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Autore: chronophoenix    19/06/2008    4 recensioni
[...] «È…» fece per esclamare James, ma prima che qualcuno potesse profferire parola, una grossa lince argentea planò verso di loro. Harry, Ron ed Hermione scattarono in piedi simultaneamente. Avevano riconosciuto il Patronus di Kingsley, Ministro della Magia. Molly ed Arthur si bloccarono nel bel mezzo di una risata, catturati dalla vista dell’animale. «Sono tornati. Chi può venire, mi raggiunga immediatamente al Ministero. Restate uniti e mantenete la calma. Nessuno di noi è più al sicuro.» Una nuova minaccia incombe sui figli di Harry, Ron ed Hermione, pronti ad affrontare un nuovo anno ad Hogwarts. Che cosa succederà?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Proprio come tanto tempo fa




Seguì un istante di agghiacciato silenzio, dopodichè Harry si girò verso Ron ed Hermione, che lo guardavano impietriti.

A dispetto di tutto, Hermione sorrise. «Proprio come tanto tempo fa» bisbigliò, ed estrasse la bacchetta.

«Mamma…!» esclamò Rose, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo. «Dove vai? Che…»

«Non c’è tempo per spiegare» le rispose «abbi cura di tuo fratello».

«Che cos…»

Ma non riuscì a terminare la frase. Con un crack secco Hermione si era Smaterializzata.

Rose si voltò verso Ron. «Papà!» urlò, incapace di trattenersi «mi spieghi che diavolo sta succedendo?»

«Rose…» in un balzo, Harry le fu accanto. «Sta’ calma. Sei tu quella più responsabile. Molly ti darà una mano. Abbi fiducia».

Ormai prossima alle lacrime, la ragazza sussurrò: «Ma chi è tornato, zio?»

Come sua madre, Harry scosse la testa ed estrasse la bacchetta. «Ti fidi di me?» mormorò.

«Certo…» rispose lei, confusa. «Certo che mi fido di te…»

«Allora lasciaci andare» le disse, guardandola fissamente con i suoi profondi occhi verdi. «Sei una brava ragazza, Rose» bisbigliò, e le diede le spalle.

Tentando di non piangere davanti a tutti, lei si rivolse a Lily, che guardava la scena come muta, gli occhi scuri sgranati.

«Zio!» esclamò, ed Harry si volse, un’espressione preoccupata in viso. «Che c’è?» le domandò, mentre attorno a loro, tutti gli adulti si Smaterializzavano, eccetto Molly, Arthur e Ginny, che guardava Harry in un modo strano.

Harry si accovacciò accanto alla piccolina, che gli bisbigliò: «Papà… ma torni?»

«Certo che torno, tesoro» replicò il padre, scrutandola con affetto. «E tornano anche zio Ron e zia Hermione. Quello che devi fare, Lily…» sussurrò «è stare molto calma, come Rose. Non devi dare problemi a Molly e Arthur, d’accordo?»

Poi si rivolse a Ginny, che lo scrutava con occhi a fessure. «Ci rivedremo presto» disse, sbrigativo, e corse verso Teddy, che brandiva la Firebolt e gli faceva cenno di muoversi.

Stupefatta, Rose vide Ginny mollare lo strofinaccio con il quale stava asciugando una chiazza di Burrobirra per terra e rincorrere il marito, il quale stava inforcando il manico di scopa, pronto a partire.

«Harry James Potter!» ruggì, furente. I lunghi capelli rossi le ondeggiavano intorno alle spalle, dandole un aspetto ancora più minaccioso di quanto non fosse già. «Perché non posso venire a combattere con te?»

Harry per tutta risposta la guardò e smontò dalla scopa, andandole vicino.

«Ginevra» mormorò, e lei sussultò, sorpresa. In ventitré anni di matrimonio non l’aveva mai chiamata così, quella era in assoluto la prima volta. «Questo è molto pericoloso, non è un gioco, se sono davvero tornati».

«Voglio esserci, Harry» replicò lei con forza. «Non mi fanno paura. Sinceramente» e qui abbassò la voce «la cosa che mi spaventa di più è… il fatto che tu possa andartene».

«Incrocia le dita allora» ribatté Harry nel suo stesso tono ostinato «perché non ho nessuna intenzione di portarti con me, Ginny. È una cosa seria».

