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Autore: Faboulouis_    13/02/2014    1 recensioni
Dal Prologo:
Appena aprii gli occhi, la vidi accanto a me. Mi sorrideva e mi accarezzava la guancia.
Poi sparì.
Cassidy,il suo sorriso dolce,il suo tocco leggero,sparirono come ogni mattina.
Mi soffermai a guardare una foto,posta su una mensola della cucina,che ritraeva me e Cassidy,il giorno del mio ventesimo compleanno.
Le avevo sporcato il naso e la bocca di panna,rubata dalla torta che mi aveva preparato insieme a mia sorella,Lottie.
“Louis,smettila!La rovinerai tutta” mi urlava,mentre rideva e leccava le mie dita,sporche di panna. La sua voce e la sua risata contagiosa rimbombavano nella mia testa.
Le mie lacrime avevano smesso di cadere da un po', forse perché non ce ne erano più,di lacrime.
Ma non pensate che la mia vita sia sempre stata così deprimente. Anzi. Del bello della mia vita,della mia vera vita,ne ho solo accennato.
Ed è qui che inizia la vera storia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quinto capitolo: Kissed.

 

POV ZAYN

 

<< Sono centodieci >>

<< Ehi, un po' di sconto, no? Sono tuo amico,porca puttana >>

<< No, Mike non ho tempo,dammi quei soldi e levati dal cazzo >>

<< Okok, calmati. Tieni. Ci vediamo a scuola >>

Grugnì in segno di assenso.

Avevo ancora qualche cliente da incontrare, quindi presi la macchina, una range rover nera metalizzata, e mi avviai nei soliti posti di incontro.

Andavo a 120 km/h nel bel mezzo della città e così una bella e lampeggiante macchina della polizia mi si mise alle calcagna. Non potevo fermarmi o mi avrebbero scoperto. Aumentai la velocità e sterzai, finendo in una strada di campagna.

La polizia non mollava e nemmeno io.

Dopo un po' di tempo, riuscii a seminarli nascondendomi in una strada stretta tra case di mattoni, subito dopo una curva. Nascosi subito tutta la roba che avevo sui sedili posteriori. Poi uscii da quella strada desolata e tornai in città.

Arrivato a destinazione, sotto un ponte lurido e umido, vidi i miei clienti che mi aspettavano.

<< Ehi, Malik. Sei in ritardo >>

<< Problemi con la macchina >> risposi, asciutto.

<< Quante bustine hai per noi? >>

<< Cinque, quante me ne avevi chieste, Tom >>.

Quello assentì e mi porse il denaro. Lo contai.

<< Non sono tutti >>. erano cinquecento, ma il costo era aumentato.

<< Questo o niente,Malik >>

<< Questo lo dico io, se mai. Sono io che vi porto la roba, voi siete solo clienti >>

Tom iniziò ad avanzare verso di me con i suoi quattro amichetti dietro.

<< Si, ma vedi... noi siamo in cinque, tu... sei uno soltanto. Quindi ti farai bastare quei fottuti soldi, Malik e la finiamo qui >> .

Guardai Tom negli occhi, con disprezzo come a volergli sputare in faccia. Poi senza dire una parola, me ne andai e li sentii shignazzare.

Non sarebbe finita lì, gliela avrei fatta pagare.

Cara.

 

POV LOUIS

 

La feci accomodare alla scrivania. Lei si stava guardando intorno, poi si avvicinò alla mia libreria.

<< Leggi molto? >> mi chiese.

<< Abbastanza... tu? >> lei mi guardò con un sorriso triste.

<< Vorrei >>

<< Cosa te lo impedisce? >> le chiesi, sperando che potessi scoprire qualcosa in più su di lei e sulla sua famiglia.

Sembrava titubante, come se si vergognasse a rispondermi.

<< Se non vuoi dirmelo, fa nien... >>

<< No, no va bene >> mi interruppe lei. Si sedette sul bordo del letto e sospirò.

