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Autore: ilrumoredeipensieri    12/02/2014    1 recensioni
E non c’è bisogno di altro che i loro respiri spezzati dalla cornetta, delle mani che forse tremano, che vorrebbero cercarsi e trovarsi. In quel silenzio pendono domande che Luke non ha il coraggio di fare e risposte in cui Diana non è certa di credere davvero, ma forse è così che cominciano le cose importanti, con piccoli passi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due - Red's 

Il Red’s è un locale piuttosto grande, molto accogliente, pulito e giovanile. L’arredamento è moderno con lampadari, tavoli e sedie sui toni del rosso per rimanere in tema con il nome, mentre le pareti sono abbellite da svariati graffiti. A Luke quel posto piace, lo fa sentire a proprio agio.
Il palco su cui lui e le sua band si esibiranno a breve non è enorme, ma per un gruppo emergente la dimensione del palco è l’ultimo dei problemi.  Gli strumenti sono già stati messi al loro posto, la batteria di Ash con il loro logo è al centro del palco ma alle spalle delle chitarre di Luke, Mike e Calum, posizionate poco più avanti vicino ai microfoni.
Luke è emozionato, molto. Indossa i suoi jeans preferiti, ha in tasca il suo plettro portafortuna e una discreta quantità di gel ultraresistente tiene i suoi capelli biondo cenere perfettamente tirati in un ciuffo all’insù, comunque spettinato a regola d’arte.
Sono le 19.50 di un sabato sera di ottobre, a Londra piove incessantemente da due ore buone ed è proprio per questo che Ashton, seduto accanto a Luke sul parquet, è piuttosto nervoso.
“Ma è mai possibile che in questa città debba piovere sempre? E soprattutto, era proprio necessario che il diluvio universale si scatenasse oggi? Dio se mi manca l’Australia!”
Luke sbuffa e reprime l’istinto di scoppiare a ridere: ci sono momenti in cui Ash risulta più lagnoso e teatrale di una tredicenne frignona. Calum e Micheal, in piedi a chiacchierare poco più in là, ridacchiano appena.  Scene simili sono all’ordine del giorno nel loro piccolo universo.
“Ash, amico, rilassati!” – risponde Luke poco dopo – La pioggia non impedirà a Mr Taylor di venirci a sentire. E poi, lui è Londinese da cinque generazioni, stando a quanto dice, quindi è più che abituato ad un clima simile. Stai pur certo che per lui quello che tu definisci ‘diluvio universale’ è una pioggerella leggera.”
Ashton osserva Luke, soppesando le sue parole e sembra lasciarsi convincere. Poi  scuote la testa ricciuta e mormora: “Mmh… Vedremo”, prendendo poi a picchiettare sul pavimento con le bacchette da batterista.
Luke fa spallucce, ormai conosce Ashton da anni e nessuno meglio di lui è in grado tenere a bada il suo pessimismo cronico che lo contraddistingue. D’altra parte, però, lo capisce: sa quanto lui speri in questo possibile contratto e soprattutto è consapevole di quanto rimarrebbe deluso se non riuscissero ad ottenerlo.
Luke non si è posto il problema, invece. Mr Taylor, al loro colloquio, aveva l’aria di chi si ritrova fra le mani una pietra grezza dalla quale, con le giuste manipolazioni, si può ottenere un gioiello e non ha la minima intenzione di lasciarselo sfuggire. Perciò Luke è fiducioso, ottimista fino al midollo. Freme dalla voglia di uscire dalle quinte e fiondarsi sul palco, salutare il pubblico e poi suonare la sua musica, cantare le sue canzoni. Vuole sentirsi più forte che mai accarezzando le corde della sua chitarra elettrica e stringendo il microfono fra le mani. Vuole andare incontro al suo sogno più grande a testa alta, per dimostrare che c’è qualcosa in cui può brillare, brillare di luce propria, e abbagliare chiunque.
“Sono le 20.00, ragazzi.” constata l’addetto a luci e suoni.
Luke annuisce all’uomo, capendo al volo il significato di quella semplice affermazione. Sorride radioso e fa cenno agli amici di seguirlo oltre le quinte, verso palco.
Cammina a testa alta fino a quello che sa essere il suo microfono. Sente lo sgabello di Ash strisciare sul pavimento e i jack degli amplificatori di Cal e Mike stridere leggermente. Si inumidisce le labbra, si schiarisce la voce e percepisce nitidamente le gambe che ora, anche se impercettibilmente, tremano. Prende un respiro profondo, poi sorride ai clienti del locale e con lo sguardo cerca la testa calva e la barba curata di Mr Taylor, che però non riesce ad individuare. Non ha importanza.
Continua a sorridere, inebriato dalla sensazione di aspettativa che percepisce nell’aria e negli occhi del pubblico e dice: “Buonasera a tutti, siamo i 5 Seconds Of Summer. La canzone che stiamo per cantarvi si chiama Gotta Get Out. Speriamo possa piacervi”
Si va in scena.
***

