Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Amor31    16/02/2014    1 recensioni
Piccola raccolta di brevi momenti Jeankasa.
Perché questi due meritano il lieto fine.
Possibilmente insieme.
- Collocazione temporale: post capitolo 51/pre 54 -
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2. Sorridimi

“Sta per cominciare a piovere”.
Jean rientra in fretta in casa, preoccupandosi di togliersi gli stivali e poggiarli al lato della porta: Levi ha annunciato di dover pulire la base e di sicuro avrà già spazzato tutto il piano inferiore. Magari con l’aiuto di Eren: ultimamente Jaeger si dà parecchio da fare, quando c’è in giro il Caporale.
Jean entra in cucina e sbircia sulle varie mensole alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti; si chiede che fine abbiano fatto le scorte di pane che Hanji ha portato in segreto dalle Mura e mentalmente maledice Sasha, certamente responsabile della misteriosa sparizione.
Sospirando e sentendo lo stomaco gorgogliare, il giovane siede al tavolo, le braccia incrociate e il busto appoggiato allo schienale della sedia: sarà una lunga giornata, resa ancora più snervante dall’impossibilità di fare qualsiasi cosa. A meno che non si tratti di spolverare qua e là: probabilmente Levi sarebbe felicissimo di vederli tutti all’opera.
All’improvviso il ragazzo sente la porta della base spalancarsi e lasciar entrare una folata di vento e pioggia che spazza il corridoio d’ingresso; convinto che si tratti solo del maltempo, Jean si alza per andare a richiudere, ma ecco comparire sulla soglia Mikasa. Ha i capelli scompigliati, bagnati a causa della pioggia ora scrosciante, ed i suoi stivali sono irrimediabilmente sporchi di fango.
-Un vero tempaccio, eh?-, prova a dire il giovane, mentre la compagna si libera del mantello, gettandolo a terra.
Senza ricevere alcuna risposta, Jean la osserva puntare dritto verso le scale che conducono al piano superiore. Di sicuro andrà a cercare Eren, o al massimo Armin.
-Mikasa, aspetta un secondo-, la richiama.
La ragazza si volta, alzando un sopracciglio: perché quel tipo deve sempre farle perdere tempo?
-Sarebbe meglio che lasciassi gli stivali qui-, spiega sinteticamente, indicando l’angolo in cui ha appoggiato i propri. -Stai lasciando impronte di fango ovunque e sai quanto Levi odi vedere dello sporco in giro-.
La compagna scrolla le spalle, ignorando completamente le parole del giovane. D’altra parte, non è lei quella ossessionata dalla pulizia e intimamente si chiede cosa spinga il Caporale ad essere tanto esigente quando sa benissimo che tenere in buono stato quella casa è la loro ultima preoccupazione.
Jean la guarda salire e tristemente osserva le tracce di terriccio che macchiano il pavimento: Levi darà di matto, quando si accorgerà che le sue fatiche sono state vanificate.
Torna mestamente in cucina e si avvicina alla finestra, scrutando il bosco oltre i vetri appannati. Possibile che non ci sia nulla che lo aiuti a migliorare il proprio rapporto con Mikasa? Cosa può fare per meritare la sua attenzione? Non è bastato salvarla, non è bastato dimostrarle i suoi sentimenti in innumerevoli, piccole situazioni; diamine, tutti sanno che è palesemente innamorato di lei, ma l’unica che pare non accorgersene è la diretta interessata.
Jean sbuffa, ma torna a voltarsi sentendo qualcuno scendere e entrare in cucina.
-Posso poggiarli accanto ai tuoi?-, chiede Mikasa, togliendosi gli stivali e mostrandoli al ragazzo.
-Certo-.
La compagna esce dalla stanza e sistema le calzature dove le è già stato indicato, poi scompare in un’altra camera, lasciando nuovamente solo Jean. Il giovane borbotta qualcosa di incomprensibile, ma subito i suoi pensieri sono interrotti dall’arrivo di Levi, che si affaccia dal pianerottolo, urlando: -Chi è l’idiota che ha portato il fango dentro casa?!-.
“Lo sapevo”, si dice Jean, riprendendo il solito posto al tavolo. “Come minimo pretenderà che…”.
-Jeager! Arlert! Venite giù immediatamente!-.
