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Autore: Love_My_Spotless_Mind    12/02/2014    2 recensioni
Hyuk decide di studiare a Seoul insieme all'amico di suo fratello, HongBin. Cosa potrebbe nascere dalla loro particolare amicizia?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Hanno chiamato i tuoi genitori. – mi disse HongBin appena rientrai in casa.
-Oh, bene, cos’hanno detto? –
-Le solite cose…hanno chiesto come stavi, come andava con la scuola, se dovevano inviarmi altri soldi… –
Annuii, sfilandomi il cappotto.
-Poi ha voluto parlarmi anche tuo fratello –
-Mio fratello? Cosa voleva? –
-Calmati, calmati, niente di che –
In tutti i mesi in cui mi ero traferito mio fratello non si era fatto sentire nemmeno una volta, era normale che fossi agitato.
Il viso di HongBin era leggermente scavato, gli zigomi erano più sporgenti del solito. Mi domandai quando fosse stata l’ultima volta che avevo messo qualcosa sotto i denti e realizzai che erano trascorse quasi dieci ore.
-Non ha voluto sapere di te. – cercò di dire HongBin. – Mi ha chiesto se sabato voglio tornare per  vedere insieme a lui non so quale partita. –
-Cosa gli hai risposto? –
-Gli ho detto che ho da fare. –
Capivo che per HongBin era stato strano parlare con mio fratello dopo esserci fidanzati. Avremmo dovuto mantenere tutto segreto per il bene di entrambi. Mio fratello non avrebbe mai accettato una situazione del genere. Lo avevo sempre sentito insultare tutti i ragazzi dello stesso sesso che cercassero di stare insieme. In effetti lui era contrario a molte cose. Era una persona particolarmente rigida ed irremovibile sulle sue idee. Nemmeno i miei genitori, che avevano vedute leggermente più aperte, avevano mai provato a contraddirlo.
Sapevo che prima o poi avrei fatto qualcosa che a lui non sarebbe andato bene. Era il mio destino, probabilmente, dover essere in cattivi rapporti con lui. Questo mi dispiaceva sinceramente.
Non si chiedeva come stavo? Non sentiva la necessità di sentirmi? Mi chiedevo per quale ragione avessi dovuto condividere la mia esistenza con un fratello del genere. Il suo carattere ruvido ed introverso era decisamente troppo distante dal mio.
Il suo modo di vedere il mondo e di odiare alcuni tipi di amore erano gli avversari della mia felicità. Si perché io mi sentivo bene quando le mani di HongBin toccavano le mie, quando avvertivo quella leggera scossa elettrica che mi faceva sentire vivo, presente. Lui non approvava una cosa del genere perché, molto probabilmente, non la conosceva.  
-Lo hai fatto solo a causa mia o perché non volevi incontrarlo? –
HongBin piegò le game e le sue ossa provocarono un sordo “crack”.
-Non lo so. Comunque è meglio così, non pensarci.  –
Ci sdraiammo sui futon e cercai di addormentami.
Il silenzio di quella sera era decisamente assordante. Mi sembrava di avere ancora nelle orecchie la voce del professore e le sue lunghissime spiegazioni. Ogni rumore di quella giornata sembrava essersi impresso nella mia mente e si ripetevano, l’uno dopo l’altro, mischiandosi e fondendosi, creando un gran baccano.
Chissà perché HongBin era amico di mio fratello. Non lo avevo mai capito. Erano troppo diversi, non avrei mai creduto che due persone così distanti potessero essere amici. Non avevo mai compreso che tipo di amicizia fosse la loro, se si erano mai scambiati delle confidenze importanti o se semplicemente gli piaceva passare del tempo insieme.
HongBin si avvicinò a me, il suo respiro risuonava nella stanza. Allungai una mano verso la sua e la strinsi. Immaginai che HongBin avesse accennato un sorriso.
Nella nostra camera il buio aveva avvolto ogni cosa. Non riuscivo a distinguere nemmeno la sua ombra. Se solo non avessi stretto la sua mano, avrei potuto credere che il mio corpo era scomparso, dissolto nelle tenebre. Invece entrambi i nostri corpi erano semplicemente coperti dalla notte e nemmeno una stella illuminava il soffitto.
“La notte può raggiungerci anche se la finestra è chiusa.” Pensai.
Quella frase me la ripeteva sempre mia madre quando ero bambino. Poi aggiungeva:
“I nostri pensieri possono seguirci anche se andiamo lontano.”
“La felicità può trovarci anche se ci nascondiamo.”
