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Autore: Luthien_Payne    15/02/2014    0 recensioni
Stava per essere liberato. Non poteva accadere. Guardavo la tv basita, senza espressione. Ero scioccata. Le immagini continuavano a scorrere, gente che parlava, piano, e poi, apparve il suo viso. Il viso che mi aveva tenuta prigioniera per 8 anni. Un brivido mi percorse la schiena. I suoi occhi grigi e freddi fissarono i miei castani e i ricordi riaffiorarono la mia mente. Le sue mani rugose, i suoi occhiali tondi, i suoi capelli grigi e sempre ben pettinati. Iniziai a tremare, come non facevo da tanto tempo. Non era possibile. Come poteva essere liberato un mostro del genere? Non era possibile.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’FBI mi aveva appena chiamato al telefono. Non ci potevo ancora credere. Quell’uomo aveva rovinato la mia vita, mi aveva letteralmente scioccato. E sarebbe stato per il resto della mia vita. Mi ero chiusa nel mio attico di New York per tutto quel tempo, con le mie stupide fobie. Avevo perso tutti i miei contatti, i miei amici, i miei studi, tutto, per colpa sua. Come era possibile che un mostro del genere poteva essere liberato?
Dovevo fare qualcosa. Ma, è giusto che prima sappiate un po’ di cose.
 
 
*Venerdì 14 Settembre 2000
 
Primo giorno nella mia prima università. Ero troppo eccitata. Io e la mia migliore amica, Lilith, salimmo le scale velocemente, prendemmo l’orario ed entrammo nell’aula. Università di medicina, volevo diventare una pediatra. Lilith invece voleva diventare una chirurga.
Ci sedemmo e pian piano entrarono tutti i nostri futuri “compagni”. Poco dopo entrò un uomo, con i capelli bianchi ben pettinati, occhiali tondi, ben vestito.
“Salve a tutti. Io sono il professore Drake Harrison. Terrò il vostro corso di medicina.” Si sistemò gli occhiali.
Aprii i miei libri e quaderni e mentre il professore spiegava prendevo appunti su appunti.
Le ore, i giorni, le settimane e i mesi passavano, fino all’arrivo del mio primo esame universitario. Entrai a scuola con 1 ora di anticipo. Ad interrogarmi c’era il mio professore di medicina. Avevo “legato” con lui, mi aveva aiutata con le prime tesi, con lo studio. Mi fidavo di lui.
“Buongiorno signorina Jackson, agitata?” mi chiese aprendo i libri.
“Un po’ professore” risposi mordendomi un labbro.
“Ah, non ti preoccupare, andrà tutto bene!” rispose sorridendo.
La discussione si aprì e l’esame andò più che bene.
“Bene, posso dire che abbiamo finito. Arrivederci signorina, ci vediamo” chiuse i libri.
“Arrivederci” mi alzai.
“Oh, aspetti signorina! Stasera c’è una cena di universitari, nella mia tenuta, appena fuori dalla città. Lei e la signorina Lilith siete invitate. Verrete?”
“Certamente professore! A che ora si terrà?” chiesi.
“Alle 19,00” rispose.
“Ci vediamo stasera, arrivederci!” uscii dalla scuola.
 
La sera ci presentammo, vestite in tiro ed entrammo in questa grande tenuta di campagna. C’erano ragazzi e ragazze giovani che discutevano di malattie, medicine e cose del genere.
“Salve ragazze, sono felice che voi siate venute” il professore sorrise.
“Grazie dell’invito professore” sorrise Lilith.
“Ma figuratevi, divertitevi” e se ne andò con un ragazzo della nostra età.
Osservai attentamente la casa, all’interno. Con le pareti di muro. I passi rimbombavano sul pavimento. Quadri ovunque, librerie piene di libri in ogni stanza. Molti orologi. Inquietante.
 
“Lilith, non ti sembra inquietante?” chiesi alla mia migliore amica, mentre sorseggiava un bicchiere di vino.
“Non farti paranoie Alexia! Goditi la festa e basta” disse ridendo.
“Forse hai ragione tu, oh, la cena è pronta, vieni” dissi prendendola per un braccio e portandola nella sala da pranzo.
Ci sedemmo e quando tutti fummo seduti il professore fece un discorso lunghissimo, poi, finalmente ,arrivò la cena.
Verso il dessert, Lilith mi disse che doveva andare in bagno, chiese ad un cameriere e sparì tra i libri e gli orologi.
Intanto mi misi a chiacchierare con una ragazza seduta di fronte a me.
Passò troppo tempo e Lilith ancora non era tornata. Mi alzai, guardai in giro. Gente che rideva e scherzava, mangiava. Il professore invece, forse perché mi aveva vista in piedi mi fissava bevendo un bicchiere di vino. Chiesi allo stesso cameriere dove fosse il bagno e corsi per i corridoi.
Davanti alla porta del bagno bussai più volte.
“Lilith? Non ti senti bene?” chiesi mentre bussavo. Nessuna riposta.
“Lilith? Lilith?” bussai più forte. Ancora nessuna riposta.
 
“E’ impossibile che ti risponda” una voce mi fece spaventare. Mi girai. Vidi il professore e poi il buio.
 
 
 
A volte i ricordi fanno male. Mi sedetti sul divano e pensai a cosa esattamente dovevo fare. Ma prima, devo raccontarvi tutto quello che mi è successo. E…lo vedrete solo se girate pagina.
 
 
*flashback(saranno la storia di Alexia, dove parlerà della prigionia. Il testo scritto in carattere normale è il presente.)
  
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