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Autore: TheRebelInk    16/02/2014    2 recensioni
-Fermati! – urlai correndogli incontro – No! Fermo! Non lo fare! Aspetta!
Tremava come una foglia. – Lasciami in pace!
-No! Scendi per favore! Non sai quello che stai facendo!
- TU non sai quello che stai facendo! – e si alzò in piedi. Ero nel panico, disperata. Non sapevo come fermarlo e lui sembrava sempre più deciso.
- Come ti chiami? – gli chiesi.
Lui esitò poi, tra le lacrime, rispose:- Ettore.
Due vite.
Le stesse scelte.
La storia di come ognuno di noi può rialzarsi anche nei momenti più difficili.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 3
 
BET
 
Il sole stava scomparendo dietro le colline verdi punteggiate dai girasoli. Quel sole calava anche sulla mia vita, scendeva verso il basso e sembrava trascinare con sé una parte del cielo. Ero lì, seduta sul bordo del viadotto, con i piedi che dondolavano nel vuoto e le lacrime che, cadendo dalle mie guance, si perdevano in quel baratro. Ero vuota da star male, l’unica cosa che sentivo era un dolore sordo che si propagava in ogni parte di me e mi alzai in piedi, ad un passo dalla fine. Attesi il sole, piangendo ancora più forte.
Ancora un po’.
Un centimetro e sarei caduta.
Pochi secondi.
Un volo.
Il primo.
L’ultimo.
Uno schianto.
Poi…
Sentii un pianto frustrato, pieno di disperazione.
Ma non era il mio.
Improvvisamente avevo dimenticato per quale motivo mi trovassi lì e allora scesi con cautela e seguii i singhiozzi. C’era un ragazzo più o meno della mia età a pochi metri da me e aveva la seria intenzione di buttarsi. Ciò che accadde poi ancora non me lo so spiegare.
-Fermati! – urlai correndogli incontro – No! Fermo! Non lo fare! Aspetta!
Tremava come una foglia. – Lasciami in pace!
-No! Scendi per favore! Non sai quello che stai facendo!
- TU non sai quello che stai facendo! – e si alzò in piedi. Ero nel panico, disperata. Non sapevo come fermarlo e lui sembrava sempre più deciso.
- Come ti chiami? – gli chiesi.
Lui esitò poi, tra le lacrime, rispose:- Ettore.
-Ciao Ettore! Io sono Elisabetta, ma tutti mi chiamano Bet.
Si voltò a guardarmi per la prima volta. Aveva il viso tutto tumefatto.
-Mi piace il tuo nome. – continuai.
Lui scoppiò a ridere e a piangere insieme:- A nessuno piace il mio nome! E a me non piace il tuo! – puntualizzò.
-Ma è il nome di un eroe.
- Questo non rende ME, un eroe. – Si mise le mani tra i capelli scuri e iniziò a gridare nel vuoto:- Io sono un debole! Sono una nullità! La mia vita è un inferno! Non voglio più vivere!
- Ma chi ti credi di essere?! – gli urlai contro, disperata. – Chi credi di essere tu, per decidere una cosa del genre?! Sei un debole e un vigliacco se ora ti butti giù! Un vero uomo non cerca la morte e cercare la morte non è coraggio! Guarda Ettore di Troia: andò a combattere contro Achille sapendo che non sarebbe più tornato, abbandonò la moglie e il figlio nonostante le pubbliche e per cosa?! Per la gloria eterna? Per salvare la città? Non ebbe nessuna delle due cose, e se tu decidi di andare verso la morte sarai veramente una nullità! Non sarai migliore di Ettore di Troia…
Mi fissò intensamente.
-Sarai un uomo migliore se capirai che la tua storia non è ancora finita. Che il tuo libro deve essere ancora scritto…
Ci guardammo negli occhi per molti minuti, forse ore. Poi Ettore rimise i piedi sull’asfalto e crollò a terra piangendo.
 
 
  
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