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Autore: FullmetalBlue13    13/02/2014    3 recensioni
[ATTENZIONE! AGGIORNAMENTI SENZA ALCUNA REGOLARITÀ]
Un pomeriggio come tanti altri, Angel Akuma (17 anni, chioma arancio acceso e un pessimo carattere) riceve una telefonata anonima.
Di chi è la misteriosa voce che la chiama "finto angelo", un soprannome assegnatole dal padre che non ha mai conosciuto?
Per lei comincerà una serie di eventi che le cambieranno la vita, facendo luce sulle sue origini, sul suo passato e sul suo destino.
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction... Devo confessarvi che sono un po' emozionata. Spero che vi piaccia. Mi sono divertita molto a scrivere tutto ciò e spero di continuare... Recensite numerosi!
Ah, già.
A TUTTI I LETTORI: Per favore, non limitatevi a leggere il primo capitolo! È solo un prologo...
Spero che possiate apprezzare il prosieguo della storia (sempre che abbiate qualche minutino da dedicare alla mia Angel, ecco...) e anche il mio miglioramento come scrittrice.
Grazie mille, FB13
=(^.^ =) (= ^.^)= \(^.^)/ (danza della gioia)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 9: Having fun …?


ACCADEMIA DELLA VERA CROCE, CORSO SPECIALE PER ESORCISTI, ORE 10:00

Occhi. Occhi che mi fissavano. Dopo aver rivelato la mia natura, oltre a sentire il bruciore lancinante sulla spalla, non riuscivo a non sentirmi osservata con odio. Oh, beh. Poco importava, ero abituata ad essere esclusa, un po’ per il mio carattere,un po’ perché non cercavo l’amicizia altrui.

Quello che mi turbava era la reazione dei miei fratelli. Il minore mi ignorava, cercando di mantenere l’ordine in classe e distogliendo lo sguardo ogni volta che poteva. Rin era … strano. Sembrava stanco e determinato contemporaneamente. Chissà com’era andata le discussione con Yukio. E chissà come sarebbe andata quella con me. Al solo pensiero le budella mi si torcevano, manco fossi sulle montagne russe (*). E intanto la lezione andava avanti, il rituale del masho fu completato senza ulteriori sorprese e così eravamo ufficialmente pronti per combattere demoni. Alla fine delle lezioni, tutti se ne uscirono velocemente lanciandomi occhiate di odio, repulsione o di fredda indifferenza. Mi avvicinai a Rin e Yukio, il cuore come un macigno (di nuovo -.-), ma prima di poter fare qualsiasi mossa il minore ci portò al dormitorio.

Era un edificio fatiscente, quasi in rovina, ma comunque molto grande, a 4 piani. La maggior parte delle camere era doppia o quadrupla, ma alcune di quelle dell’ultimo piano erano singole, dotate addirittura di un piccolo balcone, un lusso che pochissimi studenti del primo anno potevano permettersi.

La mia stanza era esattamente sopra a quella che Yukio e Rin avrebbero condiviso. Sarei stata da sola ma a portata in caso di emergenze. L’arredamento era semplice e funzionale.  Quasi tutta la parete destra era occupata dal letto, incastonato dentro un mobile a muro, provvisto di armadio, mensola e cassetti. Sulla sinistra, una semplice scrivania in legno chiaro (di scarsa qualità, per giunta). Avrei dovuto comprami una lampada da tavolo. Dietro la porta uno sgabuzzino/appendiabiti. Nel complesso, era proprio ciò di cui avevo bisogno: accogliente, luminosa e semplice. Davvero Mephisto aveva permesso che venisse progettata una cosa del genere?

Uscii sul balcone dalla portafinestra. Il sole tiepido di aprile mi scaldò l’anima, rincuorandomi un po’. Inspirai a fondo per calmarmi, ma proprio quando mi ero un po’ rilassata, bussarono Rin e Yukio, accompagnati da Mephisto.

“Cosa le è saltato in mente, signorina Akuma?” attaccò Faust.

E via con la ramanzina, condita da un tono talmente calmo da innervosire: perché hai disobbedito, avevamo un patto, la mia scrivania è già sommersa dalle lettere di protesta … bla bla bla.

