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Autore: favouritesong    14/02/2014    5 recensioni
Quel pomeriggio Grace tornò alla spiaggia di Brighton e mai nella sua vita trovò luogo più suo di quello.
Quel pomeriggio Grace pianse e poté affermare, una volta che toccarono gli angoli della sua bocca e lei con un gesto secco le fece sparire, che le lacrime erano tanto salate quanto il mare.
Quel pomeriggio Grace trovò il mare più grigio del solito e quel pomeriggio Grace non se ne preoccupò.
Quel pomeriggio Grace non piangeva perché aveva litigato con Harry, come era capitato molte volte precedentemente, poiché Harry e Grace non parlavano da quasi cinque anni; da quasi cinque anni Grace non rivolgeva la parola a colui che da quasi cinque anni non riteneva più il suo migliore amico.
Quel pomeriggio Grace aveva motivi diversi e assai più bui e oscuri per trovare il mare più grigio del solito.
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Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"UNWRITTEN"


Chapter 22

Harry aprì la porta del ristorante “da Joe” e subito fu invaso da una folata di aria calda e dalle voci delle persone sedute ai tavoli, che allegramente chiacchieravano.
Fece passare Elizabeth, che con un passo indeciso su un paio di stivaletti esageratamente alti, entrò nel locale, un mezzo sorriso stampato sul volto.
Il riccio non aveva voglia di uscire e tantomeno di uscire con Elizabeth.
Il giorno stesso, qualche ora prima, Grace gli aveva dato un leggero abbraccio sulla porta di casa, stretta nel suo maglione di lana.
Gli aveva sorriso, un sorriso finto – Harry lo sapeva – ma bellissimo.

“Beh” aveva detto, con un tono quasi sarcastico “buon appuntamento, Harry” aveva soffiato fuori, insieme ad una nuvoletta di fumo: si gelava.

“Grazie Grace, ci sentiamo dopo” aveva risposto lui, idiota. Non era quello che doveva dire, non lo era assolutamente.

Sbuffò e si avviò verso il primo cameriere disponibile, seguito dalla bionda.

“Per due, Styles” richiese il tavolo, prenotato un paio d’ore prima. Il ristorante non distava molto da casa di Harry, per giungerci gli era sempre bastato attraversare il parco principale di Holmes Chapel.
Una volta seduto, si guardò intorno e non appena noto Zayn ed Emily che chiacchieravano amabilmente in fondo al locale, gli si raggelò il sangue.


***


La musica era al massimo del volume, aveva sempre ritenuto che l’aiutasse a non pensare.
Grace era sul letto e muoveva ritmicamente la testa, canticchiando le sue canzoni preferite.
In camera aveva un tabellone di sughero, sul quale teneva tutte le sue playlist preferite, ferme da vari chiodini colorati.
Ogni canzone che era scritta su quei foglietti, le ricordava un momento o una persona particolare.

Quella sera aveva scelto la playlist che aveva composto l’estate prima in un momento di folle, pura, felicità adolescenziale.
Si guardò le unghie laccate di nero per qualche secondo, abbastanza tempo perché la sua mente passò dalla canzone alla tremenda prigionia di Harry Styles.
Avrebbe voluto piangere, ma Grace non piangeva.
Avrebbe voluto essere tanto coraggiosa quanto lo era sempre stata, ma si era bloccata in uno stadio della sua vita dove l’essere coraggiosa e forte non le importava. Era giunta ad uno stadio della sua vita dove il suo obbiettivo era fregarsene per non restare bruciata.

La canzone finì e ne partì un’altra e Grace la cantò.
Harry ordinò il primo, cercando di concentrarsi sugli occhi verdi di Elizabeth che gli sorrideva maliziosa, sapeva che Zayn l’aveva visto, sentiva i suoi occhi addosso.
La canzone finì e ne partì un’altra ancora e Grace la cantò, buttandosi sul cuscino e abbracciandolo.
Harry ordinò il secondo e non aveva voglia di trascorrere un minuto di più in compagnia di quella ragazza così falsa e opportunista.
Era lei? Era lei, l’opportunista?
Grace cantava ancora quando il cellulare suonò, la suoneria coprì la canzone, essendo il telefono al massimo del volume.

