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Autore: Nembayo    17/02/2014    2 recensioni
Ambientata in un ipotetico futuro "felice", dove non esiste alcun Sebastain, e dove i personaggi di TMI sono cresciuti e hanno avuto figli. Figli che, ormai adolescenti, si trovano alle prese con amori, amicizie, guerre esteriori e personali.
Una "baraonda" (così come vengono definiti dall'ormai nonna Maryse) sta prendendo il sopravvento dell'Istituto di New York.
E quando Zoe e suo fratello Zaccaria, due Nephilim italiani spediti ad addestrarsi in America, faranno irruzione nelle loro vite, il caos aumenterà ancora di più. E quando antichi fantasmi risorgeranno e cercheranno di distruggere tutto ciò che è conosciuto, e quando i vampiri, inaspettatamente, diventeranno vivi, allora tutto si complicherà.
"La tristezza di una partenza
non è proporzionata;
non puoi sapere se all'arrivo sarai felice"
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE POESIE DI UN VIOLINO E GATTI DIABOLICI


Camille vide Henry alzarsi e sparire oltre la porta della sala da pranzo.
Aveva notato che pure Kyle, il suo parabatai, era scomparso. E la ragazza nuova era rimasta nella sala addestramenti, probabilmente per stare lontana da quei pazzi svitati. Per certi versi poteva capirla, ma, una volta conosciuti, quegli squinternati non erano poi malaccio.

Camille si ricordava di quando sua madre era morta, quando lei aveva sei anni. Si era sentita spersa e sola. Diversa e abbandonata. Ma quando Alec e Magnus (che fossero benedetti!) l'avevano trovata per strada, a condividere un pezzo di pane con un barbone quarantenne l'avevano presa con loro.
Arrivata all'Istituto (continuava a chiedersi, ancora oggi, perché il sommo stregone di Brooklyn abitasse nell'Istituto di Manhattan) aveva scoperto che, da tempo ormai, i suoi nuovi papà avevano adottato un altro bambino, più grande di lei di un paio di anni (anche se, in effetti, lei non sarebbe più invecchiata per tutta l'eternità): William. E aveva anche conosciuto tutto il resto della banda.
All'inizio li aveva odiati. Troppo rumorosi. Troppo egocentrici (un branco di shadowhunter, non esisteva niente al mondo più egocentrico). Troppo dispettosi.
Ma poi aveva imparato ad apprezzare la gentilezza di Henry, la risata sguaiata di suo fratello, l'ironia di Kyle, i sorrisi smaglianti di Charlotte, l'intelligenza di Amatis, la timidezza di Max. Ogni piccolo particolare era diventato un pregio. Sperava che pure per Zoe sarebbe stato così.
-Illa, passami il sale.- un gomito le si piantò nelle costole. Si girò verso Chris, che adesso si stava cimentando in qualche miriade di scuse. -Scusa, ti ho fatto male? Troppo forte?- assunse un espressione da cane bastonato, e Camille fu tentata di trasformare i suoi splendenti occhi verdi in vermi striscianti.

-Che cos'hai in quel gomito, mattoni?- sibilò lei, afferrando il sale e sbattendoglielo davanti. Chris arrossì, sprofondando nella sedia.
-Oh, Illa, non sei stata un po' velenosa?- la canzonò suo fratello, ridendo come suo solito.

-No, Liam. Se avesse piantato a te un gomito nel fianco l'avresti sbranato.- replicò.

-Sei tu la tigre, non io.-
Camille roteò gli occhi, voltandosi in modo da non vedere i due ragazzi e iniziando una conversazione con Cecily.
Cecily Penthorn era come lei e Liam: era stata adottata da due shadowhunters: Aline ed Helen. Era sempre dolce, timida e solare. Quando non combatteva. Essendo una strega, una guaritrice e quant'altro, Camille accompagnava spesso i nephilim durante le cacce ai demoni. Aveva assistito a massacri e quant'altro, da parte di quegli abilissimi combattenti. Ma doveva ammettere che la più letale, abile e svelta era Cecily. Metteva quasi spavento.

 

-Come mai sei scomparso a metà pranzo?- Camille si avvicinò a Henry sorridendo. Il ragazzino sedeva su una poltrona della biblioteca, il viso affondato in un libro di musica, i capelli disordinati. Alzò lo sguardo sorridendo dolcemente.

-Kyle stava attaccando briga con quella nuova, dovevo proteggerlo.-
-Proteggere lui? È il tuo parabatai, dovresti sapere che è capace di difendersi da..-

-Lei è una sottospecie di belva, ma è a posto.- rise lui.

