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Autore: Sleepingalone    12/02/2014    11 recensioni
Attraverso i rami dei mandorli filtra una scia argentea, nella quale le stelle sostengono la luna bianca, cui luminosità illumina lo sguardo verde Parigi di Harry che, attirandomi a se con fare austero, mi cinge mediante braccia calde e protettive. ‹‹Concedimi questo ballo, Maria››, sussurra, comprimendo le labbra a forma di cuore sull’incavo del mio collo nudo.
Sussulto al tocco morbido e delicato.
‹‹Avresti dovuto dirmi la verità sin da subito, Harry››, sussurro, asciugandomi una lacrima con il dorso della manica.
Lui annuisce, ed esala un respiro candido. ‹‹Promettimi che ti ricorderai di me, anche se dovessi scomparire per sempre››.
‹‹Ma cosa dici?››.
‹‹Quello che temo, Maria››
[...]
Lui voleva solo riportarle i ricordi alla ragione,
ma lei si era innamorata perdutamente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6 - Sogna un piccolo sogno
 

Harry mi stringe con forza la mano e, facendosi spazio tra la folla, riesce a portarmi via dalla cappa d’alcool, eccitazione e fumo che è venuta a crearsi in piazza. Dunque gli rivolgo un sorriso memore e mi lascio scompigliare i capelli.
‹‹Mi piacerebbe farti vedere un posto››, replica, indicandomi la via da percorrere per raggiungere la sua vespa rossa. ‹‹Ma è un posto che può essere apprezzato solo in primavera. Magari ti ci porterò in futuro››.
Sbuffo sonoramente, poi corruccio lo sguardo in un cipiglio divertito. ‹‹La primavera è tanto lontana, Harry››.
Lui scuote il capo e, chiudendo gli occhi, inspira profondamente.
‹‹Cosa fai?››, gli domando, esplodendo in una risata lieta, ma sostenuta.
E rido solo perché a volte - o forse sarebbe meglio dire sempre - gli atteggiamenti di Harry sono alquanto insoliti, e sono sicura che lui, come anche me, vive in un mondo dislocato, differente e migliore.
‹‹É la mia stagione preferita: non troppo calda, né troppo fredda. E poi mi piacciono tanto i colori, e la primavera ne è piena. Se chiudi gli occhi e tiri su con il naso, riuscirai a percepirla››.
Imito la sua azione e lascio che l’aria gelida mi trafori i polmoni, al contempo lui intreccia entrambe le sue mani alle mie ed esala un tiepido refolo. Io, dal canto mio, increspo il naso e soffio a mia volta sul suo viso.
‹‹L’hai sentita?››, mi chiede, fissandosi le punte consumate delle scarpe in cuoio bordeaux.
‹‹Ho sentito te››, rispondo, mordendomi il labbro secco e screpolato. «E un mucchio di freddo».
Harry accenna un sorriso imbarazzato e, balbettando vocaboli che insieme non dispongono di un senso compiuto, mi passa il casco che tiene in riserva e mette in moto la vespa. Pertanto io indosso l’aggeggio, salgo in sella, congiungo le mie mani ai suoi fianchi e innalzo spontaneamente lo sguardo, mentre il vento si adopera a scompigliarmi i boccoli cioccolato e la pressione m’illumina gli occhi di lucidità.
Al di sopra di ogni cosa, le stelle appaiono coperte da un candido velo di nubi aranciate a causa della foschia e dei lampioni, e la luminosità della notte rosa neve sembra riflettersi sull’oceano con maestosa eleganza e raffinatezza. Chiudo gli occhi e ripongo le mani intorpidite dal freddo all’interno delle tasche del giubbotto di Harry che, brioso, retrae gli addominali.
Quindi, lascio che il mio sguardo si espanda lungo la superficie di vetro dello specchietto retrovisore, affinché incontri quello del ragazzo dai ricci bronzo miele. Ma Harry guarda impercettibilmente ciò che ha davanti, senza lasciare scaglie di verde per strada. È serio e concentrato sul percorso da seguire e, per chissà quale altra ragione, magari è pensieroso.
Accosto le alla sua schiena, come a volerlo consolare nel caso in cui lui stesse poco bene.
‹‹Se sei stanca ti riporto indietro››, esala lui con tono fioco e comprensivo, tutto ad un tratto.
