amico morto che vuole parlargli? Questo vuoi che faccia?
-Senti...
-Ti rendi conto di quanto suoni ridicolo? Tu vieni da me così, dal nulla, io da un giorno all'altro scopro di sentire gli spiriti e tu pretendi che io molli tutto per aiutare te? Nemmeno ti conosco!
-Per conoscerci c'è tutto il tempo. Sono già morto, ricordatelo. Allora, mi aiuterai sì o no?
-No, no e no. - scosse vigorosamente la testa -è fuori discussione. Non so nemmeno da che parte cominciare e non ho alcuna intenzione di immischiarmi in faccende che non mi riguardano.
Jimmy non si scompose, tolse i piedi dal tavolino e accavallò le gambe.
-Perfetto - disse -vorrà dire che dovrò passare al piano B.
-Quale piano B?

   
 
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