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Autore: AskMeToBelieve    16/02/2014    3 recensioni
Lui e lei a Parigi, ad amarsi davvero. Per fuggire da quella realtà troppo opprimente per loro, che li ostacolava soltanto e che li costringeva a nascondersi.
Lui è il suo VERO amore, quello che la fa sentire viva, come mai era successo.
Lei il suo UNICO amore, quello tanto atteso e cercato, che lo ama davvero e non solo perché è una famosa popstar.
Lui le da un ciondolo come simbolo del sentimento che li lega, come una promessa che sfida il tempo.
Non potrebbero essere piu felici di così.
Poi... un incidente, che indietreggia il tempo e li fa ritornare all'inizio di tutto. Dove ancora niente era scritto, o forse si?
Lei in Italia e lui a Londra. Lui non ricorda nulla, lei si, e ha soltanto quel ciondolo come prova del loro amore surreale.
Nessuno dei due può permettersi di perdere tutto questo, eppure la sfida contro il tempo, per il ricongiungimento del loro destino, può concluderla solo lei.
Un amore senza tempo da rimettere insieme, due ragazzi che si amano, ma il tempo, si prende ancora gioco di loro.
Riuscirà lei con un semplice ciondolo a far ritornare tutto come l'ultima volta?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sophia’s Pov

Ero ancora ben stretta tra le braccia di Harry sperando che quel triste momento, paradossalmente, non finisse mai. Perché soltanto con lui al mio fianco ero felice. Ed annullavo ogni forma di dolore. Eravamo così vicini, ed io, nello stesso momento, sentivo tutti i mali allontanarsi. Ero ben stretta a lui, ed il mondo sembrava fermarsi. Ero ben stretta a lui, e finalmente, mai prima d’ora, ebbi la conferma del fatto che lui fosse la mia ancora.
Perché non esisteva male più male che poteva resistere ad un suo abbraccio, ad un suo sguardo, ad una sua stretta di mano.
Si disintegravano in mille pezzi, e adesso, ero certa che Harry avrebbe calpestato tutti quei frammenti al posto mio, per proteggermi, pur sentendo molto dolore.         
Era esattamente come credevo: una persona su cui poter contare, perché non ti avrebbe lasciato mai cadere. E fui grata del fatto che adesso, non aveva lasciato cadere me. Era strano che lui facesse tutto questo. Ci conoscevamo appena, non sapeva ancora nulla di me, né io di lui… eppure anche per lui quella nostra intesa bastava più di qualunque cosa. Anche per lui il nostro inspiegabile e surreale legame era speciale, anche per lui forse le mie braccia erano rassicuranti, e questo mi fece sorridere. Improvvisamente mi sentivo più leggera, quel suo gesto spontaneo ed inaspettato mi aveva tranquillizzato, mi aveva fatto bene. Tremendamente bene.
Smisi di tremare non appena portò le sue braccia attorno la mia vita, ma ripresi a tremare di nuovo, non appena i suoi occhi incontrarono disperatamente i miei
. E mi penetrarono, annullando ogni barriera. Per la prima volta, da quando l’avevo incontrato, lo sentii più vicino che mai. E capii che lo amavo più di quanto pensassi, e ne ebbi conferma, non appena il suo tocco sembrò sollevarmi sin dal primo istante.
In quei minuti orribili, dove tutta l’oscurità sembrava essersi fatta spazio su di me, Harry era venuto a salvarmi, riportando la luce. Era stato in grado di placare i miei tristi ricordi e di leggermi dentro meglio di chiunque altro. Ero crollata sulla sua spalla per disperazione, sofferenza, paura, gioia… per una serie di tante emozioni messe insieme, ma sicuramente se in quelle lacrime c’era un solo briciolo di gioia, era solo per lui, e per quello che aveva appena fatto. E di come aveva preferito saltare tutte le tappe e la sua copertura, per venire a consolarmi. Di come aveva abbandonato tutto, per venire da me.
Tutto il dolore si affievolì non appena cercò di proteggermi premurosamente nella sua stretta, e anche se attorno a me sapevo c’erano anche gli altri ragazzi preoccupati per le mie condizioni, se c’era Harry al mio fianco, stavo bene. Ma bene per davvero.

"Stà tranquilla, adesso ci sono io con te" ripensai mentre stringevo nel mio pugno un lembo della sua maglietta, quasi come per impedirgli di staccarsi, e sentì il mio cuore uscire fuori dal petto. E di quella frase ne feci la mia ninna nanna. La mia scappatoia per smettere di piangere.