Io scuoto il capo e gli accarezzo i fianchi, poiché so in fondo di essere troppo giovane per non vivere la vita e starmene a casa senza far nulla dei miei quasi diciassette anni.
Ho voglia di giocare con il fuoco, sebbene sappia che, tra qualche tempo, i problemi di adolescente quale sono mi si ritorceranno contro, e allora sarà il fuoco a giocare con me.
‹‹Siamo quasi arrivati››, enuncia lui elettrizzato, attenuando il passo del veicolo.
Io annuisco e sposto lo sguardo alle estremità del lungo viale in cui ci troviamo: svariati cipressi contornano i marciapiedi ambidestri e delle pozzanghere lerce macchiano l’asfalto.
Harry frena e accosta Red Velvet repentinamente in un viottolo che risiede su una collina, pertanto metto i piedi in terra per prima e slego il casco che lui ripone all’interno della sella, restando seduto di fronte a me, con le gambe poggiate a lato della vespa.
‹‹Volevi farmi vedere qualcosa in particolare?››, gli domando a gesti nervosi.
Lui alza il capo con completa nonchalance, permettendo al mio sguardo, intrecciatosi al suo, di sporcarsi di verde.
Io, qui e ora, credo di essere effettivamente attonita da un fascino contemplativo, il quale racchiude una foresta che oscura mi circonda, e uno sguardo illuso e dispersivo che imbraccia Champ De Mars, a Parigi. E riconosco di essere sotto l’effetto di un qualcosa di magico, alquanto sottovalutato. Proprio come Dante Alighieri che, si pensa, quando scrisse la Divina Commedia - ed in particolar modo il Paradiso -, fosse stato soggetto di un incantesimo mistico rinvenuto completamente da Dio. Le fonti sono ancora oggi attendibili, quindi non si può affermare con certezza che il celebre poeta fiorentino abbia effettivamente perso lucidità, o meno. Ma quello che so, è che sto vivendo il mio Paradiso e sono sotto l’effetto di una crisi mistica, provocatami da un angelo dallo sguardo vivido, verde e sognante.
‹‹Mi piacciono i tuoi occhi››, confesso con sincerità, avvampando in volto.
 Harry gioca con le punte delle sue dita, perché forse più impacciato di me.
‹‹A loro piace guardare te››, replica lui di getto, solleticandomi la guancia destra con l’indice della mano. ‹‹Ma… voglio che tu, adesso, li chiuda››.
Le parole che pronuncia appaiono come sinfonie alle mie orecchie, talmente soffuse che potrei ascoltarle per tutto il resto della mia vita. Perciò, senza esitare, strizzo gli occhi, e lascio che lui e il suo respiro svigorito mi conducano la via da percorrere.
‹‹Ci siamo››, annuncia, stringendomi la mano. ‹‹Puoi aprirli, Maria››.
Sollevo divertita la palpebra dell’occhio sinistro, poi le socchiudo entrambe e istintivamente rivolgo lo sguardo verso Harry.
‹‹Non è me che devi guardare!››, dice lui, toccandosi appena il labbro inferiore con le dita e indicandomi Wells che, vista da lontano, assume le predisposizioni di un presepe luminoso, adornato da piccole lucine colorate.
Ebbene, innalzo lo sguardo, rivolgendolo al cielo, e lo ripongo verso una trapunta blu cobalto, sulla quale innumerevoli stelle translucide fanno l’amore con destrezza: si spingono e combattono per cucirsi un posto nell’idilliaco cielo d’inverno.  
‹‹Ti ho portata quassù perché la nebbia che c’è a Wells nasconde le stelle››, replica lui, attirando a sé la mia attenzione. ‹‹Spero non ti dispiaccia iniziare il nuovo anno con me››.
Corruccio lo sguardo, poi sbuffo, dischiudendo appena le labbra e spintonandolo con le mani. ‹‹È la cosa più bella che abbia mai visto. E sono sincera… lo sono davvero››.
Harry mi si avvicina più di quanto già fosse e, delicatamente, mi cinge mediante una stretta melodica e fatata, e io lascio che i nostri occhi si incontrino ancora una volta: il verde Parigi dei suoi riflette il buio della notte, e il nero corvino dei miei si disperde tra le lucciole e le piccole falene bazzicanti. Dunque, per un momento, riesco a percepire i battiti del suo cuore marciare all’unisono con i miei. Ma l’espressione che ha assorbito il suo volto è riflessiva e confusa, e mi viene da pensare che forse sto vivendo sotto un’ampolla di vetro, nella quale la mia immaginazione corre troppo, e in modo esageratamente spensierato.
