Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: teabox    17/02/2014    4 recensioni
Dove Sherlock Holmes non vorrebbe accettare un caso che non sembra interessante e Molly Hooper gli fa cambiare idea (tutte le volte in cui è necessario).
[Adattamento del racconto "L'Avventura dei Faggi Rossi" da "Le Avventure di Sherlock Holmes" di Sir Arthur Conan Doyle, in versione sherlolly (qui e là).]
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nota: quello che segue è un tentativo che ho iniziato mesi fa di adattare il racconto “L’avventura dei Faggi Rossi”, da “Lxe avventure di Sherlock Holmes” di Doyle. Ve lo dico subito, è una cosa strana quella che ne è risultata. E anche se non è esclusivamente una sherlolly, c’è anche quello. Così lo sapete e potete decidere se vi va di leggerla oppure no.

Il titolo della storia e quelli dei singoli capitoli sono presi da frasi del racconto originale. Quindi, qui, di mio c’è solo un sacco di casino. 

Al solito, grazie a chi si ferma a leggere e sperando di non aver fatto troppi danni, buona lettura (spero).

(Oh. E ho una piccola, piccola, piccola sorpresa in mente per la fine della storia!) 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Violet Hunter aveva più di vent’anni ma meno di trenta, capelli di un colore indeciso tra il marrone e il rosso, una nebulosa di lentiggini sul viso e nemmeno la più pallida idea di quello a cui stava andando incontro, il giorno in cui mise piede nel 221b di Baker Street.

 

Era stata Mrs Turner dell’appartamento 3b a presentarle Mrs Hudson e a suggerire l’idea. 

«Per avere un secondo parere, Violet», aveva detto. 

Mrs Hudson aveva annuito sorridendo. «Fallo, cara», aveva detto. «A Sherlock non darà nessun fastidio darti la sua opinione.»

 

Saltò fuori, invece, che Mrs Hudson si sbagliava. Perché saltò fuori, invece, che a Sherlock Holmes dava fastidio. Molto fastidio.

 

*

 

Contrariamente all’opinione comunemente diffusa, Molly Hooper non regolava le sue giornate intorno a Sherlock e alle sue necessità. Soprattutto perché, anche avesse voluto, sarebbe stato impossibile. Le sue richieste erano strane, irregolari e spesso del tutto imprevedibili. Quindi, quando necessario, Molly si accontentava di avere obitorio, laboratorio e - a volte - vita temporaneamente invasi da Sherlock e il seguito di improbabilità che, generalmente, lo accompagnava.

«Molly», annunciò Sherlock entrando nel laboratorio, «se tu fossi un portafoglio, dove ti nasconderesti?»

Molly lo guardò per più di un attimo confusa, prima di replicare. «Che tipo di portafoglio?»

Che sarebbe potuto apparire come un modo quanto meno strano di rispondere alla domanda, ma Sherlock sembrò reputarlo perfettamente accettabile.

«Medie dimensioni, da uomo, di pelle», precisò lui.

Molly ci pensò, ignorando volutamente l’assurdità della domanda. «Nel cesto dei vestiti sporchi?»

Sherlock scartò la risposta con un cenno della mano.

«E’ per un caso?», chiese allora lei, tentando di tornare al suo lavoro.

«Sì», rispose lui sedendosi a qualche sgabello di distanza da lei.

«E sei venuto qui per questo?», domandò Molly confusa.

«A dire il vero, no. Speravo di trovare il fegato di un alcolizzato - è Londra, del resto, non dovrebbe essere così difficile - e sto evitando Mrs Hudson.»

Molly tornò a guardare Sherlock. «Cosa hai fatto?»

Lui le lanciò un’occhiata indispettita. «Perché pensi - perché tutti pensano che sia colpa mia?»

Molly lo guardò con sufficienza. 

«Non è colpa mia, Molly Hooper.» Agitò una mano nell’aria con fare nervoso. «Mrs Hudson vuole che accetti un caso. Un non-caso.»

«Ovvero?»

Sherlock sospirò raccogliendo una capsula di Petri vuota. «Una ragazza che non dovrebbe accettare un lavoro, ma che ha già deciso di farlo e non vuole sentirsi dire di non farlo.» Lanciò la capsula in aria, per riprenderla al volo. «Il lavoro prevede che si prenda cura di un bambino di otto anni. La pagherebbero diecimila sterline all’anno - che francamente è una cifra ridicolmente alta per la mansione da svolgere - ma il datore di lavoro ha imposto due condizioni. Che la ragazza si tagli i capelli e che indossi, quando richiesto, un vestito particolare.»

