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Autore: raw_input    14/02/2014    3 recensioni
"Ha cancellato il numero di Lele da mesi. L'ha cancellato la prima volta che gli è venuta voglia di chiamarlo, dopo aver superato la prima sessione d'esami.
Se decidesse di chiamare, non impiegherebbe più di sette secondi per digitare il numero e non sbaglierebbe neppure una cifra.
Bastano sette secondi e la nicotina arriva dritta al cervello."
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
- Questa storia fa parte della serie 'Sette anni'
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                                                                                   Il tempo di una sigaretta                                                                                                              


                                                                                                                                                                                 23-02-2008


Giulio espira espira lentamente, le palpebre gli si chiudono piano, stanche e pesanti. E' appoggiato al balcone del monolocale che condivide con Flavio da talmente tanto tempo, che i suoi avambracci potrebbero essersi fusi con la ringhiera.
Deve smettere di fumare, lo sa benissimo, che deve smettere: studia medicina. Nonostante frequenti solo il primo anno, ha già visto abbastanza immagini di polmoni deturpati, nonché studiato abbastanza bene l'apparato respiratorio da sapere, minuto per minuto, cosa succede quando si fuma una sigaretta.
Tira fuori il pacchetto semi vuoto dalla tasca posteriore dei jeans e accende l'ennesima cicca.
Il primo tiro gli fa reclinare indietro il capo, esponendo la gola all'aria gelida.

E' un lampo, il ricordo di Lele con la testa reclinata contro la spalliera del letto, le labbra gonfie, il fiato corto.

Il tempo di sbattere le ciglia e si è dissolto, come si dissolve, in tenere volute, il fumo che si lascia sfuggire dalla bocca socchiusa.

 

La prima boccata di fumo blocca immediatamente le cilia dell'apparato respiratorio, scendendo lungo la trachea, fino ad arrivare ai bronchi.

 

E' passato un anno, dall'ultima volta che si sono visti. Là, sui binari malconci di una stazione di paese, Giulio ha promesso che non lo avrebbe mai chiamato. Il cellulare che tiene in tasca pesa come un macigno, adesso. Perché vorrebbe chiamare, vorrebbe e non può.
Gli fa male il petto. Lele, se fosse lì con lui, riderebbe piano e direbbe che è mal d'amore.
Probabile che tutte le sigarette che fuma lo stiano stroncando.

 

Dopo essersi introdotto nei polmoni attraverso i bronchi, il fumo arriva agli alveoli. E finalmente le sostanze chimiche derivate dalla combustione del tabacco entrano nel circolo sanguigno.

 

Alla fine non riesce a resistere all'urgenza di prendere in mano il telefono. Se lo rigira ansiosamente fra il pollice e l'indice, rischiando di farlo cadere.
Ha cancellato il numero di Lele da mesi. L'ha cancellato la prima volta che gli è venuta voglia di chiamarlo, dopo aver superato la prima sessione d'esami.
Se decidesse di chiamare, non impiegherebbe più di sette secondi per digitare il numero e non sbaglierebbe neppure una cifra.

 

Bastano sette secondi e la nicotina arriva dritta al cervello. Si lega ai recettori dell'aceticolina. Non è acetilcolina, ma i neuroni questo non lo sanno, o non gli interessa, e si attivano comunque, inducendo la produzione di adrenalina e dopamina. Benedetta dopamina, così piacevole.

 

Francesca è stata la sua nicotina per un po'. Ricorda il picco di adrenalina la prima volta che le ha chiesto di uscire. Ricorda i suoi occhi verdi, verdi come quelli di Lele.
Camminava lievemente fra le sue giornate, Francesca, non riusciva a riempirle, ma le rendeva meno tristi.
Ricorda come è stato passare le dita fra i suoi capelli biondi, come è stato poterla baciare e abbracciare in pubblico, come era bella in mezzo al letto sfatto, di prima mattina.
Poi non gli è bastata più. Non era Lele.

 

Il livello di ossigeno nel sangue si abbassa a causa del monossido di carbonio. Perché arrivi abbastanza ossigeno alle cellule, il battito cardiaco deve aumentare e, oh se aumenta. Dai dieci ai venticinque battiti in più al minuto. In cinque minuti sono centoventicinque battiti in più.

 

All'accelerazione da sigaretta Giulio deve aggiungere la tachicardia data dal fatto che, fra una boccata di fumo e l'altra, sta digitando il numero di Lele.

 

 

<< Pronto? >>

 

Giulio lascia cadere la sigaretta. Si copre la bocca con la mano.

 

<< Pronto? Chi è? >>

 

Gli bruciano gli occhi. Sbatte le palpebre: sono veloci, in affanno come ali di libellula.

Il respiro gli si spezza in gola, non riesce ad evitare che l'inconfondibile rumore di un singhiozzo raggiunga il microfono del cellulare.

Chiude la chiamata con lo sguardo annebbiato dalle lacrime, e non sente, dall'altra parte della linea, la voce incrinata di Lele, che sussurra il suo nome.

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Se ho scritto qualche castroneria non esitate a dirmelo, le mie nozioni sull'apparato respiratorio sono un po' arrugginite. Ho fatto le mie ricerche, ma insomma, quasi sicuramente qualcosa m'è sfuggito. Questa storia fa parte della serie Sette Anni (in cui finirà appena riuscirò a smanettare con la pagina utente). La prima storia è Non sono mai stato così felice. Un bacio a tutti, raw

 

  
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