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Autore: Goldenslumber14    16/02/2014    3 recensioni
"-Ma questo è un fottutissimo triangolo, e da entrambi i lati!-
-In che senso?-
-Nel senso dell'eterosessuale e dell'omosessuale!-"
Si sono conosciuti ad Amburgo, erano ancora dei ragazzi e nessuno di loro avrebbe immaginato che, quella città sporca e violenta avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Un semplice incontro in uno strip club si rivela essere più significativo di quanto avessero pensato e l'unico ricordo di quell'incredibile storia, è una bambina: Marilyn. Non le hanno mai detto nulla su sua madre, volendo come cancellare ogni ricordo di quel periodo, ma Marilyn vuole sapere, e forse sarà proprio ricordando che John e Paul capiranno che non possono continuare a fingere.
Dal testo (Cap VIII):
"-Paul, non ho più nessuno, se adesso te ne vai anche te- Paul lo zittì. Disse che avrebbe sicuramente trovato un'altra donna e sarebbe stato felice -Si, e poi magari viviamo per sempre felici e contenti? Paul non è come una fiaba, io non sono come te! Hai trovato la donna della tua vita, la mia se n'è andata. So che in passato ho sbagliato, ma non lo rifarei, perché adesso so cosa significhi per me"
•momentaneamente sospesa•
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo III:

 

14:35 -Los Angeles-

 

Due giorni dopo arrivò Paul. John non sapeva perché, ma guardò istintivamente Marilyn, che con un sorriso imbarazzato gli fece capire di essere la causa. Venne a sapere, che la notte che avevano litigato, Marilyn aveva chiamato Paul. Anche se furioso con la figlia non disse nulla, aveva creato già abbastanza guai per il momento.

Lo sguardo severo dell’amico lo trafisse -John, dobbiamo parlare- disse infine richiamandolo lontano dalla ragazza.

John si sedette sulla sedia sdraio, guardando il sole caldo che lo illuminava coi raggi del pomeriggio. -Va bene, mi dispiace!- disse prima che Paul potesse dire qualsiasi cosa.

Il bassista rise e si sedette -Lo so John, ma non sono qui per farti la predica, anche se ce ne sarebbe bisogno- il suo sguardo si fece improvvisamente serio. Gli si avvicinò -Dobbiamo dirle di sua madre-.

John sospirò grave, tappandosi la faccia con una mano -È difficile- commentò guardandolo.

Paul poteva vedere benissimo la paura negli occhi di John, la paura di essere giudicato, di essere deriso.

-Non devi avere paura John, per questo sono qui- gli prese la mano. John arrossì e lo guardò abbastanza stupito da quel segno d'affetto.

-Paul- lo avvertì guardando lui e poi la sua mano. Il bassista la ritirò subito borbottando qualcosa. -Non riesci proprio a fingere di non essere una checca eh?- scherzò.

Paul lo guardò con un sorriso sereno sulle labbra -Tu non sai quanto è stato difficile dimenticarti-.

Il più grande scosse la testa e si alzò. Anche per lui era stato difficile, ma era stato necessario. -È per questo che si litiga no? Bisogna tenere viva una relazione-

Paul imprecò contro di lui, ma lo seguì lo stesso. Era incredibile come finissero sempre per rivedersi. Era sempre Marilyn, la causa dei loro incontri, ma non gli dispiaceva.

John chiamò a gran voce la figlia, che venne subito nel giardino della loro nuova casa di Los Angeles.

Abbracciò Paul e guardò entrambi gli uomini. -Che c'è?- chiese avendo paura di una possibile punizione.

Paul la prese per le spalle gentilmente e i suoi dubbi infondati svanirono -Volevi sapere di tua madre? Ebbene, oggi ti accontenteremo. Ma ti avverto, è una storia lunga- .

Marilyn sorrise emozionata. Si sedettero tutti sulle sdraio, in modo da potersi guardare in faccia l'un l'altro

Paul guardò John, capì che non avrebbe cominciato a parlare, così si schiarì la voce -Bene, questa storia comincia ad Amburgo,era il 1959 credo ah, si ora ricordo-

*

 

-1959 -Amburgo-

 

-Hey Paulie, ti faccio fare un giro!-

Quelle erano state le parole di John. Molti avrebbero affermato il contrario, ma fu quello l'inizio di tutto.

Erano solo da qualche settimana ad Amburgo, ma già, lavorando anche nei peggiori locali della città, avevano riscosso un largo successo tra i giovani tedeschi.

Paul acconsentì, non aveva nulla da fare.

Il freddo pungente colpì il suo viso, così si strinse nel suo giacchetto di pelle. Non gli piaceva Amburgo, pensava che tutto fosse sbagliato, persino la sua presenza lì lo era. Talvolta si sentiva così fuori posto che si domandava cosa lo avesse portato ad accettare la proposta dell’amico.