Rin mi guardava con un’aria talmente tenebrosa da far paura, Yukio invece sembrava solo compatirmi.

Il clown se ne andò dopo quella che mi sembrò un’eternità, sorridendo e dicendo che tanto la mia punizione l’avevo già avuta. Un silenzio imbarazzato avvolse l’atmosfera, avrei voluto esplodere e sparire nel vuoto cosmico piuttosto che affrontare una discussione con le due persone cui volevo più bene.

“Angel, perché? Non mi serve altro, solo … non capisco.”

“Io-”
La voce mi si strozzò in gola.

In quel momento avrei voluto dire tutto e Rin no non mi guardare così Yukio perché sei sempre così freddo mi sembra che tu non mi conosca neanche io non ce la faccio più tutte a me vita di merda e non posso fare proprio nulla per evitare queste situazioni e il cuore uno due tre battiti che rimbombano nelle orecchie ma no Angel devi affrontare i tuoi problemi anche se quattro a volte ti manca la forza per farlo cinque sei continuo a non capire cosa abbia fatto di male per meritarmi questo. Cazzo.

“… Mi dispiace. Non posso. Io vorrei, ma-”

“Angel, io mi fidavo di te”

Il mondo cessò di esistere e mi crollò addosso. Vuoto, non sentivo più niente. C’erano solo quegli occhi blu che invece di risplendere come sempre avevano fatto erano nuvolosi e sfuggenti, oscuri.

“Rin, sei ingiusto.”

Lui non rispose, girò i tacchi e uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

Yukio non fece neanche in tempo a dire ‘Aspetta!’.

“Perdonalo, è stata una giornata impegnativa e ricca di sorprese per tutti.”

Non risposi.

“Beh, ti lascio da sola.” Fece per uscire. “ Ah, Angel … ricordati che se hai bisogno ci siamo. Dopotutto, siamo fratelli.” E se ne andò.

Rimasi lì, sola come non ero mai stata. Con un ringhio che di umano aveva ben poco, un concentrato di rabbia e nervoso, mollai un calcio alla sacca sportiva che conteneva ancora i miei vestiti, che si schiantò contro l’armadio ammaccandolo e facendo un gran fracasso. Poi mi accasciai pesantemente sul letto.

Rimasi lì per non so quanto tempo, finché non realizzai la stranezza del rumore fatto dalla borsa. Mi trascinai fino ad afferrarla, e sollevandola notai che pesava molto più di quanto avrebbe dovuto. Presa da improvvisa foga, cominciai a frugare, e presto le mie mani incontrarono un cartoccio a forma di ‘L’.

Strappai l’involucro come un bambino che scarta il suo regalo di Natale. E all’interno … Una pistola! Sembrava una FN Five-seveN modificata. Era nera, lucida con qualche tocco di colore arancione, lo stesso arancione dei miei capelli, sull’impugnatura ruvida, sul grilletto e lungo la canna. Osservai meglio il calcio, che da un lato era normalmente anti scivolo, dall’altro era liscio e rivestito da una sottile lastra di vetro. Ero sconvolta. Cosa ci faceva una così bella arma nella mia borsa? In quel momento mi scivolò di mano qualcosa. Era una busta gialla. Di nuovo. Subito il mio battito cardiaco accelerò, una nuova ansia si appropriò del mio cuore. Con mani sudate e tremanti la aprii, sapendo già quello che mi aspettava.

Solito cartoncino rigido con solita scritta anonima rossa, questa volta in ideogrammi e non in inglese.

“Ecco la tua ricompensa. Fanne buon uso e si spera nella tua futura collaborazione.”

Non avevano ancora finito di torturarmi, allora. Amareggiata, girai il foglietto e sul retro trovai le ‘Istruzioni per l’uso’. Come se non sparassi da mesi e non fossi capace, tsk.

E invece le sorprese non erano ancora finite. Premendo un minuscolo bottone (ecco, adesso l’avevo notato) usciva un sottile ago di siringa. Con essa potevo prelevare del mio sangue, che si depositava nel vetrino sul lato sinistro dell’impugnatura. In questo modo potevo far fluire i miei poteri demoniaci nei proiettili.