A ripensarci in quel momento, erano frasi strane da dire ad un bambino. Forse me le aveva dette in modo che potessi ricordarle in notti buie come quelle. Chissà a cosa pensava lei mentre me le ripeteva, con la sua voce dolce, mentre mi faceva addormentare. Era molto tempo che non ripensavo a quelle parole, ma loro erano sempre lì, in attesa di essere rispolverate, come se sapessero di essere molto importanti.
 HongBin era talmente vicino che potevo sentire il suo respiro sul mio collo. La notte ci aveva trovati. Nessuna finestra chiusa l’avrebbe tenuta fuori. Anche i mei pensieri erano con me, anche se ero distante da casa. Sarebbe stato bello se avessi potuto lasciarli avvolti tra le coperte, nel mio vecchio letto, aspettando che divenissero abbastanza distanti dalla mia vita da non confondermi più. La felicità non sapevo se mi aveva trovato. A quell’ora mi sentivo alquanto apatico.
 Mi voltai e cercai il telefono con lo sguardo, invano. La mattina seguente avrei dovuto chiamare mia madre e ringraziarla per avermi detto quelle belle parole. Per aver sprecato la sua poesia con un bambino che non ne capiva l’importanza.
-Hyuk – sussurrò HongBin, disteso al mio fianco – Posso abbracciarti? –
Lasciai la sua mano, divenuta umida, ed annuii. Il fruscio dei miei capelli contro il cuscino si diffuse chiaramente.
HongBin si fece più vicino. Con un braccio mi strinse la vita. Affondai il viso nel suo petto e respirai il suo odore. Era lui. Il suo corpo non era andato via, anche se la notte lo aveva coperto.
Mi accarezzò i capelli. Aveva le mani calde e morbide.
Restammo per un po’ così, silenziosi. Ascoltai il suo respiro, seguii il movimento del suo petto che si sollevava ed abbassava.
-Non è strano? Io e tuo fratello siamo amici da una vita e mi basta questo per vederlo con occhi diversi. Che razza di amico sono? Non ho nessunissima voglia di vederlo. Voglio restare qui. –
La voce di HongBin era bella anche di notte.
-So che avrebbe da ridire su questo e so che i suoi commenti sarebbero pesanti. Io non voglio mentirgli, per questo preferisco non incontrarlo. Non so ancora come mi sento, cosa provo riguardo a questa situazione. Voglio capire alcune cose prima di incontrarlo. So che se mi ritrovassi in sua compagnia ora, per me sarebbe tutto molto più complicato. –
Sospirò.
-Non dico assolutamente che lui sia stato un cattivo amico, altrimenti non sarei stato in sua compagnia per tutti questi anni. Ma di me, in fondo, non ha capito mai molto. Quando eravamo bambini lui era quello che mi proteggeva dai ragazzi più grandi, che mi permetteva di essere al sicuro perché intimoriva tutti ed io gli ero sinceramente affezionato e grato. Poi, appena siamo cresciuti, si è allontanato molto da me. Ma io ero affezionato alla vostra famiglia ed i vostri genitori facevano di tutto per far sì che lui passasse del tempo con me.  Mi piace cenare nella vostra casa, l’atmosfera che si respira. Mi piace parlare con i vostri genitori e vedere che mi guardano con ammirazione.  Lui ha capito che avevo continuato a frequentare la vostra casa soprattutto per questa motivazione e non mi ha mai impedito di continuare. –
-Non ti piace parlare con i tuoi genitori? –
Della famiglia di HongBin sapevo poco. Li avevo visti ai compleanni di mio fratello, ma i miei genitori avevano sempre detto che avevano un lavoro importante che gli portava via molto tempo. Mia madre, quando mio fratello ed HongBin erano bambini, era un po’ come la sua babysitter. I suoi genitori, lasciandolo in casa nostra, erano certi che stesse al sicuro, studiasse e mangiasse.
Sentii la frequenza del suo respiro mutare. Gli accarezzai la schiena, cercando di fargli capire che poteva parlare tranquillamente.
-Hanno sempre tanto da fare. – spiegò –Hanno sempre avuto da fare e non hanno mai potuto perdere un’intera giornata in mia compagnia. –
 Sollevò una gamba e la mise sulla mia. Il suo corpo era stranamente tiepido, afferrai la coperta e cercai di farlo scaldare un po’.