John lo trascinò con un sorriso furbo fino ad un pub, non molto lontano dall'Indra. Paul lo riconobbe subito: era l’Anglikanische Kirche, uno dei tanti locali che gestiva Koschmider. Ricordava di averci suonato qualche volta e sapeva che genere di posto fosse. John sicuramente ci andava per divertirsi con le prostitute o le spogliarelliste, e molte volte era riuscito a trascinarlo con sé.

-Te lo ricordi Paul? È stato il più bello spettacolo a cui abbia mai assistito- commentò lui guardando con occhi pieni di desiderio i corpi sinuosi delle spogliarelliste.

Paul scosse la testa rassegnato, ormai lo conosceva troppo bene, ma non era dell'umore adatto per seguire John in un’altra delle sue folli avventure, così si sedette al banco e ordinò una birra.

Vide subito che John aveva abbordato una spogliarellista, appena scesa dal palco. Notò che ogni volta che smetteva di parlare, anche solo per riprendere fiato, lo sguardo dell'amico cadeva inesorabilmente sul seno della donna, che sembrava stare al gioco del più giovane.

Paul prese la sua birra ed uscì. Preferiva stare al freddo piuttosto che in quella gabbia di matti.

Guardò la poca gente che animava le strade, gli sembrava di essere una fottuta ragazzina in crisi premestruale e per lo più depressa “Ma che mi prende?“ si chiese mentre si passava svogliatamente una mano tra i capelli capelli.

In quel momento riconobbe la risata di John, sonora e contagiosa, accompagnata dalle risa di una ragazza.

-John, dai smettila!-

Paul si girò e la vide. Cavolo se era bella, no anzi, era bellissima.

Si accorse solo dopo della semi nudità della ragazza, che si copriva a stento con la giacca di John.

-Questo bel faccino è Paul- disse lui indicandolo. Il ragazzo non seppe far altro che sorridere.

La ragazza si accorse subito di ciò che stava guardando Paul, ovvero le sue gambe -Ah, perdona le mie condizioni, ma quest'idiota- indicò John scompigliandogli i capelli -Mi ha trascinata fuori dal camerino e quindi beh...lascio a te l'immaginazione- disse infine.

-Scusate, ma vado a farmi una ballerina- John se ne andò, lasciando i due soli. Paul continuava a guardarla, incantanto dalla sua bellezza. Lei si sedette sui braccioli della ringhiera che guarnivano le scale e lo fissò a sua volta, incuriosita.

-Non sembreresti il tipico amico di John- commentò.

-Forse perchè non sono un completo idiota e non faccio lo stronzo?-.

Lei scese, sedendosi accanto a Paul sorridendo -Si, può darsi-.

Dal local usciva una musica assordante, che si confondeva con le urla e i fischi del pubblico, che sicuramente stava gradendo lo spettacolo.

-Vi ho visti suonare, siete bravi-

Paul arrossì, ma si ricompose quasi all’istante; non voleva apparire impacciato di fronte alla ragazza.

-Beh grazie- disse infine.

Lei rise vedendolo in difficoltà. -Come sei tenero!- esclamò baciandolo sulla guancia. Paul stavolta non riuscì a trattenere il rossore delle sue guance.

-Non saresti dovuto venire qui- commentò lei senza distogliere lo sguardo dal ragazzo.

-Ma il destino mi ci ha portato- disse Pau alzando le mani come sconsolato.

-Hey Paul, non provarci con Jenn, è già mia!-

John.

Lo vide chinarsi e baciarla sulla guancia, per poi sussurrarle all'orecchio -Non è vero?-. Lei lo spinse via rialzandosi.

John fece per riprendere la giacca, ma lei si ritrasse -Eh no bello, questa me la tengo-.

Lui rise mentre si rincamminava verso l'Indra con Paul -Me la ridai quando scopiamo!-

Jenn alzò la mano salutandolo -Ti sei fregato da solo Lennon!-

Se da una parte Paul non sopportava quel modo di fare arrogante e irruento, da una parte lo invidiava. John appariva sempre sicuro di sé, anche quando era evidentemente in errore riusciva sempre a trovare la cosa giusta da dire. Camminava a testa alta, con lo sguardo dritto davanti a sé, fregandosene di tutto e di tutti. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere come lui.

-Ti ho visto in confidenza con Jenn- commentò Paul, non avendo potuto non notare il rapporto tra i due.

-Bah, è una persona con cui fai amicizia in fretta. Comunque, ho visto come la guardavi- lo guardò con un sorriso beffardo.

Si spintonarono a vicenda. -Come flirtavi con lei! Era una meraviglia!- cominciò a ballare un lento improvvisato, per sottolineare il romanticismo di Paul. Lui scosse la testa raggiungendo l'unico pazzo che ballava in mezzo alla strada.

