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Autore: amnesiaL1996    14/02/2014    1 recensioni
"E la tua ex?" "Caroline? Quella era una stronza totale...ovunque sia, dopo tutto quello che ci ha fatto spero solo che non si faccia viva mai più"
"Guardami" "..." "Baciami"
AU Larry-Ziam, accenni Elounor e Zerrie
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Something Great

 

Capitolo 4

 

“Memories

The love I left behind

I still think about it all the time

Nothing stays the same

Maybe I’m to blame...

...I can’t let go

Holding all the dreams I used to know”

 

Zayn cercò di rallentare fino all’ultimo,con un movimento del polso più lieve possibile,lo scatto della serratura della porta di casa sua,inutilmente,perché bastarono un paio di secondi e la porta gli si spalancò davanti con un piccolo schiocco.

Sospirò,entrando in casa e poggiando le chiavi sul mobile dell’ingresso,la tracolla ancora in spalla,sopra il suo solito cappotto nero e semplice,gli occhiali appena appannati e un libro fin troppo pesante sul braccio opposto alla borsa.

Era stanco,spossato,e il suo cervello sembrava quasi sbattere contro le pareti del cranio per il mal di testa che aveva e che gli faceva desiderare soltanto di buttarsi sul letto,vestito così com’era,e dormire nel silenzio più totale che in quel momento regnava nell’appartamento.

Silenzio che durò poco perché neanche il tempo di arrivare nel salotto a poggiare tutto che il suono penetrante e fastidioso come non mai,in quel giorno in cui la sua testa già scoppiava,di un paio di tacchi contro il parquet che si avvicinavano velocemente risuonò con forza,seguito poco dopo da una voce squillante e acuta.

<< Amore,menomale che sei tornato! Dobbiamo assolutamente andare a fare la spesa,vengono i miei a cena ed è già tardi… >>

Il suo cervello esausto si scollegò automaticamente mentre abbandonava le sue cose e il cappotto sul bracciolo della poltrona,nonostante sapesse fosse una cosa che faceva impazzire Perrie,per poi abbandonarsi lui stesso sul divano,togliendosi gli occhiali e prendendosi la radice del naso tra due dita.

<< Zayn >> lo sproloquio della sua ragazza si interruppe all’istante con quel richiamo indispettito << Mi stai ascoltando? E poi cavolo,ti ho detto mille volte di non lasciare la tua roba in giro! >>

Ascoltare. Il problema forse era proprio quello,che lui ascoltava o forse che lei parlava troppo e non ascoltava mai nessuno,sempre pronta però a lamentarsi per la mancanza di attenzione e per mille altre cose,dal lavoro fin troppo modesto di Zayn per darle la vita perfetta che voleva,ai colleghi invidiosi o alla vicina che usava un detersivo dall’odore troppo forte per lavare le scale.

Alzò lo sguardo su di lei,finalmente a giudicare dal suo sguardo contrariato,fissandola senza quasi vederla,come sempre più spesso gli succedeva.

In fondo,Perrie era la sua fidanzata da tanto,troppo tempo ormai.

L’aveva incontrata all’inizio dell’ultimo anno di liceo,quando lei si era trasferita con la sua famiglia in quella piccola cittadina in cui lui invece era cresciuto,un anno più piccola ma un piccolo uragano di energie che ci aveva messo ben poco a farsi notare.

La Perrie di 17 anni che aveva catturato il suo sguardo ormai 6 anni prima,tra i 500 e più della loro scuola,aveva lunghi capelli viola e scompigliati,un sorriso enorme,occhi azzurri truccatissimi e abiti stravaganti che in quel paesino privo di novità la facevano apparire perfino più speciale di quanto non fosse.

E Zayn,il ragazzo più bello e popolare della scuola,non se l’era certo fatta sfuggire.

Era nato tutto più come una sorta di gioco,il classico stereotipo da liceo in cui il giocatore di football (basket in questo caso) e la principessa del ballo devono stare insieme a tutti i costi,belli e perfetti come nessun altro potrebbe essere,ma poi qualcosa era cambiato.

Zayn,Zayn molto prima e molto più di lei in effetti,si era innamorato di quel sorriso aperto,di quegli occhi del colore del cielo,dei capelli lilla con le radici biondo grano,della sua risata cristallina e della sua voce melodica che gli canticchiava nell’orecchio quando stavano insieme.

Di quei tempi lontani,quei primi tempi insieme in cui per essere felici bastava stare sdraiati su un prato a guardare il cielo o passeggiare mano nella mano tra le vie del centro,Zayn non avrebbe cambiato niente,così come non avrebbe cambiato tutte le volte in cui subito dopo le lezioni all’università lui,che la patente non l’aveva presa mai,si faceva accompagnare dai compagni al suo vecchio liceo giusto in tempo per vederla uscire e corrergli incontro,gettandogli le braccia al collo e sussurrandogli all’orecchio un “Mi sei mancato” sincero.

Il loro sembrava quasi un amore alla “The Notebook”,dolcezza e passione fuse insieme,con urla altissime e spinte quando litigavano e baci profondi poi per fare pace.

Quando tutto aveva iniziato ad incrinarsi Zay non se n’era neanche accorto.

Aveva 21 anni allora e studiava letteratura perché la sua ragazza l’aveva spinto a cercare di inseguire almeno uno dei suoi sogni e perché la scuola d’arte sarebbe stata troppo lontana da lei per poterci andare davvero o anche solo pensarci,innamorato com’era appena diplomato.