Lei si arrabbiò moltissimo. «Harry James Potter!» ripetè, alzando la voce di parecchi toni. «Quando ti ho sposato, ventitré anni fa, non ho preso in considerazione il fatto che tu, dopo tre figli, potessi considerarmi una rammollita

«Ginny!» esclamò lui, cominciando a perdere la pazienza. «Stiamo perdendo tempo!»

«Vengo con te allora!» replicò di nuovo, ostinatamente, lei. «Non ho intenzione di restare qui e… crogiolarmi nell’angoscia, mentre tu muori o chissà… chissà cos’altro!» terminò, fissandolo rabbiosa.

«Ginny…» la voce di Molly la bloccò per un attimo, e, distogliendo lo sguardo dagli occhi turbati di Harry, si voltò a malincuore.

«Harry ha ragione» disse semplicemente sua madre, guardandola con un cipiglio che a lei ricordò vagamente quello di Lily quando si impuntava su qualcosa. «Devi restare».

«Mamma…» cominciò, esasperata, ma Harry intervenne. «Ti manderò un Patronus ogni ora con nostre notizie» le promise «andrà tutto bene, Ginny».

«Io…» cominciò lei con un groppo in gola, ma Molly la interruppe di nuovo. «I tuoi figli e i ragazzi sono spaventati, hanno bisogno di qualcuno che li rassicuri, qualcuno che mantenga i nervi saldi anche in loro presenza. Stavolta tocca a te» le disse, guardandola dritta negli occhi.

Senza distogliere lo sguardo da quel viso meno liscio di tanto tempo prima, ma sempre impassibile e vigile in occasioni come quelle, Ginny mormorò: «Io voglio esserci!»

«No, Ginny» disse con semplicità Molly. «Coraggio, vieni con me».

Harry guardò di nuovo sua moglie mentre si allontanava, sentendosi in colpa per averle fatto un simile torto. Tuttavia, dall’occhiata che gli aveva scoccato Molly, gli sembrò che la donna lo avesse capito perfettamente, e si augurò che potesse spiegarle lei, Molly, perché lui non volesse Ginny al suo fianco contro i Mangiamorte.

Mentre stava di nuovo per inforcare la Firebolt e seguire Teddy, che già sfrecciava lontano nel cielo azzurro, con il cuore gonfio di preoccupazione, sentì un richiamo dietro di sé.

«Harry!» e Ginny gli corse incontro, gli occhi asciutti. Soltanto il tremito delle mani lasciava intendere che si era arresa, ma appariva turbata.

Lui lasciò andare la Firebolt e la strinse a sé, dandole un bacio sulle labbra. «Ti ho promesso» soffiò «di farti avere mie notizie, e non intendo mancare alla parola data. Chiaro?»

«Chiarissimo» bisbigliò lei. «Stai attento».

Gli diede un secondo bacio e sciolse con dolcezza l’abbraccio, prima di girarsi di scatto e correre verso Molly, che la attendeva sulla soglia della casa, e la stava guardando in modo indecifrabile.



*



Giunti al Ministero fu subito chiaro che le cose erano più complicate di quanto avevano intuito ascoltando il Patronus di Kingsley.

Hermione, appena li notò, subito lasciò la strega grassa con la quale stava parlottando concitatamente accanto a Bill e corse verso Harry, e, avvicinando la bocca al suo orecchio: «Kingsley vuole vederti, ti aspetta vicino a quel che resta della fontana» mormorò tristemente.

«Che cos…» cominciò lui, ma Hermione si era già volta e aveva di nuovo raggiunto il gruppetto, al quale si erano aggiunti Ron e Teddy.

Subito sentì qualcuno strattonargli il braccio e, prima che potesse fare qualsiasi cosa la voce del mago che lo aveva afferrato lo precedette: «Harry Potter!»

Abbassando lo sguardo intravide una zazzera di capelli biondo sporco, con qualche filo argenteo sparso qua e là, molto somiglianti a quelli di Luna, ma, dato che non poteva essere di certo lei, Harry cercò di individuare almeno un po’ i lineamenti del mago nella penombra.