Ero felice per la svolta che era appena avvenuta. La svolta che aspettavo da molto tempo. Ero felice perché il nostro rapporto ormai, era cambiato, migliorato, e non saremmo potuti tornare indietro. Ci eravamo capiti, e adesso che avevamo donato all’altra una parte di noi, nessuno avrebbe mai potuto dividerci davvero. I nostri dolori erano stati la nostra forza, il nostro punto d’incontro e fusione. Ma perché ad ogni felicità deve accostarsi la sofferenza? Probabilmente non spettava a me trovare una risposta, né tantomeno scoprire cos’era davvero questa felicità. Ma se avessi potuto darci una definizione, le avrei dato il nome di Harry.
Queste mie lacrime avevano trovato il giusto conforto e non lo avrei ringraziato mai abbastanza, per avermi impedito di crollare più di quanto non stessi già facendo.
Con lui ogni sofferenza trovava sollievo. E non appena me ne resi conto, lo strinsi ancora di più a me. Restammo abbracciati per qualche minuto, ma a me parve un’eternità. Tutto intorno a noi era sospeso, e potevo percepire la preoccupazione nell’aria e nei volti dei ragazzi. Dopo poco ci staccammo lentamente, ritrovandoci faccia a faccia e pericolosamente vicini, troppo vicini. I nostri occhi si fissavano intensamente, senza mostrare nessun segno di resa. Brillavano di una luce nuova, più luminosa delle stelle. Eravamo avvolti dal silenzio, ma non esisteva silenzio più rumoroso e rivelatore di quello.
Ci trovammo immersi in una bolla di sapone invalicabile - soltanto nostra - e ormai la distanza tra noi, si stava annullando ancora una volta. Senza mai abbassare lo sguardo, i nostri visi si avvicinavano sempre di più al punto da sentire i nostri reciproci respiri sulle nostre labbra. Il momento fatidico era imminente. La magia stava per ritornare, le scintille riaccendersi. Il mio cuore riprese a battere precipitosamente mentre adesso, le nostre mani, ero ben strette l’una nell’altra. Tutto sembrava voler incalzare il realizzarsi di quello che stava per accadere, ma una voce in lontananza distrusse tutto in un secondo, facendoci allontanare di scatto.

"Sophia stai bene?" disse Zayn toccandomi una spalla.

Sentivo le mani di Harry stringere ancora di più le mie, quasi come per rassicurarmi. Potevo percepire il suo sguardo su di me, sapevo che anche lui, aspettava una mia risposta. Immediatamente mi guardai attorno, non sapevo cosa dire, cosa rispondere. Non mi sentivo pronta a rivelare tutto proprio in quel momento, lì davanti a tutti. Tutto quel pensare, mi fece di nuovo rendere conto di quello che era appena successo, ed immediatamente tutta la rassicurazione che mi aveva trasmesso Harry, tutta la felicità e la serenità svanirono repentinamente. Ecco che un senso di angoscia ed oppressione si facevano di nuovo spazio dentro di me, provocandomi un groppo in gola. Stavo per ri-crollare, ma non potevo permetterlo, si sarebbero soltanto preoccupati di più.

" Ti abbiamo visto piangere e tremare, eri piuttosto sconvolta" continuò Liam "Ci siamo preoccupati". "S-sto bene grazie, è tutto apposto" mentii.

Probabilmente si aspettavano almeno che spiegassi loro cosa fosse successo, ma ritenevo inutile mentire e cercare scuse stupide per tergiversare. Così rimasi muta sperando che, in un certo senso almeno, quello bastasse come spiegazione. Si guardarono perplessi, ma nonostante ciò, decisero di non infierire, accettando il mio silenzio. Harry continuava a mantenere il suo sguardo fisso su di me, come se cercasse di capire qualcosa di più, come se cercasse di leggermi dentro anche stavolta, ma non so se ci stava riuscendo. Perché nemmeno io sapevo a cosa pensare precisamente. Di sicuro con lui, non avrei potuto fingere, ma avrei aspettato un po’ di tempo prima di rivelargli tutto. Non volevo caricarlo anche dei miei problemi, ero qui per lui, non per me.
Sentivo lo sguardo compassionevole di tutti su di me, ed iniziavo a sentirmi a disagio. Iniziavo a realizzare quello che era appena successo, ed i ricordi scorsero alla rinfusa nella mia testa. E facevano male, uno ad uno. Non potevo restare ancora lì, mi mancava l’aria, avevo bisogno di andarmene.
Riluttante staccai le mie mani dalle sue e mi alzai sistemandomi la tracolla della borsa. I suoi lineamenti si corrucciarono, quasi dispiaciuti da quel mio distacco, e anche lui si alzò, ma senza mai allontanarsi da me.

"Scusate ragazzi, i-io non ce la faccio. D-devo andare" dissi portandomi una mano alla bocca cercando di attutire la mia voce tremante minacciata dal pianto.

Mi girai di scatto ed iniziai aumentando il passo e poi correndo. Cercando di scappare via da tutto questo, da quel passato che sembrava in seguirmi con il mio stesso passo. E non riuscivo a sconfiggerlo.

"No! Aspetta!" sentì la voce di Harry in lontananza, ma feci finta di non sentirlo e continuai a scappare.

Mi stava inseguendo disperatamente e quel suo gesto così dolce non fece altro che attanagliarmi il nodo allo stomaco.

"Sophia!"esclamò di nuovo Harry, stavolta più vicino. Fin quando non sentì la sua mano prendere la mia, facendomi fermare all’istante.