<< La mia famiglia non può permetterselo... io e mio fratello andiamo a scuola, si, ma non possiamo far altro... ogni tanto mia nonna ci aiuta, ma mio padre non lo sa. Siamo una famiglia distrutta, Louis... non so come spiegartelo e non so se lo voglio fare... >> abbassò lo sguardo. Io la guardai dolcemente.

<< Ehi... non ti preoccupare, ok? Non devi dirmi tutto oggi, lo farai quando te la sentirai >> lei annuì e si strinse a me.

Io la cinsi con le mie braccia e le accarezzai i capelli.

<< Ora studiamo un po' e poi ti riaccompagno a casa, va bene? >>

Annuì di nuovo e si alzò, asciugandosi qualche lacrima, scappata dai suoi occhi, con la maglietta.

L'ora seguente la passammo a studiare letteratura. Per lei fu piuttosto difficile perché era chiaro che aveva smesso di studiare da un bel po'. La aiutai in tutti i modi possibili, fino a che lei non si stufò.

<< Basta, Louis non ce la faccio più! La mia testa sta scoppiando, il mio cervello va in fumo e non ci capisco niente! Sono stupida, lo so, ma non posso farci niente. Mi bocceranno? Sicuramente. Ma non me ne frega un cazzo, ok? Non mi frega nulla della mia vita, ormai l'ho persa e non la recupererò più, pazienza. >>

Detto questo prese la sua borsa e si catapultò verso la porta di casa.

Io ero rimasto scioccato. Era scoppiato all'improvviso e non sapevo come comportarmi.

Forse aveva il ciclo, ecco perché.

<< Aspetta Cassidy! Ma che ti è preso? >> stavo urlando per farmi sentire da lei e iniziai a rincorrerla.

<< Ma cos'è tutto questo casino?! >> disse Lottie, uscendo dalla sua camera con ancora una cuffia nell'orecchio.

Io non le badai e corsi per le scale. Cassidy aveva già sbattuto la porta dietro di sé, ma io la rincorsi.

Camminava spedita, senza guardarsi indietro.

<< Ehi! Hai per caso il ciclo per comportarti così? >> le urlai da dietro, probabilmente facendomi sentire da tutto il vicinato.

Lei si voltò chiaramente infuriata e venne verso di me, pronta a darmi uno schiaffo. Io indietreggiai vedendo la sua furia omicida- mestruale, ma lo schiaffo mi arrivò lo stesso.

Era il secondo che ricevevo da lei e a distanza di quanti? Un giorno, due?

Mi sarei ritrovato piuttosto male una volta aver finito di chiarire con lei.

<< Ma cosa hai in quel cervello del cavolo? Neve? Ti sembra normale urlare in mezzo alla strada che ho il ciclo? >>

<< Oh, allora è vero! >>

<< Si, e allora? >>

<< E allora si spiega perché tu ti sia incazzata tanto solo perché non ricordavi la data di nascita di Jane Austen! >>

Lei mise il broncio. Avevo vinto io.

Sospirai.

<< Senti Cassidy, tu non sei stupida, per niente! Sei solo stanca e devi solo studiare di più, ma le capacità le hai tutte credimi! >>

Stette per un po' in silenzio, guardandomi imbronciata.

<< Devo andare. >> disse alla fine.

<< Ti accompagno a casa >>

<< No, non c'è bisogno. Ci so arrivare da sola, grazie. >>

E così mi liquidò.

La guardai allontanarsi, impotente sapendo che aveva bisogno dei suoi spazi.

Soprattutto in quel periodo del mese.

Sospirando rassegnato rincasai e trovai Lottie sulla soglia di casa che mi fissava torva.

<< Stavo facendo il mio sonno di bellezza e sono caduta dal letto per le vostre maledettissime urla >>.

