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Autore: xlovesharoldo    16/02/2014    6 recensioni
Ridacchiai quando una strana scena si fece spazio nel mio cervello.
- Mi ricorda Titanic. – ammisi.
Mi stampò velocemente un bacio sulle labbra, ridendo poi da solo. Lo guardai divertita, mentre scuoteva la testa. Le sue dita passarono nei miei capelli, togliendoli dal mio viso.
- Dove la porto signorina? – sorrisi come non mai. Strinsi forte la sua maglia fra le mie dita.
- Su una stella. – indicai il cielo.
Ridemmo insieme, riportando esattamente le parole del film. Non riuscivo a credere che così tante persone fossero morte così, nel gelo delle acque dell’Atlantico. Non credevo nemmeno di essere lì, in quel momento.
- Non credo di poterti portare su una stella. – sussurrò dispiaciuto. Passai le mie mani dietro la sua schiena, abbracciandolo forte.
- E allora portami con te, ovunque andrai.
*
Quale amore, meglio di quello che nasce sulle acque dell'oceano?
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TRAILER : https://www.youtube.com/watch?v=qhZTHAsTO34
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Finii velocemente di mettermi la matita, uscendo velocemente dal bagno. Misi al volo una collana a caso mentre sentivo l’ennesimo annuncio dell’arrivo a Livorno. Percepii Niall seguirmi con gli occhi in tutti i movimenti: attraversai la cabina, infilando gli occhiali e prendendo il cellulare, portafogli e la carta magnetica, buttando tutto nel mio zainetto di cuoio, ricordo dell’ultima gita in Inghilterra con la scuola. Sentii i suoi passi dietro di me mentre stringevo in un nodo i cordoncini dello zaino. Mi prese il gomito, alzando un braccio; capii che stava cercando di infilarmi la felpa, così lo aiutai e indossando lo zaino sulle spalle ero pronta.
Non mi aveva rivolto parola da quando l’avevo ringraziato, dicendogli di aspettare dov’era, per poi andare a sistemarmi. Avevo paura che avesse già cambiato idea, che non mi avrebbe più aiutavo. Mi sentivo una bambina, così infantile, ma non sapevo cosa fare e aggrapparmi a lui era forse l’unica cosa di cui ero sicura in quel momento. Sentii improvvisamente partire Heart Attack di Demi Lovato, chiedendomi da dove venisse.
- Si? – sorpresi Niall con il cellulare all’orecchio. Sorrisi capendo che era la sua suoneria. Ero a conoscenza di una certa affinità tra l’irlandese e la cantante americana, la adoravo per la sua forza, era un esempio per tante ragazze e se Niall avesse deciso di provarci con lei ne sarei stata felice. Mi morsi il labbro cercando di capire perché quel pensiero mi metteva ansia.
- Dove sei? Stiamo scendendo. – mi meravigliai del fatto che potevo sentire benissimo la voce di Zayn dall’altra parte del telefono. Mi guardò e mi sorrise, mentre tentava di mettersi una scarpa con una mano sola.
- C’è un posto in più Zay? – mi misi in fretta i Blundstone, alzando un sopracciglio. Un posto su un auto? Dove avevano intenzione di andare per un paio d’ore?
- Certo. Chi porti? – si alzò e mi porse una mano. Sistemai lo zaino sulle spalle e aiutandomi con la sua mano mi tirai su. Mi trascinò letteralmente fuori dalla mia stanza. Feci in tempo a chiuderla, prima che stringendo la presa iniziò a camminare velocemente, verso una direzione a me sconosciuta.
- Ehi! – urlai,  investendo un cameriere che ci guardava in cagnesco. Niall prese il corridoio sulla destra, tagliando la strada a quell’uomo vestito in bianco e nero. Scoppiò a ridere, girandosi un secondo verso di me ma non rallentando il passo.
- Oh, ho capito. – pensai Zayn si stesse divertendo in tutto ciò, mentre io dovetti chiedere scusa a un paio di vecchiette e il permesso a qualche dipendente della nave. – Vi aspettiamo giù. Sbrigatevi.- mandai a quel paese il moro, sapendo che così Niall avrebbe anche potuto iniziare a correre, mentre io non ce la facevo già più. Mi bloccai sul posto, strisciando i piedi e facendo voltare il ragazzo, che mi guardò ancora divertito.