In poche parole, proiettili infuocati di cui potevo governare la direzione a piacimento. Wow. Controllando meglio nella borsa mi accorsi che c’erano anche quattro caricatori da 22 colpi e una fondina di pelle nera.

Anche se sapevo che questo dono mi vincolava ancora di più a chiunque mi mandasse gli ordini, non potevo fare a meno di sentirmi almeno un po’ felice.
Ma mi sbagliavo.

[…]


DORMITORIO VECCHIO, QUALCHE GIORNO DOPO, ORE 15:56

I giorni passarono velocemente, la scuola normale cominciò e così il ritmo della vita si fece sempre più intenso. La mattina lezione in classe, il pomeriggio il corso per esorcisti. Ma la mia determinazione e l’appoggio dei miei fratelli mi aiutarono a reggere.

L’atmosfera al corso era un po’ migliorata: la maggior parte dei miei compagni (dopo che avevano appurato che non ero una macchina assassina pronta a farli fuori) avevano cambiato gli sguardi d’odio in indifferenza o almeno in fastidio. Il ragazzo di nome Shima aveva anche provato ad avvicinarsi a me, nonostante penso che fosse solo perché ero una femmina.

Quel pomeriggio non c’erano lezioni in programma, visto che era vacanza, così decisi di dedicarmi allo studio. Con il ritmo che avevo, se non ne approfittavo adesso erano cavoli amari.

Avevo appena cominciato quando …

Toc  toc.

Mi voltai verso la porta. Sempre a rompere mentre studiavo … Mi alzai seccata e andai a controllare. Nessuno. Bofonchiai qualche insulto a caso e tornai a Cerchi-Sigilli. Dunque, le basi di un cerchio di protezione …

Toc toc.

Che palle!

Toc toc.

Il ticchettio veniva dalla portafinestra. Una mano pallida stava tamburellando sulla parte alta del vetro con pacata ritmicità. Mi avvicinai e la spalancai. La mano rimase sospesa un secondo per aria sentendosi mancare l’appoggio. Poi si ritirò verso l’alto facendomi cenno di venire, così uscii sul balcone. C’era qualcuno appollaiato sopra la grondaia, ma non riuscivo a vederlo perché era controluce, il sole primaverile di aprile mi accecava. La mano era ancora lì, tesa verso di me.

Comunque non mi fidavo, optai per una … ‘soluzione alternativa’.

Un passo avanti sul balcone. Presa sul polso. Uscita *. Tenkan**. Torsione e chiusura.

Il misterioso disturbatore rovinò a terra con un gemito. Si alzò a fatica e mi rivolse uno sguardo divertito con un mezzo sorriso.

“Shade? Che cazzo ci facevi sul mio tetto?”

“Non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa.”

“Dovevo offrirti un tè caldo? Mi hai fatto prendere un colpo!”

“In tal caso ti chiedo scusa.”

Mi guardò e schiuse le labbra in un sorriso malinconico e stanco. Lo guardai con aria sprezzante.

“Ti dispiacerebbe farmi entrare?”

Sbuffai e lo accompagnai dentro. “Beh, cosa vuoi?”

“Sono solo venuto a trovarti, tutto qui. Non mi sembra il modo di accogliere un compagno di classe che cerca di essere gentile.”

Lo guardai storto per un secondo. “Sì, certo, entrando dalla finestra. Stai mentendo. Cosa sei venuto a fare?”

Sorrise: “Ma quanto siamo aggressivi … Ah ah … Non ti si può nascondere niente, vero? Vengo in pace, comunque. Vorrei … informazioni.”

“Informazioni? Non credo di potertene fornire.”

“Oh sì, invece. Parlami un po’… di tuo padre.”

Silenzio. Un lungo silenzio che io non volevo assolutamente interrompere.

“Niente?”

“…”

“Yu-uh?”

“…”

Joshua sospirò. “Se la mettiamo così allora … mi sa che me ne dovrò andare a mani vuote. Grazie per l’ospitalità.”