Mia sorella a 14 anni faceva sonni di bellezza? E si faceva anche quelle maschere alla Hulk?

Ma dove avevo vissuto fino a quel momento io?

<< Già, scusa Lottie, ma aveva il ciclo >>

<< E tu l'hai importunata mentre aveva il ciclo? E poi mi chiedo perché cavolo non ho una cognata,pff >> e girò i tacchi, tornando al suo sonno di bellezza.

<< Donne. Si capiscono da sole >> borbottai, tornandone in camera mia.

 

Mi pentii della mia reazione non appena ti salutai. Come ero potuta essere così ingenua? Ingenua in tutto quel tempo. Non avevo mai pensato a un salvatore, un cavaliere che mi avrebbe salvato dall'alta torre custodita da un drago. Avevo sempre immaginato un futuro grigio e ombroso per me, fatto di sesso,droga e magari un incidente di macchina per aver bevuto troppo. Non un futuro roseo, per niente. Ma sapevo qual'era il mio posto nella società, una nullafacente per il resto della mia insignificante vita.

E poi sei arrivato ty, stravolgendo del tutto i miei piani. Perché oramai mi ero rassegnata, all'oblio, alla puzza di locali troppo affollati, a baci che avevano un solo fine, a magliette bagnate per il sudore, a bicchierini di vodka mischiati a qualcos'altro e non avrei mai pensato di dover modificare tutto questo. E non avrei mai pensato che avrei voluto modificare tutto questo. E per una persona,solo per te.

 

“And even as I wander,I'm keeping you in sight.
You're a candle in the window on a cold, dark winter's night
And I'm getting closer than I ever thought I might
And I can't fight this feeling anymore”

<< Louis! La smetti di urlare? Se hai problemi ormonali, vai da un dottore,bravo. Io starei studiando! >> . Urlò dalla sua camera, mia sorella.

<< Grazie davvero, Lottie. Tu non eri quella che voleva aiutarmi? >>

<< E quando mai avrei detto una lurida menzogna del genere? >>

Sospirai rassegnato.

<< Quanto mi volete bene in questa casa. >>

<< Io ti voglio bene, Lou- Lou >> disse Phoebe, entrando silenziosa, in camera mia.

Le sorrisi. Così piccola e senza peli sulla lingua. Sarebbe stato bello avere sempre la spontaneità dei bambini. Così avrei potuto avere il coraggio di parlare veramente a Cassidy.

<< Grazie, sorellina. Tu si che sei la mia preferita! >> urlai, rivolgendomi a Lottie.

Sentii uno sbuffo dalla sua camera e risi.

 

Il giorno dopo mi svegliai con un po' di speranza in più. Non sapevo il perché, ma avevo una bella sensazione.

Nella passeggiata verso la scuola, immaginai Cassidy che mi correva incontro per i corridoi della scuola, urlando il mio nome. Poi io l'avrei presa tra le braccia e magari, si,forse l'avrei baciata.

Ma quello che vidi quando arrivai fu tutt'altro che questo.

I due bulli della scuola, Styles e Malik, si stavano divertendo, in cortile, a prendere in giro due del terzo anno. Uno biondino, che aveva un'aria spaurita, di cucciolo indifeso, e l'altro un po' più grosso, con la rabbia impressa negli occhi che faticava a trattenere.

Cinque o sei della squadra di football li avevano accerchiati e si stavano divertendo a stuzzicarli, a rubare loro soldi e merenda e a tirare qualche schiaffo.

Ricordai all'improvviso chi era quello più grosso. Liam Payne. Uno dei tanti clienti di Cassidy. Che ci faceva lì, accerchiato da quelli come lui?

<< Ehi, Malik >> urlai, con tono di sfida per farmi notare.

Gli occhi del castano si fissarono su di me e l'ilarità di quel momento scomparve dai suoi occhi.

<< Tu. >> disse semplicemente

<< Io? Io ha un nome. Mi chiamo Louis >> continuai a sfidarlo, per allontanare l'attenzione da Liam e dal biondino.