- Devo chiamare mia zia. – presi velocemente il cellulare, componendo il numero di zia Claudia, sperando che non si arrabbiasse. Niall approfittò del fatto che fossi distratta per prendere di nuovo la mia mano e rincominciando con la sua camminata che per me era più una corsa.
- Pronto?!
- Ehi zia, vi dispiace se scendo con un gruppo di amici? – affannai, cercando di mantenermi in piedi, schivando gli altri passeggeri che anche loro si stavano dirigendo verso il ponte. Sperai.
- Aspetta, vuoi dire che non vieni con noi? – mi chiesi se era così difficile da capire, alzando leggermente gli occhi al soffitto.
- Ti prego zia, non faccio tardi. Sono in compagnia e ci sono anche altri adulti. – Dio mio, quanto era lunga quella nave.
- Va bene mi disse titubante. – Però tieni il cellulare a portata di mano e fammi sapere se stai bene.- la ringraziai un paio di volte prima di chiudere la chiamata.
Esultai apertamente, facendo voltare più persone e facendo ridere Niall. Lo tirai indietro di nuovo e approfittando della spinta lo superai, iniziando a correre. Durante quegli ultimi metri lo sentii correre dietro di me. Mentre io riuscivo a passare in mezzo alle persone zigzagando, lui dovette urlare, scusarsi, imprecare e saltare un po’ da tutte le parti. Quando fummo a terra, si piegò sulle ginocchia respirando affannosamente. Risi, nonostante avessi anche io il fiatone. Risi davvero tanto: la sua faccia era sconvolta, forse aveva preso anche qualche borsettata da qualche vecchietta. Questa volta li porsi io la mano, l’afferrò ancora affaticato. La strinsi forte, cercando un po’ di calore per le mie dita congelate.
Mi guardò con quei suoi occhi azzurri, mi sembrò per un attimo di vederli più luminosi, ma non ci diedi importanza, schioccandogli un bacio sulla guancia. Non sapevo neanche bene perché, ma vederlo lì, senza difese, con una guancia disponibile, faceva desiderare, e molto anche. Mi mostrò i suoi denti perfettamente dritti e bianchi, facendomi ricordare di quel Niall adolescente con i denti storti. Probabilmente lo adoravo già allora.
- Ti devo chiedere una cosa. – dissi. Si tirò su, stringendo la mia mano. Cominciammo a camminare, questa volta senza nessuna fretta. Il suo sguardo si spostò su di me. Feci un respiro più lungo. – Se sbaglio qualcosa, qualsiasi cosa, qualche pronuncia, un verbo, un parola, correggimi. Proverò a non sbagliare più. – alzò un sopracciglio. Ecco, hai già sbagliato.
- Non c’è bisogno di correggerti Martha, sei davvero brava. – lo guardai misto fra sorpresa e contrariata. Sbuffai.
- Non è vero. Non riesco a capire quando parla Liam. – Niall rise, abbassandosi leggermente. Adoravo la sua risata, trasmetteva felicità, spensieratezza. Era davvero contagiosa, sorrisi anche io.
- Liam parla veloce, posso capirti. – mi consolò, accarezzando con il pollice il dorso della mia mano. Vidi che ci stavamo avvicinando a un gruppo di persone abbastanza numeroso, proprio davanti a noi. Capii che era la crew quando riconobbi la massa riccia di Harry.
- E tu parli con un accento stranissimo. – borbottai. Sembrò capirmi, scoppiando di nuovo a ridere. Mi morsi la lingua fra i denti, fiera di me.
Harold mi saltò davanti, bloccando il mio cammino. Si abbassò sul mio viso, mettendomi in soggezione. Mi guardò quasi arrabbiato, intuii per la mattina. L’avevo davvero trattato male. Mi feci prendere dal panico, iniziando a scusarmi parlando velocemente, cercando di spiegare a grandi linee cosa era successo. Lo vidi disorientato, facendo passare lo sguardo fra i miei occhi, quelli di Niall ogni tanto e tutto intorno a sé. Alzò un sopracciglio, facendo comparire una fossetta sulla guancia.