Lui era lì di fronte a me, ancora con il fiatone per quella corsa che aveva fatto solo per me e sentì il mio cuore diventare più leggero. Lui era lì di fronte a me, con i capelli arruffati, le guance leggermente arrossate, gli occhi di un verde intenso, e con la sua mano ben salda alla mia… ed era bellissimo. Lo guardai intensamente, quasi come per ringraziarlo di avermi rincorso spontaneamente, solo per non lasciarmi andare via. Lo guardai intensamente, era stanco, felice, spaventato e preoccupato, ed io m’innamorai di nuovo di lui.

"Non ti lascio da sola" mi sussurrò in un orecchio dolcemente allontanando la sua mano "non voglio che te ne vada via così" continuò con un tono ancora più basso, che sentii a stento, ma non appena realizzai quello che disse, mi sentì sciogliere.
Senza il suo tocco mi sentivo persa. Avevo bisogno di quella mano, avevo bisogno di lui per restare in piedi.

"G-grazie" riuscì solo a sussurrare, ma quella mia voce tremante, era per lui più che una conferma della mia sincerità.

Avrei dovuto ringraziarlo per tante cose, ma ora come ora, non trovavo le parole giuste.

" Andiamo?" disse sorridendomi e sfiorandomi appena la schiena. I miei occhi si illuminarono.

Dovevo ammettere che era strano per me vederlo così. Era completamente diverso da come lo avevo conosciuto. Se non fossi certa che fosse realmente lui, avrei creduto che fosse un’altra persona. Fissai i suoi occhi nei miei, mentre lui attendeva impaziente di andarsene con me. Magari lontano, magari per sempre.
A quella mia folle fantasia, scrutai di nuovo la sua espressione speranzosa e, ricambiando il sorriso, decisi di seguirlo fiduciosa.

"Si" annuì accennando un sorriso, cercando di placare tutto il casino dentro di me.

Uscimmo dall’auditorium in silenzio, mentre io continuavo a pensare al messaggio che mi era arrivato sul telefono, causando tutto questo spiacevole inconveniente. Ma cercavo di far affievolire quel pensiero e di concentrarmi solo su di noi, in quel momento.

 

Harry’s Pov

Non potevo permettere che se ne andasse di nuovo. Volevo recuperare con lei, e lo avrei fatto nel modo migliore. Oltretutto, adesso era troppo triste e debole per lasciarla andare da sola, volevo soltanto stare vicino a lei, a sorreggerla ancora un po’. A consolarla, a non farla sentire sola, come invece, mi ero sentito io quando accadevano anche a me momenti come quelli. Quello che era appena successo tra me e lei era stato qualcosa di meraviglioso e non poteva essere ignorato. Era avvenuto, era esistito, perché noi due esistevamo, l’uno per l’altra. Così come esisteva un legame tra noi due, e non l’avrei cambiato per nulla al mondo.
Quando l’avevo abbracciata mi ero sentito… vivo. Per tutto questo tempo ero come imbalsamato in una realtà non mia, ero imprigionato nelle vesti di una marionetta incastrata nei suoi stessi fili. Ma lei mi aveva aiutato a scioglierli. Non sapevo spiegare come fosse possibile, ma quando stavo con lei, tutto scompariva e assumeva una luce nuova. Crollava ogni copertura, ogni barriera, ogni giornalista, ogni ansia, ogni paura. Si, con lei non avevo più paura, e dopo quello che era successo oggi, mi ero ufficialmente convinto del fatto che non avrei mai più usato la mia copertura con lei. Sarei stato me stesso in tutto e per tutto, perché adesso ero certo che, in lei, la mia anima era al sicuro, così come il mio cuore. Mi sentivo davvero strano.
Quando ero con lei, ero sempre inspiegabilmente contento e sentivo uno strano calore nel mio stomaco. Odiavo vederla triste come oggi e, a modo mio, avrei cercato di farla stare bene. Non sapevo perché stavo facendo tutto questo, ma agivo d’impulso. Ed io oggi, non avevo intenzione di lasciarla tornare a casa, finchè non avremo parlato per bene, come avremmo già dovuto fare da un po’. Non appena uscimmo dall’Old Hannings mi voltai verso Sophia per accertarmi che stesse bene. Era molto silenziosa, e sapevo perfettamente a cosa stesse pensando. E mi si strinse il cuore.

"Come stai?" chiesi titubante avvicinandomi a lei, tenendo il passo, e sfiorandole il braccio.

Mi sentì così stupido a farle quella domanda, ma anche se sapevo la risposta, avevo bisogno di guardarla negli occhi mentre mi rispondeva. Dovevo accertarmi di come stesse.

"Bene" biascicò debolmente tenendo lo sguardo sempre basso, sempre così perennemente distratto a pensare qualcosa. E questo non faceva altro che farmi sentire più distante da lei, come se avesse eretto una barriera che non riuscivo sa distruggere, e quella sensazione mi fece sentire perso.

Sapevo che quel "bene" era una bugia, ma volevo che fosse sincera con me. Mi fermai prendendole il braccio, in modo che potesse farlo anche lei. Ci ritrovammo uno di fronte all’altro, con gli occhi lucidi, e ci guardammo intensamente, come se non ci trovassimo nel bel mezzo di un marciapiede affollato di London Street. Portai le mie mani sulle sue spalle, come per darle stabilità e per accertarmi che non se ne andasse, senza mai staccare il mio sguardo dal suo. Quei suoi meravigliosi occhi celesti mi annegavano cavolo.