Molly accigliò la fronte. «Oh, certo. Suona assolutamente normale. Hai provato a farle cambiare idea?»

Sherlock lanciò di nuovo la capsula in aria. «No.»

«Come no?»

«Molly Hooper», disse Sherlock secco, «non sono qui per discutere casi che non mi interessano. Sono qui per un fegato.»

Molly incrociò le braccia. «Mai stato curioso di vedere il tuo?»

Sherlock raddrizzò le spalle e la guardò infastidito. «Vedo che la mia presenza qui non è gradita.»

«E non lo sarà», rispose Molly tornando al suo lavoro, «finché non deciderai di fare qualcosa per quella ragazza.»

Sherlock provò a lanciarle un’occhiata fredda, ma Molly lo stava ignorando - e lo stava  anche facendo particolarmente bene. Alzò il bavero del cappotto, allora, e lasciò il laboratorio senza una parola di più. 

Irragionevoli, pensò stizzito. Sembrava che quel giorno tutte le donne che in qualche modo facevano parte della sua vita fossero particolarmente ed assolutamente irragionevoli.

 

*

 

Violet Hunter forse aveva sbagliato. 

E lasciava quel “forse” lì a protezione perché, come tutte le ragazze intelligenti e (generalmente) di buon senso, non apprezzava quando qualcuno - perfino se stessa - le faceva notare di avere torto.

Tuttavia, Violet Hunter forse aveva sbagliato. 

Ad accettare il lavoro. A non ascoltare le remore di Mrs Turner del 3b. Ad ignorare gli indugi di Mrs Hudson di Baker Street.

Però, quanto meno, in tutto questo c’era un aspetto che la faceva sentire un po’ meglio. Apparentemente non era stata l’unica ad essersi sbagliata (senza forse). Apparentemente anche Sherlock Holmes si era sbagliato.

E l’aveva convocata a Baker Street per ridiscutere del caso. 

O almeno questo era quello che Mrs Turner del 3b aveva riferito che Mrs Hudson aveva detto che Sherlock Holmes aveva richiesto. 

Violet Hunter - a parte i momentanei errori di giudizio - non era una sciocca. Per quello si preoccupò.

Il primo incontro non era andato bene. Cinque minuti riassumibili in lei che aveva messo piede nell’appartamento e lui che le aveva detto quello che lei voleva sentirsi dire (“Ha già deciso di accettare la posizione, Miss Hunter. Quindi perché è qui è un mistero su cui non voglio sprecare il mio tempo né il suo”.)

Ma ora la situazione era cambiata. Ora c’era davvero un caso, anche agli occhi inesperti di Violet. E se anche solo un terzo di quello che aveva letto su Sherlock Holmes era vero, allora c’erano due cose in cui Violet sperava caldamente. Uno: che quel secondo incontro andasse meglio del primo. E due: che lei ne uscisse ancora viva, alla fine, da quella storia.

 

 

 


Sherlock, spalle dritte e mani dietro la schiena, osservava Baker Street dall’alto del suo appartamento. Ignorando con tutte le fibre del suo corpo il sorrisetto divertito sulle labbra di John Watson. E cercando, nel mentre, anche di ignorare quello che gli aveva detto. («Sappiamo entrambi perché stai facendo questo.»)

Indurì un po’ di più la stretta delle mani. John Watson era nuovamente in errore e la sua deduzione era quanto meno incompleta, come Sherlock non aveva mancato di fargli notare.

Non aveva richiesto di incontrare di nuovo Violet Hunter perché Molly Hooper era arrabbiata con lui (questa era l’assurda teoria di John Watson). Lo faceva perché aveva bisogno dell’accesso indiscriminato al laboratorio e all’obitorio del Barts e, francamente, era quasi impossibile senza l’intercessione di Molly. 

(«Come hai detto tu, quasi impossibile, Sherlock. Non impossibile del tutto», aveva commentato John prima di rifugiarsi dietro a quel sorrisetto divertito).

E Sherlock avrebbe potuto aggiungere “Mrs Hudson mi sta rendendo la vita un’inferno”, o “mi sto annoiando”, od un semplice ma efficace “fatti gli affari tuoi, John”. Invece non aveva controbattuto nulla. Aveva raccolto le mani dietro la schiena, si era avvicinato alla finestra e aveva aspettato in silenzio il ritorno di Violet Hunter.

