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Autore: Homu    12/02/2014    2 recensioni
Yuki è una ragazza gentile, ma non lascia avvicinare nessuno più del necessario. In passato è stata ferita gravemente e non vuole ripetere l'esperienza. Nuove e vecchie amicizie, primi amori, riusciranno a farle dimenticare il suo triste passato?
Corro, corro, senza pensare, senza sentire la musica anche se il mio mp3 è acceso, corro, corro per dimenticare. Solo in questi momenti la mia vita torna a potersi definire tale. Corro e sono finalmente me stessa, quella vera, quella di due anni fa, quella senza pensieri , quella che non sa cosa il futuro le avrebbe riservato.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
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Cap 2

- Mamma... papà...Kyo-chan...andate via ora?- dissi io con la voce assonnata.
-Yuki!- esclamò mia madre -cosa ci fai in piedi! sono solo le 5:00!-
-Volevo salutarvi, starete via per tre giorni...-
-Oh tesoro mio, vieni qui!- la mamma mi abbracciò così forte che non riuscivo a respirare. Era così calda e morbida e aveva un buonissimo odore. I suoi capelli lunghi mi solleticavano un po', ma non era niente in confronto al suo abbraccio.
-Scusate signorine- disse mio padre -ma dobbiamo sbrigarci o perderemo l'aereo...-
La mamma mi baciò sulla guancia e mi liberò dal suo abbraccio e andò vicino alla porta.
-Yuki, vieni qui- disse mio padre con le braccia aperte –anche il papà vuole il suo abbraccio!-
Mi tuffai tra le braccia muscolose di papà che mi strinse forte e mi disse:
- Resisterai tre giorni senza di noi?-
- Piuttosto voi, non vi sentirete soli?- dissi ridendo
Sentii i passi da bufalino di Kyo-chan e poi le sue braccia mi strinsero il collo.
-Sorellonaaaa… perché non vieni anche tu?- disse il mio sgorbi etto piangendo.
Gli scompigliai i capelli e gli dissi:
-E’ la settimana degli esami, non posso assentarmi ora. Ci sono anche le gare di atletica leggera, non posso mancare… quando tornerete ti cucinerò il tuo piatto preferito, ok?- dissi sorridendo
- Su uomini,- disse mia madre –arriveremo in ritardo se no!-
-Ok, ciao tesoro, fai la brava- disse mio padre allontanandosi.
Mio fratello mi strinse più forte, poi mi lasciò andare, non senza piagnucolare.
Mia madre aprì la porta e la richiuse dietro di se. Non potevo immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che li avrei visti.
Rimasi lì, ferma davanti alla porta a pensare, ma a niente in particolare.
Mi riscossi dopo cinque minuti e, non sapendo cosa fare, perché il letto era un lontano ricordo, andai a correre. Correre mi piaceva moltissimo ed ero anche abbastanza veloce. Alle 6:00, stanca, tornai a casa e mi feci una doccia calda. Dopo una breve colazione mi diressi al liceo che frequentavo,l’istituto Mikagawa. Arrivai piuttosto in anticipo, alle 7.45, insieme al Presidente del Consiglio Studentesco, Sakuraba Kaori- senpai, del terzo anno. La senpai era la più bella e la più intelligente di tutta la scuola, ogni giorno si trovava lettere d’amore nel suo armadietto, ma a tutti coloro che le avevano scritto, quando li incontrava, rispondeva che non poteva accettare i loro sentimenti.
-Yuki-san, cosa ci fai così presto a scuola?- mi chiese sorridendo
-Mi sono svegliata più presto del solito e non sapevo cosa fare a casa, quindi sono venuta qui- le risposi io
-Capisco… se non ti dispiace, puoi aiutarmi con delle carte del consiglio studentesco?
-Con molto piacere, Kaori-senpai.
I minuti passavano in mezzo al silenzio e alle carte. Ad un cero punto sussurrai:
-Sa senpai, io la invidio…-
Lei lasciò cadere la penna dalla mano e mi guardò negli occhi, quindi mi chiese:
-Mi invidi? Perché?-
-Lei è così bella e riceve un sacco di lettere… vorrei anche io innamorarmi…-