" Sophia… non mentirmi, so che non stai bene" dissi guardandola con sguardo fisso e preoccupato. "Conosco quello sguardo perso, so cosa stai provando, e non stai bene, lo so"

Lei continuava a guardarmi esitante, forse aspettava soltanto che io continuassi a rassicurarla.

" Vorrei solo che ti fidassi di me" continuai poi con gli occhi lucidi.

Se non fosse stata per la mia copertura del cazzo forse lei adesso si fiderebbe senza troppe esitazioni. Sentivo di averla allontanata con questa mia stupida finzione, ma non volevo questo. Volevo solo che mi stesse vicino, che si confidasse, che si sentisse tremendamente bene con me, proprio come mi ero sentito io con lei per tutto questo tempo. Lei mi accarezzò il braccio come per confortarmi, e sorrise teneramente, ed io la imitai.

" Io mi fido di te" disse a voce bassa e mi sentì come se potessi conquistare il mondo. "Solo che non me la sento di parlare di quanto è appena successo. Non ce la faccio a dire da cosa sto scappando, non ancora" si giustificò dispiaciuta, mentre ritornammo a passeggiare sul marciapiede.

Anche se speravo che mi confidasse tutto, riuscivo a comprendere la sua riservatezza. Anche io quando stavo male così tanto, non volevo parlarne con nessuno. Preferivo restare in disparte e soffrire da solo, gestire tutti i miei problemi senza l’aiuto di nessuno. Ma se ne avesse avuto bisogno io ero lì, per lei. L’avrei aspettata. Mi ispirava così tanta fiducia, sapevo che avrebbe tenuto al sicuro qualsiasi mio segreto.
Ed ero pronto a dirle tutto di me, perché con lei provavo qualcosa che non avevo provato da tempo. Eppure mi mancava tanto.

"Però se vuoi io sono sempre disposta a sapere da cosa stai scappando tu" sorrise scherzando, riferendosi alla domanda che mi fece al bar ieri. "anche tu puoi fidarti".

Ed io non me lo lasciai ripetere due volte.

"Da me stesso" dissi senza accorgermene. E non credevo che ci sarei riuscito davvero ad entrare nel discorso.
"Eh?" esclamò lei confusa guadandomi allo stesso modo.
"Sto scappando da me stesso" ammisi guardando basso. E risentì quelle parole riecheggiare nella mia testa.

Lei rimase in silenzio. Non sapeva che dire e la comprendevo. Non capitava tutti i giorni di incontrare un ragazzo che cercava di scappare da se stesso. Che lottava per sconfiggere il suo posto sbagliato nel mondo.

"S-stai scappando da te stesso?" ripeté incredula.
"Si. Ieri mi hai fatto una domanda… e non ho potuto risponderti, anzi, non volevo, perché avevo paura di ammetterlo. Ma meriti una risposta, ed io voglio dartela"
"Perché adesso hai deciso di dirmela?" Chiese in tono comprensivo.

Esitai prima di risponderle. Stavo lottando con il mio cuore. Stavo cercando di controllarmi, perché altrimenti avrei rischiato di dirle tutte quelle parole di cui nemmeno io sapevo l’esistenza. E di cui mi spaventavo anche.

"Perché con te non ho più paura" dissi tutto d’un fiato. E rimasi sconvolto dalla repentinità con cui ammisi quel che provavo.

Sophia dischiuse la bocca sorpresa, ma subito dopo sul suo viso si fece largo un enorme sorriso, che le illuminò il volto, e che illuminò anche il mio. I suoi occhi si fecero di un colore più intenso, ed improvvisamente sembrava quasi che nemmeno lei avesse più paura. Come se con quella mia frase, tutti i problemi e la sofferenza le fossero scivolati addosso. Non disse neanche una parola, ma quella sua felicità trattenuta, era già tutto quello che mi bastava sentire.

" Non so perché ma con te non ho più paura di esprimere quello che sento. Non so spiegartelo, ma dal primo momento in cui ci siamo incontrati, sapevo che potevo fidarmi di te. Che non aveva senso mostrarti la parte fasulla di me. Che potevo mostrati la vera parte di me." Continuai con il cuore a mille. "E sono felice che ogni volta che ti guardo negli occhi, la mia fuga da me stesso si interrompe. E’ bello avere, finalmente, una figura femminile al mio fianco di cui posso fidarmi. Perché so che non mi tradiresti mai".
"Si, è vero. Puoi fidarti di me. L’ho capito sin dal primo momento che eri diverso da come ti mostravi agli altri. Non so, ma l’ho capito guardandoti negli occhi." Sorrisi come un ebete. " E sono felice che finalmente tu abbia fiducia in me e che vuoi confidarti… io sono qui per te."