- Se parli in italiano però non riesco a capirti. – spalancai gli occhi. Avevo davvero articolato un discorso tutto in italiano seppur consapevole che Harry fosse inglese? Dio mio Marta, la tua stupidità mi sorprende ogni giorno di più.
Spalancai anche la bocca, cercando poi di coprirla con entrambe le mani, staccandola da quella del biondo. Questo intanto se la rideva alla grande, dovette perfino aggrapparsi alla spalla di Liam, che intanto ci aveva raggiunto insieme a Zayn. Mi scusai con il riccio, quella volta in inglese.
- Dimentica ciò che ti ho detto stamattina, mi dispiace tantissimo di averti risposto male, io … Dio, non so cosa dire. Sono stata davvero stupida. – probabilmente mi stavo facendo seghe mentali per niente, ma mi sentivo in colpa, dopo essermi scusata in italiano ancora di più.
Credetti che le sue guance potessero cadere da un momento all’altro quando mi fece un sorriso enorme, contornato ovviamente dalle sue fossette. Alzò le spalle, stringendomi in un abbraccio. Stentavo a credere che si fossero affezionati a me così in fretta. Forse poiché li conoscevo già prima e ero una delle poche - o davvero pochissime - adolescenti presenti su quella nave. Avrei scommesso che si contavano sulle dita di una mano, ma era più che ovvio dato il periodo. Nonostante sapessi non essere una Directioner ma più una semplice fan, era così fiera di loro. Magari avrei preso un’occasione in quei 10 giorni che mi rimanevano per farli capire come ci si sentiva a essere dall’altra parte del palco.
Mi staccai non poco difficilmente. Quel gigante era pure forte e rischiai di soffocare in quei pochi secondi, ma apprezzai il gesto, ricambiando con piacere. Feci qualche passo indietro, allacciando di nuovo la mia mano a quella di Niall. Mi sentii avvampare quando mi fissarono tutti.
La risata del biondo non si fermò nemmeno per un secondo, mentre ci dividevamo quelle grosse auto nere. Ma dove credevano di andare? Livorno non era New York City.
Mi sedetti comodamente accanto a Niall, mentre davanti a me si sedettero Harry e la stessa donna della mattina, con la sua bambina. Allungai prontamente la mano.
- Marta. – me la strinse con un sorriso e la bimba saltò in braccio al riccio.
- Lou. – la indicò con un dito, fiera. – Lei è Lux, mia figlia. – mi diedi della stupida mentalmente. Come avevo potuto non collegare la bimba alla figlia della parrucchiera? Stupida. Tornai comoda al mio posto, volendo sprofondare nel sedile. Vidi con la coda dell’occhio Harry fissarmi divertito, mentre teneva impegnata la bambina.
- Sei mai stato a Livorno? – chiesi in un sussurro a Niall. Si girò verso di me: come faceva quel ragazzo a non perdere mai il sorriso? Scosse la testa, ridendo leggermente, probabilmente per la mia pronuncia palesemente italiana della città.
- Nemmeno io. Ma non credevo servisse la macchina. e non credevo avessi bisogno di sapere il perché, Marta.
- Non sappiamo chi possiamo incontrare. – mi disse il riccio. Mi chiesi di cosa stette parlando, quando l’autista frenò bruscamente, imprecando in romano. Risi, lasciando cadere qualche ciocca di capelli. Tirai fuori dal mio zainetto un cerchietto, che misi velocemente sulla testa, evitando le stecche degli occhiali.
- Fans? – chiesi. Lou annuì, quasi annoiata. Sorrisi, divertita dalla reazione, ma un po’ ci rimasi male. Forse loro davvero non si rendevano conto di quanto erano importanti per alcune persone, tante persone.
- Non fare così Lou, lo sai che senza di loro non saremmo qui, adesso. – disse Niall, quasi per volerla rimproverare.
- Dobbiamo tutto a loro. – aggiunse Harry. Mi sarei buttata giù dall’auto in corsa da quanto ero felice. I miei idoli avevano difeso noi, le loro fans. Ero ogni singolo minuto, più fiera di loro.