- Ma tu sei molto bella Yuki, anche più bella di me! Non ti accorgi degli ammiratori che vengono a guardarti mentre corri?- mi domandò sorridendo.
Dal cortile incominciavano a sentirsi le voci degli altri studenti, quindi interrompemmo la nostra conversazione. Salutai la senpai, andai in classe e mi preparai per la verifica di matematica.
Il resto della giornata scolastica passò molto veloce e non riuscii a concludere il mio discorso con Kaori-senpai.
Adesso veniva il bello della mia giornata, la gara con le mie compagne di atletica leggera!
Mi misi la tuta e legai in una coda alta i miei capelli, solitamente lasciati sciolti dietro la schiena a parte due ciuffi che cadevano lungo il mio viso.
-Ah, ecco Yuki!- urlò Kagome-chan, una ragazza dai calmissimi occhi verdi.
- Sì, scusate il ritardo!- urlai in risposta
-Su scaldati, tra poco tocca a te!- mi disse Mizuki-chan, la ragazza dai capelli biondo platino.
Oggi c’era una gara importante, con il nostro più grande rivale, l’istituto Konohana.
Per scaldarmi feci una corsetta sui 100 metri. Kagome, che aveva preso il mio tempo, mi disse:
-Ehi, che ti succede, hai fatto un tempo di 15 secondi, è lento per i tuoi standard-
-Davvero, così tanto? Strano…- dissi io, poi guardai il mio polso sinistro e incominciai a ridere.
Kagome e Mizuki mi guardarono come se fossi una pazza allora io mostrai loro i polsini con all’interno i pesi da mezzo chilo.
-Uff, mi hai fatto prendere un colpo- disse Kagura-senpai che intanto si era avvicinata a noi.
-A chi lo dice, capitano- disse Kagome –e ora Yuki-chan, faresti meglio a toglierli, anche quelli delle gambe-
-Subito!- esclamai facendo il saluto militare.
Mi tolsi i polsini e le cavigliere e improvvisamente sentii chiamare:
-Adesso è il turno di Mikage Yuki-san e Ayao Hino-san-
Mi misi in posizione per fare i 100 metri e guardai la mia avversaria a sinistr, le sorrisi e dopo lo sparo partii. Ayao-san era molto veloce, restammo affiancate quasi fino alla fine, quindi negli ultimi secondi decisi di non trattenermi più e andare alla massima velocità possibile, così vinsi.
-Mikage-san, complimenti, non mi aspettavo uno scatto del genere durante gli ultimi secondi!- disse Ayao-san, raggiungendomi con il fiatone.
-Anche tu sei molto veloce, nessuno riesce, di norma, a tenermi testa per così tanto tempo!- le dissi sorridendo, senza fiato.
Tornai dalle altre che mi diedero un asciugamano e una bottiglia di acqua fresca. Nana-chan, la capo tifoseria della squadra, ovvero l’unica tifosa, mi saltò sulle spalle e mi disse:
-Woahh Yuki-san hai fatto il tuo record personale! 9 secondi netti!!-
-Davvero?- dissi con voce stanca.
All’improvviso. Nero. Freddo. Dolore. Indicibile dolore. Come se il petto fosse stato trafitto da una spada.
In quel momento pensai “Cos’è questo dolore?”, ma non ci diedi molto peso. Erano le 14:56. Tornai a casa stravolta, con la medaglia d’oro al collo e mi buttai sul letto. Per fortuna avevo pensato di fare i compiti in un ora di supplenza, perché ora non ero proprio in grado di fare niente.
Mi addormentai, così come mi ero buttata e mi svegliai alle 18:00. avevo sognato qualcosa, ma come nella maggior parte dei miei sogni, non mi ricordavo cosa. Mi torna in mente solamente una sensazione. Dolore, un dolore lancinante, la stessa sensazione avuta dopo la gara.
Che cosa significava questo dolore al petto?
Con questa domanda in testa mi cambiai i vestiti che avevo ancora addosso e poi mi misi a cucinare.
Il riso saltato con verdure era uno dei pochi piatti che avevo imparato da mia madre, infatti tutti gli altri li avevo cercati nei suoi libri di ricette.
Dopo cena, mi feci una bella doccia , andai a letto e mi addormentai subito.