“Pronto?” chiese lei incerta, non aveva neppure guardato chi stava chiamando. Sì alzò e abbassò il volume.

“Grace? Sono Em” la voce della bionda colpì Grace come una freccia: era successo qualcosa.

“Ehy, dimmi tutto” rispose semplicemente, tornando a sedersi sul letto a gambe incrociate, tormentando l’orlo del lenzuolo con la mano.

“Zayn che cazzo FAI” urlò improvvisamente la ragazza e il cuore di Grace fece un salto, non disse nulla, si alzò e infilò le scarpe in fretta.

“Emily” chiese o affermò, non lo capì neanche lei. “Emily cosa succede?”

“Grace” la voce roca di Zayn si sostituì a quella della bionda: il tono leggermente preoccupato e altamente incazzato, si preparava a parlare. In sottofondo sentiva i lamenti di Emily che pregava il suo ragazzo di riavere il telefono.

“Il tuo ragazzo, se posso definirlo tale, è da Joe con un’altra, lo sai?” chiese, il tono di voce ironico. Grace si calmò, lo sapeva. Da un lato avrebbe voluto abbracciare Zayn, perché l’aveva chiamata, l’aveva avvertita, come se effettivamente quello fosse il tradimento che agli occhi di tutti appariva, dall’altro lato avrebbe voluto tirargli una ginocchiata negli stinchi per il tono del cazzo che stava usando, quasi sarcastico.

Lo so” sentenziò lei, aveva bisogno di uscire, aveva bisogno di non pensare.
“Quindi il vostro è un rapporto” continuò lui “..aperto? Interessante” il tono di voce si mantenne uguale e Grace cominciava a sentire la rabbia ribollire nelle vene.

Uscì dalla stanza proprio nel momento in cui il campanello suonò, aspettò quindi qualche secondo a scendere, mentre un urlo dal basso l’avvertiva che suo fratello avrebbe aperto la porta.

“Cosa diamine vuoi Zayn?” chiese, fuoriosa, non aveva la minima voglia di litigare ma l’avrebbe fatto, lo sapeva.

“Nella tua vita non hai mai imparato, vero? Ti fai mettere i piedi in testa così? Ti piace soffrire? Ti piace essere messa da parte?” domandò lui, serio, mentre Grace esplodeva.

“Vaffanculo! Vaffanculo, Zayn!” sbottò “Pensi che io voglia tutto questo? Pensi che io stia bene? Pensi che mi vada bene tutta questa MERDA? ”

“Io..” cominciò lui

“Tu? Tu un cazzo Zayn! Sei esattamente come tutti loro” chiuse la comunicazione e si mise il telefono in tasca, recuperando una giacca prima di scendere in fretta le scale, pronta ad andare a fare una passeggiata in qualche luogo desolato dove nessuno l’avrebbe raggiunta.

A fanculo Zayn, Harry e tutto quell’ammasso di gente falsa. A fanculo la sua vita e tutto quello che aveva dovuto sopportare negli anni.
Non sarebbe crollata, Grace era forte, lo era da tanti anni.

“Mamma?” si affacciò al salotto “Io esco e-”

Non finì la frase.

Grace Lewis, ragazza estremamente intelligente, bella e perspicace, forte e coraggiosa, con una media altissima, orgoglio della sua scuola e dei suoi amici, ragazza gentile ma sempre seria, da una splendida risata cristallina, Grace Lewis, amante dello skateboard, dipendente dalla musica, mangiatrice di libri e dotata di una corazza di cicatrici, crollò.

Suo fratello guardava emozionato suo padre, che strano chiamarlo così.
La madre di Grace sorrise all’arrivo della figlia.
Non un sorriso vero e sincero.
Un sorriso “preparatorio” perché nonostante non conoscesse affatto i gusti di sua figlia, i suoi amici o le sue preferenze in fatto di musica o ragazzi, conosceva il suo carattere perché era uguale a quello del marito.

“Grace!” le sorrise il padre, come se gli ultimi tre anni non fossero affatto passati, come se lei fosse scesa dalle scale per chiedere il permesso per uscire con qualche amico, cosa che non aveva mai fatto ma che in una famiglia “normale” era d’obbligo.