Cominciava a sentirsi stanco, il pranzo di Molly gli pesava ancora sullo stomaco; e pensò con leggero rimpianto alla bella torta ricoperta di glassa dorata che non avrebbe potuto assaggiare…

«Non c’è tempo di presentarsi, ora» stava dicendo «capirà più avanti, signor Potter, il ruolo che ricopro io al Ministero. Ecco, il signor Shaklebolt è lì».

Harry affrettò il passo mentre raggiungeva Kingsley, il quale stava parlando con un mago alto e stempiato, con gli occhiali di traverso sul naso, che frugava dentro una borsa piena di scartoffie e parlava con voce tremula e agitata. Harry captò più cose mentre si avvicinava.

«...Un disastro, Ministro, a quanto pare hanno preso d’assalto proprio l’Atrium nel bel mezzo della giornata… la fontana dei Fratelli Magici che avevamo con tanta fatica portato di nuovo a compimento distrutta, e sei dipendenti dispersi, due uccisi dopo essere stati torturati… Cosa facciamo? A quanto pare sembra che adesso si divertano a rapire più gente che possono… ma certo» sbottò appena vide Harry «ottima idea, Ministro, Harry Potter potrà sicuramente darci una mano» e gli lanciò un’occhiata speranzosa.

«Kingsley… che cos’è successo?» chiese lui ignorando quel brusco approccio «Sono loro… vero?»

«Ritengo di sì» replicò Kingsley, imperturbabile «anche se quasi sicuramente progettavano questo attacco da molto tempo».

«Cosa facciamo?» domandò lui, sentendo il panico montargli dentro.

«Dovremmo» e lì Kingsley abbassò la voce «intensificare le protezioni, porre diversi Incanti Fidelius sulle famiglie dei dipendenti colpiti… e non a caso» bisbigliò con amarezza.

«Non…»

«Honey! Regon!» chiamò autoritario il Ministro, interrompendo Harry, e il mago che stava armeggiando con le scartoffie si volse, seguito da un anziano con i folti capelli argentei legati in una coda di cavallo, che a Harry ricordò curiosamente un incrocio tra Bill e Albus Silente. Il viso di Regon era liscio, gli occhi neri scintillavano alla luce delle lampade, e le sopracciglia folte erano inarcate.

«Ministro» disse, con voce roca e profonda «ho appena chiesto a Sabina Goldriks di occuparsi dei dipendenti feriti. È molto brava» ammiccò verso Harry con un sorriso «potrà sicuramente adempire ai suoi doveri. Dopotutto ha lavorato sedici anni al San Mungo… sa occuparsi di ciò che le compete. Mi sono inoltre premurato di mandare uno squadrone di Auror a cercare i Mangiamorte. Potter…»

Harry lo guardò. «Sì?»

«Dovresti essere con loro» borbottò il mago, squadrandolo.

«Ma non abbiamo prove di dove siano i seguaci di Voldemort!» esclamò lui ricambiando l’occhiata leggermente ostile.

«Sei appena arrivato e non conosci le informazioni che ci sono giunte. E adesso, va’ con la tua squadra, immediatamente» gli intimò.

Con un’ultima occhiata a Kingsley, che non era intervenuto, ma si era girato a confabulare con Micheal Honey, Harry seguì Regon.

«Signor Regon, mi vuole spiegare…» incominciò, ma quello lo interruppe, parlando in fretta mentre raggiungevano il gruppo di Auror: «Da fonti sicure abbiamo appreso che i suoi seguaci potrebbero nascondersi nei pressi di Little Hangleton, dove il Signore Oscuro risiedeva prima di divenire colui che hai sconfitto, Potter» spiegò, avvicinandosi agli Auror tra i quali c’erano anche Ron ed Hermione, che si tenevano per mano, i visi leggermente preoccupati accostati l’uno all’altro.

«È necessario» disse a voce alta Regon, interrompendo il brusìo «che eseguiate le vostre mansioni a gruppi».

Harry si volse verso Ron ed Hermione. Nei loro occhi lesse la stessa leggera emozione, mescolata alla paura, che provava.

«Come dicevi, Hermione…?» chiese pianissimo.

«In che senso?» rispose lei.

«Qualcosa riguardo a quello che… lascia perdere» soggiunse poi, vedendo Luna, i fluenti capelli biondo sporco lunghi fino alla vita che le ondeggiavano attorno al viso a ciocche disordinate correre verso di loro.