Quando arrivammo non feci altro che saltellare da una parte all’altra come una bambina dell’asilo, con un sorriso che andava da una parte all’altra della faccia. Non era normale per me mostrare la mia parte più allegra, ma sembrava voler uscire da sola in mezzo a tutta quella gente. Incitai più volte i ragazzi a camminare più veloce, esaltata al massimo. Davanti a una libreria, mi aggrappai al braccio di Liam, facendogli gli occhini dolci, o quello che speravo fossero. Lui e gli altri della crew risero: mi trovavo davvero bene fra loro, non c’erano pregiudizi o inimicizie. Andavano tutti d’accordo e immaginai anche che facessero tutti un buon lavoro. Mi sentii tirare via da un braccio tatuato, trascinandomi nel negozio. Presi a braccetto Louis mentre ci inoltravamo dentro dove volevo trovare un buon libro per quella sera.
- Consigli? – mi rivolsi a lui, mentre mi seguiva per i reparti. Ridacchiai quando con alcune smorfie cercava di leggere qualche titolo in italiano.
- Che genere ti piace? – mi chiese, fissandomi con due occhi blu oceano. Porca puttana.
- Avventura, con magari un po’ di romanticismo. – annuì, borbottando qualcosa che assomigliava molto a “pff donne”. Gli sorrisi grata, osservandolo mentre cercava qualcosa fra gli scaffali. Era cambiato davvero tanto, mi era sembrato di crescere con loro da quando li conoscevo, ma Louis era quello che era cambiato secondo me di più, caratterialmente intendo. La storia di Larry Stylinson lo doveva aver scosso parecchio. Io non mi esprimevo su quel argomento, non sapevo davvero cosa dire. Non mi interessava con chi erano fidanzati, gay oppure no, non era per quello che ascoltavo le loro canzoni. Vivere però con quel peso sulle spalle doveva essere difficile. Lo vedevo sempre più chiuso, distaccato e mi faceva male vederlo così triste e spento.
- Mi stai fissando. – disse, continuando però a cercare. Sorrise e mi rilassai un po’.
- Scusa. – non potevo dirgli che stavo pensando a lui. Che vergogna!
Mi fece saltare in aria quando urlò, facendo girare mezzo negozio verso di noi. Avvampai, avvicinandomi a lui. Mi indicò un libro, proprio sotto di lui. Seguii il suo dito, incontrando la sua stessa faccia. Risi, prendendo in mano Dare To Dream. Sapevo quel libro a memoria per quante volte lo avevo letto.
- La vita è fatta di giusto equilibrio. – citai, accarezzando la copertina. Lo vidi guardarmi confuso. – Non li leggi i tuoi libri Tommo? – lo sfogliai, prima di arrivare alla pagina giusta, indicandogliela, anche se era in italiano. – Harry Styles. – conclusi. Sorrise, rubandomi il libro dalle mani, continuandolo a sfogliare. Lo fissai incredula, non aveva mai letto quel libro?
- Era da mesi che non lo vedevo e che non ne sentivo parlare. – spiegò. Ne presi un’altra copia, aprendolo nella sezione dedicata a Louis. - Adesso c’è Where We Are. – annuii. Era vero, ma quel libro non lo avrei mai dimenticato. Era un peccato che non avessi mai letto Forever Young, quello non era stato tradotto in italiano.
- E This Is Us. – purtroppo nemmeno quello lo avevo visto, troppo impegnata per trovare un pomeriggio per andarlo a vedere. Con chi poi? Non conoscevo nessuno che avesse la mia stessa passione. Sospirai. Si girò a guardarmi, spalancando sia bocca che occhi. Mi indicò, saltando indietro.
- Non l’hai mai visto! – sospirai ancora, negando con la testa. Misi a posto sia la mia copia che la sua, continuando a cercare. Nessun titolo mi ispirava e mi era anche passata la voglia. – Com’è possibile? L’Italia è stato il terzo paese per record di incassi*.
- E tu come lo sai? – mi girai a guardarlo, leggermente stupita.
- Ehi! Sono Louis Tomlinson, ho le mie fonti. – mi fece l’occhiolino. Non risposi alla sua domanda, limitandomi a ridere per il sarcasmo della sua frase.
- Lou. Martha. – ci chiamarono. Ci voltammo immediatamente, andando incontro a Paul, anche lui con noi in quella gita. – Venite a vedere.