‹‹Maria››, mi sussurra a fior di labbra, prendendomi il viso tra le mani.
Nel suo sguardo è racchiusa una comprensione che prima d’ora non avevo conosciuto, e avverto che tra qualche istante la mia anima verrà richiamata dai corpi celesti, che danzano un dolce valzer in cielo, mentre, al contempo, la brezza notturna sembra mormorare un ‘ti amo’ e gli uccelli della notte cantano in cima ai rami degli alberi.
Perciò, tienimi stretta al tuo petto, Harry. Fallo e non lasciarmi mai più andare, perché la vita mi ha sempre negato l’amore e io, nonostante tutto, non mi sono mai arresa a cercarlo. Dunque, facendo in questo modo, credo di averlo trovato in te. E forse la mia mente sta giocando con i sentimenti che balzano dal mio cuore come impazziti, ma ho bisogno del tuo affetto in questi attimi di infinita misticità, e forse ti necessito, come tu mi necessiti: lo vedo dal riflesso dei tuoi occhi che, illuminati dal candore della luna, si perdono nei miei.
Un balenio colorato ci abbaglia improvvisamente e mi volto con spontaneità.
‹‹I fuochi d’artificio››, esordisco, quasi seccata, sciogliendo quella specie di stretta più che amichevole.
‹‹Li ho sempre odiati››, confessa lui, esalando un respiro spezzato.
‹‹Anche io››, replico, coprendomi le orecchie con le mani. ‹‹Mi infastidisce il loro rumore››.
Harry esplode in una risata festosa, nella quale due fossette coronano lo splendido sorriso che ha già normalmente. E batte le mani, come le batto io ogni volta che scoppio a ridere.
‹‹Buon anno, Maria››, dice poi, dandomi una pacca sulla spalla e costringendomi a guardarlo, ancora una volta.
Prendo un attimo per respirare, e per capire. ‹‹Potresti abbracciarmi di nuovo?››.
Harry mima una smorfia con le labbra, in seguito mostra l’infossatura profonda della sua gota sinistra per via di un ghigno a metà e, senza farsi scrupoli, mi solleva da terra. Io, da parte mia, gli avvolgo il collo con le braccia e gli sussurro un ‹‹Buon anno anche a te››, all’estremità dell’orecchio, tra i ricci e i brividi. 
E non provo niente, se non che mi sento amata.
Ma il cellulare squilla d’improvviso perché Birdy è preoccupata e si chiede dove sia finita.
‹‹Dovremmo andare››, gli dico, anche se contrariata.
Harry rotea gli occhi al cielo e, comprimendo le labbra in segno di resa, annuisce.
‹‹Maria››, replica lui, mettendo le mani nelle tasche e incamminandosi per primo verso la vespa. ‹‹Hai capito dove ci troviamo esattamente?››.
Io mordo il labbro inferiore e ingenuamente scuoto il capo in segno di negazione.
‹‹Davvero? Passi di qui tutti i giorni per andare a scuola!››.
‹‹Non ho un gran senso dell’orientamento e, tanto per informazione - dico facendo spallucce -, di notte non vado mica in giro per la periferia di Wells››.
‹‹Questa sera lo hai fatto››, risponde con tono farsesco, imitando il mio gesto in modo strampalato.
‹‹Non vale››, mormoro io, mordendomi il labbro.
‹‹E per quale motivo non vale?››.
Esito prima di rispondere. ‹‹Perché insieme a te mi sento a casa››.
Harry si ferma per guardarmi, ma io avvampo in volto e devio il discorso, dunque lui torna a camminare - imitando una smorfia con le labbra di tanto in tanto - e insieme raggiungiamo Red Velvet.
Messa in moto la vespa rossa, lui prende a canticchiare strofe di canzoni che, alle mie orecchie, risultano incomprensibili. Al contempo il vento mi scompiglia i capelli, facendoli librare in aria come polvere o piume, e la mente comincia a viaggiare come quella di Audrey Hepburn in ‘Vacanze Romane’ o magari come quella di Jane Russel e Marilyn Monroe in ‘Gli Uomini Preferiscono Le Bionde’.