Fece per andarsene, quando una specie di brivido lo scosse, quasi uno spasmo muscolare. Si girò e aggiunse, con un fare totalmente diverso e un po’ timido: “Però … uhm … ecco … ci terrei a farmi perdonare per la brutta sorpresa. Che ne dici di … di … fare una passeggiata?”

No. No mi diceva il mio cervello. La mia voce non era d’accordo. C’era qualcosa che mi attirava in Shade, nell’ombrosità taciturna del suo comportamento in classe, nel mezzo sorriso che solo raramente increspava la sua espressione imperturbabile, nell’apparente fragilità della sua pelle diafana.

“Se proprio insisti … Sempre meglio di studiare.”

Prima di uscire afferrai la fondina della pistola. Non si sa mai.

Faceva caldo per essere solo aprile, ma ciononostante tra noi due avrebbe potuto zampettare allegramente un pinguino. Io lo seguivo con un’indifferenza forse esagerata, ma doveva capire che non uscivo perché ero in qualche modo interessata a lui. Presto giungemmo nell’ultimo posto in cui mi sarei aspettata di arrivare.

“No, sul serio … il luna park? Mepphy Land?”

“Perché no? È divertente e potremmo parlare senza che nessuno ci senta in tutta questa confusione.”

“Ma se non c’è un cane!” (NdA: i riferimenti a cami97ace sono puramente casuali. / Cristy_Black: Ahahahahahahahaha!)

“Oh, già. Beh, salteremo le code. Andiamo, dai!”

Sembrava un'altra persona rispetto al tipo silenzioso che si sedeva in un angolo della classe. I suoi occhi, nascosti dai capelli corvini e ribelli, ogni tanto emanavano lampi verdi é guizzavano via, attratti da una nuova distrazione. Più il tempo passava più la situazione si scioglieva e così cominciammo a chiacchierare tranquillamente, come due persone qualunque che facevano conoscenza, anche se io mantenevo le distanze.

Passavamo da un'attrazione all'altra, dalle montagne russe alla casa dei fantasmi (che più che paura faceva ridere, visto che noi i veri demoni li avevamo conosciuti sul serio), dal labirinto degli specchi alla ruota panoramica. Stavamo passeggiando, quando ad un certo punto Shade mi prese un braccio e mi fece voltare.
"Ehi! Che mani fredde! Ma che diamine... Oh." 

La bancarella del tiro a segno. Per la prima volta in tutto il pomeriggio un sorriso sincero fece capolino sul mio volto. 

"Chi fa più centri offre lo zucchero filato all'altro. Ci stai?" chiese lui.
Un lampo malefico balenò nei miei occhi. 
"Shade, non sai in che razza di guaio ti sei cacciato. Affare fatto!"
Una stretta di mano e via. 

Cominciò lui. Il gioco consisteva nell'abbattere più bersagli possibili, ossia dei ridicoli mostriciattoli di compensato dalle movenze assurde. Alcuni erano fissi (e decisamente banali da prendere), ma molti si muovevano. Joshua cominciò subito. I lunghi riccioli gli cadevano sul viso, oscurando la vista, lui allora li scansava con un rapido gesto della mano libera, mentre con la sinistra continuava a sparare, e non era neanche così male. Non sapevo che fosse mancino …

I 20 colpi a disposizione finirono e Joshua aveva realizzato 18 centri, vincendo un ridicolo portachiavi e una partita gratis. Con un gesto della mano mi mostrò che me la offriva. Credeva di aver già vinto, eh?

Mi posizionai, caricando con velocità e precisione il farlocchissimo fucile a pallini e destando un’occhiataccia da parte del sonnacchioso proprietario.

Non era certo una delle armi con cui ero abituata a sparare, ma ci si poteva fare qualcosa. Feci qualche prova per vedere com’era bilanciata e mi posizionai.

Il tipo della bancarella mise tutto in moto con fare annoiato. Mi concessi un paio di secondi per visualizzare la posizione dei mostri, cosa assai facile visto che avevo avuto tutto il tempo per studiarla mentre Shade tirava.
Poi … GO! Niente esisteva, solo io e la canna leggera del fucile. Ogni colpo era un centro. Sparavo impegnandomi e concentrandomi tantissimo, come sempre facevo quando avevo un’arma in mano. In meno di un minuto non era rimasto neanche un bersaglio da colpire. 20 munizioni, 20 centri.