Annuii, prendendo un libro a caso, comprandolo velocemente alla cassa. Aggiunsi una cartolina visto che erano poggiate sul bancone che mi chiamavano. Adoravo comprare cartoline nei posti in cui ero stata, senza spedirla a nessuno. Sarebbe stato un mio ricordo.
Iniziai a sentirmi piccola quando fuori si presentò davanti ai miei occhi un’ondata di gente. Ovviamente l’arrivo degli One Direction in città non era passato inosservato e a quanto pare anche la polizia era stata avvisata. Ragazze di circa la mia fascia d’età si spingevano fra di loro per riuscire ad avvicinarsi almeno un pochino, mentre i ragazzi sorridevano, un po’ disorientati. Mi sembrava davvero strano stare dall’altra parte. Di solito attraverso i video riuscivo in qualche modo a vivere il momento, quel bellissimo attimo in cui si fermavano davanti a te, ti sorridevano, ma facevano l’autografo sul CD di un’altra. Rimasi a bocca aperta per qualche minuto, non sapevo davvero cosa fare. Cercai di rendermi utile in qualche modo. Partii da un punto a caso, notando che i poliziotti intimavano di fare meno baccano, cercavano di convincerle dicendo che avrebbero accontentato tutte, anche se credevo l’impresa impossibile.
Non provai nemmeno a imitarli, non sarebbero arrivati da nessuna parte. La polizia metteva ansia, non volevo che si risolvesse la situazione così. Corsi da Harry, che fra i cinque era il più alto, che stava facendo una foto con una ragazza bionda. Beata lei.
- Harry! Prendimi sulle spalle! – urlai al suo orecchio. Mi guardò storto, continuando a firmare. Sbattei un piede a terra, contrariata. Doveva fidarsi. Girandomi vidi Niall massaggiarsi il polso sinistro, chissà da quanto tempo scriveva.
- Martha, non dovresti stare qui. Potrebbe diventare pericoloso. – mi richiamò qualcuno della crew. Stava scherzando? Io ero uscita per fare una gita tranquilla e quella volevo.
- Harold Edward Styles. – il riccio si girò di nuovo verso di me, insieme a circa una decina di ragazze dietro di lui. – Vi voglio aiutare!
Si girò un’ultima volta verso le fan, venendo poi verso di me.
- Da che parte stai? Prima finiamo qui e prima ce ne torniamo sulla nave. – mi disse all’orecchio.
- Alzami. – gli ordinai. Sembrò convincersi e con l’aiuto di un suo amico mi tirò su sulle sue spalle. Vedevo il mondo da due metri e mezzo adesso, una grossa differenza per me. Alcune ragazze mi fissarono, altre indicarono, altre semplicemente mi ignorarono, continuando a chiamare i loro nomi e urlare.
- Avanti ragazze! – urlai forte alla folla. Si girarono quasi tutte verso di me. Ehi! L’italiano è la mia lingua! Se siamo più ordinate sono sicura che i ragazzi faranno meno fatica ad accontentare tutte! – mi guardarono storto. Forse in quel momento non le capivo pienamente ma sapevo cosa si provava a essere una di loro, ogni tanto. – Facciamo vedere di cosa sono capaci le italiane! – due mani mi tirarono giù da dietro, poggiandomi delicatamente a terra. Mi girai verso Harry, ringraziandolo.
- Cosa stai facendo? – mi chiese Niall. Mi girai verso il pubblico, che ci stava osservando.
- Vedrai. – gli sorrisi.
Passai all’incirca mezz’ora seduta sull’asfalto, cantando e facendo cori ogni tanto. Mi divertii nonostante tutto: i ragazzi passavano da una parte all’altra di quel semicerchio che si era formato davanti alla libreria e io scambiavo qualche parola anche con le fan, che aumentavano sempre di più. Mi faceva così strano tutto quello, avrei dovuto esserci io là, cercando con tutta me stessa qualcosa che aspettavo da quasi 2 anni. Le ragazze erano state brave, avevano capito che non era carino avere davanti Zayn e urlargli in faccia. Ogni tanto li chiamavano, ma loro sembravano più felici che mai. Leggevo cartelloni e palloncini, che lanciavano verso i ragazzi. Giocai perfino con un pupazzo.