I fuochi d’artificio continuano a sfavillare sui tetti delle case e, per un momento, sento l’aria mancare, perché i grandi botti enfatizzano il dolore che, sin da piccola, mi tormenta la testa.
‹‹Harry, sto poco bene. Mi porti in hotel?››, gli dico all’orecchio, mormorando.
‹‹In hotel?››, mi chiede lui, cercando di non deconcentrarsi.
‹‹L’hotel Sunrise, si trova a Inland Wells. È di Birdy, e mi ha invitata a passare la notte lì››, spiego.
‹‹Lo conosco, ti ci porto subito››.
Cercando di essere più fermo e delicato possibile, Harry accosta Red Velvet nei parcheggi frontali dell’albergo. Pertanto, scendiamo dalla sella entrambi e, con solito gesto, io tolgo il copricapo.
‹‹Quindi››, mormora lui, grattandosi il capo.
Indugio qualche parola, poi annuisco tra me e me, e decido di dar voce ai miei voleri. ‹‹Quindi, ti andrebbe di accompagnarmi in camera?››.
Stropiccio il giaccone con le mani, nel tentativo di scivolare via da quella pessima figura.
‹‹Ma non c’è la tua amica?››.
‹‹Oh no, lei è sicuramente con il suo…  ragazzo, o qualsiasi cosa sia per lei››, rispondo con cautela.
Harry acconsente con una strana luce negli occhi e, di soppiatto, entra con me in albergo.
‹‹È Niall Horan il ragazzo di Birdy?››.
‹‹Lo conosci?››.
Annuisce, quindi inciampa per le scale, ed io non riesco a trattenere una risata sincera. Ma lui mette il broncio per finta, e rialzandosi mi insegue: proprio quando riesco ad aprire la porta della stanza con la chiave elettronica, lui mi agguanta per i fianchi, facendo riversare entrambi sul parquet freddo.
‹‹Harry!››, sobbalzo. ‹‹Quanto sei buffo››, sussurro, standogli sopra a cavalcioni.
Allungo un braccio, nel tentativo di accendere la luce, ma lui inarca, improvvisamente, il bacino. Pertanto bacia l’incavo del mio collo nudo e mi sussurra un ‹‹Grazie, per tutto quello che sei››.
I miei occhi si riempiono di lacrime.
 
E mentre le stelle in cielo svaniscono, Harry mi rimbocca le coperte - io sono ancora vestita, e non ho per niente la voglia di mettere il pigiama - si siede ai piedi del letto e strofina la mano destra sulle mie gambe.
‹‹Mi canteresti qualcosa?››, gli domando, masticando l’aspirina per il mal di testa.
‹‹Cosa vuoi che ti canti?››.
‹‹Qualsiasi cosa tu voglia››, rispondo, chiudendo appena gli occhi.
Harry sospira, e appoggia la testa sulle mio bacino. ‹‹Allora rilassati. Ti canterò un brano che mia madre mi cantava quando, da piccolo, il temporale mi faceva paura››, comincia, accarezzandomi la guancia. ‹‹Sweet dreams till sunbeams find you, sweet dreams that leave all worries far behind you. But in your dreams, wherever they be, dream a little dream of me››.
 

 


Angolo autrice
Salve, bella gente, come va? Spero bene :)
Ho tante cose da dire riguardo il capitolo, e vorrei cominciare con delle scuse.
Scusatemi se ho aggiornato dopo quasi un mese dal precedente, ma è stato inevitabile. Troppi impegni, troppo studio, troppo stress.
Spero riusciate a perdonarmi.
Seconda cosa, so bene che il capitolo è corto e che gli avvenimenti che ho narrato sono alquanto inverosimili, c'è tanta dolcezza e tanta spensieratezza, pertanto spero di avervi fatto sognare almeno un po' e di avervi fatto cancellare per qualche minuto i cattivi pensieri.
Ultima cosa, perdonate se non ho risposto a tutte le recensioni del capitolo precedente, appena pubblico vi rispondo. Sappiate che ringrazio tutte per ogni singolo commento, perché voi siete ciò che mi rende felice, ciò che mi sprona a scrivere quando l'ispirazione non arriva. 
Un grazie sincero.
Sempre vostra, Sleepingalone.
 
   
 
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