Joshua mi guardò sbalordito, con la bocca spalancata e sguardo ebete, così come il signore del baracchino. Insomma, la stessa espressione che si rivolgerebbe ad un alieno in infradito che vende gelati in inverno.

“Te l’avevo detto che eri spacciato.”

Con mano tremante mi fu posto il premio: un enorme (e polveroso) unicorno di peluche, che regalai ad una bambina che si era fermata a guardarci incantata. Si allontanò saltellando verso i genitori, tutta contenta del suo nuovo regalo.

Joshua mi stava ancora fissando.

“Su, non mi devi un po’ di zucchero filato?”

Shade sborsò in fretta, così cominciammo a tornare indietro, anche perché era già tardi e il cielo cominciava a tingersi di arancio. Uscimmo dal parco e attraversammo in silenzio i molti cortili e viuzze dell’Accademia della Vera Croce, finché non dovemmo dividerci.

“Bene, spero che ti sia divertita. Ci vediamo do-”

Un rombo scosse la terra, vibrandomi nel petto. Poi un altro. Un cestino venne lanciato con violenza da un angolo e atterrò vicino a noi, completamente deformato.

Joshua ed io ci guardammo, occhi spaventati e oscuramente consapevoli.

“Corri.”

In quel momento, dalla stessa direzione da cui proveniva il cestino, apparve un’orda di demoni. Erano almeno una ventina, se non di più.
Non ne avevo mai visti di simili. Sembravano dei bambolotti in fiamme, il corpo sfigurato e deformato dal fuoco, ma la loro altezza si aggirava attorno al metro. Avanzavano emettendo lamenti e sembravano arrancare, ciononostante erano veloci.

Io e Shade correvamo a perdifiato, l’adrenalina a mille e le ali ai piedi. Quando cominciammo ad avere un po’ di distacco, i demoni presero ad attaccarci generando palle di fuoco.

“Meeeeerdaaaa! Ma che sono questi?” dissi schivando una sferetta che mi era passata sotto il braccio.

“Sono Hidolls(**), bambole di fuoco! Di solito non attaccano e soprattutto non in gruppo! Sono troppe, dobbiamo resistere e continuare a correre!”

“WHAAAAAA!!” esclamai io quando rischiai per l’ennesima volta di essere colpita.

Di tutta risposta Joshua rise. Rise! C’era un esercito di mostri sputa fuoco che ci inseguiva, stavamo correndo come matti con il cuore in gola, e lui rideva! E non so per quale meccanismo perverso, ma la ridarella prese anche me. Perfetto, questo coronava la situazione come una delle più idiote della mia vita.

Però in effetti era divertente.

E mentre sfrecciavamo, finimmo per le strade della cittadella della Vera Croce, inspiegabilmente deserte e certamente troppo buie per l’ora che era. Nessuno a cui chiedere aiuto, ma almeno nessun rischio per i comuni mortali. Ci trovammo a zigzagare tra un reticolo intricato di case, guadagnando un po’ di terreno, finché finimmo in un vicolo.

Non so cosa mi prese, ma improvvisamente inchiodai, mollando uno strattone a Joshua che rischiò di fare un bel capitombolo.

Una frazione di secondo e un muro di fuoco si erse davanti a noi.

Ci girammo entrambi, le urla dei demoni che si facevano più nitide. Joshua mi prese per le spalle e mi puntò contro gli occhi verdi penetranti, in cui si rifletteva la luce rossastra delle fiamme.

“Ascoltami. Io posso tenerli a bada per un po’, ma tu scappa. Vai dovunque purché sia lontano da qui e cerca aiuto. Ti aiuto ad arrampicarti su quella grondaia. FORZA!”

Mi strattonò, spingendomi contro il muro.
Ma era già troppo tardi.

Le Hidolls cominciarono ad arrivare, lentamente, inesorabilmente.

“Posso combattere. Sono forte.” dissi.

“Sei disarmata!”

“No.” ed estrassi la pistola, la caricai in fretta e mi misi in posizione. Shade sospirò.