Sentire quelle parole mi fece bene. Anche se io e lei ci conoscevamo appena, sentivo che potevo chiacchierare con lei come se fosse un’amica di vecchia data. Anche se non sapevamo nulla, l’una dell’altro era come se la conoscessi da sempre.
Questa nostra particolare e surreale intesa aveva sempre reso il nostro rapporto speciale. E non sapevo nemmeno chi ringraziare per tutto questo. La presi per mano sussurrandole un debole ‘vieni con me’ e ci avvicinammo all’entrata di un parco di fronte a noi. Se dovevo aprirmi con lei, volevo farlo nel posto migliore. Nel mio adorato parco.
Raggiungemmo una panchina sotto una grande quercia, la cui chioma faceva ombra tutt’intorno. Il prato era di un verde accesso e costellato di fiori colorati, che rendevano quel luogo confortevole ed accogliente. Adoravo quel posto, era il mio rifugio.

"Vieni, sediamoci qui" le dissi prendendo posto sulla panchina, e lei fece lo stesso. "Ti piace?" le chiesi riferendomi al parco.

Lei si guardava intorno estasiata, adesso era raggiante. Ed ero felice di essere riuscito a farla sorridere, facendole dimenticare i suoi problemi per un po’.

"E’ bellissimo!" esclama su di giri. "Adoro i parchi in fiore. Io sono nata in primavera e ho sempre amato questo genere di cose"
"Mi fa piacere. Anche io adoro questo posto. Ci venivo sempre da piccolo. Ha un grande significato questo parco per me, qui ho trascorso i momenti più significativi della mia vita." Affermai incrociando le gambe e portando un braccio sulla spalliera della panchina. "Sono venuto qui per dare il mio primo bacio, per comporre la mia prima canzone, per creare la band con i ragazzi, per calmarmi prima di ogni concerto."
"Davvero? Avete creato l band qui?"
" Si. Io e Zayn ci conosciamo da una vita ed era sempre stato il nostro sogno fare una band. Poi conoscemmo Liam, Niall e Louis e non ci volle molto per intuire che noi cinque saremmo stati perfetti per realizzare questa nostra ambizione. Me ne rendevo conto da come venivamo qui a fare i cretini e tutti ci guardavano divertiti, ma non ce ne curavamo. Eravamo una squadra perfetta ed è sempre stato questo il segreto della nostra amicizia." Sorrisi a quei ricordi. "Spesso ci riunivamo qui per scrivere canzoni e fu lì che decidemmo tutti insieme di mettere su una band e di rischiare tutto. Eravamo solo dei ragazzini pieni di sogni…"
"… eppure siete riusciti a realizzarli tutti" continuò lei sorridendomi e levandomi le parole da bocca. Sorrisi anche io.
" Gia. Questi ricordi riescono sempre a farmi sorridere"
"Allora dovresti pensarci più spesso. Sai, sei più bello con quelle fossette in mostra piuttosto che con quel viso imbronciato" scherzò lei toccandone una giocosamente.

Era incredibile come stessi in pace con me stesso, quando ero con lei. Ero così felice che sarei potuto scoppiare a piangere da un momento all’altro.

"Questo posto però ha visto anche i momenti più particolari e difficili della mia vita. Spesso, sono venuto qui anche per affrontare le delusioni amorose con forza e speranza, per trovare un modo per uscire da questo tunnel senza via d’uscita e per pregare di trovare la ragazza giusta." Dissi cambiando discorso e guardando verso di lei "Quando la troverò, sarà qui che le chiederò di sposarmi. Non l’ho mai detto a nessuno, tu sei la prima a saperlo. " Ammisi felicemente imbarazzato.

Lei mi guardò con occhi commossi a quell’affermazione. E ora che ci riflettevo, probabilmente anche i miei erano esattamente come i suoi.

 

Sophia’s Pov

Stavo per scoppiare a piangere da un momento all’altro. E la prima lacrima stavo per versarla non appena lui aveva corso verso di me nell’auditorium per non lasciarmi da sola. Da lì ogni singola frase che mi diceva, sembrava lenire le mie ferite, e non potevo fare a meno di amarlo sempre di più. E adesso ne ero certa, lui era esattamente come credevo che fosse: un ragazzo romantico, dolce, estremamente sensibile e con un cuore grandissimo. Un cuore che avrebbe accolto tutte le persone sulla terra, e stavolta, sapevo di esserci anche io.
Lui non voleva comportarsi come si è comportato, non voleva ferire chi amava, chi voleva bene. Era solo un suo modo per difendersi, per gridare "basta" al mondo. Ma adesso lo avrei aiutato io ad urlare più forte.

"Sei davvero un ragazzo speciale." Gli dissi accarezzandogli la spalla. "E spero davvero che troverai quella ragazza, e che lei ti sappia tenere stretto, perché tu, in un modo o nell’altro, so che non la lascerai andare."

I suoi occhi commossi adesso divennero lucidi e questo mi fece sorridere compassionevolmente.