«Magnifico, si comincia subito?» domandò allegramente, come se non si fossero visti l’ultima volta due anni prima, come se stessero per fare un picnic invece di andare a caccia di Mangiamorte.

Hermione fece un largo sorriso. «Proprio come tanto tempo fa».

E mentre si Smaterializzava, Harry pensò in un secondo che era proprio quello che voleva sentirsi dire da Hermione pochi istanti prima, senza conoscerne il motivo preciso.



*



«Mi sento un animale in gabbia» annunciò Ginny a una indaffarata Molly Weasley, che stava lustrando senza magia una pentola, tanto per fare qualcosa. Il fruscìo della pezza sul metallo non fece che accrescere la frustrazione di Ginny, così come il silenzio che seguì quella dichiarazione.

«Sai» proseguì a voce più alta «forse in questo momento mio marito è stato colto dai Mangiamorte e forse lo hanno già…»

«Smettila, Ginny!» esclamò Molly, sbattendo con forza lo strofinaccio sul tavolo. Le due donne si scrutarono torve dai lati opposti del tavolo, senza parlare. «Non capisci che non è così che si affronta la situazione?» la rimproverò sua madre, guardandola in modo strano.

«Mi domando» disse Ginny senza guardarla, facendo finta di averla ignorata «perché diavolo Harry non mi ha voluta con sé. Accidenti, come se mi fossi rammollita o che so io! Scommetto che sarei perfettamente in grado di affrontare una situazione simile…»

«Ginny, tesoro, non ti è ancora chiaro il perché del fatto che Harry non abbia voluto che tu lo seguissi?» domandò dolcemente Molly.

«Ma è ovvio, no?» bofonchiò lei, colpita dal tono dolce che aveva assunto la madre. «Non mi avrà ritenuta all’altezza della situazione e la persona più adatta a consolare i ragazzi. Vorrei che avesse pensato anche ai miei sentimenti, però» aggiunse amareggiata.

«In realtà le cose non stanno proprio così, a mio sincero parere» disse Molly, risedendosi e riprendendo lo strofinaccio. L’età aveva lasciato i suoi segni sul volto di Molly Weasley, ma i suoi occhi erano vigili e attenti, e c’erano sempre più numerose striature argentee nei capelli rossi.

«E com’è che dovrebbero stare?» domandò Ginny, fissandola.

«Tesoro» sospirò Molly «conosciamo Harry da tempo, sappiamo come è fatto. Ha un terribile istinto di protezione nei confronti di tutto e tutti, figuriamoci poi se si tratta di Tu-Sai-Chi! Non capisci che probabilmente ha intuito che avresti reagito in quel modo, e ti ha proibito di venire per proteggerti!»

«Proteggermi da cosa?» chiese Ginny, sentendosi sempre più stupita man mano che Molly parlava.

«Forse non ti è chiaro che tu e i ragazzi costituite la prima vera famiglia che Harry abbia mai avuto» sussurrò la madre, abbassando lievemente la voce «immagina come si sentirebbe se… se sua moglie rimanesse uccisa! O se rimaneste uccisi tutti e due! Chi portebbe avanti tre ragazzi soli, spaventati e orfani?»

«Ma senza padre…» cominciò Ginny, implacabile. Molly la zittì.

«Immagina di dover crescere i tuoi figli in una casa vuota, doverli rincorrere e redarguire quando si comportano male, senza una figura maschile più autoritaria» disse «immagina di doverli portare ogni domenica alla tomba del loro padre a lasciare dei fiori. Immagina che a doverlo fare sia Harry. Privato di una figura femminile, della sua compagna, della donna che cresce i suoi figli…»

«Io…»

«Nella sua vita Harry ha perso più cose di quanto a noi non sembri» le sorrise tristemente Molly. «Tu non puoi permettergli di perderti, per quanto bizzarro possa sembrare, e per quanto egoista possa sembrare. Ma ti assicuro che lui lo fa solo per il tuo bene, oltre che per il suo».

«Mamma, e io come andrei avanti senza di lui, nell’eventualità che possa accadere qualcosa?» chiese Ginny dopo un lungo silenzio. La madre non le rispose, limitandosi a darle le spalle per riassettare un po’ la cucina.