“And here … we … go.” (NdA:  ^.^ chi ha orecchio per le citazioni, intenda)

Avevo solo una ricarica con me, oltre a quella già inserita nella pistola. 44 colpi. Sarebbero bastati, forse, se non sbagliavo. Dovevano bastarmi.

Joshua ringhiò e una nebbiolina nera cominciò ad accumularsi attorno a lui. Poi si lanciò contro il piccolo esercito con una foga che di umano aveva ben poco. L’aura cupa aumentava man mano che lui menava colpi e faceva dissolvere nel nulla demoni, e si solidificava, anche. Dopo poco tempo un’armatura oscura lo ricopriva, e solo nei punti scoperti le Hidolls riuscivano a colpirlo, anche se lui non sembrava curarsene. Inoltre delle lame avevano preso forma lungo gli avambracci e degli acuminati tirapugni rendevano i suoi colpi ancora più temibili. Ma chi diamine era quel ragazzo?

Non era sufficiente. I mostri sembravano essersi moltiplicati, e continuavano ad assalirlo da ogni direzione. Dovevo muovermi. Inspirai e mi isolai dal mondo. Mi ero messa dietro ad una sporgenza di un muro, che mi desse contemporaneamente una buona visuale e un po’ di protezione.

Comincia a sparare. Punta, mira, arma, fuoco.
Fuori uno.
E due, e tre.
Per i più resistenti mi occorrevano fino a 4 colpi.
Decisamente troppi.
La testa di uno, il braccio di un altro. Uno lo mancai, ma riuscii a centrarne un secondo che era nascosto dietro facendogli saltare una gamba. Il demone avanzò strisciando verso Joshua. Un altro colpo e si dissolse in scintille scoppiettanti e fumo.

Fuori un caricatore. I demoni  non sembravano finire mai e Shade sembrava sempre più stanco. Anzi, consumato.

Mi restavano sì e no una mezza dozzina di colpi, quando improvvisamente tutti le Hidolls smisero di attaccare e si allontanarono, formando un semicerchio qualche metro distanti da Joshua, che cadde in ginocchio, mentre l’armatura si dissolveva in foschia scura.

Corsi da lui, e lo feci alzare appoggiando il suo braccio sulle mie spalle. Gemette. Aveva una brutta ustione sul collo, ma la peggiore era su una gamba: dal retro del ginocchio a buona parte del polpaccio. Tutto il suo corpo sembrava fortemente provato e fumava.

“Cosa diamine hai fatto, Shade?” bisbigliai.

Mentre stavo ancora esaminando le ferite del mio compagno di classe, la schiera di demoni si aprì, formando una specie di corridoio di fiamme. Una figura alta e dal fisico longilineo avanzò nella rossa oscurità.

“No …”

Un gemito strozzato scappò dal mio controllo.

“Era un po’ che non ci si vedeva, finto angelo. Come va?”

Joshua fu scosso da un brivido ed emise un flebile lamento.

“Vedo che ti sei fatta un nuovo amico. È anche un-”

Si interruppe. Joshua lo stava fissando con sguardo di ghiaccio.

Si era ripreso,così, dal nulla. Con un colpo di spalla mi scansò via.

“Oh. Ma tu guarda. Proprio colui che speravo di incontrare. Spero di essere al cospetto del tuo caro papà, Akuma …”

Sembrava un’altra persona. Sfacciata, sprezzante, cattiva.

Non di certo il ragazzo silenzioso e tenebroso che era in classe, o il timido e simpatico (sì, lo dovevo ammettere) che avevo conosciuto quel pomeriggio. Piuttosto era l’arrogante tipo che si era appollaiato sul tetto e bussava alla mia finestra per informazioni. Tutto ciò non mi piaceva per niente. Era una situazione senza uscita.

“Cosa vuoi da me, Iblis?” sbraitai.

“Uh, sempre fine e delicata, vero?” disse con tono apatico lui. L’odio mi stava facendo ribollire il sangue nelle vene, così come la rabbia. Shade mi spinse via ponendosi tra me e il signore del fuoco.

