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Autore: Rodelinda    18/06/2008    4 recensioni
"Le storie che voglio raccontare riguardano quelle ragazze che io, proprio perché “normale”, potevo solo osservare.
Carezzare un po’ con gli occhi. Guardare con la fiducia incondizionata di chi affida a qualcosa la propria attenzione.
Perché erano troppo belle, troppo intelligenti, troppo colte, troppo folli. Troppo."
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mundus intra Mundo - Liceo Scientifico Torquato Tasso' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Bellissima
Bellissima

Ylenia Grammonti aveva vari nomi, tanto che poca gente si ricordava il suo.
Comunque fosse, tutti ruotavano intorno al suo aspetto, più che per sue caratteristiche particolari o per i suoi interessi. Del resto, per quanto concerne gli interessi, oltre alla cura di sé non sembrava averne.

“Barbie”, “Marilyn”, “Miss Tasso”… i soprannomi si sprecavano.
Federica Massifreddi, con una certa sfumatura d’ironia, la chiamava “Bellissima”, come il film di Visconti che Ylenia sicuramente non conosceva, e, per la nostra classe, lei Bellissima fu battezzata e tale rimase fino alla fine del suo quinto anno.

Era in terza quando io cominciai la prima, e, in assoluto, fu la figura qui raccontata con cui ebbi meno contatti.

Bellissima, come suggerisce facilmente il suo soprannome, era considerata la ragazza dal personale più attraente dell’intero Scientifico Torquato Tasso: era alta almeno un metro e settanta, snella, con le curve al posto giusto e delle misure perfette, lunghe gambe perfettamente diritte, folti capelli di un biondo grano assolutamente naturale, lineamenti delicati e regolari: naso piccolo e all’insù, labbra carnose naturalmente rosse, zigomi alti, grandi occhi color pervinca rotondi come monete sormontati da sopracciglia delicate e da ciglia piene senza l’uso del rimmel. La sua pelle aveva il timido fulgore di una perla e la trasparenza dell’alabastro, la sua voce melodiosa e gradevole, non pareva soffrisse di sindrome premestruale, avere problemi di salute o sudorazione, come le altre ragazze… e, purtroppo per lei, corrispondeva pressoché perfettamente allo stereotipo della bella oca.

Falsa come Giuda, smancerosa, leccapiedi, si può tranquillamente dire che Ylenia incarnasse un personaggio qualsiasi di quei telefilm per adolescenti ambientati in California dove la povera ragazza di turno viene presa di mira dalla solita cricca di bellissime e cattivissime cheerleaders.
Tuttavia, Bellissima aveva anche un neo inquietante: la sua falsità, la sua tortuosità e superficialità non nascondevano una mente fredda e calcolatrice né un’astuzia lucida e consapevole.
Ammantata di cattiveria, giacché altri manti non ne aveva trovati, Bellissima nascondeva l’inquietante neo di una mediocrità pressoché illimitata.
Bisogna riconoscerle che, almeno nel cercare di nascondere la propria idiozia dietro un comportamento stereotipato, Ylenia aveva trovato una soluzione (se non altro temporanea) a un problema che certo l’affliggeva.

Ignorante come una capra, tendente all’ipocrisia, di capacità intellettive persino più basse della media, Bellissima nutriva un odio spietato nei confronti di chiunque avesse capacità superiori alle sue.
E, poiché non poteva contare su altro che non fosse la propria stupefacente venustà, la sfruttava per ottenere ciò che le era stato precluso da chi, nella sua perfidia, aveva pensato di fornirla di capelli lucenti come campi di grano e occhi profondi come laghi himalayani ma non di un cervello brillante.
Non capitava di rado che qualche professore maschio rimanesse invischiato in reticolati di pettegolezzi infiniti su una sua (reale o presunta) relazione con la procace alunna, la quale smentiva categoricamente tra risatine che suggerivano di più il contrario.

Anche io, inizialmente, rimasi affascinato dalla sua bellezza, ma poi – e mi pregio di essere riuscito a capirlo prima di quasi tutti gli altri maschi del primo anno – Bellissima iniziò a farmi pena.
Non tanto perché fosse ottusa, giacché questo era evidente e sotto gli occhi di tutti, ma perché non aveva nessuna amica.
A parte Cassandra (che ebbe poi Sachiko), infatti, tutte le ragazze di mia conoscenza godevano della compagnia di almeno una o due amiche inseparabili con cui giravano a braccetto e con cui, almeno esteriormente, intrattenevano relazioni a diversi gradi d’intimità.
Ylenia, invece, aveva solo compagnie maschili, con cui i legami erano tutto tranne che platonici o meramente amichevoli. Incapace di coordinare lo studio di una materia contemporaneamente a un’altra, Bellissima era dotata di un’incredibile capacità: riusciva, singolarmente, a gestire più relazioni sentimentali per volta, aiutata dal fatto che conosceva l’arte del tenere sulla corda i corteggiatori da quando era giovanissima. Ogni suo movimento, sorriso, risata, smorfia, qualsiasi gesto erano studiati accuratamente in una sorta di “scienza della civetteria” di cui era una cultrice abile e consumata; aveva un certo discernimento, in questo, nonostante la sua insulsaggine intellettiva.
Tuttavia tutti i suoi spasimanti la lasciavano presto tra le braccia di qualcun altro non appena si rendevano conto che, oltre al guscio lussuosamente avvolto in vestiti griffatissimi delle dimensioni di fazzoletti da naso, non c’era molto in lei.
Apparentemente senza sofferenza alcuna, lei veniva lasciata e lasciava chiunque a una velocità vorticosa, quasi senza sforzo. Forse era realmente indifferente, forse credeva di poter continuare a sostituire gli amanti a piacimento. Non l’ho mai saputo, né lo seppi mai.

