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Autore: Hesh    14/02/2014    0 recensioni
Alec e Gray, un weekend a snowboardare in pista pieno di risate, incertezze e piccoli gesti significativi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Trovo la finestra semiaperta. Alec è seduto sul davanzale, sigaretta in una mano e tazza di caffè nell’altra. Ascolta musica ad un volume estremamente basso – tra un riff e l’altro riconosco gli A Day to Remember – e  tiene gli occhi incollati sul profilo delle montagne. Solitamente passano inosservate ma, con la luce del sole che lo travolge, si notano particolarmente le sottili cicatrici che creano una sorta di rete intricata sul lato sinistro del suo viso e, dal poco che so, sono causate da un vecchio incidente. È una situazione imbarazzante, diverse volte gli ho fatto capire cosa effettivamente vorrei da lui, da noi. Il messaggio l’ha sicuramente compreso, è tutto meno che stupido, Alec. Forse ha solo bisogno di tempo, non gli ho mai chiesto spiegazioni, ma una volta ha farfugliato qualcosa sul trattamento che il padre gli ha riservato per alcuni anni. In ogni caso, ripongo comunque qualche speranza in questo weekend, sì.
Quando si accorge della mia presenza, mi sorride muovendo piano una mano e sillabando un “buongiorno” silenzioso.
“Ciao! Allora, sei pronto?” non vedo l’ora di andare in pista!
~
 
Ho perso il conto delle discese che abbiamo fatto, ora però mi sono perso Alec. Fatico a prendere confidenza con piste che non conosco, mentre quel piccoletto non sembra aver questo problema, inoltre prende immediatamente velocità, grazie anche alla sua corporatura, e a questo giro non sono riuscito a stargli dietro. Comincio anche a sentire la fame. Pigramente, e ormai rassegnato a cercare Alec nei dintorni della seggiovia, mi sposto sulla lamina anteriore della mia tavola e seguo la curva della pista. È lì che mi accorgo di un puntino verde fosforescente e nero, in netto contrasto con il bianco candido della neve. Lo raggiungo velocemente e mi fermo di fronte ad Alec, che mi fissa un po’ imbronciato.
 
“Corri corri e poi ti trovo col culo a terra! Tutto bene?” chiedo, porgendogli la mano. Immediatamente la afferra, si rimette in piedi e sostenendosi a me, stringe i ganci della tavola.
 
“È arrivato questo tizio, per la serie ‘sono bravo solo io’ e mi ha tagliato la strada. L’ho evitato, ma alla fine il ginocchio mi ha ceduto e… Niente, che palle!”. Scoppio a ridere e contagio anche Alec con la mia risata. Infine, arrivati alla seggiovia, decidiamo di comune accordo di sederci poco lontano, in una zona appartata, per riposare un po’, prima di risalire e mangiare qualcosa.
 
~
 
Dopo aver assodato quale delitto sarebbe stato fumarci una sigaretta, qui, circondati dall’aria pura della montagna, ci siamo lanciati un’occhiata d’intesa e subito dopo stavo passando l’accendino al biondino, espirando il fumo. È qui che ci siamo persi a chiacchierare di nulla, fino a quando non si è avvicinato stringendosi contro il mio corpo e appoggiando la testa sulla mia spalla. Ora sono decisamente spiazzato, sento la sua mano stringermi il fianco e fisso i suoi capelli, raccolti in una piccola treccia, con le cuffie dell’iPod che gli scivolano intorno al collo. Riconosco le stesse note di ieri sera uscire deboli dagli auricolari e l’indecisione prende il sopravvento. Parlo? Sto zitto? Faccio qualcosa? Non so, probabilmente l’idea migliore è quella di godermi il momento senza pensarci sopra. Qualche istante dopo è lui che solleva il viso, appoggiando una sua mano, quasi interamente coperta dalla manica, sulla mia guancia. Il contatto con i suoi polpastrelli freddi mi fa irrigidire ulteriormente.
 
“Alec… ?”
“Posso fidarmi di te, vero?”

 
Annuisco debolmente, stringendomelo vicino. Sta tremando. Percepisco la sua tensione, il respiro caldo che esce in piccole nuvolette dalle sue labbra e il suo profumo. Sa di nocciola e questo particolare mi ha sempre ucciso. Ora si sta mordendo le labbra ed è visibilmente preoccupato. Qualche secondo dopo riprende a parlare, balbettando insicuro in alcuni punti.
 
“Non voglio farti perdere tempo. Ma… insomma, da quel punto di vista, non mi sono mai fidato di nessuno.”. Tentenna prima di riprendere a parlare. “A mio padre non va giù il mio… orientamento sessuale e… me l’ha sempre fatto capire a suon di calci, schiaffi e…”
 
Lo blocco, senza dargli il tempo di concludere la frase, baciandolo. Non voglio sentire altro e non voglio nemmeno che continui. Per lui, più che altro. L’ho sentito irrigidirsi per i primi istanti, poi, come ghiaccio vicino al fuoco, si scioglie ricambiando il contatto. È Alec, un momento dopo, ad approfondire il bacio. Lo fa con una dolcezza che lo rispecchia pienamente e penso che il suo profumo di nocciola potrebbe mandarmi al manicomio. Quando ci separiamo, con felicità ripenso a quanto ho atteso questo momento. Comincio a parlare senza rendermene conto.
 
“Puoi fidarti di me, Alec. Non ti farei mai nulla che tu non voglia, così come ti ho aspettato fin’ora.”. Cerco il suo sguardo ma vengo attratto dal sorriso che increspa le sue labbra. Completamente rosso in volto, si avvicina strusciando i nostri visi, come un gatto in cerca di attenzioni. Quando riprendo a parlare, sto in realtà bisbigliando al suo orecchio.
 
“Hai tutto il tempo per prendere confidenza con questa… situazione. Non ci corre dietro nessuno, abbiamo tutto il tempo del mondo.”. Quando ho elaborato tutto questo? Non lo so nemmeno io. So però che è bello, alla fine, sentirlo sorridere contro il mio orecchio, ancora titubante ma felice, prima di tornare sulle sue labbra.
  
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