"Ma fino ad allora, potrei aiutarti io ad uscire dal tunnel. Se solo me lo permetti" osai domandargli, e vidi il suo volto rilassarsi ed illuminarsi.
"Se non avessi voluto il tuoi aiuto, non mi starei aprendo così tanto con te". Scherzò e ridemmo insieme. "Tutto è iniziato due anni fa, quando ancora il mio nome era uno tra tanti. Quando ero all’inizio della mia carriera, e tutto sembrava esattamente come avevo sempre sperato" continuò raccontando.
"Sembrava?" chiesi perplessa.
" Si… quando potevo camminare per strada senza che mille giornalisti mi seguissero e mi tagliassero il cammino. Quando potevo rilassarmi e godermi tutto quello per cui avevo lottato tutta una vita… quando potevo uscire di casa e continuare a fidarmi delle persone come avevo sempre fatto e non avevo bisogno di stravolgere i miei valori". Si fermò sospirando deluso. Ed io non lo interruppi, lo lasciai parlare rispettando i suoi tempi.
"Sai… ricordo che dovunque andassi potevo divertirmi con i ragazzi senza pensare a nulla. Potevamo visitare città diverse e rendere memorabile qualsiasi momento trascorressi con loro, senza avere la perenne sensazione di essere osservato o peggio, seguito e spiato. Ero un ragazzo tra tanti e mai avrei pensato che da lì a poco, la mia vita sarebbe cambiata per davvero. Ero abbastanza corteggiato. Le ragazze non mancavano, ma avevo sempre preferito godermi il momento più bello della mia vita con i miei quattro migliori amici. C’era tempo per innamorarmi, l’amore non aveva fretta, mi avrebbe aspettato. Ovviamente questo mio fascino innocente fu subito notato dallo staff che non perse tempo a trovare la sua ennesima trovata pubblicitaria. E la mira di quel loro intento ero io purtroppo. Tutti mi dicevano che avevo un bel visetto, che avrei potuto conquistare un numero ancora più elevato di ragazze se solo avessi saputo metterlo in mostra nel modo giusto… e così i vari manager hanno iniziato a fare di questa mia particolarità un punto di forza, anzi, una vera e propria etichetta commerciale distintiva per eccellenza. Curarono la mia immagine facendomi frequentare le ragazze più nominate del momento, avevano fatto in modo che la mia fama aumentasse, che la mia notorietà si espandesse e che la mia vera anima si estinguesse".

Mi sentivo un groppo allo stomaco. Perché lo avevano costretto a fare tutto questo? Perché a lui? Lo avevano distrutto.

" Perché proprio con te?" chiesi cercando di immedesimarmi in lui, in quei tristi ricordi.
"Perché dicevano che io ero il leader della band ed ero troppo anonimo per il ruolo che occupavo. Ero l’elemento più debole, con molto potenziale non esposto. E avevano ben pensato di esporlo loro al posto mio, nel modo sbagliato. Mi ripetevano sempre ‘E’ il business. Poi ci ringrazierai’ ma io non mi sento per niente in dovere di farlo… anzi mi stanno rovinando e so che continueranno a farlo. Avevano commercializzato la mia vita, i miei amori, i miei sentimenti, le persone con cui mi frequentavo, le cose che facevo, i luoghi che visitavo. Tutto era stato maledettamente organizzato e preparato, fino a quando la mia carriera ormai non era volata alle stelle, e così anche quella dell’intera band". Fece una pausa. "Solo così capii cosa intendessero per ‘business’ e mi vennero i brividi. Non guardavano in faccia a nessuno pur di ottenerlo. Quando ormai ero diventato un personaggio famoso a tutti gli effetti, quando ormai il mio nome non circolava più inosservato su giornali e siti web, ho potuto fare le mie scelte autonome e indipendenti… ma sempre con monitoraggio manageriale. Non appena mi venne riconosciuta questa libertà - come se non mi spettasse ma me la concessero - mi ribellai, iniziai a ritornare sui miei vecchi passi, perché mi sentivo troppo lontano dal vero me. Iniziai a fare esattamente le stesse cose che facevo prima della mia notorietà, iniziavo a frequentare le persone che sentivo di frequentare, e non più quelle che mi venivano imposte. E spesso non avevo calcolato bene la mia realtà con quella che speravo di vivere".
" In che senso?"
" Nel senso che ormai io ero ‘Harry Styles’ e nessuno più mi avrebbe amato per quello che ero. Ero ‘Harry Styles’ e nessuno si sarebbe più fermato a guardarmi negli occhi davvero, e di andare oltre quella fama indistruttibile che mi avevano costruito. Vivevo in una realtà ipocrita e falsa, piena di figure altrettanto finte ed approfittatrici. Ormai la mia vita si divideva tra persone bugiarde, false e scelte per business. Nessuno mi apprezzava per quello che ero, nessuno che cercava di leggermi dentro, nessuno che cercava di leggere la tristezza e la rassegnazione dentro di me". Mi guardò come per rassicurarmi del fatto che io fossi un’eccezione, e sorrisi. "Poi, come se non bastasse, si accertavano che mi trovassi sempre al posto giusto al momento giusto. Che fossi sempre nella bocca di tutti, che fossi sempre dove c’erano anche i giornalisti, così da alimentare quel mostro carnefice che mi avvolgeva, chiamato realtà. Iniziavo ad odiare la mia vita, chi mi stesse intorno, il mio mestiere, il mio sogno. Si, il sogno che avevo bramato da una vita. Iniziai ad odiarlo con tutto me stesso perché mi aveva portato alla rovina. Ero come una marionetta i cui fili erano mossi da qualcuno più potente di me e che non potesse essere sconfitto. Ero solo una marionetta, e non potevo permettermi di cambiare le cose, come avevo sempre pazientemente sperato per ben due anni. Poi arriva Skyler, e da lei la mia ribellione esplode senza tregua. Fino a poi la storia che conosci anche tu… e tutto il resto del mondo… ma a loro non importa. Non sanno cosa ci sia dall’altra parte della moneta." Soffiò deluso. "Quella che per me era una sorta di ribellione, di abbandono alla mia vita, di fuga da me stesso, è stata vista di manager come una trovata adolescenziale geniale per aumentare fama e business. E questo mi ha fatto incazzare ancora di più. Avevo perso le speranze per recuperare la mia vita, per uscire dal tunnel nel quale mi avevano fatto entrare senza che potessi controllarlo. Avevo perso le speranze di incontrare qualcuno che potesse ascoltare gli urli dentro di me"