Comunque fosse, Bellissima era come il cigno nel pollaio: spiccava sugli altri per un po’, ma poi non era in grado di mescolarsi alla folla né di reggersi sulle proprie gambe per distinguersi da essa e veniva scartata, lasciata da parte.
Sempre sola.
La solitudine era l’essenza vera e propria della sua esistenza, e nessun legame sembrava durare molto per lei.

Poiché era sciocca, ma non tanto dal rendersi conto di essere perennemente isolata (perlomeno dai membri del suo stesso sesso), Ylenia riempiva il suo vuoto organizzando eterne minicongiure – con l’aiuto e il sostegno delle sue cosiddette “amiche” (che, perlopiù, dividevano la sua compagnia per sfruttarla) e del ragazzo di turno - ai danni delle categorie di ragazze che lei più detestava: non quelle felici, né quelle carine quanto e forse più di lei (Sachiko per dirne una), ma quelle che possedevano l’unica qualità che lei non aveva e la cui mancanza le guastava l’esistenza, ossia l’intelligenza.
La sua vittima preferita era anche quella che era più al di fuori della sua portata, poiché non si degnava minimamente di reagire: la Cantastorie.
Federica faceva opposizione con assoluta noncuranza alle sue stoccate, agli insulti rispondeva con raffinata ironia, anche se talvolta si irritava violentemente per quella che, una volta, definì “L’impressionante serie di puttanate che riesce a cacciar fuori da quella bocca!”.

Cos’avesse la mediocre d’aspetto Federica che Ylenia non possedeva?
Tutto.
Fede era intelligente, colta, spiritosa, carismatica, piena di amici. Era e sarebbe stata tutto ciò che Bellissima non avrebbe potuto diventare mai.
Per questo, con i pochi mezzi che aveva, Ylenia tentava di rovinare almeno un po’ quella che avrebbe potuto essere la perfetta felicità che lei non avrebbe mai posseduto.

***

Credo che il vero problema di Ylenia non stesse nella stupidità vera e propria, anche se questa costituiva, com’è ovvio, un deficit notevole.
Bellissima non era in grado di distaccarsi dalla sua disperata invidia nei confronti di chi non avesse quelle qualità che lei fortemente desiderava.
Questo sentimento inghiottiva e distruggeva tutto. Era troppo impegnata a odiare da non rendersi conto che poteva anche amare, accettandosi così com’era, con i propri limiti e i propri confini. Sarebbe stata una persona indefinitamente più apprezzabile, più bella, e quella macchia di fatuità che adombrava (sia pur poco) la sua venustà sarebbe svanita per sempre, riempiendo i vuoti del suo guscio. Ma Bellissima non arrivò mai a comprendere questa realtà: appariva sinceramente convinta che, poiché lei non poteva avere qualcosa, non dovessero esserne forniti neanche gli altri; e, ben lungi dal sentirsi grata per aver avuto se non altro la bellezza, considerava tutti coloro che le stavano intorno come esseri di seconda categoria.
Le uniche persone cui sentiva dovesse andare la propria attenzione, ma non il rispetto, erano coloro che erano provvisti di cervello, astuzia, logica o intelligenza, ma che odiava proprio perché dotati di almeno una o tutte queste qualità.
Disperatamente immersa nella propria mediocrità, come ogni mediocre incapace di emergere da essa, Bellissima più tentava di sfuggirle più vi rimaneva invischiata senza appello.
E vedeva svanire tutti intorno a lei.

La caratteristica principale di Bellissima è che, a differenza delle altre figure che ho descritto, non cambiava. Non cresceva. Non maturava.