“Cosa ci fai qua?” chiese lei, mentre i pezzettini di tutto quello che aveva costruito si sradicavano dalle sue membra, colpendo il suono con un rumore sordo.
Un rumore che solo lei sentiva.

Notò solo allora le valigie intorno a lui e i bordi delle sua corazza, rafforzati di lacrime respinte e di autocontrollo cominciarono a creparsi, lei all’interno con loro.
E la prima lacrima le bagnò la guancia, sensazione strana per lei, che da così tanto tempo non piangeva, cos’erano? Cinque anni?

Fece un passo avanti nell’esatto momento in cui suo padre ne faceva uno avanti e poi ne fece un altro ancora.
“Non” la voce le tremava “avvicinarti”

Si voltò e prese a correre, le lacrime si facevano strada una dopo l’altra. Si voltò e si accorse che nessuno la stava seguendo, che era sola e non aveva neppure superato il cortile di casa sua.

Era sola.
Era sola.
Era sola.


Si voltò verso casa di Harry e cominciò a correre verso casa sua quando la realizzazione che non c’era la travolse e ancora una volta era sola.

Dov’era Harry? Che aveva promesso che ci sarebbe stato, che aveva promesso che nulla li avrebbe più divisi, che era come sua sorella. Dov’era Harry, dal quale non voleva una semplice amicizia e che stava odiando con tutto il suo cuore?

E dov’era Zayn, che le aveva giurato di proteggerla in qualsiasi momento? E Emily, che piangeva per lei, quando Grace era troppo forte per piangere per se stessa?

Le promesse erano false e lei era sola.

Prese a correre verso il ristorante, il viso solcato da lacrime che attendevano da una vita per uscire. Perché correva verso il ristorante?
Aveva bisogno di Harry. Aveva bisogno di sapere che non era sola, nonostante la realizzazione di esserlo la stava travolgendo come uno tsunami.

Estrasse il cellulare e chiamò Harry, il fiatone e le lacrime le impedivano di parlare ma non le importava, ormai era davanti alla vetrina.
“Grace?” rispose al secondo squillo, Grace sapeva che teneva il cellulare sul tavolo, al ristorante: lo faceva sempre, ma prima guardava chi era il mittente e poi rispondeva, solitamente, appunto, al secondo squillo.

“Ehy” cercò di dire lei ma la sua voce fu sottomessa da un enorme singhiozzo che le impedì di aggiungere altro.

Guardò attraverso le grosse vetrate e quando vide il tavolo di Harry e la mano di Elizabeth sopra quella di Harry si bloccò.

Non era mai stata nulla per nessuno e Zayn aveva ragione. Le piaceva soffrire? Se lo chiese, mentre Harry cominciava a parlare e semi urlare al telefono, perché sapeva perfettamente che Grace non piangeva.

Ma lei non lo ascoltò e chiuse la comunicazione. Nel momento in cui la chiuse, gli occhi di Harry, nemmeno a farlo apposta, la trovarono e dall’altra parte della finestra, la faccia dell’amico assunse un’espressione preoccupata e si alzò di colpo dal tavolo, facendo girare molte persone dai tavoli accanto.

Disse qualcosa a Elizabeth e lasciò delle banconote sul tavolo, avviandosi velocemente verso l’uscita, ma Grace non vide nulla perché stava già correndo verso l’entrata del parco.

Avrebbe corso per sempre? Sentiva già il piede cominciare a darle fastidio e la costrinse a rallentare. Continuava a piangere, serbatoio infinito, stanchezza e tristezza pure. Continuò a correre pregando di non essere seguita neanche questa volta. E si ritrovò ad odiare tutti, tutti quanti, prima della lista, se stessa.

Harry però, con i suoi mille difetti, i suoi riccioli selvaggi, il suo sorriso e le sue fossette, gli occhi verdi e la gentilezza infinita, la statura alta e i muscoli prominenti, i tatuaggi, il menefreghismo e l’amore, Harry fu più veloce e la raggiunse, urlando il suo nome come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

Ma era Harry, l’ancora di Grace?
Oppure era Grace, quella di Harry?

Ma lei correva e non sentiva neanche la voce dell’amico, che piano piano si rompeva per il troppo urlare.
Le afferrò il braccio e lei si voltò, lacrime ovunque e il volto corroso dalla paura.