Camille roteò gli occhi, abbassando lo sguardo sul libro dell'altro.

-Che stai leggendo?-

-Un libro scritto da un Fratello Silente di nome Zaccaria. Si intitola “Le poesie di un violino”. È interessante.- ammise lui, con una scrollata di spalle.
Camille lo guardò a fondo con i suoi occhi scrutatori. Lei sapeva che il padre di Henry e Charlotte, James, era stato un Fratello Silente. Ma lui aveva preferito non dirlo a nessun altro, perché l'ordine dei Fratelli veniva visto come un gruppo solitario, spaventoso, quasi una cosa brutta. Le fece tenerezza scoprire che Henry stava leggendo un libro scritto proprio da suo padre.
-Ad esempio, qua dice: ...e quand'ecco un suono riempie l'aria, dinnanzi la persona amata, voi suonate, e nasce un fiume, una vita nella musica, un cuore condiviso in note a parte, una breve melodia per sentire quel che volete far sentire, di voi....- fece un pausa, sorridendo. -Non è bellissimo? Per Raziel, devo imparare a suonare il violino.- esclamò.

Camille sorrise esasperata.

-Oh no, ci sono già Chris e il suo pianoforte, Max con la sua terribile batteria, e Amatis con la chitarra. Non permetterò pure a te di suonare uno strumento.- rise.

Henry rise con lei, scostandosi un ciuffo di capelli da davanti agli occhi.
-Mio padre suona il violino, a volte. Lo suona per la mamma.- disse, più a sé stesso che per altro.
Camille sorrise teneramente, voltandosi di colpo.

-Ok, vado a cercare quella nuova o suo fratello, voglio scoprire a modo come sono.- fece un cenno con la mano e sparì oltre la porta.

 

Trovò il fratello di quella nuova che le sembrava parecchio più noioso della piccola furia con i lunghissimi capelli scuri. Era anonimo, e aveva un viso simile a quello di Henry, così infantile da poter passare oltre. Non era uno che rimaneva impresso facilmente nella memoria, a una prima occhiata.

-Ehi.- Camille trotterellò verso di lui, sorridendo, mostrando le zanne da tigre (che non erano nemmeno vere zanne, solo denti normalissimi un po' più appuntiti).

Il ragazzo si voltò verso di lei.

-Ehm, ciao. Sei la sorella di Liam?- chiese, scrollando le spalle. Non veniva ricordata spesso come la sorella di Liam. Anzi, spesso era proprio il contrario. Ma quello nuovo (si chiamava Zack, giusto?) sembrava aver già fatto amicizia con suo fratello, quindi tanto meglio.
-Sì, Camille, ma chiamami Illa. Come ti trovi?- chiese raggiante, cercando di coinvolgerlo in un sorriso. Niente. Era decisamente apatico, pensò.

-Bene. Non è malaccio, come posto. Ma vorrei visitare la città. Di Istituti ne ho fin sopra i capelli.- scrollò le spalle.

Camille spostò lo sguardo fino alle punte dei suoi capelli biondissimi, e poi di nuovo sul suo volto.

-Oh, beh, non c'è problema. Andiamo a fare un giro.- sorrise, prendendolo a braccetto e trascinadolo fino all'ascensore. Un miagolio giunse da qualche parte, ma lei lo ignorò: era Church, che cercava di attirare l'attenzione di qualcuno che gli desse da mangiare. Probabilmente sarebbe accorsa Charlotte, o suo padre James: amavano quella peste di gatto.

-Sul serio?- chiese Zack, inarcando un sopracciglio.

-Certo, perché no? Questa settimana sono stata praticamente sempre rinchiusa qua. Eccetto ieri sera, quando sono andata da Taki. E l'altra sera ancora, al concerto scadente di Simon. E la sera prima alla gara di poesie dell'amico di Simon: Clary (più che altro è stato mio padre a convincermi, Magnus. È un po' fissato con le cose strane, sai). E lunedì sono stata tutto il pomeriggio con Cecily e Rebecca per negozi. E..-

-Questo tu lo chiami non uscire? Accidenti.- esclamò lui, ridendo finalmente. L'ultima parola l'aveva detta in italiano, ed era suonata decisamente adorabile.
-Oh, beh. Non come vorrei. Non sono mai stata in discoteca, in questi giorni.- roteò gli occhi nervosamente. -Tu sei mai stato in discoteca?-
Zack scrollò le spalle, chiudendosi la porta dell'Istituto alle spalle e seguendo Camille per la strada. Si fermarono ad aspettare un taxi.