Fu così che una sera di fine febbraio Perrie aveva suonato alla porta del suo piccolo monolocale,preso per avere uno spazio che fosse solo loro,senza il caos di tre sorelle che giravano per casa, stranamente senza le sue chiavi,senza cappotto,i capelli appiccicati alla fronte per la pioggia e il trucco completamente sciolto e disfatto per l’acqua e le lacrime.

Gli si era lanciata addosso così,piangendo e stringendosi a lui,come se fosse l’ultima volta,senza neanche riuscire a spiegargli cosa fosse successo,spezzandogli il cuore con quella visione così triste.

C’erano volute ore prima che riuscisse a calmarsi e,abbracciati stretti sul divano di casa sua,a dirgli che suo padre aveva avuto una promozione e che si trasferivano tutti di nuovo a South Shields,la sua città d’origine,ma a Zayn c’era voluto meno di un secondo per dare ascolto al suo cuore,senza pensare nemmeno,e dire “Vieni a vivere con me”.

Perrie,sempre la stessa,sempre quella di cui si era perdutamente innamorato,l’aveva guardato per un paio di secondi senza parole,sorpresa,e poi aveva sorriso,l’aveva baciato,aveva sussurrato quel “si” mille e mille volte durante quella notte.

Lì tutto era cambiato,con quel “si” e con il suo trasloco,quell’entrata ingombrante in una casa forse troppo stretta per due,con quelle routine che in lontananza avevano sempre combaciato ma che messe a contatto si erano scontrate inesorabilmente,con una proposta di matrimonio fatta solo perché ormai sembravano destinati a stare insieme per la vita.

Allora erano cominciati gli infiniti litigi,i “perché non metti mai apposto” e “ti avevo chiesto di fare la spesa”,ma la verità,nel fatto stesso che quelle frasi fossero praticamente sempre pronunciate dalla stessa persona nella loro coppia,era che Perrie era cambiata.

Non che lui non lo fosse; era cresciuto ovviamente,e da quel ragazzo un po’ spaccone del liceo che faceva il duro per essere popolare,aveva lasciato uscito il vero sé stesso,quello più calmo e riflessivo,controllato,quasi timido,molto più propenso a una serata con un buon libro che davanti a una partita di calcio con dei finti amici; ma la sua ragazza,così come pochi altri,quello Zayn l’aveva sempre conosciuto,nei momenti tranquilli,nei momenti da soli.

Quella della sua fidanzata,invece,era stata una vera e propria trasformazione,a partire dai boccoli biondo grano perfettamente acconciati ai vestiti eleganti e fin troppo severi per la sua giovane età,fino anche al carattere che più cresceva più diventava sempre più serio,meno giocoso,meno dolce anche,troppo impegnata con il lavoro in una grande azienda che le aveva trovato il padre per stare un po’ con lui e fare tutte quelle cose insieme che avevano sempre fatto e che li aveva uniti come coppia.

Niente più serate al luna park,niente più picnic al parco,solo lavoro e cene aziendali,fredde e asettiche come non mai,casa loro (una nuova e più grande) che diventava tirata a lucido e impersonale come gli appartamenti delle riviste di arredamento man mano che lei ne prendeva il controllo assoluto.

Poi Zayn aveva finito gli studi e aveva trovato quel lavoro da supplente più o meno fisso al liceo di Doncaster,un buon inizio per lui che voleva insegnare,e nelle liti la sua ragazza,colei che l’aveva spinto ad inseguire i propri sogni più di ogni altro,aveva cominciato a rinfacciargli il lavoro troppo modesto,lo stipendio troppo basso,il guadagnare meno di lei,il non essere alla sua altezza,il non essere in grado di darle la vita ricca e agiata che aveva sempre fatto grazie ai suoi genitori e che credeva di meritare.

Tutte frase che Perrie si era rimangiata ma che erano state ripetute più e più volte e che,dopo lo shock iniziale quando per la prima volta se le era sentite rivolgere,colpendolo più forte di un pugno in pieno viso,si erano incise dentro di lui,facendogli iniziare a chiedere a sé stesso se davvero quella persona che lo voleva ferire al punto da dirgli cose del genere potesse essere quella giusta.

Eppure lui amava Perrie,si era detto,o forse l’aveva amata,amata così tanto che nel ricordo di quell’amore non voleva perdere tutta una vita costruita insieme,tutti quei progetti e quei sogni che ora sentiva così distanti.

Per quello ora si ritrovava lì,seduto sul divano a sentirla mentre si lamentava ancora una volta e mentre ancora una volta gli chiedeva di fare ciò che voleva lei,sempre e comunque.

Sapeva anche perché i suoi genitori sarebbero stati lì quella sera e per un attimo,magari anche di più,si pentì come non mai di non aver colto la grande opportunità che gli si era presentata per mettere fine a quella storia fantasma fra loro e dirle un “no” quando lei gli aveva chiesto “Ci sposiamo?”.

Sarebbe bastato così poco,solo due lettere,ma ancora una volta non ce l’aveva fatta e ancora una volta era incatenato a quella vita,ora più che mai.

Perciò si alzò dal divano e uscì,Perrie che gli parlava nell’orecchio ancora e ancora mentre si dirigevano al supermercato,conscio che se nel giro di sei mesi quella ragazza che non amava da tempo sarebbe stata sua moglie sarebbe stata solo colpa sua.

Sua e di quella debolezza assurda di non saperle dire di no,sua e della promessa fatta a sé stesso di non vederla triste mai più…

Anche se in fondo,ormai,significava distruggere sé stesso.

 

 

 

Per un po’ di fluff di San Valentino:

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2458182&i=1

 

Per una storia fantastica scritta da una ragazza davvero brava:

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2434099&i=1

 

  
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