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Autore: KlauriciaShipper    17/02/2014    4 recensioni
[Jelsa] [Frozen - Le 5 leggende]
Il pensiero del giovane dai capelli chiari raffrescò la stanza, un fiocco di neve, singolo e solo come colui che lo aveva creato cadde sul naso della regina mentre la leggenda baciava la fronte della bambina come la donna aveva fatto pochi secondi prima.
Il quel momento, la piccola schiuse impercettibilmente gli occhi, erano chiari quasi come quelli del giovane di fronte a lei.
Erano occhi di ghiaccio.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jack Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Growing up alone



Il mondo era pieno di persone con i poteri, poteri di diverso genere ovviamente, il fatto era che la maggior parte di essi erano considerate qualità normali: una spiccata creatività, la spiccata abilità nelle attività manuali, il bricolage e la costruzione, erano tutti segni chiari dell'intervento di una Leggenda ma erano anche qualità accettate senza problemi, per questo quasi nessun umano si rendeva conto di essere effettivamente stato sfiorato da uno come Jack.
Alcuni poteri però potevano essere difficili se non impossibili da controllare, potevano essere distruttivi, come quella volta, secoli prima, quando Coriolis, la Leggenda che incarnava la forza, aveva sfiorato un bambino che era poi diventato per tutti uno dei più grandi eroi greci, Ercules, o quando Vulcano toccò per sbaglio un neonato ed esso diede fuoco ad un'intera città dal giorno alla notte, senza che nessuno si accorgesse nemmeno dei suoi poteri.

Purtroppo, anche il controllare il ghiaccio poteva risultare distruttivo, impossibile da controllare, perfino Jack all'inizio aveva avuto i suoi problemi con la conoscenza dei suoi nuovi poteri non appena aveva realizzato di essere una Leggenda.
Ed Elsa presto si trovò di fronte a quei tipi di inconvenienti, aveva appena due anni quando le capitò di ghiacciare l'acqua del lago che si trovava nel cortile del castello, o cristallizzare dei fiori al solo tocco, pensando di coglierli per la Regina.
All'inizio erano cose innocenti, e lo rimasero finché non nacque Anna.
Elsa aveva quasi congelato la sorellina almeno un paio di volte prima di rendersi conto che lei non aveva i poteri e certamente non poteva giocare con lei con il ghiaccio.
Non erano rare le occasioni in cui Jack tornava a far visita alla piccola principessa, a colei che era la legittima erede al trono.
Spesso, senza che né lei che i suoi genitori se ne accorgessero, creava per lei delle bellissime piste da pattinaggio, costruiva piccoli parchi giochi privati solo per lei, e gioiva nel farla ridere.
Solo una volta aveva parlato ad un'altra Leggenda di quello che era effettivamente successo la notte della nascita della bambina, e colei che lo aveva ascoltato non era altri che la fata dei denti. La Leggenda più giovane -che era di molti secoli il ragazzo- quel giorno scoprì che sarebbe sempre stato legato alla bambina che quel giorno aveva sfiorato, che lo avesse voluto o meno. Non dipendeva nemmeno più da lui. Era come un effetto collaterale che avrebbe dovuto fronteggiare. E pensò che lo avrebbe fatto con tutto il coraggio necessario. Perché ormai non poteva abbandonare Elsa alla sua stessa solitudine. Dopodiché la fata lo aveva semplicemente rassicurato, gli aveva promesso che sarebbe andato tutto bene nonostante fosse la bugia più palese che entrambi avessero mai sentito, e Frost si era comportato come faceva sempre, non si era affatto mostrato preoccupato, anzi, la situazione era degenerata in fretta ed i due non avevano terminato la serata parlando.