“Vediamo di parlarci da persone civili. Angel, su. Dunque, signore delle fiamme, a cosa dobbiamo questa vostra visita?”

Gli avrei sputato in un occhio. “Per te sono Akuma, Shade.”

Il muro di fuoco alle nostre spalle si alzò e si avvicinò di un poco. Iblis sembrava fortemente contrariato:
“Non gradisco essere preso in giro. Non da qualcuno come te. Comunque, visto che ci troviamo nei confini della città, non ho intenzione di sudare e combattere, neanche un po’. Anche perché sarebbe terribilmente noioso. Sono qui solo …”
Mi indicò: “Per te. Volevo solo vedere come te la cavavi in combattimento, tutto qui. Ma qualcuno si è intromesso … e questo non mi è piaciuto.”

Joshua sorrise: “Oh, non era assolutamente mia intenzione. Potremmo trovare un accordo, comunque.”

Iblis sembrava infastidito, e l’aria era satura di guai.

“Dunque, facciamo così. Io me ne vado, non chiedo aiuto a nessuno, non tento attacchi azzardati (sono già stanco e non avrei speranze) e tu fai quello che vuoi. Siamo d’accordo?”

“L’ho già detto che non sei tu quello che mi interessa.”

Non potevo credere a quello che avevo appena sentito.

“No, aspetta … cosa?!?”

lo afferrai per la giacca e lo feci voltare. “Cioè, tu mi lasceresti qui in balia di uno degli 8 re di Gehenna e te ne andresti via come niente fosse?!?” sibilai.

Joshua fece spallucce, poi tornò a voltarsi verso Iblis. “Bene, io allora tolgo il disturbo. Con permesso …”

Il ragazzo non poté muoversi di un passo, che un recinto di fuoco lo circondò, lasciando pochissimo spazio tra lui e le fiamme.

“Ora, come ho detto, sono venuto per la mia adorata figlioletta. E avevo intenzione di vederla combattere. Quindi, se vuoi andartene indenne …”

Ghignò rivolto a me.

“… dovrai accontentarmi. E forse libererò anche quell’insolente del tuo amico.”

“Lui non è mio amico. E tu te ne tornerai a Gehenna con il culo viola, papà.” risposi io, con una smorfia sarcastica.

Strinse la mascella, cosa che mi fece più che piacere. Fece una specie di inchino e qualche passo indietro, e subito le Hidolls si chiusero e ripresero i loro lamenti.

Caricai la pistola. 6 colpi. Troppo pochi. La rimisi nella fondina ed evocai il fuoco di Iblis.

Veloci e letali, le fiamme si impadronirono di me. Le Hidolls sembravano spaesate, forse era strano per loro combattere contro la figlia del loro re?
Un gesto di mio padre e alcune partirono all’attacco.

Prima una, che eliminai in fretta facendole saltare la testa con un montante ingigantito dal fuoco demoniaco. Poi due, tre. Sempre più bambole mi venivano addosso, e con frequenza crescente. Mi serviva più forza. Richiamai più potere.

Ad un certo punto una Hidoll che pensavo di aver fatto fuori mi si attaccò ad una gamba, cacciandomi unghie e zanne nel polpaccio. Urlai di dolore, ma strinsi i denti. Le altre scottature non mi facevano male, anzi, non mi sfioravano neanche, ma quella l’avevo sentita, oh sì, e al 100% non sarebbe guarita facilmente. La calciai via, ringhiando e abbattendomi con più foga contro gli altri mostri.

Schiva un colpo, infliggine un altro. La mente mi si annebbiava sempre di più, sentivo solo rabbia e potenza, inarrestabile potenza.

Uccidi.

Uccidi.

Finché la gamba non mi cedette. E allora rovinai a terra, in un lampo riuscii a vedere che la bruciatura si stava espandendo e che presto sarebbe arrivata alla coscia. Cacciai un urlo disumano ed un’esplosione di fuoco scaraventò i demoni che mi circondavano abbastanza lontani.

‘Ok, Angel, respira.’

Mi ero resa conto di come le fiamme mi avessero fatto perdere il controllo, avevo poco tempo per cercare una via d’uscita. Così afferrai la pistola.
Premetti senza esitazione il pulsante, prelevando più sangue possibile.