L’interrogativo rimase sospeso fino a quando la porta non si aprì di scatto, rivelando la figura di Rose che entrava. «Zia» bisbigliò «zia, verresti un attimo? Lily ha gli incubi, chiede di te».

«L’hai fatta addormentare?» domandò Ginny, alzandosi «A quest’ora?»

Rose sembrava per l’ennesima volta sull’orlo delle lacrime. «Pensavo che forse sarebbe stato meglio… era così spaventata…»

Ginny si pentì immediatamente della domanda inopportuna. Carezzando i capelli di Rose, uscì dalla cucina, dicendo: «Hai ragione, tesoro, che sciocca che sono stata. Resta qui con la nonna, penso io ai ragazzi. Tuo fratello, come sta?»

«Dorme profondamente da più di un’ora» replicò la ragazza, sollevata, sedendosi.


Harry, Ron ed Hermione tornarono molto più tardi, verso le undici di sera, quando sulla Tana era sceso un torpore innaturale. Arthur dormiva stravaccato sul divano del salotto, respirando lievemente, la bocca semiaperta, e sua moglie era seduta al tavolo di cucina, le mani giunte, e fissava il legno scuro da ore, probabilmente, immobile. Ginny continuava ad entrare e uscire dal cortile, scrutando il cielo alla ricerca di una figura a cavallo di un manico di scopa, ma invano.

Continuava a ripetersi di stare calma, che Harry le avrebbe mandato un Patronus se fosse accaduto qualcosa – certo non l’avrebbe lasciata lì all’oscuro di tutto, di pensare ai suoi figli e ai suoi nipoti che dormivano nelle stanze che erano state di Ron, Fred e George, eppure non riusciva a placare il tremito delle mani e il respiro affannoso.

Ad un certo punto sentì un suono che la fece sussultare di paura e sollievo insieme: il crack di chi si era appena Smaterializzato. Infatti, la voce di suo fratello Ron dopo pochi secondi esclamò: «Lumos!» e la luce sprigionata dalla sua bacchetta illuminò il suo volto e quello di Hermione, tutti e due pallidi, ma illesi.

Lei gli corse incontro, senza parlare. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, Ron lasciò cadere la bacchetta e la strinse in un abbraccio convulso, al quale presto si unì anche Hermione. Ginny sentì il cuore gonfiarsi di paura quando vide le lacrime scorrere sul viso del fratello.

«Che è succ…» ansimò, ma Ron la interruppe bruscamente: «Sta bene, Harry sta bene» gracchiò, lasciandola andare di colpo. «Stiamo tutti bene, è solo che… ho visto tutte le luci spente e… ho avuto paura… tutto qui».

«Harry sta arrivando» intervenne Hermione, rispondendo all’occhiata interrogativa che le aveva scoccato Ginny «Bill e Fleur sono tornati a Villa Conchiglia con gli altri, anche Percy… stanno tutti bene, non è morto nessuno» disse «però la situazione è molto delicata, è meglio se andiamo in cucina» poi si interruppe. «Come stanno i ragazzi?» chiese a voce bassa, mentre si avviavano insieme verso l’entrata.

«Bene, dormono» soffiò Ginny in risposta, svegliando il padre con una carezza sul viso. «Papà…» sussurrò «Ron ed Hermione sono qui, sono tornati!»

Arthur aprì gli occhi a fatica, uscendo dal sonno a malincuore, ma appena vide Ron ed Hermione sorrise e i suoi occhi gonfi si rischiararono. «Ragazzi» disse, alzandosi «andiamo da Molly, lei sicuramente…» ma prima che potesse terminare la frase lei era già lì, il volto teso dalla preoccupazione.

«Eccovi!» esclamò, e li abbracciò a turno, stringendoli forte a sé. «Venite, presto, venite… fate piano, i ragazzi dormono… cos’è successo? Harry dov’è? Bill, Percy, George? Stanno bene, sì?»

Si sedettero al minuscolo tavolo stringendosi un po’, e Ron cominciò a raccontare: «A quanto pare c’è stato un tentativo di far cadere il Ministero da parte di alcuni simpatizzanti del Signore Oscuro. Oh, no, mamma» disse, prevenendo l’esclamazione terrorizzata di Molly «lui non è tornato, è solo che i pochi sopravvissuti ad Azkaban sono andati un po’ in giro in tutti questi anni, circuendo un po’ di gente e facendola passare dal loro lato».