Quando si fecero all’incirca le tre del pomeriggio, i ragazzi decisero che poteva bastare, così salutarono tutte, iniziando a camminare. Una ragazza con gli occhi scuri in prima fila intonò la prima strofa di Story Of My Life, non potei far altro che cantarla anche io, mentre il coro si diffondeva velocemente. Liam mi alzò velocemente da terra, poggiando poi una mano sul mio fianco. Fra le risate iniziammo un valzer un po’ strambo. Cercavo in tutti i modi di non pestargli i piedi, nonostante fosse lui quello che non sapeva bene come muoverli.
Quando alle cinque era ora di tornare sulla nave, un’altra ondata di persone ci travolse. Le ragazze per strada, salutavano saltando i ragazzi, che sorridevano a tutte, li riprendevano con i telefonini e solo qualche coraggiosa si avvicinava. Avevamo pur sempre Paul e qualche altro omone, ma quella volta i giornalisti sembravano impazziti. Mi sentii tirare per la felpa: un paparazzo iniziò a tartassarmi di domande di cui nemmeno capivo il significato. Perché la necessità di fare domande in inglese se capivo perfettamente l’italiano? Cosa c’entravo io poi? Quelli famosi erano loro, io ero soltanto …
- No, lei è solo una nostra amica. Si, viene in crociera con noi e si chiama Martha. Grazie e arrivederci. – Niall sorrise forzato all’uomo sulla quarantina, trascinandomi di nuovo via.
Con una mano strinsi la sua, mentre con l’altra mi appiccicavo letteralmente al suo braccio. Temetti più volte di perdere la vista quando anche i flash delle macchine fotografiche ci investirono. Non so come arrivammo sulla nave sani e salvi, ma riuscii a rilassarmi solo quando ci sedemmo sulle sdraio della prua della nave, proprio come la sera prima.
Sorrisi chiudendo gli occhi, continuando a stringere la mano del biondo e godendomi quella comodità che la sdraio donava, completamente sconvolta e frastornata.
- Non voglio diventare mai famosa. – commentai, facendo ridere tutti. Se dovevo rinunciare a camminare tranquillamente per una città, rinunciare alla mia privacy allora avrei rinunciato anche all’essere conosciuta, non che fosse mai stato il mio obiettivo. Infatti non avevo un obiettivo, fino a quel momento era finire la scuola, magari con il massimo dei voti, provando a rendere felici i miei. Poi avrei deciso cosa fare. Dopotutto erano 4 anni che studiavo Tedesco, Inglese e Francese, con pure due anni di Latino, da qualche dovevo pure andare.
- Grazie. – mi tirai su, con i gomiti, staccando la mia mano dalla sua. Mi imitò.
- Di cosa? – gli sorrisi. Si girò verso il porto, dove potevo vedere ancora molta gente.
- Non so cosa tu abbia detto, ma ha funzionato. Non ho mai passato un pomeriggio a fare autografi così tranquillamente.
- Non eravamo nemmeno mai stati beccati tutti e cinque insieme, Nialler. – fece notare Liam. Saltai in piedi, indicandolo emozionata.
- Tu … Io … Dio grazie! – mi guardarono tutti come se fosse caduto un satellite. Ma era davvero così! – Ho capito cosa hai detto!
Risi anche io insieme a loro. Niall si alzò e prendendomi per le gambe mi fece girare un paio di volte, ridendo. Non mi ero mai sentita così compresa in vita mia, così felice, spensierata. Forse aveva ragione mia zia, non ero felice. Non lo ero mai stata.
Lì, in quel momento, capii che la mia vita era triste, monotona e noiosa. Come era possibile che non me ne fossi accorta prima? La mia vita faceva schifo! Non avevo amici, solo compagni di scuola, non uscivo con loro, non mi divertivo con loro. Non mi ricordavo nemmeno quando fosse stata l’ultima volta che avevo riso così tanto, forse nemmeno esisteva. In quel momento, volevo che il tempo si fermasse: fra le braccia di Niall, tra le risate di Louis, Harry, Zayn e Liam.
Per la prima volta nella mia vita, mi sentivo veramente bene.



* non sono sicura di questo record, credevo di averlo letto su Team World ma non trovo più la pagina ...




Mi scuso per la quasi irrealità della scena con le fan, purtroppo non sapevo come rendere utile Marta.
Se avete idee migliori, contattatemi pure :) Grazie

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