<< Lo so come ti chiami, sfigato. Cosa vuoi? >>

<< Mi stavo chiedendo se c'era la possibilità di avere un po' di tutta quella roba che ti porti ogni giorno nello zaino. >>

Urlai ancora di più, per far arrivare la voce a tutte le persone che ci stavano osservando e, magari, a qualche professore.

In un secondo fulmineo, Malik e Styles mi furono addosso, pronti a colpirmi per farmi stare zitto. Incassai un pugno nello stomaco da Harry e un secondo in faccia da Zayn, prima che qualcuno si intromettesse.

Tirò Zayn via da me e gli tirò un calcio ben assestato, prima che due professori venissero a fermare la rissa che andava creandosi.

Mi rialzai a fatica da terra e mi tolsi il sangue che mi colava dal naso. Notai Liam trattenuto da uno dei professori. Era stato lui quindi ad aiutarmi?

Incrociammo il nostro sguardo e capii che era stato lui, così gli feci un cenno di ringraziamento, mentre ci portavano in presidenza.

Tutti, nei corridoi, ci stavano osservando, bisbigliando tra loro pettegolezzi che non volevo sapere. Da un'aula, uscii sorridendo Cassidy che ci vide, me,Malik, Styles e Payne che camminavamo verso una bella punizione con due guardie di professori. Il suo sorriso si spense e negli occhi lessi dolore. Cercai di parlarle, ma uno dei professori mi spinse avanti per farmi camminare.

 

<< Bene, bene, bene. Cosa abbiamo qui? >> esordì la preside, appena ci vide entrare, tutti malconci e incazzati.

Lo stesso professore che mi aveva spinto, prese la parola.

<< Un litigio, che stava degenerando in rissa. >>

<< Un litigio, tze >> sussurrò Malik, ridendo.

La preside lo sentì e lo interrogò.

<< Non è stato un litigio, signor Malik? Pura voglia di fare a botte? >>

<< Mi hanno accusato di una cosa falsa >>

<< Lo sanno tutti che spacci, Malik >> dissi io, senza pensarci.

Lui si girò verso di me, guardandomi in cagnesco e con una voglia di prendermi a pugni che gli si leggeva in tutto il corpo. Lo dovettero di nuovo trattenere o sarei finito male.

<< Da come ha reagito, non mi sembra una cosa totalmente senza fondo, signor Malik >> .

Lui si zittì, incapace di replicare.

<< E voi altri? Cosa c'entravate nella rissa? >> chiese la preside, rivolta a Styles e Payne.

<< Io aiutavo il mio amico >> disse con un'alzata di spalle Harry.

<< E io ero una delle vittime >> rispose Liam.

<< Chi ha scatenato tutto? >> chiese, alla fine, la preside.

<< Tomlinson >> - << Malik e Styles >> dicemmo all'unisono.

Liam era dalla mia parte, d'altronde si era definito una loro vittima. Dovevo indagare sul perché.

La preside sospirò, non essendo arrivata a nessuna conclusione.

<< Tre giorni di sospensione a Styles, Malik e Tomlinson e uno a Payne. E.. Malik. Voglio il tuo zaino in presidenza tra due minuti >>

Così si chiuse la faccenda. Con un bel cartellino rosso valido per tre giorni. Mia madre avrebbe fatto scintille a casa.

 

Sbattei la porta di casa e corsi direttamente in camera mia, senza pranzare o degnare di un saluto le mie sorelle.

Sentii la porta aprirsi dopo poco, segno che mia madre era tornata dal lavoro.

<< Louis William Tomlinson! Esci subito dalla tua camera e scendi in salotto! >> .

Non avevo per niente voglia della ramanzina di mia madre.

Io non avevo fatto nulla di male, ma mia madre non sembrava della stessa opinione,quando scesi e la vidi con i capelli arruffati e la fronte aggrottata per la rabbia e per la preoccupazione.