Lo guardai con il viso corrucciato e tremendamente dispiaciuto per lui. Vivere la vita che vogliono gli altri, a costo di sopprimere la tua, è una cosa orribile. Esattamente come tutto quello che era stato costretto a subire Harry. Adesso mi era tutto più chiaro. Adesso avevo conosciuto il vero Harry, ed era bellissimo.
Avevo sufficienti elementi per aiutarlo nella sua rinascita. E ci sarei riuscita.

"E i ragazzi non hanno fatto niente in tutto questo tempo?"
"Si, mi hanno aiutato in tutti modi. Ma di fronte a qualcosa più grande di te, nel mondo del business, non hai scampo. La mia notorietà portava beneficio non solo al portafoglio del manager, ma anche all’immagine della band. Anche loro iniziarono a seguire il mio stesso triste cammino, ma poi tutte le attenzioni si focalizzarono su di me, e da lì sono caduto in un baratro senza fine. I miei amici erano il mio unico svago. Loro, insieme alla mia famiglia, erano l’unica cosa vera che mi rimaneva in quella vita fasulla… e non mi perdonerò mai per averli trattati così. Per averli coinvolti nel mio cambiamento. Se avessi fatto delle eccezioni, non avrei avuto più la forza di reggere la mia copertura e di andare avanti, e facevo violenza a me stesso per fare il contrario. Dentro di me volevo solo essere felice, volevo solo scappare da me stesso, e da quello che stava diventando la mia vita. Ma non trovavo via d’uscita, nemmeno in loro. Forse li associavo alla band, al sogno, all’inizio dell’incubo… non so… ma pian piano iniziai ad agiarmi su questa convinzione di resa, e stavo rischiando di trasformarmi sul serio in ciò che non ero. Rendendo la mia vita ancora più spenta". Concluse guardando in alto, forse per cercare di rimandare giù le lacrime, lo facevo sempre anche io.
"ma poi sei arrivata tu" continuò sfiorandomi la mano. "E in un attimo, il muro che ho costruito in due anni, è crollato, come un castello di sabbia. Sei arrivata tu, e quella mia speranza sepolta, si è riaccesa in un secondo".

In tre secondi aveva riacceso le mie di speranze e, negli stessi tre secondi, aveva abbattuto anche il mio di muro. E adesso ne avremmo ricostruito uno insieme, fuori dal mondo, fuori da tutto. Solo io e lui, in un’unica strada a senso unico. Quelle parole mi riempirono il cuore, che sentì più leggero.
Avrei voluto stringerlo forte, e gridargli tutto quello che sentivo, ma sarebbe arrivato il giorno in cui gli avrei confessato il mio amore per lui.

"L’ho capito sin dal primo momento che eri una persona speciale" lo rassicurai trasformando il nostro incrocio di dita, in una vera e propria stretta. "e non fregartene degli altri, ma solo di chi ti ama. Io so chi sei tu, so com’è davvero la tua vita, e continuo a pensare che sei bellissimo così." Sorrise. "E, anche se non sappiamo ancora molto l’uno dell’altro, posso aiutarti io a ricostruire le tua macerie".

Ecco gliel’avevo detto. Mi tremavano le mani al solo pensiero. Esitò prima di rispondere, ma ciò che disse, compensò la pena di tutto.

" E anche se non sappiamo ancora molto l’uno dell’altro, io ti permetterò di farlo." Ammiccò e stavolta lo abbracciai io. Ero la ragazza più felice della Terra e tra me e Harry sarebbe stato solo l’inizio.