-Non è vero!- cercò di smentirlo, ma John ormai aveva capito tutto. -Beh, devo dire che hai gusto! È bella, simpatica e anche brava a letto-

Paul a quelle parole sgranò gli occhi. L'amico al fianco se ne accorse -Sì Paul, sei arrivato tardi- disse accendendosi una sigaretta.

Non ci voleva credere. Roteò gli occhi scocciato, succedeva così ogni volta. Sapeva benissimo che, una volta trovata una preda, John non la lasciava così facilmente, nemmeno ad un suo compagno. Era consapevole anche del fatto che nessuna ragazza avrebbe messo da parte il leader del gruppo per uno dei chitarristi.

-Paul, cosa c'è?- chiese John distogliendolo dai suoi pensieri. Gli era bastato un attimo per capire cosa passasse nella testa del suo compagno.

-Niente- disse solamente.

John cominciò a stuzzicarlo finchè l’altro non sbottò -Va bene cazzo! Forse, beh...sì diciamo che probabilmente...potrei essere attratto da Jenn-.

John sorrise compiaciuto -Ti conosco troppo bene, principessa-.

Quando ritornarono all'Indra però non volle dire nulla. Solitamente si sarebbe messo ad urlare “Paulie è innamorato!” ai quattro venti, ma questa volta non volle farlo.

Dopo il concerto, i Beatles ritornarono nel loro buco, che alcuni si permettevano di chiamare camera. Quattro pareti di una minuscola e sporca stanza dietro ad un cinema, senza nemmeno una finestra era un insulto anche alla più umile delle capanne.

Si stravaccarono sul letto senza forze. George si addormentò praticamente subito e anche gli altri presero il suo esempio. Quella sera, niente baldoria.

Però John non riusciva a dormire, continuava a ripensare a ciò che Paul gli aveva detto quella sera. Lo invidiava certe volte, riusciva a provare ancora sentimenti del genere, veri e genuini. Non si era ancora fatto contagiare dall’aria che si respirava ad Amburgo.

Si alzò e lentamente si infiltrò nel letto di Paul, che si scostò pigramente -Anche oggi?-.

John si divertiva a dormire nel letto di Paul, principalmente per rovinargli il sonno, scusandosi dicendo che in due si dorme meglio e che non era più abituato a dormire da solo

-Cosa c'è adesso?- chiese Paul assonnato.

John si stese su un fianco, per poter guardarlo in faccia -Devi spiegarmi come è successo?-.

Paul lo guardò interrogativo -Come è successo cosa John? Io voglio dormire- protestò mettendo la testa sotto il cuscino.

John lo guardò. Si ritrovò a fissare le braccia dalla pelle chiara e delicata dell'amico. Scosse un po' Paul, voleva veramente sapere come era successo -Dai, non riderò giuro- sussurrò quando vide che il viso di Paul, pian piano usciva da sotto il cuscino. -Mi prometti che dopo non rompi?-

John annuì.

Paul sospirò cercando di ricostruire il tutto -Allora, apatico del cazzo, è successo quello che succede ad ogni persona sana di mente. Quando l'ho vista, non so...ho sentito il mio cuore che si fermava e poi cominciava a battere velocemente, sempre di più-.

John sarebbe rimasto ore e ore a sentirlo parlare, solo per il suono della sua voce

-Ho capito- disse solamente. Non ricordava di aver mai provato una cosa del genere.

Si girò dando di spalle a Paul, che capì che qualcosa aveva turbato l'amico -John?- chiese. Ma lui rimaneva in silenzio, senza dire nulla -Cosa succede?- John sospirò cercando di trovare delle parole che non sembrassero stupide -È che, perdona le mie riflessioni filosofiche, penso di non essermi mai innamorato-.

A quelle parole Paul alzò le sopracciglia dubbioso -Lo trovo molto strano Johnny-

Vedendo che John non rispondeva minimamente, tentò di tirargli su il morale- Forse sono io ad essere un sentimentale del cazzo...oppure sei frocio, si spiegherebbero molte cose-

-Figlio di puttana!- John per tutta risposta gli diede un colpo in testa e tentò di soffocarlo con il cuscino. Entrambi scoppiarono a ridere ma quando sentirono George lamentarsi del loro baccano, decisero che era abbastanza.

Paul si avvicinò di più a lui per non farsi sentire -Facciamo così, tu mi dici tutto quello che sai di lei e in cambio faccio qualsiasi cosa tu voglia-

A quelle parole John si girò subito, interessato a quel patto -Ci sto McCartney- disse sghignazzando.

-Allora, fa la spogliarellista, e solo quando mancano delle sue amiche lavora come puttana. Abita in un appartamento insieme a delle sue colleghe, in un condominio del maniaco che le paga. Per cui ti puoi immaginare-

Paul rise, John aveva un modo tutto suo di descrivere una ragazza, parlava delle cose meno importanti ma che in molti momenti si scoprivano molto rilevanti.