<< Senti, ma'..>>

<< Senti mà, un paio di coglioni! >>

Alzai le sopracciglia. Wow, una parolaccia.

Daisy si girò di scatto verso mia madre, staccando lo sguardo incollato alla tv.

<< Mamma, non si dice quella parola! >> la rimproverò la mia sorellina.

<< Hai ragione, piccola. La mamma non lo farà più >>

<< Posso dire che anche il fratellone non farà più quello che ha fatto? >> azzardai io.

Mia madre rimase in silenzio per cinque minuti buoni, cosa che mi terrorizzò alquanto.

Stava elaborando un piano malefico per farmi soffrire, lo sentivo.

Alla fine sospirò,rassegnata e si sedette sulla sedia della cucina.

<< Cosa ti sta succedendo Louis? >> mi chiese, più calma.

Cosa mi stava succedendo? Cosa mi stava succedendo, cosa??

Veramente non lo sapevo neppure io. Ma era una domanda stupida quella, perché in verità non mi stava succedendo nulla, ero sempre io Louis lo scalmanato,punto e basta.

<< Niente, non mi sta succedendo niente ma'! >> risposi, alzando la voce.

Daisy fece “shh!” perché non riusciva a sentire la tv e io mi innervosii ancora di più.

Stava per tornare in camera mia, quando mia madre mi prese per il braccio con una stretta forte e autoritaria.

<< Siamo solo io e te,Louis, ricordatelo e tu non sei ancora in grado di gestire da solo la tua vita. Hai ancora bisogno di me. E io di te, ma del vecchio te, quello che non fa cose come quella di oggi. Non so cosa sia successo davvero, ma i tre giorni di sospensione vorranno pur dire qualcosa. >> si fermò per sospirare ancora.

<< Se è per quella ragazza...>>

<< No, lei non centra niente! Lasciami in pace! >> le urlai contro.

Scappai nella mia camera e chiusi a chiave.

Le parole di mia madre mi rimbombavano nella testa.

“Il vecchio te...”. Cosa mi stava succedendo? Cos'era quella sensazione che provavo ogni volta che pensavo a Cassidy, perché cercavo continuamente di proteggerla e conoscerla? Perché mentivo alla mia famiglia? Dove stavo sbagliando?

Poi presi una decisione, così, d'impulso.

Sgattaiolai dalla finestra, arrampicandomi sull'albero di fronte e strappandomi leggermente la maglietta e di soppiatto mi incamminai verso casa di Cassidy.

Non avevo la minima idea di quello che avrei fatto, né se l'avrei trovata a casa, sapevo solo che dovevo vederla, parlarle, spiegarle tutto quello che sentivo.

Arrivai quando il sole era ormai calato. Alcune nuvole si stavano addensando, segno che avrebbe potuto piovere.

L'aria frizzante della sera mi sfiorava le guance e mi dava energia.

La casa era illuminata, così presi un profondo respiro e bussai.

Dopo pochi secondi si presentò una donna sulla mezza età. Aveva i capelli biondi e gli occhi come quelli della figlia. Una bella donna, dopotutto, se non fosse stato per le terribili occhiaie che le circondavano gli occhi e per il colore smunto della pelle.

<< Buonasera, Cassidy è in casa? >> chiesi gentilmente.

Lei mi sorrise. Un sorriso un po' stanco e rassegnato.

<< Si, è in camera sua. Te la chiamo. >>

<< No, non si preoccupi, signora. Volevo farle una sorpresa, in verità >>

Lei annuì, senza dire altro e si avviò in cucina come mossa da fili.

Salii le scale della casa e trovai subito la porta di Cassidy.

C'era scritto il suo nome con una grafia da bambino.

Bussai leggermente.

Sentii il suo “avanti” e aprii la porta.