La sveglia suonò ancora alle 5:00 mi ero dimenticatasi spostarla, allora ne approfittai per andare a correre
-Tornata da scuola- mi dissi –andrò da Daisuke-san per comprare polsini e cavigliere nuove, più pesanti-
Ma questa non fu la giornata che avevo programmato…
La mattina arrivai ancora insieme a Sakuraba-san e ancora la aiutai con i suoi compiti per il Consiglio.
All’improvviso lei poggiò la penna sul tavolo e mi guardò attentamente. Io sentendomi osservata alzai la testa, proprio mentre la senpai mi disse:
-Yuki-san, io vorrei avere un valido sostituto dato che a Marzo lascerò la scuola. Vorrei che tu diventassi Presidente del Consiglio Studentesco.-
Lì per lì rimasi stupita: IO diventare il Presidente del Consiglio Studentesco?! IO!
-Sakuraba-san… io… Presidente del Consiglio?... non so se sarò adatta… e poi dovrei abbandonare il club di atletica…io non so…-
-Almeno, Yuki-san promettimi che ci penserai-
-Sì, ci penserò… ma se posso permettermi, perché io?-
-E’ molto semplice: sei intelligente, sei bella e hai anche tu un tuo fascino. Tu mi hai chiesto perché, adesso chieditelo tu: perché no?- e detto questo uscì per dare il benvenuto agli studenti.
Ripresi poi questo discorso con le mie compagne di atletica durante l’allenamento. Tutte loro appoggiarono l’idea di Kaori-senpai. Arrivata a casa mi specchiai: capelli neri, lunghi e lisci; occhi verdi e pelle bianca come la neve, questo è il motivo del mio nome. Ero davvero questa bellezza?
Mangiai pensando sempre se ero adatta al ruolo di Presidente.
La vita solitaria era veramente brutta: mi mancavano tanto i miei genitori e il mio piccolo angioletto… questa vita era anche più comoda perché c’erano meno piatti da lavare!
Però il solo pensiero dei miei genitori… non finii neanche di pensare che un brivido mi attraversò per intero il corpo, proprio nel momento in cui bussarono alla porta.
Andai ad aprire e vidi un uomo sulla quarantina, con una faccia mortificata.
-Senti piccola, tu sei la figlia dei signori Mikage?-
Annuii intimorita, poi gli chiesi:
-Chi è lei? Perché lo vuole sapere?
-Io sono il pilota del volo 303, diretto a Roma.-
-Scusi, ma se lei è il pilota…- capii all’improvviso tutte le cose strane che erano successe ieri.
-Il volo 303 è caduto in mare, dopo un’avaria al motore, alle 14:56. I suoi genitori e suo fratello sono morti.-
-Perché lei è ancora vivo?- domandai con voce gelida.
-Io ero in bagno… con…una…hostess…a…fare cose da…grandi- bisbigliò.
Non riuscivo a piangere.
-Perché, perché…maledizione perché non piango?!- pensai
-Se mi permetti…vorrei…sostenerti economicamente, dato che sei rimasta sola a causa mia…- continuò a bisbigliare
-Non mi interessa quello che vuole fare, l’importante è che io possa continuare a vivere qui ed andare a scuola, faccia questo per mi. Adesso se ne vada.- gli dissi chiudendogli la porta in faccia.
Da quel momento io ero sola.
Il giorno dopo andai a scuola, lasciai il club di atletica e accettai la volontà di Kaori-san, provai a diventare Presidente del Consiglio Studentesco.

Ecco come la mia vita è cambiata in tre giorni, quei tre maledetti giorni. Questa è la storia della ragazza che ero due anni fa. Da quel giorno ho ripetuto sempre la stessa routine: sveglia alle 5:00, corsa, doccia, scuola, pranzo, studio,corsa, doccia, cena, letto. Come se il tempo si fosse cristallizzato, nello stesso modo in cui si è gelato il mio cuore. Da quel momento in poi non ebbi più reazioni: spavento, felicità, sorpresa…erano tutti bei ricordi.

***
Grazie per aver letto, in particolar modo ringrazio Nezuchan per la recensione del primo capitolo!
  
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