Nel frattempo le bambole cominciarono a rialzarsi e a riprendere la loro corsa verso me. Non erano tante (l’onda di fuoco ne aveva uccise parecchie)ed erano molto più lente e stordite, ma ero ferita, il piccolo prelievo mi aveva indebolito parecchio e non potevo rischiare di esagerare ancora con le fiamme. Cercai di guadagnare tempo. Trascinandomi in qualche modo, mi allontanai, finendo molto vicino all’anello di fuoco in cui Shade (quel bastardo) era rinchiuso.

‘Mira e concentrati, ora’

Dovevo trovare il modo di eliminare tutti i nemici rimasti. 3 sulla destra, 2 sulla sinistra. E purtroppo 4 da davanti. Troppi.

“Angel! Stai bene?” disse preoccupato Shade.

“Per te sono Akuma!” risposi, metre sparavo il primo colpo. Si conficcò nell’occhio di una delle bambole laterali, e grazie ai miei poteri la feci prendere fuoco e dissolvere nel nulla.

“Ho un piano per tirarci fuori da questo bordello!”

“E chi ti crede? Volevi lasciarmi qui!”

Avevo bisogno di più energia, ma ormai ero allo stremo. E non sentivo più la gamba.

Colpii uno dei demoni centrali di striscio, ma feci esplodere il proiettile prima, eliminandone due.

“Non è come credi.”

“Ah, sì!?! E com’è, allora?”

BANG! E un’altra cadde.

 “Angel, non ce la puoi fare!”

BANG! BANG! Fuori le ultime due laterali!

“ANGEL, DAMMI LA MANO!”

Ne rimanevano ancora 3, e a me un solo colpo. Erano terribilmente vicine.
Tentai la fortuna sparando a quella in mezzo, poi mi concentrai al massimo per incenerirle tutte e tre.

“Fidati. Ti prego.”

Le bambole si sciolsero come plastica e cominciai a non vedere più.
Tesi tremante una mano verso la luce accecante dell’anello di fuoco.

Qualcosa mi afferrò, e io precipitai in una fredda oscurità.

 

















 
(*) Gardalaaaaaaaand!!! (L’autrice è stata obbligata da Cristy_Black. Cristy: Scusa, sono in crisi d’astinenza da montagne russe (cit: FB13). E un po’ di divertimento posso concedermelo, sono la sua editor. ^-^)

* un passo laterale, in questo caso verso sinistra.

** una rotazione di 180° con un passo indietro, in pratica. Per immaginarvelo immaginate il piede perno di basket, è più o meno così. (se ve lo state chiedendo, ho cominciato Aikido, arte marziale giapponese, e questi termini vengono da lì.)

(**) Una robina da me inventata, probabilmente la cosa più banale del mondo. Da ‘dolls’= bambole e ‘hi’, la pronuncia del kanji giapponese che significa fuoco. Tutto qui. Categoria media, ma per i singoli. In gruppo sono peggio.


Angolo dell'autrice

Hola! I'm back! Ouiiiiiiiiiii!!!!! (- ^-^)- -(^-^ -) \(^-^)/ (danza della gioia)

Dunque, a parte il fatto che non pubblico da secoli, niente da dire su questo capitolo. Personaggio nuovo (e vi spoilero che sarà fondamentale muhahaha zono un gcenio del malen!!!), casini vari, Iblis. Spero che il prossimo capitolo non tardi come questo ad uscire... (ringraziate il triennio dello scientifico e il mio dannato senso del dovere... ^-^")

Ringrazio lettori, recensori, preferitori, seguitori e ricordatori (sono in vena di neologismi ù.ù), siete magnifici e date sempre una bella botta alla mia autostima. 
Un ringraziamento speciale va a cristy_black e a cami97ace, senza le quali non sopravviverei (<3 vi voglio bene ragazze) e soprattutto rischierei di scrivere minchiate cose intelligenti ma senza alcun filo logico. (^-^")

E niente, biela gientes, ci vediamo alla prossima ;)
Recensioni, come al solito, ben accette e gradite! :D

Ciao Miao
FullmetalBlue13


 
  
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