Grace! Grace! Che cazzo è successo?” Harry non la vedeva così da quello che gli sembrava essere una vita.

“Lasciami!” urlò lei, pervasa dai singhiozzi e strattonando il braccio dalla presa di Harry.

“E’ tornato! Mio padre!” continuò ad urlare ed Harry capì tutto. Se c’era una cosa che lei non aveva mai mandato giù era l’abbandono del padre, unica persona in quella famiglia a cui importava qualcosa di lei.

“Grace..” cominciò, cercando le parole, avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, piangere con lei, starle vicino, avrebbe voluto essere tutto quello che non era mai stato.

“Grace un cazzo!” piangeva, piangeva tantissimo “dov’eri, tu?” urlò, tremando “eri a cena con quella deficiente che neanche ti piace, perché?”

Sapeva che stava reagendo in modo infantile ma la rabbia, la gelosia, la delusione, la stanchezza e tutti quei sentimenti che aveva sempre domato stavano uscendo dal suo corpo come fulmini.
Proprio in quel momento cominciò a piovere, una pioggerella leggera e nessuno dei due sembrò accorgersene.

“Cosa ne sai?” cominciò ad urlare di rimando, era frustrato ed estremamente incazzato con se stesso, per l’ennesima volta, non c’era stato.

“Perché cazzo, Harry? Non ti accorgi mai di un cazzo, sei un idiota! E proprio per questo non ci sei stato” Faceva qualche pausa tra i singhiozzi per riprendere fiato o spostarsi i capelli dal viso, ormai fradici. “Non ci sei stato quando avevo bisogno e non ci sarai, perché non capisci un cazzo! E ora è tornato pure quel-” riprese a singhiozzare, odiava suo padre.

Non le importava nulla, non le importava affatto di dire quello che pensava, se amava Harry, non era una storia di qualche giorno, lei lo amava da sempre.
Ed era sola, era persa, era indifesa e Harry, oh, Harry non avrebbe mai capito, nessuno l’avrebbe mai capita.

“Cosa non dovrei capire?” le urlò, sotto quella pioggia ghiacciata, in quel parco deserto che loro avevano attraversato così tante volte “Ti stai comportando come un’egoista, come cazzo fai a dire che non ti capirò? Sei tu, tu cazzo, che non capirai mai”

“Non osare!” urlò lei, facendo qualche passo avanti per spingerlo lontano e tentare di dargli un cazzotto, piangendo e sentendo la rabbia invaderla.

“Quando ho capito quello che provavo per te, da piccoli te ne sei andato” continuò, non sapendo più se continuava a piangere o se le pioveva sul viso e basta “Perché dovresti restare ora?” urlò.

Ed Harry la odiò e la amò e Harry rimase a bocca aperta.

Grace iniziò a indietreggiare, il viso contorto dal dolore.

“Grace, sei molto meno sveglia di quello che pensi” sorrise lui, amaro, guardando il suolo ormai fangoso e poi rialzando lo sguardo e puntando i suoi occhi verdi in quelli neri di lei.
Grace non parlò, prese il tutto come un insulto, non aveva neppure capito in riferimento a cosa l’aveva detto.
Fece un passo indietro proprio mentre Harry estraeva il cellulare e cominciava a digitare.
Grace, se fosse stata la forte e coraggiosa Grace di prima gli avrebbe urlato addosso. Discutevano e lui si metteva a giocare al cellulare.

Vaffanculo Harry” fece in tempo a voltarsi che il cellulare le vibrò nella tasca, proprio nel momento in cui Harry riponeva il suo nella tasca del giubbotto.
Sbloccò lo schermo e lesse le parole, destinatario sconosciuto.

Beh ormai non più.

La faccia di Grace assunse un’espressione indecifrabile e prima che Harry potesse parlare, lei già stava correndo.



... Oh you and I ended over U N I
And I said that's fine, but you're the only one that knows I lied>
Ed Sheeran - U N I



Buonasera fanciulle e buon San Valentino!
Intanto volevo scusarmi ma questo capitolo è stato un vero e proprio parto.
Tutto ciò che dicono è perfettamente studiato, tranquille ahaha e lascio a voi i commenti, ditemi che ne pensate, su!
Manca un capitolo e Unwritten sarà conclusa, non ci posso credere.

xoxo
  
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