Con passo svelto ed espressione furente, il Caporale scende le scale e si posiziona nel bel mezzo del corridoio d’ingresso, gettando un’occhiata a Jean e ordinandogli di andare a chiamare anche Mikasa, Sasha e Connie.
-Non vuole che Historia…?-, domanda il ragazzo.
-Reiss è rimasta nella sua camera per tutta la giornata-, afferma sbrigativo Levi. -Di certo non è stata lei a ridurre in queste condizioni il pavimento!-.
In poco meno di dieci minuti il resto della squadra si trova riunito. I ragazzi sono in fila, l’uno accanto all’altro, e il Caporale li scruta con occhi fiammanti d’ira.
-Dunque-, inizia l’uomo, -cercherò di essere breve, perché non ho alcuna intenzione di sprecare altro tempo a rimproverarvi: chi è stato l’ultimo a rientrare in casa?-.
I camerati si guardano l’un l’altro, senza proferire parola.
-Sasha è tornata poco fa-, esordisce senza alcun preavviso Mikasa, provocando le proteste della compagna. -Probabilmente è lei che ha sporcato in giro-.
-Ma che ti salta in mente?! Il Caporale ha affidato a me e a Connie la pulizia del retro della casa; non ho nemmeno messo il naso fuori dalla porta! Sei sempre così ingiusta nei miei confronti… Non è che per caso sei stata tu, eh?-.
-Fate silenzio, voi due!-, esclama Levi, massaggiandosi le tempie. -In questo caso, sarò costretto a…-.
-È colpa mia, signore-, lo interrompe Jean, facendo un passo avanti. -La pioggia mi ha colto alla sprovvista e quando sono rientrato non ho badato a togliermi gli stivali. Davvero, Mikasa non c’entra. E neanche Sasha-, aggiunge, per risultare più credibile alle orecchie del suo superiore.
-Kirschtein-, prosegue dopo un minuto il Caporale, -pensavo che tu, a differenza di altri, avessi un po’ di sale in quella testaccia che, a quanto pare, è miseramente vuota. Bene, allora: prendi lo straccio e pulisci dappertutto. Voglio che questo dannato pavimento torni a splendere-.
Con un cenno della mano Levi concede loro il permesso di rompere le righe e si dirige al piano superiore, seguito a ruota da Eren e Armin; Sasha e Connie tornano alle loro incombenze, mentre Jean si arma degli strumenti necessari per riparare a una colpa non sua.
Mikasa resta ferma sul posto. Non le viene in mente nulla da dire e allora preferisce rimanere impalata a guardare ciò che fa il compagno, appoggiandosi allo stipite della porta della cucina.
-Non saresti dovuto intervenire-, afferma, rompendo quel muro di silenzio che in qualche modo la fa sentire a disagio. -Spettava a me la punizione-.
-Sarà per la prossima volta-, dice Jean, inginocchiandosi per terra e strofinando energicamente lo straccio contro una delle tante macchie di fango.
-Perché lo hai fatto?-.
-Consideralo un favore, d’accordo?-.
-Smettila di preoccuparti per me!-, inveisce la ragazza. -Sai perfettamente che non mi è importato nulla del tuo consiglio e allo stesso modo sai che avrei meritato il giusto castigo; allora perché ti sei preso tutta la colpa? Perché, piuttosto, non hai detto la verità a Levi?-.
Jean si volta e incrocia lo sguardo indurito di Mikasa, dicendo ironicamente: -Non ringraziarmi troppo, eh! Sorridimi e saremo pari-.
La compagna rimane scossa da quella schiettezza disarmante; davvero, il giovane Kirschtein riesce sempre a trovare un modo per sorprenderla, nel bene e nel male.
-Ad ogni modo, il mio intervento è stato provvidenziale-, prosegue Jean dopo una breve pausa. -Se non vi avessi fermate, a quest’ora il Caporale starebbe soffrendo di un terribile mal di testa. Diamine, tu e Sasha avete urlato così tanto da costringerlo a massaggiarsi le tempie!-.
Mikasa ripensa alla scena e in un attimo il miracolo si compie: un sorriso compiaciuto le distende le labbra. Un sorriso vero, sincero, che fa gioire profondamente il ragazzo che si trova di fronte a lei.
“Non smettere di sorridermi”, la supplica mentalmente Jean, cogliendo una leggera sfumatura rosea colorarle le guance. “Finché lo farai, sarò disposto ad addossarmi tutte le punizioni del mondo”.
   
 
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