«Non hanno un capo preciso, si muovono in massa, seguono l’istinto e quello un po’ che succede al momento» spiegò Hermione, intervenendo «ma questo colpo che hanno tentato al Ministero dev’essere un segno negativo da interpretare… per noi tutti. Io penso» dichiarò «che presto faranno qualcosa che ci costringerà ad alzare le mani. Obbiettivamente, senza un capo è difficile, ma proveranno. Ed è per questo che dobbiamo imporre degli Incanti Fidelius, fare qualcosa… hanno ucciso due dipendenti, al Ministero» disse «e come ci ha fatto notare giustamente Kingsley, non a caso» bisbigliò.

«Perché dici ‘non a caso’, Hermione?» domandò Arthur, guardandola.

«Perché uno era Frankie Byron» rispose con voce piena di tristezza «e l’altra Sybille Moody. Ora, come ben sapete…»

«Frankie Byron è stato uno dei primi a unirsi all’Ordine della Fenice dopo la scomparsa di Voi-Sapete-Chi» singultò Molly, gli occhi improvvisamente rossi. «Oh mio Dio, povero Frankie…»

«Scusa» disse Arthur, guardando prima Hermione, poi Ron «hai detto Sybille… Moody

«Proprio così» annuì Hermione «ho pensato anche io che fosse un caso, ma poi Kingsley mi ha detto di averla reclutata come Auror sotto falso nome subito dopo la scomparsa di Malocchio… mi ha chiesto scusa per non avercelo detto, ma riteneva fosse troppo rischioso».

Arthur fece un cenno come a dire che non importava. «Quindi tutto questo riporta a…»

«Harry, esatto» concluse Hermione per lui «e adesso, quando arriverà, dovremo parlare per bene con lui».

«Riguardo cosa?» intervenne in quel momento Ginny.

«Riguardo i vostri figli, Gin» le rispose Hermione «se stanno, come temo, prendendo di nuovo di mira Harry, non esiteranno a colpire te o James, Al o Lily. Ed è un pericolo che dobbiamo scongiurare, in qualche modo».

«Hai ragione» le sorrise Ginny, ed Hermione ricambiò con una leggera strizzatina d’occhio. L’atmosfera era ancora un po’ tesa, a causa della mancanza di Harry.

Per ignorare l’ansia che le premeva contro il petto come un peso, Ginny cercò di dire, nel tono più leggero possibile: «Beh, intanto che Harry arriva beviamo qualcosa, no?»

«Non serve, Gin, sono qui» mormorò la voce familiare di Harry dietro di loro. Si girarono tutti di scatto e lei, incapace di trattenere il sollievo, gli corse incontro per abbracciarlo.

«Cominciavo a preoccuparmi» gli sorrise con dolcezza. Lui le sfiorò i capelli con le labbra, poi si avvicinò alla sedia più vicina e ci si lasciò cadere sopra. La Firebolt, con un tocco di bacchetta, atterrò delicatamente sul pavimento. Harry si massaggiava le tempie con gli occhi chiusi, l’espressione del viso distrutta.

«Che lavoraccio» bisbigliò con voce roca «sono davvero molto astuti, questi Mangiamorte, davvero tanto. Little Hangleton deserta, ma è scoppiato un incendio in una casa babbana poco prima che ce ne andassimo… sospetto, certo, ma Regon non l’ha vista così, ci ha rispediti tutti a casa».

«È da stamattina che state lavorando, Harry, l’ha fatto per un motivo preciso» obbiettò Ginny severamente.

«Già, ma lasciare un lavoro incompiuto…»

«Harry, vecchio mio, non li avremmo comunque trovati» replicò Ron sorseggiando una delle Burrobirre che Hermione aveva chiamato a sé con un tocco di bacchetta e che si erano distribuite a tutti da sole «credo siano in netta maggioranza rispetto alle ben più rosee previsioni» si appoggiò allo schienale della sedia e li guardò uno a uno. «Sapete cosa intendo» proseguì «se c’è qualche infiltrato…»

«Credo che sia meglio andare a dormire» intervenne Ginny «ne riparleremo con calma domani…»

«Non così in fretta, Gin» rispose Hermione «tu ed Harry dovete parlare dei vostri figli».

