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Autore: Atomic Chiken    16/02/2014    1 recensioni
Cominciò a buttare giù le parole, una, due, cinque, venti, trenta. Si fermò. Aveva di nuovo caldo, ancor più di prima. Si lasciò prendere dal panico e portò le mani alla gola.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una figura alta e sottile entrò nell'abitazione nel silenzio della notte. L'interno era buio ma non si curò di premere l'interruttore della luce. C'era uno strano odore, chiuse gli occhi e si lasciò guidare da esso. A passi leggeri si addentrò nelle stanze della casa. L'odore diventava più pungente man mano che avanzava. Mise al lavoro gli insegnamenti che gli avevano dato e lentamente nella sua mente prese forma un campo fiorito. L'odore nauseabondo si allontanò in un baleno, lasciandolo con un dolce profumo di fresie. Si mise i guanti ed aprì la porta che lo divideva dalla sua meta. Non aveva più dubbi sul fatto di essere arrivato tardi, ma doveva dare una rapida occhiata. Accese la torcia e la puntò nell'oscurità. Sul pavimento venne illuminato un corpo ormai privo di vita. La figura si avvicinò al cadavere. Aveva uno squarcio nel petto e dei graffi profondi. Dimenticando le fresie annusò le ferite. Erano fresche.
 Senza batter ciglio ispezionò il resto della stanza. Trovò una sfera in ceramica rotta e provò un certo rammarico. La sedia era caduta e vari altri oggetti giacevano intorno al tavolo. Chiuse la torcia e tirò fuori dall'abito nero una lampada uv. Girò in tondo alla ricerca di impronte esterne. Oltre alle orme della donna, che aveva fatto un bagno nel proprio sangue, non c'era altro. Spense la lampada ed in un attimo la torcia fu di nuovo tra le sue mani. Si inginocchiò ancora una volta accanto al corpo facendo attenzione a non premere troppo con i piedi scalzi e ispezionò lo squarcio. Era di una perfezione esasperante, grande quanto il pugno di un ragazzino. Doveva essere morta non più di mezz'ora fa. Mezz'ora, e avrebbe potuto salvarla. Provando un' improvvisa ondata di rabbia si rialzò, spense la torcia e sgusciò fuori dall'appartamento.



Alle sette in punto suonò l'allarme per i corridoi dell'immenso edificio. La luce illuminò gli angusti angoli di quel luogo tetro e puzzolente. Un uomo entrò da un portone scortato da altri due omoni e sospirò profondamente. Era una delle guardie del carcere e gli aspettava un'altra giornata da rompersi i coglioni. Il portone si richiuse con un tonfo e fu seguito dai gemiti dei detenuti. Harry Kowalski prese il manganello e lo sbattè contro le sbarre della prima cella. L'individuo al suo interno cadde dal materassino colpendo l'anca ed urlò di dolore.
" Sveglia pezzi di merda! " disse a squarciagola Kowalski con un sorriso pieno di divertimento.
Gli omoni rimasero in prossimità della porta d'entrata mentre la guardia si addentrava nel lungo corridoio. Una ad una colpì le sbarre col manganello. Quando raggiunse il secondo piano comincò a provare una nota di nervosismo.
" Sveglia! Non verrà di certo la mammina a darvi il bacino del buongiorno, muovete il culo! ". Colpì una sbarra, due, quattro, arrivò alla decima. E si fermò. Grattò la testa attraverso il cappello e si fece coraggio. Avanzò trovandosi a tu per tu con il peggiore degli esseri mai esistiti sulla terra. O almeno in quel carcere. Xialiu era seduto nell'angolo con le gambe incrociate e lo guardava indifferente.
" Buongiorno figlio di puttana " recitò Harry nascondendo il tremore della voce. Fece per continuare quando qualcosa attirò la sua attenzione. Richiamò ad alta voce gli omoni mentre tirava fuori le chiavi. " Cosa cazzo è quello? " gli chiese ferocemente una volta dentro.
Il cinesino rimase a fissarlo con quello sguardo morto. Jerry, uno degli uomini, prese l'oggetto e lo passò a Kowalski. Quest'ultimo rimase a guardarlo confuso. Ce n'erano di pervertiti in giro.
" Bruciate questo schifo " ordinò, poi si rivolse a Xialiu
" Ti mancano le puttane eh? Se trovo ancora una di quelle bambole sappi che per te finisce male ".



Conrow vide un uomo arrivare verso di lui a passi pesanti. Chiuse il libro con uno sbuffo e rivolse l'attenzione al tizio.
" Brucia questa merda " disse quest'ultimo. A Conrow parve di sentire una nota di disprezzo nella sua voce ma non ci pesò. Non stava simpatico a nessuno, colui che rimaneva chiuso tutto il giorno in un luogo angusto come i sotterranei. Gli portavano oggetti di tutti i tipi, coltelli fatti con la pietra, piccoli scalpelli, pacchetti di sigarette vuoti per metà ( quelli di certo non li bruciava ) e via dicendo. Prese quello che l'altro gli stava porgendo con rigurgito e aspettò che se ne andasse. Solo allora studiò per bene ciò aveva tra le mani. Era una bambola. La schiena del piccolo uomo venne percorsa da un brivido. Era così reale, quella maledetta bambola. Ogni piccolo particolare, dagli occhi alle curve del corpo. Ma ciò che più lo disturbava non erano le sue sembianze quasi umane. Toccò il buco in mezzo al petto, lo guardò da tutte le angolature possibili. Era come stato trafitto da qualcosa. Rimandando indietro un conato mise la bambola nel sacco insieme a tutte le altre cianfrusaglie e, guardando quasi con nostalgia la finestrella che dava all'esterno, si avviò verso l'inceneritore.
  
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