“Cristo, Sun, non avevi detto che il meteo di oggi dava precipitazioni scarse?” bercia Diana tirandosi il cappuccio della felpa sulla testa per ripararsi dalla pioggia battente.
“Te lo giuro, D, l’ho letto stamattina e diceva proprio quello!” risponde Sunnie, piagnucolando per i capelli completamente bagnati.
Si trovano nei pressi di Piccadilly Circus, stanno correrendo senza una meta precisa da dieci minuti buoni sotto una pioggia che non accenna a placarsi e dalla quale non possono ripararsi perché nessuna delle due ha avuto la geniale idea di portare un ombrello. Qualche ora prima erano uscite per un giro nei negozi di Oxford Street che si è poi rivelato, con grande disappunto da parte di entrambe, un fiasco totale.
Diana sbuffa. Nonostante abiti a Londra da sedici anni e qualcosa in più, se c’è una cosa che proprio non l’è mai andata a genio della città, quella è il clima uggioso e piovoso. Impreca mentre con le sue Vans blu incappa in una pozzanghera, inzuppandosi i piedi e buona parte dei polpacci. Ha una gran voglia di prendere a schiaffi Sunnie per la sua sbadataggine perché, da che mondo è mondo, chiunque è in grado di leggere delle previsioni meteo ma si trattiene: evidentemente Samantha “Sunnie” Light è l’eccezione che conferma la regola. Che poi, volendo essere realisti, Sunnie è sempre l’eccezione che conferma la regola.
“D, che ne dici di entrare da qualche parte, tipo un bar o un pub, e aspettare che questo cazzo di diluvio si calmi per poter tornare a casa senza rischiare di prenderci una polmonite?” esclama all’improvviso Sunnie.
Diana per un attimo si chiede perché un’idea simile non sia venuta a lei, poi scuote la testa e “Andiamo ovunque, Sun, basta che ci sia un cazzo di termosifone e soprattutto un bagno” dice.
Accelerando il passo e guardandosi intorno con aria disperata, cercano un locale che faccia al caso loro. Riparandosi la testa con le borse semivuote, imboccano una via laterale ed ecco che, poco lontano, notano una grande insegna rossa che recita la scritta “Red’s” . Così, fra un sospiro di soddisfazione e un’imprecazione contro il maltempo, le due ragazze si avviano verso l’insegna e varcano la soglia del locale stringendosi nei cappotti fradici.

 
***

Diana si chiede come mai né lei né Sunnie sapessero dell’esistenza del Red’s. Il locale risponde esattamente a tutte le loro esigenze in fatto di estetica degli interni e cordialità nonchè bellezza dei camerieri. Appena entrate si sono dirette in bagno per asciugarsi con quelli che Sunnie definisce “piccoli phon per le mani”, con il risultato che ora i capelli della suddetta sembrano pagliericcio scuro e quelli di Diana degli orribili spaghetti biondi. Ma tutto ciò non ha importanza perché il Red’s è davvero un posto carino e entrambe sono convinte che ci torneranno di sicuro: Sunnie perché il cameriere che ha appena servito una birra a ciascuna – Brad o Brody, Diana non ha fatto caso al cartellino con il nome – è davvero ma davvero un bel ragazzo, Diana perché si è letteralmente innamorata della canzone che il gruppo live della serata sta suonando.
Dal piccolo tavolo in angolo al quale si sono posizionate non si riesce a scorgere nitidamente il palco, ma la ragazza è nettamente convinta di conoscere la voce di uno dei cantanti solisti, solo che non ricorda a chi appartenga. Così si limita a strizzare gli occhi verso il palco per distinguere qualcosa, a muovere la testa a ritmo della batteria e ad apprezzare sempre più quella band sconosciuta con la sua canzone inedita.


I feel so damn lost
And it comes with the cost of being alone
Everything is falling down
We're suffering, helpless thoughts and
Out we sing, prayers go to the sky


Mentre ascolta le si stringe il cuore perchè per un attimo, anche se è inverosimile, sembra che quei versi  siano stati scritti per lei che finge di non essersi ancora arresa, per il suo continuo perdere e sentirsi persa, per la solitudine che l’accompagna e per tutte le preghiere che invia ad un Dio in cui non crede davvero tramite canzoni in cui ripone tutta sè stessa.
Poi, fra un accordo di una chitarra elettrica perfettamente accordata e un colpo sul rullante della batteria, Diana si ricorda – come se fosse riuscita a scordarlo - della festa a casa Watts, delle lacrime per James, delle sigarette fumate con foga e di un ragazzo alto e biondo, seduto accanto a lei sui gradini del portico della villa.
“Una di queste sere, se capiti dalle parti di Piccadilly, passa al Red’s. Io e i ragazzi suoniamo lì.”  le aveva detto Luke alzando le spalle come se sapesse che lei non lo avrebbe mai fatto volontariamente, come se non fosse importante.
Ed è  solo allora che Diana riconosce la voce del solista, la voce di Luke, e ne percepisce l’accento australiano.
Ed è solo allora che le si stringe lo stomaco e ogni fibra del suo corpo le grida di fuggire.
Perché è proprio in quel momento che realizza che sì, le era mancato sentirlo. 





 
Lo so, il capitolo è esageratamente lungo e questo è un orario di merda per aggiornare ma l'ispirazione mi è venuta tipo ora quindi eccomi qua.
Pensavo di aver fatto un lavoro migliore onestamente, ma amen.
Eccoci all'inizio dell'incontro numero due, abbiamo una Diana un po' incasinata e un Luke fiducioso al 100% che pare (????) non pensare ad altro che alla carriera. 
Anyway, che ne pensate dei personaggi in generale? Ho introdotto Ashton e Sunnie (io li amo ve lo giuro, Sunnie poi è un casino che non avete idea) e niente, spero che vi siano piaciuti, soprattutto Ash in versione pessimista che è totalmente l'opposto dell'Ash reale.
Fatemi sapere che ne pensate, ci terrei tantissimo a conoscere la vostra opinione e ancora di più sentire le vostre supposizioni sul futuro dei personaggi. Non esitate a fare critiche, apprezzo anche quelle perchè mi aiutano a migliorare :)
A presto,
Sara. 
p.s. per qualsiasi contatto tipo twitter/tumblr, andate sulla mia pagina autrice e troverete tutti i link lì :)
   
 
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