Harry subito si drizzò a sedere, con aria preoccupata. «In che senso?» chiese, lo sguardo che passava da Hermione a Ginny «Non sarà successo qualcosa ai ragazzi mentre ero via?»

«No, Harry, tranquillo, non è successo niente» disse Ginny «è solo che se i Mangiamorte ti hanno preso di mira… io non so se è un bene rispedire i ragazzi ad Hogwarts».

Harry la guardò. «Certo che è un bene, Gin» rispose lentamente. «Di sicuro non saranno più sotto la protezione di Albus Silente, ma non lo sarebbero comunque, perché di certo lui non era così intelligente o forte da restare in vita anche per vegliare sui nostri figli» disse «ma nonostante lui sia morto, io ritengo che sotto Heartfould i ragazzi sono al sicuro. Ricordiamo» e li guardò tutti «che è stato un Auror brillante, e che entrerebbe volentieri nell’Ordine se glielo proponessimo».

«Ma…» disse Ginny, poi tacque. «Forse è meglio rimandare il discorso a domani mattina, sapete» tentò di sorridere. «Ho un sonno…»

Harry annuì, poi si rivolse a Ron ed Hermione. «Voi come vi regolerete?» chiese.

«Io li mando» rispose Hermione decisa. «Tu, Ron?»

Anche Ron fece un cenno affermativo con la testa. «È indubbio la soluzione migliore.»

«Ne va anche della loro istruzione magica» disse poi Hermione «non possono perdere un anno per un problema che sicuramente sarà risolto prima ancora che terminino i primi tre mesi scolastici. Ne sono pienamente sicura».

«E con questo, direi che il discorso è chiuso» intervenne Molly, alzandosi a fatica. «Andiamo a dormire, domani sarà una giornata molto faticosa».

Harry guardò Ginny, e lei gli rispose con uno sguardo impassibile. Erano passati pochi minuti dall’ultima volta che l’aveva sfiorato, e sentiva il bisogno di farlo di nuovo. Lui parve capire, perché rimase seduto.

Gli altri, con sorrisi discreti, si allontanarono il più velocemente possibile, e soltanto quando la porta della cucina si fu richiusa Ginny parlò.

«Non c’è bisogno che tu dica niente. Per quanto mi sembri sbagliato, mi rimetto alla tua decisione».

Si sorrisero. Harry si alzò. «Vieni qui».

La abbracciò con forza e in quel contatto cercò di mettere più cose non dette del solito. Ginny gli appoggiò il viso sul petto e sospirò, sciogliendosi in un sorriso, mentre Harry chiudeva gli occhi.

In quel momento tutte le paure di Ginny svanirono. Erano trent’anni che si conoscevano e ventitré che erano sposati, e lei, in quegli attimi di intimità, sentiva sempre che sarebbero riusciti a superare qualsiasi cosa e a prendere decisioni importanti.

«È deciso, allora» bisbigliò più tardi, mentre salivano con delicatezza gli scalini, ben attenti a non farli scricchiolare.

Harry, nel buio annuì. «I ragazzi andranno ad Hogwarts».





Un po’ noiosetto, però bisogna vedere quando i nostri fanciulli arrivano a Hogwarts! ^^ Questi due capitoli iniziali erano un po’ l’introduzione a ciò che succederà… ma spero che possiate gradirli ugualmente!

Ringrazio lye ( sì, lo so, ma ricordiamoci che Harry si attira sempre tutte le sfighe XDD grazie mille e ancora complimenti per le nonsense <3 ), Deidara ( fammi sapere se questo capitolo ti ha appassionato ^^ grazie mille! ), e lily_94 ( hai ragione Molly e Arthur sono un po’ invecchiati ma non per questo hanno perso il loro essere attivi! :D infatti comunque Arthur è andato in pensione eccetera eccetera… e la tua supposizione è esatta, sono proprio i Mangiamorte ;) grazie mille per i complimenti e fammi sapere anche per questo chap! )

Ringrazio anche chi non ha recensito ma ha soltanto letto e chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti! <3

A presto!

chronophoenix
  
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