Era sul letto, sdraiata, con le cuffie nelle orecchie e gli occhi chiusi.

Li aprì e scattò subito a sedere quando mi vide.

Poi mi si avvicinò con una faccia preoccupata.

<< Cosa è successo oggi? Ho sentito di una rissa, tu stai bene? >>

Sorrisi. Era così premurosa.

<< Si, sto bene, tranquilla >>

<< Bene, menomale >> . Un silenzio imbarazzante ingombrò la stanza.

Iniziai a dondolarmi sui talloni mentre osservavo la sua stanza.

Era quasi spoglia. Non c'erano molti libri, come mi aveva fatto capire lei stessa, a parte quelli di scuola.

Un letto singolo con le coperte lilla e una scrivania bianca con una piccola lampada sopra.

<< Allora, cosa ci fai qui? Dovevi dirmi qualcosa? >>

<< Ehm, no, volevo solo assicurarmi che stessi bene >> dissi, imbarazzato.

Lei sorrise timidamente.

<< Sei tu quello che è stato picchiato oggi, non io >>

<< Già, hai ragione >> dissi, ridendo.

Poi tutto successe senza logica.

Cassidy si avvicinò così velocemente a me che non ebbi il tempo di realizzare cosa stava per fare.

Mi ritrovai con le sue labbra premute sulle mie, disperate.

Si staccò subito e mi guardò spaventata.

<< Io... non.. >> .

Non le permisi di dire altro. La presi per i fianchi e la baciai con prepotenza, appropriandomene.

Lei era il soffio di vita.

Il sole,le stelle.

Il cielo, le nuvole, il mare, la montagna, il sorriso, la risata, la felicità, le lacrime, la tristezza, l'angoscia, la preoccupazione, il sollievo, l'amore.

Sentii tutto questo mentre diventavamo un tutt'uno.

Lei era tutto questo e me lo stava trasmettendo.

Ci staccammo,lentamente, perché dovevamo assaporare il momento, realizzare, calmare il battito del nostro cuore a mille.

Poi lei fissò gli occhi nei miei e disse: << Grazie >> .

Era finalmente mia.

 

Ero finalmente sua.

 

 

…............................................................................................................

 

*GRILLI IN SOTTOFONDO*

 

Ciao.

 

ACCETTO QUALSIASI TIPO DI ACCUSA, FISICA, PSICOLOGICA PER AVERVI FATTO STRAPPARE I CAPELLI E FATTO SALIRE L'ANSIA ALLE STELLE PER...PER QUANTI? 6 MESI?

Ah,cazzo.

 

E ACCETTO ANCHE TUTTE LE MINACCE CHE LA VOSTRA FANTASTICA MENTE PUO' ELABORARE.

 

IO NE ELABORO DI MICIDIALI.

 

NOON CI SOOONO SCUSE PER QUESTO RITARDO IMMAAAAAANE,

QUINDI NON MI SPRECO A SCRIVERNE ALCUNA.

 

SAPPIATE SOLO CHE VI HO VOLUTO BENE E CHE SE ANCHE VOI ME NE VOLETE ALMENO A LITTLE BIT, VI CONCEDO DI NON METTERMI UNA BOMBA SOTTO CASA:)

 

SUSUSUSUSU, PARLANDO DELLA STORIA, AVETE VISTO CHE ALMENO FINALMENTE LI HO FATTI BACIARE STI DUE TIZI?

BRAVA MEEE.

 

ORA MI DILEGUO, CHE ANCORA DEVO INIZIARE I COMPITI EHEHE.

ALLA PROSSIMA, SPERO NON TRA ALTRI 6 MESI, SE NO METTO LA BOMBA SOTTO CASA MIA IO STESSA.

 

ADIOS.

 

Ringrassiamo sempre Sara_Scrive per lo banner (?)

e ringraziamo Iddio che mi ha dato la forza di finire questo capitolo.

 

Noe:)

  
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