Era facile usare il proprio charme con quella piccola colibrì, il ragazzo sapeva che sarebbe probabilmente stata disposta a fare qualsiasi cosa se solo glielo avesse chiesto, ma anche lui aveva dei limiti. Finché si trattava di un bacio, di qualcosa di più a volte, poteva anche scendere a patto con la propria coscienza, perché in nessun modo le aveva mai detto di amarla, né glielo aveva fatto intuire, ma se mai si fosse spinto oltre quel lieve confine, si sarebbe odiato troppo anche solo per convivere con sé stesso.
E “Sé stesso” era qualcuno che fuoriusciva raramente, se era in compagnia. Anzi, lui stesso avrebbe potuto dire che non era mai sé stesso, se non con i bambini che non riuscivano a vederlo. Nonostante la solitudine e la propria invisibilità lo dilaniassero, non poteva che adorare il genere umano, la loro avventatezza.
E con Elsa era lo stesso, la risata cristallina di quella piccola bionda mentre scivolava con i suoi pattini nuovi, appena comprati dal re per la propria figlia maggiore oppure il modo in cui si abbandonava al sostegno che lui le offriva con il vento quando stava per cadere.
Con lei, come con tutti i bambini il suo lato dolce, talvolta addirittura premuroso, usciva come un uragano e stupiva perfino lo stesso Jack Frost.
La prima volta che lui vide Anna la piccola aveva già qualche mese, le stette il più lontano possibile, ma sentì il modo in cui Elsa provava in continuazione ad avvicinarsi a lei, con il nascente terrore di ferirla e farle del male.
A cosa aveva condannato quella piccola?

Mi dispiace.

Pensò il giorno in cui per la prima volta Elsa fu costretta a rimanere in una stanza, isolata dalla sorellina e dal resto della servitù, talvolta addirittura dai propri genitori.
A dodici anni per lei era quasi impossibile controllare il potere. La sua camera non era altro che una zona dove nevicava in continuazione, dove il ghiaccio ricopriva in strati sottili il pavimento ed il tappeto e qualsiasi altra superficie sulla quale si potesse camminare.

Jack spesso riusciva ad entrare e si sedeva di fronte ad Elsa, quando la vedeva piangere. Provava a portare via quelle lacrime ingiuste sapendo di esserne per la maggior parte di casa.

Sei solo una bambina, non è giusto.

Lui non ricordava cosa volesse dire essere un bambino, non se lo ricordava più, ma non era così che doveva essere, sicuramente.
Tutti i bambini che aveva visto nel mondo degli umani ridevano felici, andavano a scuola, avevano degli amici, tutte piccole normalità che ad Elsa erano state negate.

Non conosceva il motivo per cui non potesse più vedere la sorella, la sera in cui la piccola era stata portata d'urgenza dai troll lui era da qualche parte a far nevicare di fronte ad una scuola che il giorno dopo sarebbe stata chiusa per la gioia dei più piccoli.
-Andrà tutto bene, Elsa.- continuava a ripeterle il giovane senza che lei potesse sentirlo.
Talvolta le preparava dei piccoli regali di ghiaccio che lei nemmeno riusciva a notare, distrutta come era da quel potere che non aveva mai chiesto, da quella solitudine che un giorno aveva deciso essere la sua unica compagna.
E fu così che Elsa crebbe.
Crebbe sola, proprio come era cresciuto Jack. Erano così simili, avevano trovato semplicemente sfogo in due peculiarità differenti. L'uno l'avventatezza, l'altra la compostezza imposta.

 

Era un giorno d'estate quello in cui Arandelle perse i suoi sovrani, in una sventurata tempesta in mezzo al mare. Nessun sopravvissuto.
Elsa aveva quasi diciannove anni, nessun controllo su sé stessa ed il nuovo spettro dell'incoronazione che si avvicinava galoppante.

Quel giorno nevicò sul regno.
Quel giorno, Jack Frost lo passò di fianco alla sua protetta, tentando di confrontarla, con la solitudine di entrambi a far loro da muro e la frustrazione di non poterla davvero consolare perché invisibile ai suoi occhi.
















N.d.A
Dopo questo secondo capitolo ammetto di essere impaziente di scrivere e pubblicare il prossimo nel quale finalmente i due verranno effettivamente in contatto. By the way chiedo umilmente perdono se siete sottoposti a questo strazio. Vi amo tutti <3

  
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