***

Trascorsi due ore intere in quel parco con Harry, e da quando ero arrivata a Londra, furono le due ore migliori della mia vita. Dopo avermi confessato il suo segreto, promisi ad Harry che sarebbe rimasto in quel parco. Che lo avrei portato con me, ma che non ne avrei fatto parola con nessuno. Fu un grande passo per Harry confidarsi con me. Ignorò il fatto che fossi una giornalista, e si confidò con me come se fossi la sua migliore amica. Non fece caso al mio mestiere – che aveva sempre odiato – si fidò di me, e adesso di fronte a me vedevo solo tante certezze.
Camminammo vicini per tutto il tragitto di ritorno, fino a quando non deviammo la strada fino al mio appartamento universitario. Mi prese un po’ in giro sulla mia vita da studentessa modello e io ricambiai lo scambio di battute con lui. Ed io risi di gusto, dopo tanto tempo. Anche le risate, con lui, avevano un sapore diverso. vrei voluto trascorrere per sempre i miei pomeriggi con lui. Ci scambiammo i numeri di telefono e tante altre promesse quella mattinata: io di aiutarlo a trovare la strada di ritorno verso casa e di essere sempre sincera con lui; lui che avrebbe chiarito con i ragazzi annullando la copertura anche con loro e che prima o poi avremmo ritrascorso un pomeriggio così. Ero davvero felice.
Finalmente il mondo girava nel verso giusto. Finalmente tutti i miei incroci fugaci con Harry si trasformarono in un incontro. E quello di oggi era il mio preferito. Avrei tanto voluto parlargli del mio problema, di cosa era successo a me, di cosa mi aveva turbato… e so che lui non se n’era dimenticato. Solo che il mio era un problema davvero doloroso e non era facile farci i conti in continuazione. Faceva troppo male e non avevo voglia di riparlarne. Ma gli promisi anche che un giorno gliene avrei parlato, e sapevo che anche le sue braccia, sarebbero state un conforto.
A quel proposito, mi venne in mente il messaggio che ricevetti quella stessa mattina. Quel messaggio che da mia disgrazia divenne mia gioia, che da sogno divenne realtà. Ero sdraiata sul letto in camera mia ed allungai una mano sul comodino vicino a me.
Tastai confusamente sulla superficie liscia, fino a quando non trovai il mio telefono. Andai nei messaggi e rilessi il testo tutto d’un fiato:

" I giornalisti ti stanno cercando, tesoro. Impiegheranno tempo, prima di capire chi sei davvero, ma credo che non potrai continuare a nascondere la tua identità ancora per molto. Appena puoi, chiamami ti prego."

Rileggevo quelle righe e ancora non potevo crederci. Facevano male esattamente come stamattina. Quando sarebbe finita questa storia? No, non poteva andare avanti anche qui, dove tutto sembrava finalmente andare per il verso giusto, no, no. Ero stanca di continuare a combattere, ma purtroppo non avevo altra scelta.
Da oggi in poi sarebbe stato difficile, ma una cosa era certa: il mio incubo stava per rincominciare.




Writer's Pov
Eccomi qui ragazze! Sono ritornata dopo un luuuungo periodo di assenza lo so e mi dispiace tantissimo! Ho avuto molti problemi ultimamente, non è stato proprio un bel periodo per me e avevo perso l'ispirazione per qualsiasi cosa. Questo capitolo è molto rassicurante, molto confidenziale... non so io scrivendolo mi sono sfogata e rassicurata allo stesso tempo, mi ha aiutato molto, spero valga anche per voi. Mi rendo conto che dopo un'attesa del genere è difficile ricordare cosa sia successo nel capitolo precedente, ma vi chiedo solo di andare a rileggere l'ultima parte, l'Harry's Pov precisamente, e ricorderete tutto Basta solo quella per riprendere il filo della storia... e se vorrete ancora segurimi a me fa tanto piacere. Alloooooora qui vediamo un Harry dolce, premuroso e estremamente romantico, proprio come ce lo immaginiamo tutte. Decide di aprirsi con Sophia e le rivela da cosa sta scappando, mi si spezza il cuore, sapendo che ciò che ho scritto potrebbe essere la realta :( speriamo solo  che finisca tutto al meglio. Un passato è andato, reata quello di Sophia e ce ne vorrà prima che lo scopriate! :') hahah vi dico solo che il messaggio che ha ricevuto nel apitolo precedente, e quindi anche quello qui a fine capitolo, riguarda il suo passato. Ma cosa sarà mai questo passato? Perchè nel messaggio si dice che deve cambiare identità? Che identità? ed Harry? Manterrà le promesse? Riuscirà a calare la sua copertura con i ragazzi?
la storia ormai ha preso la piega dello sviluppo e da qui a poco ci saranno molte novità, oltre che momenti dolci per le hopia shipper uu
Detto questo vi lascio. Ho scritto un capitolo molto più lungo proprio per recuperare il mio mese di assenza. Spero abbiate la pazienza di leggerlo fino alla fine e di ritrovare il filo del discorso. Spero che continuerete a segurimi e che non mi abbandoniate davvero. Ho faticato tanto per arrivare fin qui, e voi che mi seguite mi riempite il cuore. Spero di aver fatto un rientro ad effetto e che ci sarà ancora qualcuno a leggermi ed apprezzarmi! :)
Ringrazio tutti per avermi atteso pazientemente, e tutti coloro che mi hanno continuato ad aggiungere ai preferiti, seguiti ecc... o che mi hanno recensito e letto fedelmente aumentando le visite. GRAZIE! <3
Prometto di fare il possibile per aggiornare in tempo e vi chiedo davvero un enorme scusa!
Alla possima!
- Alex :)


P.S: Posso chiedervi un favore? Già che ci siete, se vi va, passate a dare un'occhiata a questa ff, la sta scrivendo una mia amica: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2274429

 

  
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