-In realtà no. A Firenze ci sono delle discoteche, ma io sto fuori città. O meglio, stavo. E poi scommetto che le discoteche qua sono molto meglio, no?-

Camille batté le mani con un saltello.

-Se sono meglio? Altroché. Cioè, non so come sono quelle in Italia, ma le discoteche qua sono super. Il Pandemonium è una discoteca demoniaca sempre piena di mondani, ed è la mia preferita. Ballo tecno e caccia tutti insieme, una forza eh?- parlò a raffica, chiedendosi se Zack l'avrebbe trovata strana. Sperava di sì, amava essere considerata strana. Dato che già era diversa di per se, perché non dare anche altri motivi per additarla di continuo? Non solo le sue orecchie da felina.

 

Zack sospirò sfinito al suo fianco, appena rientrato nell'Istituto. Avevano girato per tutta la Grande Mela, Central Park, e avevano visitato pure Brooklyn, dove suo padre aveva una casa (ormai non la utilizzava più, si era stanziato all'Istituto).

-Quindi ti piace, New York?- chiese Camille, saltellando per raggiungere l'ascensore.

-Oh sì. Bisogna andare al Pandemonium un giorno, anche con gli altri.- rispose lui, che durante il viaggio si era aperto un po' di più, e che adesso non scrollava nemmeno le spalle, per fortuna. Erano passati davanti alla piccola entrata della discoteca, e Zack era rimasto sbalordito dall'odore di demoni. Più che per ballare, Camille era sicura che ci volesse andare per cacciare. Era quella la prima preoccupazione di un Cacciatore, sempre.
-Certo.- rispose. Quando scesero dall'ascensore, incontrarono Church, ancora intento a miagolare. Camille lo cacciò con una pedata. Per l'Angelo, quanto miagolava quel gatto!
-Uh, e voi due insieme che ci fate?- da dietro l'angolo Camille vide spuntare suo fratello e Chris, inseparabili come sempre. Più li vedeva insieme, più pensava di non aver mai visto due parabatai così uniti. Non si separavano nemmeno per andare in bagno, quasi.
-Liam, sei sempre tra i piedi?- sbuffò Camille, acidamente. -Gli ho solo fatto vedere New York.-
-E qualcos'altro..-
replicò lui, ridendo. Chris rise insieme a lui. Odiosi.

-Gli piacerebbe. E piacerebbe pure a voi.- ci pensò su un secondo. -A tutti piacerebbe, in realtà. Ma no, purtroppo no. E adesso levatevi dai piedi o vi prendo a pedate come Church.-

Chris alzò le mani al cielo.

-Finalmente qualcuno rende giustizia ai gatti diabolici.- esclamò, lanciando un occhiata al muso schiacciato del gattone dietro di loro, che continuava a miagolare.
Una palla di pelo piccola come un topo lo raggiunse da dietro, lanciandogli una zampata. Camille si batté una mano sulla fronte. Oh, quel topo era il suo gatto. Quello di Magnus, per la precisione. Chariman Meow.

Chris rise. -E pure gli altri gatti lo odiano.-
Camille roteò gli occhi e passò avanti, lasciando quelle cinque bestie là da sole.






 

**Angolo di One**
Non ho idea del perché non riesca a scrivere capitoli decentemente lunghi, veramente! Mi sento davvero in colpa, ok? Ok. È che ho scritto di volata in mezz'ora, prima di andare a studiare e non l'ho nemmeno rivisto e corretto e provato ad allungare.. non chiedetemi perché.
Comunque, questo capitolo è dal punto di vista di Camille (Illa Bane), la strega adottata da Magnus e Alec, sorella di William Lightwood. Non so come mi è venuta, anche perché come personaggio è una dei miei preferiti ma è anche terribilmente complicata, penso. Almeno la mia mente vuole che sia così, quindi..
Vabbè, passiamo alle cose serie: PERCHÈ STO PIANGENDO PER UNA COSA CHE IO HO SCRITTO? Quando Henry legge il libro scritto da Jem, sul violino, non so perché lo abbia scritto, e non so nemmeno se sia veramente triste, ma a me ha fatto tristezza.
Ok, sono noiosa, lo so.
Vi lascio, o voi quatto gatti che vi perdete a leggere le mie storie **lanciano mattoni**
(a questo proposito volevo ringraziare Ari Youngstairs che è stata la prima a recensire e che aveva già letto un'altra mia storia e sì, e sopravvissuta, e SilviaM1902 che è stata la seconda e per ora ultima a recensire, grazie <3)

sparisco, ciao ciao
One

 

 
  
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