-A mio parere, credo che non esistano lavori che tengono impegnati ogni giorno, in ogni momento, senza nemmeno darti il tempo per tornare a casa da tuo figlio. Con il tempo ho realizzato che erano loro a non voler tornare, il lavoro non c’entrava nulla. Grazie a quella scusa riescono a mettesi l’animo in pace. Ma io… - mi strinse un po’ di più. - … io avevo bisogno di vederli, di abbracciarli, di dirgli che mi mancavano tutto il giorno. –
Io ed HongBin restammo in silenzio. I ricordi che avevo di lui si accumularono nella mia mente, che iniziò a far male. HongBin era sempre stato un bravo ragazzo, gentile, educato, non sembrava che si fosse cresciuto da solo e con tanta fatica. Compresi, per la prima volta concretamente, quanto la mia famiglia era stata importante per lui. Se non avesse incontrato mio fratello sarebbe restato da solo, difficilmente qualcun altro lo avrebbe accolto con tanto amore. Ero felice che mio fratello gli avesse permesso di continuare a frequentare la nostra casa.
-Queste cose, non le hai mai dette a nessuno ,vero? –
-Mai, a nessuno. –
-Si sente. –
HongBin sospirò ancora.
-Da cosa? –
-Dalla fatica che hai nel trovare le parole. –
HongBin mi sfiorò con le labbra la fronte. Erano lisce e tiepide.
-Credo che tu non ti sia mai raccontato questa storia perché non è nel tuo carattere ammettere queste cose. –
HongBin tremò leggermente.
-Lo sto raccontando a te. –
Affondai di più il mio viso contro il suo petto, lasciandomi avvolgere dal suo corpo.
-Grazie, hyung. –
Il mattino arrivò più in fretta di quanto credessimo. Per qualche strana ragione, entrambi ci svegliammo poco prima delle sei, precedendo il suono della sveglia. Eravamo ancora abbracciati, nella stessa posizione in cui ci eravamo addormentati la sera precedente.
Dalle tapparelle entrava solamente qualche fascio di luce che mi colpiva il viso. Ci dividemmo lentamente, senza avere troppa voglia di alzarci. Facemmo la doccia a turni ed uscimmo di casa prima del solito.
Le strade erano piene di ragazzi in divisa che andavano verso scuola. C’era chi si dirigeva verso la stazione, chi aspettava l’autobus alle fermate, chi camminava svogliatamente, come noi.
Mi piaceva percorrere quelle strade al mattino. Vedere tutte quelle persone appena sveglie , sentire le voci, l’odore dei dolci provenire dalle pasticcerie. Nella città nella quale ero cresciuto l’atmosfera era totalmente diversa. Per andare a scuola dovevo prendere il treno ogni mattina e svegliarmi molto presto, quando il cielo era ancora buio.
Prima di vivere in una grande città credevo che non fosse possibile vedere così tante persone per le strade, tutte allegramente impegnate. Guardavo oltre le vetrine delle caffetterie e scorgevo delle ragazze bere una cioccolata calda e discutere animatamente. Molte delle persone in strada erano vestite bene, sembravano appena uscite dalle riviste.
HongBin camminava ascoltando la musica. Diceva che era più forte di lui, se non ascoltava almeno una canzone che gli piaceva ogni mattina, non riusciva ad affrontare la giornata. Io, invece, adoravo ascoltare i rumori della città.
In pubblico preferivo non stingergli la mano ed, alcune volte, restavo a qualche passo di distanza da lui. Le persone sanno guardare in modo molto diffidente gli altri e non volevo che qualcuno con i suoi sguardi ci rovinasse l’umore. E poi, secondo HongBin, era meglio che la nostra relazione fosse una cosa solamente nostra. Gli altri, intromettendosi con la loro indelicatezza, avrebbero finito per rovinarla.
Arrivati di fronte alla scuola ci dividemmo, ognuno verso la propria classe. Gli amici di HongBin gli corsero incontro e lo accompagnarono al suo posto. Io salii le scale da solo, immerso nei mei pensieri.
La giornata trascorse tranquilla. All’ora di inglese la professoressa si congratulò con me per i risultati che stavo velocemente raggiungendo ed io ne ero entusiasta. All’ora di pranzo incrociai HongBin in mensa. Uno dei suoi amici mi salutò ed io mi misi a sedere al loro tavolo. Parlare con i ragazzi più grandi era un piacere. Loro ascoltavano quello che avevo da dire e si complimentavano come me dicendo che ero più maturo di quel che volevo apparire. Quando ricevevo questo tipo di complimenti HongBin sorrideva ed i suoi occhi si illuminavano un po’.  Poterlo rendere orgoglioso mi faceva sentire al mio posto.
  
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