-E poi ha un bel paio di tette- l'amico lo spintonò -Cosa c'è? Mi hai chiesto un parere e io te l'ho dato-

-LA VOLETE SMETTERE CAZZO!?- urlò sempre Geroge.

Sogghignando cercarono di abbassare il tono della voce -Paul, adesso tocca a te- . John pensò a cosa avrebbe potuto chiedergli. Voleva qualcosa che lo disarmasse o che lo rendesse ridicolo davanti ad altri, aveva pensato a farlo correre in mutande per la strada, ma era banale.

-Ci sono, visto che come dici te sono una checca, sento tantissimo il bisogno di domire abbracciato alla mia principessa-

Vide gli occhi di Paul spalancarsi molto più di quanto fosse umano -Cosa!? John tu sei malato!-

Sospirò. Sapeva che doveva accettare le condizioni, le aveva imposte lui stesso e si era fregato da solo.

Beh, poteva andargli peggio.

John sorrise malignamente. Si girò nuovamente su un fianco, aspettando ridendo che Paul lo abbracciasse.

Riconobbe il calore delle braccia del ragazzo più giovane, che si cingevano sul suo petto e lo attiravano verso il suo corpo. Paul si accorse del sorriso assonnato che si era fatto largo sul viso beffardo di John, ma non disse nulla. Non era quello il momento. Lasciò così che John si addormentasse tra le sue braccia, mentre vegliava su di lui.

 

*

 

-Los Angeles- 15:02

 

Marilyn sgranò gli occhi -Mi state dicendo che mia madre era una spogliarellista?-

Dalle sopracciglia inarcate i due compresero quanto fosse sorpresa e scioccata da quell'idea di sua madre. -Si, ma è sempre stata una brava persona- disse velocemente Paul.

Mentre i due parlavano facendo commenti su Jenn, John non riusciva a smettere di guardare Paul. Ricordava benissimo quella notte, era stato felice di averlo così vicino. Ma forse era stato un po' geloso, geloso dei sentimenti che Paul provava per Jenn.

Rise tra sé e sé, ormai era passato.

Insieme ritornarono dentro la casa, fra pochi giorni Marilyn se ne sarebbe andata, ma John non voleva lasciarla. Si trovò a pensare a quando insieme a lei se ne sarebbe andato via anche Paul.

John, la devi smettere di fare il sentimentale, ormai è storia passata” si disse mentre osservava i comportamenti che riservava alla figlia. In molti avevano detto che molto probabilmente era figlia di Paul, vista la sua spiccata somiglianza, ma il bassista si era rifiutato di fare il test, per vedere se fosse vero. Voleva che fosse figlia anche di John, senza badare a chi fosse veramente il padre biologico.

-Ma allora è finita così la storia?- chiese Marilyn mentre si sedeva in poltrona -No, ti ho detto che è una lunga storia, poi ti racconteremo il seguito- promise Paul. La guardarono entrambi correre dal fratello e giocare in giardino.

John si sedette accanto a Paul, per ammirare insieme a lui, ciò che avevano creato insieme.

-Non ti pare incredibile?- Paul rise, una risata cristallina e pura

-Cosa?- chiese John guardando i lineamenti dolci del viso dell'altro uomo.

-Che abbiamo creato una ragione per incontrarci- sussurrò Paul, come per non farsi sentire.

John si infilò le mani nella tasche volgendo lo sguardo sui suoi figli -Già, veramente incredibile. Sembra quasi che nel nostro inconscio sapessimo cosa sarebbe accaduto- l'osservazione di John lo fece riflettere. Era molto strano perché lui all'epoca non avrebbe mai pensato alla separazione dei Beatles, alla separazione da John.

-Sai John, a volte penso a come sarebbe andata se...- non finì la frase. Quell'incertezza però fece capire cosa intendeva, o almeno John lo aveva sempre capito.

-Si a volte anche io- si alzò e si rinchiuse in camera sua, al piano superiore. Sentì le sue stesse lacrime scorrergli per il viso. Si buttò sul letto cercando di nascondere i singhiozzi “Perché a volte è così difficile?” pensò tra le lacrime.

 

Angolo Autrice:
Scusate il ritardo, ma ho avuto molto da fare in questo periodo. E finalmente abbiamo conosciuto la nostra Jenn, la ragazza stramba che lavora come spogliarellista.
È arrivato anche un momento McLennon (finalmente!).
Lo so, la fine è un po'..come dire..triste, ma il povero John ricorda benissimo tutto quel che è accaduto.
Quindi vi lascio così ^^
Ma farebbe piacere leggere delle vostre recensioni,
spero vivamente (ma come parlo?) che la storia vi stia piacendo

With Love
Goldenslumber14
  
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