Mentre sia Alex che Cassa, per arrivare a Sachi o alla Cantastorie, avevano una crescita interiore ed esteriore notevole, Ylenia non si sviluppava.
Rimaneva sempre la stessa stupenda, biondissima Barbie con nessun altro pensiero per la testa che non fossero il colore delle scarpe o come mollare Giovanni Prestalacqua.
Dalla prima alla quinta, non cambiò mai. E, tranne l’evidente disfacersi della sua stupefacente beltà, non è cambiata neanche adesso.
L’incapacità di evolversi è sempre stato un suo grande, enorme limite. Infatti, per quanto ci provasse, Bellissima era incapace di imparare dall’esperienza.
Forse era quello a non segnarla, a fare rimanere anche la sua esteriorità sempre uguale a sé stessa.
Forse…

Confrontandola con la splendente e imperturbabile felicità di Alex, con la fredda maestà di Sachiko, con l’autodistruttiva follia di Cassandra, con la splendente fantasia della Cantastorie, Ylenia sembra un verme insignificante. Aveva solo l’ardente fulgore della bellezza, non l’attendere quieto ma duraturo dell’intelletto.
Tuttavia, possedeva anche l’immobilismo forzato dell’ignoranza: una mancanza di mobilità, di elasticità che permea anche troppo la società che vedo intorno a me, un mondo imperniato sull’esteriorità, sull’invidia, sull’odio, sul disimpegno. Per questo ho deciso di parlare di lei. Perché era il simulacro vivente di tutto ciò che non dovrebbe essere, e invece è.

***

L’ho rivista di recente: pare si sia sposata con un medico chirurgo e che ora conduca una vita tranquilla tra botulino, palestra e maquillage, allietata da un unico figlio maschio, basso, occhialuto, magro da far paura e appassionato di letteratura ugro-finnica.
Ironia della sorte…

***

Rodelinda alla tastiera senza coerenza

Questo è il penultimo capitolo: presto posterò l’epilogo e anche la revisione di “Istituto Torquato Tasso” sarà finalmente terminata. Per quanto riguarda il resto, non ho altre storie all’attivo, se non un progetto che ho in cantiere da due anni a luglio e “Illegittima Eternità”, che prosegue, sebbene a rilento, tra un’ora di stage e l’altra.
Sto faticando parecchio, sebbene mi sia guadagnata i sacrosanti tre mesi di vacanza dopo un anno di duro lavoro, perché – se possibile – l’anno prossimo mi toccherà un anno ancor peggiore; nel frattempo hanno pensato bene di guastarmi l’estate costringendomi a quaranta ore di stage presso uno studio notarile (l’unica cosa che non mi da fastidio è, appunto, il fare lo stage nello studio notarile), cioè a quaranta ore di lavoro estivo e gratuito.
Ma bando alle ciance e via alle risposte alle vostre recensioni!

Hikary= ma figurati, nessun problema! Anche io spesso mi dimentico di recensire capitolo per capitolo le storie che mi piacciono, ma né io né gli autori ne fanno un dramma (a chiunque dei miei autori preferiti leggesse questa frase: invoco clemenza per la mia pigrizia!)… basta che, almeno ogni tanto, ci si ricordi di lasciare un bel commento lungo e articolato!
Mi fa piacere che Federica ti ricordi te stessa, perché è il personaggio in cui ho messo più di me stessa (anche se io ho un carattere un pelino peggiore e molto meno conciliante), quindi la Cantastorie è la mia preferita in assoluto.
Comunque, che dire, ti ringrazio moltissimo per i complimenti, e spero che anche Bellissima (in assoluto la più detestabile tra queste figure) incontri il tuo favore! Un bacio!
Hinata Hyuuga= cara, dato che preferisco le idee con le loro nobiltà avulse dalle umane miserie, preferisco riferirmi a te col nickname medesimo. Federica è forse insieme la più reale e la più irreale tra le figure sopra descritte; parlando di lei ho spesso immaginato una creatura perfettamente normale che cammina nel sogno, e, invece di perdercisi, riesce a trovare la strada in esso. Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, e anche per l’adulazione: mi capita raramente di esserne l’indirizzo, e quando è smaccata (quanto, spero, meritata) fa sempre piacere. Ancora grazie!
Druggedseele= c’è una cosa che devo dire di tutti i miei personaggi: la mia è una curiosità quasi morbosa, verso di loro, mista a un senso di indiscrezione simile a quello di qualcuno che sbircia dal buco di una serratura; è un modo di rapportarsi con loro che accresce la delicatezza della narrazione e la sensazione di realismo che deriva da questa. Inoltre, apprezzo che tu mi ponga quasi su un piano di parità con chi in questo sito mi è molto migliore: l’autostima è indispensabile per chiunque, anche per un autore! Grazie mille!
Black Lolita= allora, veniamo a noi. Sono estremamente felice che Ilychan abbia gradito il mio modesto omaggio, e sono lieta di ricevere sue notizie, sia pure in forma indiretta. Rinnovo con calore la mia gratitudine nei suoi confronti, per il suo sostegno e per il suo apprezzamento (addirittura al punto di stamparsi la presente storia, non ci posso credere!). È una cosa che commuoverebbe chiunque, penso, e in particolar modo me, che tengo molto a questa storia, così come ritengo importanti tutti i vostri pareri, e specialmente di chi mi segue da tempo.
Spero di avere presto altre sue notizie! Un bacione Ily!

E con questo un saluto al prossimo capitolo!
   
 
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