 

*

 

La prima volta che era entrata nell’appartamento di Sherlock Holmes, Violet non aveva avuto modo né tempo per ammirarne l’incredibile assurdità. Quel posto era assolutamente caotico e pieno di cose - perché, davvero, non aveva la più pallida idea di cosa alcuni oggetti fossero - e per più di un attimo i suoi occhi non seppero dove posarsi.

John Watson le fece cenno di accomodarsi in una seggiola posizionata tra due poltrone diametralmente differenti e Violet non si stupì di vedere Sherlock Holmes accomodarsi in quella moderna delle due, tutta pelle e metallo e angoli freddi. John affondò, invece, in una poltrona imbottita, dall’aria usata e confortevole.

Violet accennò un sorriso teso, chiudendo le mani sulle ginocchia. «Beh, sì, eccomi qui. Di nuovo», disse con un trillo nervoso nella voce e una breve risata. 

John le sorrise. «Giusto. Vorresti riassumere i fatti un’altra volta?»

Violet socchiuse la bocca per parlare, ma Sherlock lo fece prima di lei.

«Non c’è ragione di farlo, John. Quello che è davvero interessante non è quello che già sappiamo, ma quello che è cambiato.»

John aggrottò la fronte e spostò lo sguardo da Sherlock a Violet. Lei ricambiò con un’espressione appena stupita.

«Lavora per Rucastle da una settimana», disse Sherlock lentamente.

Violet accennò un sì. 

«E come le sta piacendo l’esperienza?», domandò allora lui con l’accenno di un sorriso divertito.

Violet si prese un attimo, lasciando scorrere di nuovo lo sguardo lungo l’appartamento. «Ecco. Uno penserebbe che questo posto è strano, Mr Holmes. Ma quella casa…»

Sherlock alzò un sopracciglio, aspettando.

«Quella casa è sinistra», concluse Violet in un sussurro.

John si lasciò sfuggire una piccola risata incredula. «Cosa mai…?»

Sherlock alzò una mano e lasciò la poltrona, allacciandosi la giacca e spostandosi verso la finestra. «Sinistra.»

«Mr Holmes», riprese Violet con un tono di voce più sicuro. «Io in vita mia non le ho mai viste diecimila sterline tutte insieme. Ma, davvero, non credo che anche quella cifra sia abbastanza alta per giustificare lo stare lì.»

Sherlock indugiò in qualche istante di silenzio. «Temo proprio, Miss Hunter, che invece sarò costretto a chiederle di rimanere per un altro po’, se vuole che vada in fondo a questa storia.»

Violet, senza rendersene davvero conto, aveva spostato le mani dalle ginocchia e le aveva intrecciate in grembo. Abbassò lo sguardo e notò come sembrava che stessero pregando. Che lei stesse pregando. Fece un respiro profondo. «O…kay?»

E Sherlock sorrise.

 

*

 

Diversamente da quanto generalmente assunto, Sherlock era il tipo di persona che apprezzava il sentimentalismo legato a certi oggetti e, in egual misura, apprezzava riconoscerlo anche in altre persone. 

Ora, le scarpe di Violet Hunter - un paio di Converse vecchie almeno di dieci anni - di sicuro indicavano un certo valore sentimentale, ma segnalavano anche una piuttosto grave mancanza di soldi. Non gli era nemmeno sfuggito, però, che nonostante gli abiti della ragazza fossero di qualità mediocre, erano comunque ordinati e trattati con cura. 

Era ovvio che Miss Hunter avesse accettato il lavoro perché, per necessità, doveva accettarlo. Ma, come John gli aveva fatto una volta giustamente notare, solo una persona stupida accetterebbe un lavoro potenzialmente pericoloso in cambio di una ricompensa, in denaro o di altra natura.

In realtà, le parole esatte di John erano state: “Solo un idiota come te, Sherlock, accetterebbe di farsi quasi uccidere per provare di avere ragione e avere un orgasmo mentale.”

Ma tant’è. Il nocciolo era lo stesso.

E il nocciolo era, anche, che Violet Hunter era una stupida. Ma del genere di John, di Lestrade, di Mrs Hudson e di Molly. In altre parole, del tipo che Sherlock apprezzava.

Fu per quello, allora, che decise di accettare il caso. 

E sì, certo, anche per Molly Hooper.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: teabox